• Non ci sono risultati.

I formati del nome e del verbo: caratterizzazione iconica

PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 3. Grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4. La grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4.4. I formati del nome e del verbo: caratterizzazione iconica

Per le motivazioni evidenziate in precedenza, la GCC postula che le categorie nominali e verbali, rimandando a una distinzione rappresentazionale basilare, debbano essere realizzate in ogni sistema linguistico. Analizzando le rispettive caratteristiche formali, si riscontra inoltre che ai formati semantici del nome e del verbo corrisponde un grado elevato di schematizzazione a livello dell’implementazione linguistica. Tale corrispondenza può essere messa in relazione alla frequenza con cui gli schemi concettuali che soggiacciono alla loro rappresentazione cognitiva sono coinvolti nel processo di categorizzazione. Come è stato evidenziato in precedenza, maggiore è il grado di diffusione di una categoria o di una forma grammaticale, maggiore sarà il suo grado di schematizzazione grammaticale. Le categorie principali non presentano soltanto una rilevante applicabilità, ma si rivelano obbligatorie in molti contesti linguistici (Bybee et al. 1994: 7):

“The high frequency of grams134 is in part due to their semantic generality, which allows them

to occur in a wide range of contexts, but it is also due to the use of grams in environments where their contribution is actually redundant. That is, grams come to be used not just where the meanings they supply are strictly necessary, but also any time that meaning is compatible with the general context and the speaker's intentions.”

Un’ulteriore conseguenza della estensione funzionale nella categorizzazione degli schemi concettuali che definiscono i formati del nome e del verbo è la perdita da parte di questi ultimi di una

133 Non ci si addentrerà nella questione che risulta ancora controversa e che vede interpretazioni diverse in parti diverse

della letteratura tipologica.

134 In Bybee et al. (1994) il termine gram è impiegato per ogni struttura morfosintattica che, assumendo una

97

caratterizzazione semantica concreta. Questa peculiarità si evince soprattutto nei formati verbali la cui caratterizzazione semantica risulta difficoltosa anche in approcci formalistici135.

Malgrado la perdita di una precisa connotazione semantica nei formati principali, dovuta alle loro ampie possibilità di impiego, esiste una relazione iconica che lega la struttura delle categorie linguistiche alle caratteristiche ontologiche dell’estensione. Come visto in precedenza, la GCC postula che l’implementazione linguistica presupponga sempre una categorizzazione semantica fondata sulla natura indessicale dei sistemi linguistici. La relazione sempre vigente tra forma linguistica e entità designata si correla all’esistenza di rapporti iconici che legano questi due poli della semiosi linguistica. L’analisi del configurarsi dei formati semantici in unità morfosintattiche rivela infatti l’esistenza di precise analogie tra l’ambito formale e quello referenziale. L’apporto dell’iconicità nella semiosi linguistica è stato per lungo tempo trascurato a causa del privilegio riconosciuto tradizionalmente alla forma (Simone 2014a). La preponderanza che Saussure aveva attribuito alla forma ha infatti condotto a trascurare le differenze sostanziali tra il dominio linguistico e quello della realtà per soffermarsi sugli aspetti meramente formali realizzati dai sistemi linguistici, accentuando soprattutto la capacità degli elementi di opporsi tra loro (Simone & Lombardi Vallauri 2010: 207):

“The “physical nature” of the pieces involved […] is irrelevant to the deployment of the game. Analogously, the “material” nature of language […] is supposed to be insignificant to its functioning: what really matters is the differential nature of its units and the peculiar rules that govern them. This is the main contention of the so called “radical arbitrariness” which Saussure is usually associated to. Moreover, the Saussurean vulgata dropped out the possibility of viewing any relationship between utterances and the extra-linguistic world : what utterances refer to has no link with them at all”

È stato tuttavia autorevolmente mostrato (Haiman 1984, Simone 1995) che fattori iconici possono determinare importanti aspetti della struttura linguistica, istituendo delle analogie tra unità linguistiche e le entità designate. L’importanza che rivestono i fattori iconici nello strutturare le corrispondenze morfosintattiche si saldano con il Principio della determinazione semantica dei formati (§ 3.4.2). Se è sempre possibile ricondurre un formato sintattico o morfologico alla sua matrice semantica, risulta del tutto prevedibile l’esistenza di correlazioni tra il polo strutturale e quello semantico, malgrado fenomeni concomitanti di erosione e di generalizzazione delle forme

135 Levin & Rappaport Hovava (2005: 18): “To conclude, the isolation of the meaning components appropriate to the

characterization of verbs in a particular semantic class presents a real challenge. The most obvious components of meaning may not be the actual semantic determinants of syntactic behavior”.

