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La realizzazione linguistica delle categorie: il formato semantico, fonologico,

PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 3. Grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4. La grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4.2. La realizzazione linguistica delle categorie: il formato semantico, fonologico,

Come è stato mostrato in § 3.1.5, le categorie aggregano a livello rappresentazionale una serie di tratti semantici che ne determinano la funzione. Nella GCC questi aggregati concettuali vengono definiti

formati semantici. Ogni formato semantico corrisponde a una determinata classe di parole che meglio

ne rappresenta le caratteristiche formali nel sistema linguistico (Simone 2007a: 17):

“Inoltre, la GCC prevede che, dato un determinato formato semantico, debba esistere una classe di parole che sia la migliore candidata a dargli codifica linguistica. Per esempio, un’entità stabile, discreta e numerabile è naturalmente candidata a essere codificata da un Nome, anche se il Nome non è l’unico modo di codificare quel formato.”

I formati semantici non limitano la semiosi in confini formali inviolabili: nell’ambito del discorso il parlante può infatti forzare una certa articolazione di formati, associando un certo formato semantico

124 Hopper & Traugott (2003: 2): “As a term referring to actual phenomena of language, "grammaticalization" refers most

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con una classe di parola diversa da quella che prototipicamente lo codifica125. Le forzature di formato

più comuni sono:

a. Forzatura di un processo in un’entità. b. Forzatura di un’entità in un processo.

c. Forzatura di un processo definito in un processo indefinito.

Il formato sintattico si correla a una serie di aggregati strutturali che determinano l’assetto formale delle unità linguistiche, ossia il formato fonologico, morfologico e sintattico. Nella GCC le unità fondamentali dell’espressione linguistica derivano dall’implementazione linguistica delle categorie concettuali nei vari livelli di rappresentazione che il sistema linguistico implica. Questi passaggi sono schematizzati nella tabella 12 adattata da Simone (2007, 2008), nella quale viene volutamente tralasciato il livello cognitivo concettuale preliminare alla organizzazione linguistica. Nello schema i riquadri di forma ovale simboleggiano un processo, mentre i riquadri rettangolari indicano gli aggregati linguistici veri e propri. È altresì importante notare che il formato semantico rappresenta lo snodo tra la dimensione puramente concettuale e quella linguistica.

125 Simone (2007: 17): “Infatti, nella dinamica del discorso il parlante può aver bisogno di “forzare” il formato

concettuale-cognitivo di una parola fino a convertirlo in quello proprio di una classe di parole diversa. In pratica, conserva alcuni parametri del formato concettuale-cognitivo originario e converte il resto nel formato di un’altra classe di parole.”

LIVELLO RAPPRESENTAZIONALE LIVELLO LINGUISTICO Formato semantico Categorizzazione Formato fonologico Formato morfologico Formato sintattico

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(Tabella 12)

Le categorie che nella GCC sono coinvolte nella codifica del significato grammaticale sono molteplici e possono essere distinte in tre gruppi differenti (Simone 2007b: 209):

“a. Grammatical Categories as usually understood (tense, mood, aspect, Aktionsart, etc.): their communal trait is that they codify the way the action is represented in the utterance.

b. Notional Categories, a non-standard term describing certain ‘notions’ (Participation, Possession, Concomitance, Proximity, etc.) that every language is supposedly bound to express: they specifically encode the relationship between the speaker and the extralinguistic surrounding.

c. Word Classes.”

In questa sede ci si soffermerà soprattutto sulle parti del discorso, giacché, da un lato, l’inclusione delle classi di parole nell’inventario delle categorie grammaticali non appartiene a tutti i modelli teorici126 e, dall’altro, essa determina importanti conseguenze teoriche nello studio della codifica argomentale. Nei paragrafi successivi con il termine “categoria” si farà quindi riferimento alle classi di parole e ai formati che le codificano nel sistema.

Se, come postulato dalla GCC, ogni categoria corrisponde a uno specifico addensamento di valori semantici, deve essere possibile individuare le forme concettuali che corrispondo a ciascun formato. È possibile definire questo principio del modello come Principio della determinazione semantica dei formati:

Principio della determinazione semantica dei formati:

Dato un formato semantico e un sistema linguistico che lo rappresenta, sarà sempre possibile definire i tratti intensionali che individuano l’estensione del formato.

