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Le opposizioni semantiche obbligatorie e i limiti del linguaggio

PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 3. Grammatica di Categorie e Costruzioni

3.3. Le opposizioni semantiche obbligatorie e i limiti del linguaggio

L’interrelazione tra sistema linguistico e modo di rappresentare il mondo coincide con i vincoli imposti alla semiosi dal sistema stesso. Come è stato messo in evidenza da Jakobson (1971), i veri limiti delle lingue non concernono la potenzialità semiotica, ma le necessità imposte dal sistema. Tali limiti possono favorire rappresentazioni alquanto diverse di uno stato di cose apparentemente analogo. Le divergenze rappresentative innescate da differenze linguistiche non sono ristrette all’ambito lessicale ma, come mostrano le lingue con sistemi di allineamento gerarchici, riguardano soprattutto la morfosintassi. Mentre le differenze lessicali possono rimanere confinate in domini semantici specifici senza determinare divergenze sistematiche, quelle morfosintattiche incidono costantemente sul modo di designare gli stati di cose (Boas 1938: 133):

“The aspects chosen in different groups of languages vary fundamentally. To give an example: while for us definiteness, number and time are obligatory aspects, we find, in another language location – near the speaker or somewhere else, source of information – whether seen, heard [i.e. Know by hearsy], or inferred- as obligatory aspects. Instead of saying ‘the man killed the bull,’ I should have to say, ‘this man (or men) kill (indefinite tense) as seen by me that bull (or bulls)’”

Un esempio delle possibilità di articolazione concettuale riconducibile alla grammatica può essere ricavato dal tariana, lingua parlata nella foresta amazzonica. In questa lingua il parlante che descrive un’azione in cui un uomo (José) gioca a calcio non solo deve codificare le informazioni comuni a molte lingue indoeuropee (diatesi, attanti, tempo verbale etc.), ma deve anche chiarire quale sia la fonte del contenuto proposizionale:

(30) Tariana (Arawakan, Aikhenvald 2004:2) Juse iɾida di-manika-ka

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José football 3SING.F-play-REC.P.VIS ‘José has played football (we saw it)’

(31) Tariana (Arawakan, Aikhenvald 2004:2) Juse iɾida di-manika-mahka

José football 3SING.F-play-REC.P.NONVIS ‘José has played football (we heard it)’

(32) Tariana (Arawakan, Aikhenvald 2004:2) Juse iɾida di-manika-nihka

José football 3SING.F-play-REC.P.INFR

‘José has played football (we infer it from visual evidence)’

In tutti gli esempi il morfema a fine verbo designa il passato recente. Tuttavia alla variazione di quest’ultimo corrispondono gradi diversi di certezza nei confronti del contenuto delle frasi. Nel primo esempio il parlante asserisce l’evento perché ne è stato direttamente testimone. Nel secondo è venuto a conoscenza da qualcun altro che l’episodio si è verificato, mentre nel terzo lo inferisce da alcune prove visive107. Simili variazioni sistemiche sono riconducibili all’evidenzialità, una caratteristica strutturale di alcuni sistemi linguistici nei quali è obbligatorio specificare la fonte dell’informazione108. È inoltre importante ribadire che in lingue quali il tariana non risulterebbero

grammaticali le frasi sprovviste dei morfemi evidenziali.

3.3.1. Pensare per parlare

Una lingua provvista di un sistema evidenziale obbliga il parlante a richiamare sempre il grado di certezza dell’informazione codificata. Durante la verbalizzazione non è infatti possibile astrarre il contenuto proposizionale dalla fonte da cui viene ricavato. Lingue simili al tariana attivano costantemente informazioni epistemiche che, restando totalmente inespresse in altre lingue, determinano un diverso modellamento della realtà concettuale. La grammaticalizzazione dell’evidenzialità è pertanto un chiaro caso in cui la lingua può articolare la visione del mondo. Bisogna tuttavia precisare che ci si è serviti di un esempio esotico in quanto, presentando distinzioni

107 In questa lingua sono presenti altri due valori evidenziali (Aikhenvald 2005) che non saranno qui presentati per ragioni

di brevità.

108 Aikhenvald (2005: 3): “Evidentiality is a linguistic category whose primary meaning is source of information. In the

chapters that follow, we will see that this covers the way in which the information was acquired, without necessarily relating to the degree of speaker’s certainty concerning the statement or whether it is true or not.”

