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Causa e tipo

3. Il contratto atipico e l’interesse meritevole di tutela

3.1  Causa e tipo

3. Il contratto atipico e l’interesse meritevole di tutela      3.1 Causa e tipo   

Uno  dei  principali  itinerari  percorsi  dagli  interpreti  della  teoria  del  contratto,  è  segnato dalla identificazione della nozione di causa con la funzione che definisce il tipo  di negozio e con la loro conseguente inscindibilità.  Questo modello di approccio rappresenterebbe uno degli sbocchi della nozione di  causa oggettiva che, nelle intenzioni della dottrina, doveva servire anche a distinguere  tra causa e motivi, poiché la causa doveva apparire come l’elemento sempre ricorrente  in una serie di negozi riconducibili a determinate operazioni economico‐sociali59

L’accostamento  fra  causa  e  tipo,  può  giustificarsi  nella  logica  dell’affermazione  secondo cui ogni tipo ha una funzione economico‐sociale in quanto nella sua struttura  riassume  una  determinata  operazione  economica,  quindi,  intesa  la  causa  come  la  funzione  economica  che  si  vuole  realizzare  con  un  determinato  assetto  di  interessi,  una  volta  che  questa  operazione  si  presenti  come  tipizzata  è  allora  possibile  individuare uno scopo astrattamente tipico. 

Tuttavia,  l’art.  1322  c.c.  non  stabilisce  una  necessaria  simmetria  tra  interesse  realizzabile mediante il contratto e strutture tipiche, dunque tra interesse perseguito e  interesse  tipizzato,  poiché  il  contratto  può  accogliere  nel  suo  schema  anche  la  realizzazione di interessi nuovi e diversi da quelli fatti propri dalle strutture tipiche, a  condizione che, tuttavia, rispondano ad un interesse meritevole di tutela.  

I  problemi  posti  dal  tipo  legale  sono  del  tutto  peculiari  e  non  hanno  nulla  a  che  vedere con la causa del contratto, che va ravvisata avuto riguardo ai concreti interessi  che  i  privati  intendono  perseguire  con  la  concreta  operazione  economica.  Infatti,  se  l’indagine  sul  tipo  è  essenzialmente  astratta  e  statica,  quella  sulla  causa  è  esclusivamente  concreta  e  sempre  dinamica.  Con  il  tipo  si  pone  un  problema  di  configurabilità  della  prestazione,  con  la  causa  si  pone  un  problema  di  liceità  degli  interessi  perseguiti.  Ancora,  con  il  tipo  si  opera  un  raffronto  statico  tra  schema        

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 G. De Nova, R. Sacco, op. cit., 459‐460. 

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costruito dai privati e schema disciplinato dal legislatore, mentre con la causa si opera  un  raffronto  dinamico  tra  interessi  perseguiti  dai  privati  e  interessi  ritenuti  leciti  e  quindi protetti dall’ordinamento. Infine, con il tipo si deve avere riguardo allo schema  astratto, con la causa si deve indagare sui concreti risvolti dell’operazione economica  vista  nella  sua  complessità,  compresi  gli  aspetti  soggettivi  ed  oggettivi  che  sfuggono  del tutto ad una indagine condotta per schemi e per tipi60

È  così  che  la  valutazione  dell’atto  si  sposta  dal  piano  della  causa  al  piano  dell’interesse;  la  tipicità  di  un  contratto,  infatti,  non  rappresenta  di  per  sé  un  sicuro  indice  della  sua  meritevolezza  dovendosi,  piuttosto,  fare  riferimento  alla  natura  dell’interesse  perseguito  in  concreto  dalle  parti  con  quel  particolare  contratto.  Operando  in  tal  modo,  si  riuscirebbe  a  superare  altresì  il  problema  dell’illiceità  della  causa  del  negozio  tipico,  giacché  la  tipicità  finisce  per  individuare  non  un  profilo  di  meritevolezza  dell’interesse  ma  di  disciplina  da  applicare  per  la  realizzazione  di  quell’interesse61.  La  causa,  dunque,  diviene  la  funzione  economico‐individuale  del  contratto in quanto riguarda una operazione che esprime esigenze ed interessi di uno  o più individui. 

Chi identifica la causa con la funzione economico‐sociale, dunque con il tipo, nega  infatti che possa porsi un problema di liceità della causa in presenza di contratti tipici  perché  non  sarebbe  possibile  concepire  un  tipo  legale  contra  legem.  Ma  al  di  là  dell’astratta  definizione  del  tipo  c’è  la  particolare  applicazione  che  i  privati  possono  fare dello schema; e limitare la previsione di cui all’art. 1343 c.c. ai soli contratti atipici  è allora del tutto arbitrario62

Occorre  ora  dedicare  alcune  considerazioni  in  merito  alla  causa  del  contratto  innominato. Al riguardo, osservano alcuni autori che, in quanto fissata dalle parti e non  dagli  usi,  la  causa  del  contratto  innominato  verrebbe  a  coincidere  con  il  cosiddetto  intento empirico, ossia con lo scopo pratico perseguito dalle parti63.  

