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PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 2. La struttura argomentale, la valenza e l’allineamento

2.1. La ridefinizione categoriale nella codifica degli argomenti

2.1.2. Fattori “esterni” nella ridefinizione delle categorie grammaticali coinvolte nella

2.1.2.2. I principali schemi di allineamento

2.1.2.2.3. Il sistema semantico

Il sistema di allineamento semantico94 è meno frequente di entrambi i sistemi accusativo e ergativo. Si riscontrano infatti – dai dati del WALS – appena quattro sistemi di casi nominali e tre sistemi pronominali che adottato schemi semantici (su un totale di rispettivamente 92 e 90 lingue). La proporzione di sistemi semantici aumenta di poco per la codifica delle relazioni sul predicato, essendo stati campionati 26 sistemi semantici su un totale di 296. L’allineamento semantico risulta quindi nell’inventario di tutti i sistemi piuttosto sporadico; esistono infatti aree geografiche vaste e ricche sotto il profilo della diversificazione linguistica in cui non si riscontra alcun caso di allineamento semantico: come ad esempio l’Australia, l’Africa o l’Eurasia (Siewierska 2005: 405):

“Turning to active alignment, most instances of active alignment come from the Americas. Active alignment also occurs in South-East Asia and New Guinea. It is not attested in Australia or Africa nor, apart from the isolate language Ket, in Eurasia.”

Non sorprenderà quindi che si sia giunti solo tardivamente alla piena identificazione del sistema di allineamento semantico. Un’altra causa del ritardo che ha contraddistinto il riconoscimento di questo schema si deve agli assunti teorici dei modelli stessi che sono stati in alcuni casi elaborati a partire da aspetti strutturali dei sistemi maggioritari. I sistemi accusativo ed ergativo sono infatti accomunati dalla tendenza a non marcare l’unico argomento intransitivo, in quanto nei sistemi accusativi il caso

94 Nel corso degli anni e in vari approcci si possono incontrare definizioni diverse del fenomeno. Si fa infatti riferimento

a questo sistema di allineamento come “Split-S”, “Active-Stative”, “Active”, “Agent-Patient”, “Agentive” o “Semantic Alignment” (Wichman 2008: 3). Nei paragrafi seguenti saranno presi in esame alcuni fattori che sorreggono le diverse proposte.

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non marcato corrisponde al nominativo (S e A) così come negli ergativi corrisponde all’assolutivo (S e P). (Dixon 1994: 44):

“Turning now to case systems, there is a clear, overall generalisation: that case which covers S (i.e. absolutive or nominative) is generally the unmarked term - both formally and functionally - in its system. In terms of form: if any case has zero realisation, or a zero allomorph, it will be absolutive or nominative. At the functional level, if any NP is obligatory in a clause it will be absolutive or nominative […]. And the absolutive or nominative form of a noun will be used in citation. Absolutive will mark S and O functions and nominative S and A; these are generally the only syntactic functions of these cases.”

Sia lo schema accusativo sia lo schema ergativo presentano una differenziazione morfosintattica tra gli attanti dei verbi transitivi, poiché gli argomenti transitivi, occorrendo nella stessa frase, potrebbero essere confusi. Non è infatti un caso se l’argomento marcato si associa sempre alla struttura transitiva in cui la cooccorrenza di due attanti potrebbe determinare il fraintendimento dei rispettivi ruoli. L’unico argomento intransitivo, invece, occorrendo in un contesto sintattico in cui non vi sono altri attanti, non necessita di una marca esplicita che lo differenzi.