98

grammaticali possano talvolta condurre all’opacizzazione dei contorni semantici delle categorie principali.

In questo capitolo ci si limiterà a considerare cursoriamente le somiglianze tra le entità di primo e secondo ordine e i formati linguistici che li designano, soffermandosi soprattutto sugli stati di cose in quanto più pertinenti alle tematiche trattate in questo lavoro. Le entità del primo ordine, come premesso, sono costituite dagli elementi fisici che popolano il mondo. La percezione di questi oggetti implica l’identificazione di alcune loro proprietà (quali forma, colore e dimensione) e la constatazione che essi tendono a non variare nel tempo. Per questo motivo il formato nominale si associa tendenzialmente a modificatori aggettivali, preposizionali o a frasi relative che ne descrivono le qualità e permettono di restringere la referenza.

I verbi, designando stati di cose e processi, posseggono tutta una serie di correlati morfosintattici che rimandano alle caratteristiche intrinseche delle entità designate (Squartini 2015). Come gli stati di cose coinvolgono tipicamente un certo numero di individui o di entità individuali, hanno un determinato orientamento e si collocano in un preciso orizzonte spazio-temporale136, così i verbi

tendono parallelamente a presentare strutture morfosintattiche che rappresentono gli attanti coinvolti (Lazard 1994), la direzionalità del processo verbale (Givón 1995), i contorni aspettuali e temporali (Dahl 1985) e la forza assertiva della situazione designata (Palmer 2001, Squartini 2009). È stato inoltre notato che anche l’ordine che governa la distribuzione delle marche verbali rispecchia fattori iconici. Avvalendosi di un campione di lingue tipologicamente variato, Bybee (1984) ha infatti mostrato che le marche provviste di un valore più rilevante per la semantica verbale vengono più di frequente espresse esplicitamente e tendono a occorrere più vicino alla radice verbale, giungendo a determinare casi di allomorfia verbale137 (Bybee 1984: 29):

“The relevance principle predicts that morphemes expressing meanings highly relevant to verbs will be more likely to fuse with verbs than morphemes whose meanings are less relevant. I would claim that there are two reasons for this: first, material that is highly relevant to the verb tends to occur close to the verb in the syntactic string, even before fusion takes place,

136 Il fatto che anche gli stati tendano ad essere rappresentati attraverso formati semantici non costituisce un’aporia. La

percezione di uno stato rappresenta comunque una articolazione di cose in un determinato arco temporale. Questa costatazione appare quindi evidente se viene preso in considerazione non la sola entità codificata, ma la articolazione globale della realtà fenomenica da parte del parlante. Anche una singola entità di primo ordine non sottoposta ad alcune movimento viene percepita in una situazione determinata e pertanto può essere considerata una entità del secondo ordine.

137 L’allomorfia verbale costituisce per Bybee (1984) il caso estremo di rilevanza delle restrizioni grammaticali nella

semantica verbale. Se una restrizione semantica viene realizzata da una radice diversa, ciò indica che tale valore è tanto rilevante da giustificare la presenza di una radice diversa.

99

and second, the psychological restructuring of two words into one depends on the relatedness of the semantic elements being joined, and their ability to form a coherent semantic whole.” Tra i valori grammaticali che mostrano una accentuata rilevanza nella semantica verbale compare la valenza. Restrizioni valenziali sono infatti realizzate esplicitamente sul verbo nel novanta per cento delle lingue analizzate da Bybee (1984) e possono determinare spesso allormofia radicale nella matrice verbale138. Da queste tendenze si evince l’importanza fondamentale che la caratterizzazione dei rapporti valenziali riveste nel formato verbale. Nei paragrafi successivi sarà proposta una rappresentazione della valenza nel quadro della GCC. Bisogna però prima occuparsi di una questione fondamentale concernente la natura dei confini tra le categorie e quindi tra i formati.