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Le categorie del soggetto e dell’oggetto e la transitività

PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 2. La struttura argomentale, la valenza e l’allineamento

2.1. La ridefinizione categoriale nella codifica degli argomenti

2.1.1. Fattori “interni” nella ridefinizione delle categorie grammaticali coinvolte nella

2.1.1.1. Le categorie del soggetto e dell’oggetto e la transitività

La categoria del soggetto è stata per lungo tempo creduta universale e si è pertanto supposto che ogni sistema linguistico potesse sempre essere ricondotto alle opposizioni formali proprie dei sistemi nominativi, anche qualora presentasse un comportamento morfosintattico non conforme alla ‘nominatività’ (DeLancey 2004: 4):

“We have always, at some uncritical, pretheoretical level (and, most of the time, in a very explicit theoretical sense), believed in the universality of Subject, in at least in Aristotelian sense. […] We have always taken subject-formation, which we may as well label ‘nominativity’, to be the natural behavior of languages, so that any language which doesn’t immediately and obviously deviate from this pattern is automatically considered to belong to it.”

Questa credenza è stata tuttavia messa in discussione da Keenan (1976). Keenan, infatti, indagando la caratterizzazione universale del soggetto53, ne ha dimostrato la natura composita. Le lingue del mondo non realizzano infatti in maniera estensiva tutti i fattori connessi alla categoria. Non essendo quindi possibile individuare una serie di criteri necessari e sufficienti per la definizione del soggetto, è preferibile definire i soggetti attraverso la lista di proprietà che possono correlarsi a esso. Attraverso la disamina di queste proprietà, si identifica il soggetto con il sintagma che nella singola frase ne possiede il maggior numero (Keenan 1976:312):

“Furthermore, we have not been able to isolate any combination of the […] subject properties which is both necessary and sufficient for an NP in any sentence in any L to be the subject of that sentence. Certainly no one of the properties is both necessary and sufficient […] Consequently, we must have recourse to a somewhat weaker notion of definition. We shall say that an NP in a […] sentence (in any L) is a subject of that sentence to the extent that it has the properties in the properties list below. If one NP in the sentence has a clear preponderance of the subject properties then it will be called the subject of the sentence. On this type of definition then subjects of some b-sentences can be more subject-like than the subjects of others in the sense that they present a fuller complement of the subject properties.” Il processo di identificazione multifattoriale proposto da Keenan, rinunciando a una rappresentazione rigida del soggetto, contrasta con i modelli formalisti che postulano un soggetto strutturalmente

53 Keenan (1976 :332): "which would be universally valid in the sense that it would allow us to identify subjects of

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definito e appartenente a una precisa cornice sintattica. Il modello di Keenan compensa tuttavia la carenza di rigidità sintattica, rispettando uno dei principi fondamentali delle indagini tipologiche: l’adattamento delle categorie descrittive alla realtà linguistica. Così facendo è possibile giungere a una caratterizzazione affidabile su cui basare ulteriori generalizzazioni. Sarebbe altrimenti arbitrario considerare universale il soggetto in lingue che non ne realizzano i contorni categoriali54. I criteri identificati da Keenan sono organizzati in una gerarchia implicazionale che descrive i fattori preminenti (quali la passivizzazione) rispetto a quelli secondari55.

Un’altra prova “interna” delle fluttuazioni formali cui possono soggiacere i sistemi nominativi concerne la realizzazione tipologica della transitività. La transitività è infatti un concetto basilare nella codifica argomentale, in quanto definisce i contorni semantici posti in atto dalle strutture verbali almeno biattanziali. Se a monte della codifica della transitività si avesse una rappresentazione formale, come postulano gli approcci funzionalisti, la transitività dovrebbe costituire un fattore definito e facile da individuare a livello interlinguistico. Questa aspettativa non è tuttavia confortata dalla realtà. Come è noto, Hopper & Thompson (1980: 253) attraverso un’analisi della realizzazione interlinguistica della transitività hanno messo in evidenza che non è possibile formularne una definizione discreta del fenomeno. La transitività si dipana in un continuum con gradi diversi di realizzazione formale, nella stessa misura in cui è possibile riconoscere gradienti diversi nel contenuto della predicazione transitiva:

“Transitivity, then, viewed in the most conventional and traditional way possible - as a matter of carrying-over or transferring an action from one participant to another - can be broken down into its component parts, each focusing on a different facet of this carrying-over in a different part of the clause.”