Queste regolarità connesse alla frequenza dei sistemi accusativi ed ergativi hanno spinto alcuni teorici a ritenere che S, A e P fossero sempre identificabili nella codifica della struttura argomentale e pertanto rappresentassero delle relazioni linguistiche universali (Dixon 1994: 4):

“For any discussion of universal grammar, it is most useful to take S, A and O as the basic grammatical relations […]”

Ogni deviazione dagli schemi maggioritari è stata dunque giudicata come un fenomeno simile alla scissione dell’ergatività. Le lingue in cui l’argomento intransitivo non manteneva la medesima codifica in ogni contesto sintattico, coerentemente ai principi appena esposti, venivano definiti “Split- S systems” da Dixon. In questi sistemi infatti, mentre A e P vengono sempre distinti, S può assumere, in relazione alla semantica verbale, una marcatura simile ad A o a P.

(Tabella 9)

S

A

S

P

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La mancata caratterizzazione dei sistemi semantici nei primi modelli dell’allineamento è inoltre riconducibile alla preferenza dei fattori meramente distribuzionali (quali la distribuzione dei morfemi casuali o delle posizioni sintattiche) su quelli semantici. Questa tendenza può essere a sua volta messa in relazione con la necessità di costituire schemi grammaticali a partire dal dato linguistico scevro di una intelaiatura teorica precostituita (Haspelmath 2007, 2010). Bisogna infatti rammentare che molti dei fenomeni concernenti l’allineamento presi in esame in questi paragrafi rappresentarono una vera e propria scoperta per la linguistica degli anni Settanta che non sarebbe stata possibile senza l’attenzione riconosciuta al mero dato linguistico.

Fatte queste premesse, non sorprenderà che le prime trattazioni olistiche dell’allineamento semantico95 non sono state elaborate nel filone di studi sull’allineamento, ma in approcci formalisti

quali la Reference Grammar (Perlmutter 1978). Benché in questo modello si assuma la validità universale delle relazioni grammaticali di soggetto e oggetto, l’unico argomento intransitivo può corrispondere a livello profondo tanto a un soggetto quanto a un oggetto. I predicati intransitivi che selezionano nella loro struttura profonda “initial stratum” un oggetto vengono definiti “inaccusativi”, mentre quelli che selezionano un soggetto “inergativi”. Tale suddivisione viene suffragata dalle oscillazioni nel comportamento sintattico dei soggetti intransitivi che possono manifestare caratteristiche morfosintattiche comuni ai soggetti o agli oggetti.

L’ipotesi inaccusativa di Perlmutter (1978) ha goduto di considerevole fortuna ed è stata sposata dalla

Government-Binding Theory di Burzio (1986) per spiegare, tra l’altro, il fenomeno della selezione

degli ausiliari nei verbi intransitivi italiani. La spiegazione sintatticista, fondandosi maggiormente su fattori formali, offusca la natura essenzialmente semantica del processo. L’ipotesi di Burzio esclude infatti che la variazione tra predicati inaccusativi e inergativi96 sia determinata dal variare del significato verbale, ma sia riconducibile alla diversa struttura sintattica dei predicati.

Klimov (1977, 1983) nel filone della “contentive typology97” definisce per la prima volta in ambito eminentemente tipologico la caratterizzazione formale dei sistemi semantici98, associandoli a un

insieme variegato di tratti morfologici e semantici99. Il contributo di Klimov alla definizione di una

95 In questa tradizione empirica il fenomeno non veniva definito in questi termini, ma come una diversa realizzazione di

un’opposizione formale determinata dalla classe semantica del verbo.

96 Da lui definiti rispettivamente “ergativi” e “intransitivi”. Per una ricognizione della rappresentazione dell’inaccusatività

nei modelli formali si rimanda a Levin & Rappaport Hovav (1995).

97 Lehmann (2014: 40): “By one typological approach, linguists of the former Soviet Union treat language by examining

content in conjunction with form. They refer to this approach as ‘contentive’”.

98 Da lui chiamate “tipi attivi”.

99 In questa sede non ci si soffermerà ulteriormente sulla trattazione di Klimov, in quanto sarà presa ampiamente in esame

nel sesto capitolo del presente lavoro, allorché verranno analizzate i percorsi diacronici che conducono all’allineamento semantico.

