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La cena triste

Nel documento Le carte del primo Lavorare stanca (pagine 138-143)

Lavorare Stanca nell’ “Archivio Cesare Pavese”

42. La cena triste

Le carte manoscritte relative a La cena triste sono quattro e conservate all’interno del fascicolo FE 5I.44. Sono costituite da carta lievemente ruvida e ingiallita, vergate a lapis e con inchiostro nero e numerate dall’autore a matita.

La prima, FE 5I.44.1 (FE 5I.44 003624 00 G), presenta i segni marcati delle piegature a croce e mostra la segnatura d’autore nell’angolo in alto a destra (C 1). È scritta a matita e riporta modifiche e variazioni a penna nera. È costituita da trentanove righe e diciotto versi. Rappresenta la prima stesura della prima parte della terza strofa fino al v. 25.

La seconda carta, FE 5I.44.2 (FE 5I.44 003625 00 G), è divisa in due da uno strappo che percorre la piegatura centrale verticale. Nell’angolo superiore sinistro figura la numerazione d’autore apportata a matita (C 2). Mostra molte cancellature e varianti: presenta, infatti, quarantuno righe per diciannove versi, divisi in tre blocchi affiancati da lettere e numeri chiusi da parentesi, posti dall’autore per riordinarli. Il primo blocco corrisponde agli ultimi due versi della seconda strofa, il secondo ad alcuni versi all’inizio della terza strofa, infine il terzo blocco presenta la prima stesura della prima lassa ed è preceduto dal titolo e dalle sue varianti, scritti sul lato destro del foglio, tutti sottolineati. La prima ipotesi di titolo sarà poi la stessa forma definitiva La cena triste, ma in questo primo momento viene scartata dall’autore e cancellata in favore della seconda, Gente che ha fame, per poi essere ripresa in considerazione e riscritta una riga più in alto.

La terza, FE 5I.44.3 (FE 5I.44 003626 00 G), reca forti segni di piegatura centrale, sia verticale sia orizzontale. È stata numerata dall’autore nell’angolo superiore destro (C 3). Riporta trentuno righe per venti versi, di cui i primi due ed altri quattro sono cassati in blocco. La carta continua la composizione della terza strofa presentata della prima pagina.

La quarta carta, FE 5I.44.4 (FE 5I.44 003627 00 G), presenta una piega nell’angolo superiore sinistro, celando forse la numerazione d’autore, e i segni marcati di piegatura a croce. È costituita dal titolo, sottolineato, che figura sul lato destro, e dai trentasette versi della lirica.

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L’unico dattiloscritto che riporta La cena triste è contenuto nel fascicolo FE 5II.20 e costituito da carta velina bianca. È vergato solo su recto con inchiostro nero e reca il titolo, centrato e in lettere maiuscole, e i trentasette versi della lirica con le varianti apportate a penna nera dall’autore ai margini laterali. Una prima cancellatura compare in alto a sinistra del titolo, la seconda al v. 11 in cui viene espunto l’attributo pienotte e sostituito da abbrunite. Al verso successivo invece l’autore barra l’aggettivo bruno riferito al tavolo in favore di bianco, tornando così alla scelta originaria testimoniata dai manoscritti. Il v. 22 muta da I sentori succosi tormentano l’ombra, a I sapori tormentano l’ombra seduta. Al v. 32 viene depennata la prima occorrenza del sostantivo nari battuto due volte per errore.

In AP III.3 le carte che riportano La cena triste sono la settantatreesima e la settantaquattresima, che riportano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore destro: rispettivamente AP III.3.73 e AP III.3.74. Sono stampate con inchiostro nero solo su recto, e ancora rilegate all’interno di un plico che originariamente accoglieva tutte le carte del fascicolo. La carta dei due documenti è ingiallita ma in buono stato.

AP III.3.73 (AP III.3 000748 00 G) oltre al titolo, centrato e in lettere maiuscole, contiene diciassette versi; AP III.3.74 (AP III.3 000749 00 G) invece reca i restanti diciannove versi.

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43. Paesaggio (IV)

Il fascicolo del manoscritto di Paesaggio(IV) – il cui titolo compare però senza il numero in queste carte manoscritte e poi nella prima edizione di Lavorare stanca – è FE 5I.41, costituito da tre fogli sciolti di carta bianca e liscia vergati solo su recto con inchiostro nero. Riportano tutti la segnatura d’archivio a lapis nell’angolo inferiore sinistro e la numerazione d’autore nell’angolo superiore sinistro, sempre a matita.

La prima carta, FE 5I.41.1 (FE 5I.41 003610 00 G), è stata numerata dall’autore (C 1) nell’angolo in alto a destra, presenta un forte segno di piegatura centrale orizzontale e come la successiva misura 140 mm di larghezza e 192 mm di lunghezza. Riporta il titolo e trentatre righe che compongono diciotto versi, di cui tre cassati in blocco e gli altri corrispondenti alle prime due strofe.

La seconda, FE 5I.41.2 (FE 5I.41 003611 00 G), che misura 140 mm per 192, riporta come la precedente un forte segno di piegatura centrale orizzontale. Nell’angolo in alto a sinistra è presente la numerazione d’autore apportata a matita (C 2). Riporta ventitre righe che formano dieci versi corrispondenti ai versi dal 18 al 27.