L’evento transitivo non costituisce di necessità un’azione definita e conchiusa ma può presentare diversi gradi di completezza. Le azioni a cui corrisponde il grado massimo di transitività sono quelle caratterizzate dai seguenti fattori: aspetto perfettivo, oggetto individuato e soggetto agentivo. I predicati contraddistinti da aspetto imperfettivo, oggetto non individuato e soggetto con un basso grado di agentività, anche se presentano una struttura argomentale bivalente, presentano tendenzialmente caratteristiche divergenti rispetto a quelle che compaiono nelle frasi transitive prototipiche.

54 Keenan (1976): “"if we use different criteria to identify subjects in different Ls then 'subject' is simply not a universal

category and apparently universal generalizations stated in terms of that notion are not generalizations at all”.

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Gli indici semantici, individuati da Hopper & Thompson (1980), incidono in maniera organica sui rispettivi correlati formali, poiché esiste una relazione di covarianza tra indici formali e fattori semantici che appaiono nella gerarchia56. Questa covarianza determina l’assetto formale delle costruzioni transitive, spiegando alcuni fenomeni che non avvalorano la rappresentazione della transitività come un criterio discreto e definito57. La codifica della struttura argomentale transitiva è quindi riconducibile a corrispondenze interlinguistiche modulate dalla caratterizzazione semantica dell’evento. Prima di illustrare le prove a sostegno della teoria di Hopper & Thompson (1980) bisogna ricordare che alcune asserzioni forti sulla corrispondenza tra fattori semantici e formali risultano problematiche. Ad esempio la marcatura aggiuntiva per gli oggetti animati, referenziali o individuati (fenomeno piuttosto frequente a livello interlinguistico) nella Transitivity Theory viene associata a un alto grado di transitività58. Analisi accurate di questo fenomeno, noto come marcatura differenziale dell’oggetto, hanno rilevato che è invece spesso riconducibile alla necessità di differenziare l’oggetto dal soggetto nei casi si presentino oggetti provvisti di tratti semantici o pragmatici simili a quelli del soggetto (Bossong 1991, Aissen 2003). Il fenomeno della marcatura differenziale dell’oggetto e le sue implicazioni funzionali non inficiano comunque il valore generale dell’intuizione, che è confermata da numerosi dati tipologici. I criteri che guidano l’incorporazione nominale in alcune lingue, ad esempio, si conformano alla ipotesi transitiva. In chukchi, ad esempio, solo le costruzioni senza incorporazione, selezionando un oggetto referenziale e individuabile, presentano la marcatura di transitivo sul verbo:

(1) Chukchi (Chukotko-Kamchatkan, Comrie 1973:243-244) Tumg-e na-ntəwat-ən kupre-n.

friends-ERG set-TRANS net-ABS ‘The friends set the net.’

In caso contrario, ovvero in presenza di un elemento nominale che rimanda a un’entità non individuabile, il verbo incorpora il nome e non presenta la morfologia transitiva:

(2) Chuchkee (Chukotko-Kamchatkan, Comrie 1973:243-244)59

56 Hopper & Thompson (1980:255): “The hypothesis does NOT predict that O Is necessarily marked (or even interpreted)

with the feature [x] or [y] in any given language-but only that, IF it is marked, then this mark will reflect the high or low side of the relevant Transitivity component, respectively.”.

57 Hopper & Thompson (1980:279): “We have presented data showing morphosyntactic affinities among the various

components of Transitivity, and hope to have shown that Transitivity is a crucial notion for understanding a very wide range of correlations which recur in the grammars of languages.”

58 Hopper & Thompson (1980:257): “A number of languages, then, single out definite, referential, or animate O's. Within

the framework of the Transitivity Hypothesis, we will show that these specially marked O's co-vary with other features indicating a higher degree of TRANSITIVITY in their clause than those which are less individuated in particular, those which are indefinite or non-referential”.