È  importante  sottolineare  come  anche  la  causa  del  contratto  innominato  debba  essere  determinata,  in  quanto  essa,  in  sostanza,  contiene  l’intera  disciplina  del  contratto.  Potrebbe  far  pensare  il  contrario  la  considerazione  che  nel  contratto        

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  F.  Gazzoni,  Manuale,  op.  cit.,  810‐811,  osserva  che  il  tipo  legale  intende  corrispondere  all’id  quod  plerumque accidit, a ciò che di regola accade, senza alcuna pretesa di racchiudere in sé la sintesi di tutti  gli  interessi  socialmente  utili. Alla tipicità  legale  si perviene  attraverso la  tipicità sociale  rappresentata  dalla  tipicità  giurisprudenziale,  perché  è  a  livello  di  giudizio  che  si  manifestano  le  reali  esigenze  dei  traffici  e  i  reali  problemi  che  il  legislatore  è  tenuto  a  risolvere  con  una  disciplina  uniforme.  Il  tipo  giurisprudenziale per divenire legale presuppone dunque una certa reiterazione di comportamenti, una  pratica generale che pur se non assurta a consuetudine ne potrebbe costituire la base, dettando già una  regola.   61  E. Gabrielli, op. cit., 5.  62  F. Gazzoni, Manuale, op. cit., 811.  63  F. Messineo, op. cit., 106.  

nominato  la  causa  è  fissata  dalla  legge  mentre  per  il  contratto  innominato,  che  per  definizione non è disciplinato dalla legge in modo organico, la causa è fissata dalle parti  o  dagli  usi  che  si  siano  eventualmente  formati  su  di  essa.  Orbene,  che  la  causa  nel  contratto  innominato  abbia  questa  diversa  origine  (causa  atipica),  non  significa  che  essa smetta di essere quell’elemento obiettivo e costante che è quando il contratto è  nominato, e soprattutto, non significa che possa esservi un contratto innominato senza  una sua causa64.   Osserva autorevole dottrina che, in sostanza, vi sarebbe solo una differenza fra la  causa di un contratto nominato e la causa di un contratto innominato, e consisterebbe  nel fatto che, nel primo, la causa riceve riconoscimento diretto dalla legge, mentre nel  secondo tale riconoscimento è solamente indiretto ed è doppiamente subordinato al  rispetto del limite di validità, imposto dalla legge stessa, e all’essere il contratto diretto  a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico ex art. 1322  c.c.  Quando  la  causa  risponde  a  questi  requisiti,  però,  il  contratto  innominato  è  assistito da azione e può essere fatto valere in giudizio al pari del contratto nominato.  E sarebbe proprio questa la portata pratica del riconoscimento legislativo del contratto  innominato che è sancito dal cpv. dell’art. 1322 c.c.65     3.2 Gli interessi meritevoli di tutela. Il secondo comma dell’art. 1322 c.c.    Il secondo comma dell’art. 1322 c.c. riconosce ai privati la possibilità di concludere  contratti che non appartengono ai tipi aventi  una disciplina particolare, purché siano  diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.  

Il  potere  di  integrale  creazione  della  disciplina  di  singoli  contratti  innominati  costituisce l’estrema concessione che l’ordinamento giuridico fa all’autonomia privata,  autonomia che, tuttavia, è sottoposta ai limiti stabiliti dalla legge. 

Il  limite  all’autonomia  contrattuale,  in  particolare,  tiene  conto  degli  specifici  interessi  che  le  parti  intendono  soddisfare  attraverso  quel  determinato  schema  contrattuale atipico. A tal riguardo, quello della meritevolezza dell’interesse perseguito  dalle  parti  nel  contratto  atipico  è  stato  definito  il  problema  centrale  dell’autonomia         64  G. Bausilio, Contratti atipici, Padova 2006, 6. L’autore specifica che i contratti tipici sono dotati di una  causa tipica mentre i contratti atipici sono dotati anch’essi di una causa, intendendosi per causa lo scopo  economico‐sociale verso il quale essi sono diretti, ma questa è atipica perché nuova e diversa rispetto a  ciascuna di quelle che sono proprie dei contratti nominati.  65