La terza carta, FE 5I.41.3 (FE 5I.41 003612 00 G), è un foglio di recupero che misura 175 mm per 270, scritta con un inchiostro diverso da quello delle precedenti. È numerata dall’autore a matita come carta numero tre (C 3). Riporta solo quattro versi: i primi tre della terza strofa che mancavano nelle carte precedenti e uno cancellato.

Non sono stati ritrovati dattiloscritti relativi a Paesaggio (IV), anche se all’interno del portale “HyperPavese”, come anche nel sito “Guarini Archivi Web”, viene erroneamente “attribuito” alla lirica il dattiloscritto conservato nel fascicolo FE 5II.19, che riporta invece Paesaggio (V).

Paesaggio (IV) occupa due pagine del plico che raccoglie le bozze di stampa della prima edizione di Lavorare stanca, AP III.3. Entrambe sono stampate solo su recto e riportano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore destro (AP III.3.75 e AP III.3.76) e non presentano modifiche o revisioni.

La prima delle due (AP III.3 000750 00 G) reca il titolo, centrato e in lettere maiuscole, la dedica (a Tina) e sedici versi.

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44. Maternità

Le quattro carte manoscritte che costituiscono la minuta della lirica sono conservate nel fascicolo FE 5I.49. Sono vergate con inchiostro nero e lapis su carta ingiallita e lievemente ruvida e presentano la numerazione d’autore a matita nell’angolo superiore sinistro e la segnatura d’archivio nell’angolo inferiore sinistro, sempre a lapis.

La prima carta, FE 5I.49.1 (FE 5I.49 003646 00 G), riporta lievi sgualciture agli angoli e la numerazione d’autore nell’angolo superiore sinistro (C 1). È interamente vergata a lapis. Si presenta tormentata, ricca di cancellature. È costituito da quaranta righe per diciotto versi relativi alla terza strofa.

La seconda, FE 5I.49.2, mostra un marcato segno di piegatura orizzontale, in corrispondenza del quale figura uno strappo sul lato sinistro della carta e il margine superiore si presenta sgualcito e lievemente lacerato.

Il recto (FE 5I.49 003647 00 F) reca nell’angolo in alto a sinistra la numerazione d’autore a apposta a matita (C 2). È vergato a matita e, come il precedente, abbonda di cancellature e varianti, per cui per venti versi (inerenti la prima e la seconda strofa) si hanno quarantadue righe.

Il verso (FE 5I.49 003648 00 F) riporta nella prima metà sedici righe scritte con inchiostro nero, mentre nella seconda metà presenta quindici righe scritte a matita. Probabilmente rappresenta la prima stesura della prima strofa.

La terza carta, FE 5I.49.3, è strappata nell’angolo inferiore sinistro e lacerata sempre sul lato sinistro e al centro della pagina in corrispondenza del marcato segno di piegatura centrale orizzontale. Mostra piccole pieghe e una lieve lacerazione lungo il margine superiore.

Il recto (FE 5I.49 003649 00 F) mostra la numerazione d’autore nell’angolo in alto a sinistra (C 3). È formato da diciotto righe che compongono nove versi, relativi all’ultima lassa, di cui i primi quattro sono barrati.

Il verso (FE 5I.49 003650 00 F) non presenta tracce di scrittura.

La quarta carta, FE 5I.49.4, esibisce un doppio segno di piegatura centrale orizzontale ed è stata numerata a matita dall’autore nell’angolo superiore sinistro (C 4).

Il recto (FE 5I.49 003651 00 F) reca trenta versi scritti con grafia curata, corrispondenti ai primi ventisei versi e altri quattro cancellati, perché verosimilmente l’autore ha preferito una diversa conclusione.

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Il verso (FE 5I.49 003652 00 F) è completamente bianco.

L’unico dattiloscritto della lirica pervenutoci costituisce il fascicolo FE 5II.17. È vergato con inchiostro blu sul recto di un foglio di carta velina a trama rigata e riporta la segnatura d’archivio apposta a matita nell’angolo inferiore sinistro. Mostra una sgualcitura nell’angolo in alto a sinistra. È costituito dai trenta versi della lirica e dal titolo originario e poi rifiutato Nudismo,che compare nel margine destro all’altezza del v. 4, scritto in lettere maiuscole. Non presenta modifiche, correzioni di errori di battitura o interventi a penna.

All’interno di AP III.3, il fascicolo che raccoglie le bozze d’archivio per la prima edizione di Lavorare stanca, le carte relative a Maternità sono due: l’ottantacinquesima e l’ottantaseiesima. Sono stampate con inchiostro nero solo su recto, non presentano modifiche o variazioni e sono rilegate nel plico che un tempo le raccoglieva insieme a tutte le altre prove di stampa. Riportano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore destro.

La prima delle due carte, AP III.3.85 (AP III.3 000760 00 G), è composta dal titolo, centrato e in lettere maiuscole, e i primi diciannove versi. La seconda, AP III.3.86 (AP III.3 000761 00 G), è costituta dai restanti dieci versi della lirica.

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Nel documento Le carte del primo Lavorare stanca (pagine 138-143)