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Tumg-ət kopra-ntəwat-gʔat. friends-NOM net-set-INTR 'The friends set nets.'

Un fenomeno simile si verifica in togan, lingua in cui a una diminuzione nel grado di transitività corrisponde una costruzione antipassiva (cfr. § 2.1.2.2.2) con l’agente promosso all’assolutivo e il paziente obliquo (3). Le azioni propriamente transitive presentano invece la marca di assolutivo per il paziente (4):

(3) Tongan (Austronesian, Clark 1973: 600)

Na'e kai 'a e tamasi'i 'i he ika.

PAST eat ABS DEF boy OBL the fish

'The boy ate some of the fish.'

(4) Tongan (Austronesian, Clark 1973: 600):

Na'e kai-i 'a e ika 'e he tamasi'i.

PAST eat-TRANS ABS DEF fish ERG the boy 'The boy ate the fish.'

L’interfaccia tra sintassi e semantica nelle costruzioni antipassive è un fattore molto importante per comprendere l’articolazione degli esempi precedenti60. Non ci si addentrerà ulteriormente nella

questione, visto che verrà ripresa nei capitoli successivi. Altri casi in cui strutture grammaticali che segnalano una diminuzione della transitività si accompagnano a fattori semantici possono essere messe in relazione all’aspetto verbale non compiuto o alla modalità irreale (Narrog 2010), come mostra l’esempio di molte lingue australiane in cui le costruzioni ergative non possono essere impiegate in queste situazioni (Blake 1977:16):

“In a number of Australian languages the ergative construction is not used if the verb is in the future tense, imperative mood, imperfect, potential or irrealis aspect.”

Il modello di codifica degli argomenti postulato dalla Transitivity Theory non consta di restrizioni formali rigide. La codifica argomentale si struttura attraverso l’interfaccia tra le possibilità formali del sistema e le necessità comunicative del discorso. La dialettica tra queste due esigenze crea degli sbilanciamenti nell’architettura formale della lingua. L’ambito nel quale avviene la sintesi tra le due componenti fondamentali della forma e del contenuto a cui la prima rimanda è quello del discorso (cfr. § 3.4.8.2). L’attuazione del sistema linguistico permette alle esigenze comunicative del parlante

60 Hopper & Thompson (1980:269): “In languages where the ergative/antipassive distinction follows the kind of

functional lines which we have been discussing here, it is often the case that the DEGREE OF PLANNED INVOLVEMENT OF THE A is a factor in the selection of a particular construction.”

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di imporsi, concretizzando il sistema stesso. Le correlazioni connesse alla Transitivity Theory corrispondono infatti alla necessità di demarcare i confini tra ciò che è marginale e ciò che è urgente nel fluire del discorso. La diffusione tipologica delle regolarità suggerisce il peso che questi fattori possono rivestire (Hopper & Thompson 1980: 294):

“The fact that semantic characteristics of high Transitivity such as perfective Aspect, individuated [object], and agentive subject tend strongly to be grammaticized in the morphosyntax of natural languages points to the importance of the foregrounding/backgrounding distinction, and suggests that this distinction is valuable in explaining certain universals or near-universals of morphosyntax.”

Tanto la costituzione della soggettività quanto quella della transitività mostrano che le lingue del mondo non codificano la struttura argomentale in maniera rigida. Le singole categorie che danno corpo alla realizzazioni tra argomenti e predicato non corrispondono ad operatori formali rigidamente definiti. I tratti sintattici e morfologici correlati alle categorie principali si costituiscono attraverso l’apporto delle restrizioni semantiche imposte dalle costruzioni d’occorrenza (§ cfr. 3.4.7). Esiste pertanto uno stretto legame tra il valore semantico e le caratteristiche formali delle configurazioni verbali. Alcuni modelli linguistici hanno messo in evidenza questi aspetti, fondando un’intera rappresentazione teorica sul binomio forma/funzione nelle strutture linguistiche che articolano le relazioni grammaticali coinvolte nella codifica dei ruoli argomentali. Le conseguenze speculative di queste acquisizioni teoriche saranno indagate nei prossimi paragrafi.

2.1.1.2. La valenza, il caso e la funzione: l’interfaccia tra semantica e sintassi nella codifica