  F.  Messineo,  op.  cit.,  105.  Da  ciò  ne  deriva,  secondo  l’autore,  che  mentre  la  causa  del  contratto  nominato  non  può  di  per  sé  essere  illecita  perché  prestabilita  dalla  legge,  e  quindi,  per  definizione  meritevole  di  tutela,  la  causa  del  contratto  innominato  può  essere  direttamente  illecita  o  anche  in  fraudem legis ex art. 1344 c.c. in quanto assegnata dalle parti. 

privata in quanto coinvolge, fra l’altro, il tema della definizione del rapporto tra  libertà  dei privati e valori dell’ordinamento66

Potrebbe sembrare, a prima vista, che in tal modo si prospetti un ulteriore requisito  da  aggiungersi  ai  requisiti  generali  richiesti  per  i  contratti  nominati,  ed  in  ipotesi  alla  causa, a meno di non voler ritenere che il criterio della meritevolezza degli interessi sia  destinato  ad  assumere  un  ruolo  nell’intero  ambito  dei  contratti.  Tuttavia,  ci  pare  di  poter osservare sin da ora che qui il legislatore si riferisce innegabilmente ai contratti  innominati,  prendendo  poi  anche  in  considerazione  un’esigenza  ed  un  criterio  che  valgono per l’intera materia del contratto. Solo che per i contratti nominati il giudizio  favorevole  sulla  loro  ammissibilità  appare  già  implicito  nella  previsione  e  disciplina   della  loro  funzione  (causa)  da  parte  della  legge;  mentre  per  i  contratti  innominati  la  valutazione deve effettuarsi di volta in volta67

Il rapporto tra tipo contrattuale e principio di autonomia è dunque collegato anche  con il controllo giudiziale del contenuto del contratto. Tale collegamento ha dato luogo  a  un  cospicuo  dibattito  in  dottrina  circa  il  problema  se  il  controllo  del  giudice  sui  contratti atipici debba o meno esplicarsi mediante una valutazione più approfondita di  quella  riservata  ai  tipi  previsti  dalla  legge.  Secondo  una  certa  concezione  interpretativa, infatti, il contratto tipico sarebbe esente dalla necessità di un controllo  sulla  sua  causa,  la  quale  per  definizione  sarebbe  sempre  lecita,  in  quanto  si  tratta  di  uno schema legale creato dall’ordinamento. 

L’indagine  più  attenta  sul  contratto  atipico,  ha  affrontato  il  tema  dell’interesse  meritevole  di  tutela  partendo  dall’idea  che  il  contratto  atipico  pone  un  problema  di  produzione normativa, il cui controllo deve essere effettuato facendo ricorso a norme  che si trovino in una posizione di superiorità rispetto a quella di cui all’art. 1322 c.c. e  che,  quindi,  si  dovesse  far  richiamo  ai  principi  generali  dell’ordinamento,  quali  quelli  dettati soprattutto nella Costituzione68

      

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 G.B. Ferri, Meritevolezza degli interessi e utilità sociale, in Riv. dir. comm., II, 1971, 87. 

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  R.  Scognamiglio,  sub Art.  1322. (Autonomia  contrattuale), in  Commentario  del codice  civile Scialoja‐ Branca, Dei contratti in generale artt. 1321‐1352, Bologna‐Roma 1970, 42. L’autore precisa che questo  non significa che nell’ambito dei contratti innominati si debba procedere in ogni caso ad una verifica in  concreto  degli  interessi  perseguii  dalle  parti.  Infatti,  nella  maggioranza  dei  casi  i  contratti,  pur  non  disciplinati dalla legge, appaiono già ampiamente diffusi e possiedono spesso anche un proprio nomen  nella prassi del traffico. In altri termini, si propongono come contratti in tal senso già tipizzati (tipicità  c.d.  sociale),  per  i  quali  il  riscontro  della  loro  attitudine  a  soddisfare  interessi  meritevoli  di  tutela  si  effettua al livello di uno schema astratto, ed incontra esito positivo, senza alcun bisogno di un  ulteriore  controllo, se risulta per l’appunto che a quello strumento contrattuale si ricorre per realizzare un certo  tipo  di  funzione  che  la  coscienza  giuridico‐sociale  considera  positivamente.  In  caso  di  giudizio  sfavorevole, invece, si rimane sul piano di un accordo di fatto o addirittura riprovato dal diritto.   

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In  verità,  come  ha  affermato  un  importante  autore,  il  giudizio  di  meritevolezza  si  risolve  in  un  giudizio  sull’idoneità  dell’assetto  privato  a  derogare  lo  schema  della  tipicità legale; in tal senso, il giudizio non può che essere reso sulla base di parametri  obiettivi i quali, tuttavia, fanno riferimento proprio alla volontà dei privati69