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estranee alle lingue più familiari, l’apporto delle lingue alla rappresentazione concettuale risulta più immediato. Processi analoghi caratterizzano ovviamente tutte le categorie grammaticali che costantemente impongono al parlante articolazioni concettuali predeterminate (Jakobson 1971: 492): “As Boas repeatedly noted, the grammatical concepts of a given language direct the attention of the speech community in a definite direction and through their compelling, obtrusive character exert an influence upon poetry, belief, and even speculative thought without, however, invalidating the ability of any language to adapt itself to the needs of advanced cognition.”

Una riprova della capacità di articolare la realtà in relazione alla caratteristiche delle lingue viene offerta da Slobin (1996)109. Egli sottopose a parlanti di lingue diverse110 alcuni disegni che raffiguravano vari episodi di una storia per bambini, chiedendo loro di raccontare la storia nella propria lingua l’intera vicenda. Slobin notò che i parlanti tendevano a rappresentare gli aspetti dell’evento esplicitamente codificati nelle loro grammatiche. Un esempio di questa tendenza è dato dall’aspetto verbale (puntuale, progressiva etc.) che veniva mantenuta nelle lingue provviste di forme progressive e puntuali del verbo111, mentre non era espressa in lingue che non presentavano strutture morfologiche o sintattiche per questi valori (Slobin 1996: 80):

“[…] the language-specific patterns hold across all the ages sampled, from three to nine, and for adults. In German and Hebrew the tendency is to maintain the same tense-aspect form for both clauses, while in Spanish and English the tendency is to differentiate the two. […] we could only conclude that speakers strictly adhere to the formal contrasts provided by their language, and it would not be possible to separate thinking from speaking.”

Lo studio di Slobin conferma una ipotesi avanzata nei paragrafi precedenti: l’influsso dell’articolazione concettuale riconducibile alla grammatica è più significativo di quello lessicale. Molte opposizioni grammaticali vengono infatti costantemente prodotte durante l’enunciazione, mentre quelle lessicali possono restare inattive sino a quando non si richiama una parola connessa a un determinato dominio semantico112. La frequenza delle opposizioni grammaticali, legandosi con la loro capacità di modulare l’esperienza, è pertanto uno dei principali fattori della relazione tra rappresentazione concettuale e linguistica. La concettualizzazione dell’esperienza viene plasmata

109 Slobin (1996: 75) “Rather, experiences are filtered through language into verbalized events. A "verbalized event" is

constructed on-line, in the process of speaking. Von Humboldt and Whorf and Boas were right in suggesting that the obligatory grammatical categories of a language play a role in this construction.”

110 Le lingue incluse nel campione di Slobin (1996) sono inglese, spagnolo, tedesco, ebraico e turco. 111 Risultati analoghi vengono riscontrati negli altri ambiti grammaticali indagati da Slobin (1996).

112 Si considerino a questo proposito le articolazioni semantiche tratte dal quechua e dal serbo-croato (§ 3.2.). Queste

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attraverso le distinzioni funzionali che sorreggono le grammatiche sin dalle precoci fasi acquisizionali. Benché sia possibile concepire il pensiero sprovvisto di linguaggio, senza l’attività modellatrice delle forme grammaticali esso assumerebbe forme diverse da quelle conosciute e veicolate attraverso la comunicazione linguistica (Slobin 1996: 91):

“In sum, we can only talk and understand one another in terms of a particular language. The language or languages that we learn in childhood are not neutral coding systems of an objective reality. Rather, each one is a subjective orientation to the world of human experience, and this orientation affects the ways in which we think while we are speaking.” Dal quadro sino ad ora fornito, si evince che ogni teoria del significato grammaticale coincide con una euristica delle rappresentazioni concettuali designate obbligatoriamente dai sistemi linguistici. Identificare i nessi interlinguisticamente stabili tra modulazione concettuale e linguistica equivale , quindi, a offrire una teoria generale della grammatica possibile. Questa prospettiva, che richiama le finalità fondanti della tipologia, può essere raggiunta solo attraverso un largo confronto interlinguistico sorretto da una modellizzazione sistematica. Nel prossimo paragrafo, introducendo l’architettura della Grammatica di Categorie e Costruzioni, si mostrerà come questo modello permetta di conciliare tanto le necessità teoretiche inerenti alla rappresentazione del binomio concetto/grammatica quanto le necessità empiriche determinanti in ogni analisi tipologica (§1.10).