Lavorare Stanca nell’ “Archivio Cesare Pavese”
24. Città in campagna
Il manoscritto di Città in campagna è contenuto nel fascicolo FE 5II.22, costituito da cinque carte, tutte vergate con inchiostro nero o lapis solo su recto ad eccezione dell’ultima che riporta sul verso un indice di Lavorare stanca. Presentano una carta ingiallita leggermente ruvida che riporta la segnatura d’archivio nell’angolo inferiore sinistro e la numerazione d’autore nell’angolo in alto a sinistra.
La prima carta, FE 5II.22.1 (FE 5II.22 003521 00 G), è vistosamente logorata lungo il margine sinistro e porta i segni marcati delle piegature centrali orizzontali e verticali. Nell’angolo superiore sinistro l’autore l’ha numerato C 1. È costituita da quarantatre righe, di cui l’ultima, oltre a due scritte in trasversale sul margine destro, scritte in matita. Sono presenti numerose cancellature e variazioni.
La seconda carta, FE 5II.22.2 (FE 5II.22 003522 00 G), è più piccola delle altre, è vergata in senso orizzontale e nell’angolo superiore sinistro compare la numerazione d’autore C 2. Riporta solo quattro righe scritte a lapis che formano un unico verso. Figurano evidenti tracce di piegatura a fisarmonica.
La terza, FE 5II.22.3 (FE 5II.22 003523 00 G), è lacerata lungo la piegatura centrale verticale. È numerata in alto a sinistra dall’autore C 3. Mostra quindici righe di cui le ultime cinque sono costituite da un calcolo segnato sul margine destro della pagina.
La quarta carta, FE 5II.22.4, è lacerata in corrispondenza della piegatura centrale e presenta il bordo del margine destro frastagliato. Riporta la numerazione d’autore nell’angolo in alto a sinistra C 4.
Il recto (FE 5II.22 003524 00 F) reca ventiquattro righe, di cui le prime tre cassate in blocco.
Il verso (FE 5II.22 003525 00 F) riporta la prima riga costituita dal titolo della raccolta sottolineato e centrato, diciotto righe nella metà sinistra della pagina e sette nella metà destra. Tutte le righe del lato sinistro e le prime due del lato destro rappresentano l’elenco delle liriche, mentre le altre cinque rappresentano la legenda delle categorie tra le quali l’autore suddivide le poesie.
I dattiloscritti di Città in campagna sono FE 5II.26 e FE 5II.35, entrambi vergati con inchiostro nero.
84
FE 5II.26 è marcato con la segnatura d’archivio a lapis nell’angolo inferiore sinistro e lacerato in corrispondenza della piegatura centrale. Sul recto (FE 5II.26 003973 00 F) reca trentasei dei trentasette versi della lirica e la parentesi segnata a penna con l’indicazione segue. L’ultimo verso è riportato sul verso del foglio (FE 5II.26 003974 00 F) insieme ad altre quattro righe interamente cancellate (una scritta prima e tre dopo il verso in questione) che rappresentano tentativi poi rifiutati di conclusione della poesia. Il verso riporta inoltre il numero ventidue scritto in matita rossa, in senso perpendicolare a quello del testo.
Tutto il documento è ricco di varianti, inserzioni e cancellature apportate in penna nera dall’autore. Intanto, dopo che è stato battuto, viene aggiunto il titolo non dattiloscritto, centrato e fra trattini bassi. Il primo intervento sul testo compare invece alla fine del v. 6 in cui, dopo il punto, il soggetto è cassato ed è stata riscritta maiuscola la prima lettera del verbo immediatamente successivo. Al verso successivo l’aggettivo bianchissimi viene espunto e sostituito in un primo momento con più bianchi, che è stato a sua volta cancellato, e infine con più candidi. Al v. 11 viene corretta una preposizione: a settembre diventa in settembre); e poco oltre, al contrario di ciò che avviene nel manoscritto, il dimostrativo apocopato sto viene rimpiazzato dall’aggettivo dimostrativo quel (sto sole rovente è trasformato in quel sole rovente). Al v. 13 viene eliminata una parentesi quadra chiusa battuta prima del punto. All’inizio v. 16 è stato cancellato l’avverbio ma. Alla fine del v. 17 viene aggiunta una virgola, così come a metà di quello successivo. Al v. 21 sono prima segnate e poi cancellate due segni che abbracciano la prima metà del verso (bianco e rosa: pareva) e rimandano alla variazione presente sul margine destro, anch’essa espunta (biancastro pareva). Ai vv. 24 e 25 i verbi all’imperfetto (eran v. 24, sedeva v. 25) vengono trasformati al presente (sono v. 24, siede v. 25]. Il v. 26 viene pesantemente trasformato: da in città stanno al fresco e tranquilli, poi comprano l’uva, diviene in città stanno al fresco a far niente, ma comprano l’uva. Il verso successivo è stato dattiloscritto così: la rovesciano in grandi cantine e diventano ricchi, ma la prima metà del verso secondo una prima modifica, poi cancellata, sarebbe dovuta essere: fanno il vino cattivo come nel manoscritto, e infine viene trasformata in la lavorano in grandi cantine. L’autore è intervenuto anche ai vv. 27 e 28, se restavano a sera vedevano in mezzo alle piante, \ come l’anno passato, ogni viale una fila di luci, che diventano [passando per un se restavano a notte] se restavano ancora vedevano in mezzo alle piante, \ nella sera, ogni viale una fila di luci. Al verso
85
successivo interviene sulle vocali finali del primo sostantivo e del suo articolo (la pergola), declinandoli al singolare. La seconda metà del v. 21 La pioggia è sicura è modificata in e la vigna è matura. Sul margine destro è presente il verso che l’autore inserisce qui come terz’ultimo (v. 35), ma che nell’altro documento e poi nella versione definitiva è il penultimo. Sempre sul margine destro ma alla riga successiva, figura l’indicazione tra parentesi che il testo segue nell’altra faccia del foglio.
Il secondo dattiloscritto, FE 5II.35, presenta sgualciture e lacerazioni lungo i margini e in corrispondenza delle piegature a croce, soprattutto della piega orizzontale. Vi è una doppia marcatura d’archivio: una nell’angolo inferiore sinistro, come di regola, e una a metà del margine laterale sinistro, poco prima della piegatura. Rispetto al documento precedente è meno segnato dagli interventi dello scrittore e riporta tutto il testo sul recto (FE 5II.35 003986 00 G). Anche in questo caso il primo intervento compare nel titolo in cui viene modificata la preposizione. Il secondo appare alla fine del v. 7, dove al posto di più candidi compaiono due varianti: bianchissimi e splendenti, delle quali la prima è stata cancellata in favore della seconda. L’iniziale della prima parola del v. 28 è riscritta maiuscola. Il terzultimo e il penultimo verso sono invertiti.
All’interno di AP III. 3, fascicolo che conserva le bozze di stampa per la prima edizione della raccolta, le carte relative a Città in campagna sono la quarantaduesima e la quarantatreesima, marcate nell’angolo inferiore destro con la segnatura d’archivio: AP III.3.42, AP III.3.43. Sono entrambe rilegate all’interno del plico che le raccoglieva insieme alle altre prove di stampa. Sono stampate con inchiostro nero esclusivamente su recto e sono prive di annotazioni o variazioni.
La prima delle due carte (AP III.3 000716 00 G) riporta il titolo, centrato in lettere maiuscole, e i primi diciotto versi della poesia. La seconda (AP III.3 000717 00 G) è costituita dai restanti diciannove versi.
86