Il principio della determinazione semantica è un portato diretto del processo di categorizzazione e sancisce che la natura intrinsecamente comunicativa e indessicale dei sistemi linguistici deve essere sempre mantenuta anche nei raggruppamenti categoriali più formalizzati del sistema127.

126 Simone (2008: 209): “The first two readings of ‘category’ can be taken for granted; the third one remarkably less.

Putting word classes into the same set as categories is far from common, actually, although several linguists (e.g., Lyons 1966, 1977: 442 ff.; Sasse 1993, 2001; Hengeveld et al. 2004) have done something similar.”

127 Questa natura indicale del linguaggio umano permane anche nelle categorie più diffuse che come mostrato in § 2.2.5.1

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Una delle classificazioni di entità che si rivela più utile per conferire il corrispettivo referenziale alle principali opposizioni categoriali nelle parti del discorso è stata elaborata da Lyons (1977). Egli distingue tre ordini di entità. Le entità del primo ordine, ovvero gli oggetti individuali localizzati nel mondo che, possedendo netti contorni estensionali, spaziali e temporali, possono essere giudicati128 in termini di esistenza. Le entità del secondo ordine corrispondono invece agli stati di cose e, collocandosi entro precise coordinate spazio-temporali, possono essere giudicate in termini di realtà. A differenza delle entità del primo ordine infatti le entità del secondo ordine sono connesse ad uno schema concettuale o percettivo, grazie al quale è possibile far riferimento in maniera olistica all’intera entità (Lyons 1977: 444):

“But second-order entities are much more obviously perceptual and conceptual constructs than first-order entities are; the criteria for re-identification are less clear-cut, and the ability to refer to them as individuals depends, to some considerable degree, upon the grammatical process of nominalization.”

Lyons, infine, individua entità del terzo ordine che rimandano alle rappresentazioni mentali e, non collocandosi nel tempo e nello spazio, possono essere giudicate solo per il loro valore di verità. Esse infatti non possono essere vagliate direttamente tramite l’esperienza extralinguistica, ma è possibile attribuire loro il valore di verità mettendole in relazione allo stato di cose cui rimandano. Queste entità sono accomunabili alle attitudini modali o agli oggetti intensionali della logica (Lyons 1977: 445):

“Whereas second-order entities are observable and, unless they are instantaneous events, have a temporal duration, third order entities are unobservable and cannot be said to occur or to be located either in space or in time. Third-order entities are such that 'true', rather than 'real', is more naturally predicated of them; they can be asserted or denied, remembered or forgotten; they can be reasons, but not causes; and so on. In short, they are entities of the kind that may function as the objects of such so-called propositional attitudes as belief, expectation and judgement: they are what logicians often call intensional objects.”

Un ulteriore ordine di entità, non considerato nell’inventario di Lyons ma preso in considerazione da alcuni modelli (Hengeveld 1992; Dik 1997) che a Lyons si rifanno, è costituito dalle proprietà. Le proprietà non presentano un’esistenza individuale e possono essere giudicate solo in relazione alle entità cui si applicano129. Ognuna delle entità dei quattro ordini corrisponde a una diversa tipologia

128 Non a caso nelle definizioni di Lyons viene usato il temine giudizio. Il giudizio è infatti una delle componenti

fondamentali del processo di categorizzazione attraverso cui le distinzioni tra i vari ordini di entità vengono poste in essere. Il giudizio permette infatti di includere le entità nei vari ordini in base alle loro caratteristiche.

129 Hengeveld & Mackenzie (2008: 131): “To these three basic semantic categories we may add a fourth, lower-order

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nominale. Nel modello proposto da Hengeveld & Mackenzie (2008: 131), le entità del primo ordine corrispondono ai nomi puri (“individual”), le proprietà ai nomi di proprietà (“property”), le entità del secondo ordine alle nominalizzazioni (“state-of-affairs”) e le entità del terzo ordine ai nomi astratti (“propositional content”) che non hanno un referenza extralinguistica, ma esclusivamente proposizionale. Semantic categories Description Example Individual Chair Property Colour State-of-affairs Meeting

Propositional Content Idea

(Tabella 13, Hengeveld & Mackenzie 2008: 131 con adattamenti)

Senza soffermarsi ulteriormente sul modo in cui le quattro categorie semantiche vengono codificate da diversi tipi nominali, nel prossimo paragrafo verrà messo in luce il rapporto tra le categorie concettuali e le parti del discorso.