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rappresentazione tipologica adeguata delle lingue ad allineamento semantico è stato fondamentale. Già la denominazione di lingue “attive” evitava la sovrastrutture teoriche connesse alla definizione dixoniane che derubricavano i sistemi semantici a sottotipi dei sistemi maggioritari senza catturarne le specificità (Wichman 2008: 4):

“The term ‘Split-S’ (Dixon 1979) only makes sense when one views semantically aligned languages as somehow derivative of accusative or ergative languages; both accusative and ergative languages have a morphosyntactically relevant ‘S’ category, but since semantically aligned languages do not, it makes little sense to posit such a category, only to have it split up into the subcategories such as Sa and Sp.”

La denominazione attiva non è tuttavia scevra da problemi. Facendo riferimento alla mera componente aspettuale attiva opposta a quella stativa vengono trascurati altri aspetti semantici coinvolti in questo sistema di allineamento. Come mostrato da Wichman (2008), Donohue (2008), Arkadiev (2008) e Creissels (2008), i tratti semantici che determinano l’attribuzione di marche morfosintattiche nelle lingue semantiche sono molteplici, in quanto spaziano dai valori aspettuali alla distribuzione dell’agentività tra gli attanti o alla dinamicità dell’azione verbale.

Un altro importante contributo all’inquadramento teorico dell’allineamento semantico si deve all’elaborazione del concetto di ruolo semantico, proposto da Fillmore (1968, 1971) e, come visto nei paragrafi precedenti, adottato in diversi approcci teorici. I ruoli semantici si sorreggono su una serie di tratti che qualificano le relazioni grammaticali a partire dal significato che le strutture formali veicolano. Tale prospettiva teorica, enfatizzando il valore delle relazioni grammaticali rispetto ai meri aspetti formali, ha permesso di trattare in maniera più precisa i confini tra le varie funzioni semantiche realizzate dalle relazioni stesse. Un chiaro esempio del modo in cui l’investitura semantica dei processi grammaticali ha consentito una prima rappresentazione accurata dei sistemi semantici si deve all’elaborazione del concetto di ruolo semantico e alla sua adozione nell’abito di rappresentazioni teoriche funzionalistiche non transformazionali, quali la Role and Reference

Grammar di Van Valin (1990). A differenze dell’ipotesi inaccusativa di matrice generativa, la

rappresentazione del fenomeno fatto nell’ambito della Role e Reference Grammar si sorregge su fattori di natura semantica che determinano le oscillazioni nella codifica dell’unico argomento del verbo intransitivo.

La rappresentazione teorica del fenomeno in termini semantici si è rivelata di grande importanza per la sua piena comprensioni in quanto, come si evince dagli esempi seguenti, nelle lingue ad allineamento semantico la selezione degli argomenti si fonda sulle caratteristiche semantiche della costruzioni verbale e non sui meri rapporti sintattici riconducibili alle categorie grammaticali.

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(26) Saweru (Donohue 2008:55)

(a) (b)

Mo=na-ba-i. No=ra-ba-i.

3SG.F.A=2SG.ACC-hit-TNS 2SG.A=3SG.F.P-hit-TNS

‘she hits you’ ‘you hit her’

(27) Saweru (Donohue 2008:55)

(a) (b)

Mo=rayan-I Ra-teson-i

3SG.F.A=swim-TNS 3SG.F.P-diarrhoea-TNS

‘she swam’ ‘she has diarrhoea’

Il morfema di accordo pronominale mo in (26a) e in (27a) è infatti impiegato per designare l’attante agentivo tanto nel predicato biargomentale che in quello monoargomentale. Nelle frasi (26b) e (27b) parallelamente ra si riferisce sempre all’argomento meno agentivo. A differenza dei sistemi accusativi e ergativi nelle lingue ad allineamento semantico, tende ad essere realizzato un rapporto diretto tra il ruolo semantico di un argomento e la sua codifica nel sistema.

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Capitolo 3. Grammatica di Categorie e