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Pensieri di Dina

Nel documento Le carte del primo Lavorare stanca (pagine 81-88)

Lavorare Stanca nell’ “Archivio Cesare Pavese”

17. Pensieri di Dina

Il manoscritto della lirica è FE 5I.15, costituito da cinque carte numerate dall’autore nell’angolo superiore sinistro e marcate con la segnatura d’archivio nell’angolo in basso a sinistra.

La prima, FE 5I.15.1, è molto logora e presenta numerose pieghe e tre grandi strappi: due sul margine sinistro e una sul margine destro. È stata numerata dall’autore C 1 a matita, nell’angolo superiore sinistro, ed è scritta solo sul recto (FE 5I.15 003474 00 G), che reca cinque righe di appunti che descrivono la protagonista e l’ambientazione della lirica.

La seconda carta del fascicolo, FE 5I.15.2, mostra i segni della piegatura centrali molto marcati, lungo la piega verticale reca alcune lacerazioni al margini superiore e a quello inferiore. Nell’angolo superiore sinistro figura la numerazione d’autore C 2. È vergata solo su recto (FE 5I.15 003475 00 G) che riporta dodici righe, composte da sette versi, che non compaiono nella redazione definitiva della poesia, e dalle loro varianti sopra o sottoscritte. Vi figura anche un’inversione nell’ordine delle parole all’interno del terzo verso.

La terza carta, FE 5I.15.3, numerata dall’autore C 3 nell’angolo superiore sinistro, è un foglietto a quadretti di piccole dimensioni, che reca su una solo lato (FE 5I.15 003476 00 G) sette righe, di cui la prima interamente barrata. È presente una macchia d’inchiostro alla fine del secondo verso.

La quarta, FE 5I.15.4, è un po’ sgualcita e con forti segni di piegatura al centro, sia in senso orizzontale, sia in senso verticale. Nell’angolo superiore sinistro è presente la numerazione d’autore C 4.

Il recto (FE 5I.15 003477 00 F) riporta in fondo alla pagina la data di composizione, 23-24 marzo ’33, preceduta da una nota che specifica essere avvenuta in due giorni. Reca trentatre righe, corrispondenti al testo da metà del v. 10 fino all’ultimo verso.

Il verso (FE 5I.15 003478 00 F) è costituito da ventisei righe, alcune delle quali interamente cassate, vi sono modifiche consistenti e cancellature.

La quinta carta FE 5I.15.5 presenta una gran lacerazione nel margine inferiore sinistro e una vistosa sbavatura d’inchiostro. Nell’angolo in alto a sinistra figura la numerazione apposta dall’autore a matita C 5. È vergata solo su recto (FE 5I.15 003479

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00 F) che si mostra molto tormentato. Abbondano le cassature, di cinquantatre righe due gruppi di due e quattro versi sono depennati con linee sinusoidali, mentre le ultime dieci linee sono barrate. Ogni verso riporta espunzioni e varianti. È presente un’inversione al primo verso. Le prime righe sono occupate dal titolo sottolineato e da una sua variante cancellata, Mattinata, a cui viene sostituito.

Della lirica Pensieri di Dina possediamo un solo dattiloscritto: FE 5II.60, contenente una sola carta che reca la segnatura d’archivio nell’angolo inferiore sinistro, in matita, FE 5II.60.1. Il documento è vergato solo su recto e presenta un inchiostro nero e alcune variazioni apportate dall’autore in penna nera. Al v. 1 Pavese aggiunge la p omessa all’interno della parola limpida, al v. 11 cancella un carattere scritto per errore, mentre al v. 12 corregge la g di ragazzo. Al verso 21 espunge una lettera di troppo all’interno della parola stasera, al v. 27 invece aggiunge la seconda m del condizionale dovremmo.

In AP III.3 le carte che riportano Pensieri di Dina sono la ventinovesima e la trentesima, che riportano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore destro: rispettivamente AP III.3.29 e AP III.3.30. Sono stampate con inchiostro nero solo su recto, e ancora rilegate all’interno di un plico che originariamente accoglieva tutte le carte del fascicolo. La carta dei due documenti è ingiallita ma in buono stato.

AP III.3.29 (AP III.3 000703 00 G) oltre al titolo, centrato e in lettere maiuscole, contiene venti versi; AP III.3.30 (AP III.3 000704 00 G) invece reca i restanti nove versi.

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18. Tradimento

Le carte manoscritte riguardanti Tradimento sono raccolte all’interno del fascicolo FE 5I.9 e del fascicolo FE 5II.66. Il primo riunisce le pagine della prima minuta, il secondo ne attesta una redazione successiva.

FE 5I.9 è costituito da nove fogli sciolti scritti con inchiostro nero, la cui carta è ormai ingiallita e riporta a matita nell’angolo inferiore sinistro del recto la segnatura d’archivio. Nell’angolo superiore sinistro di ciascuno è presente una numerazione apposta a matita dall’autore. Le prime due carte sono compilate su recto e verso, mentre le successive sono vergate solo su recto. I fogli dal terzo al sesto sono costituiti da carta rigata di recupero, il cui bordo inferiore è strappato, mentre le pagine dalla settima alla nona presentano una carta molto spessa e sgualcita, in particolar modo sui margini e un evidente segno di piegatura centrale.

La prima carta, FE 5I.9.1, numerata dall’autore C 1 nell’angolo in alto a sinistra, è costituita da una carta rigata le cui dimensioni sono 210 millimetri di larghezza per 307 millimetri di lunghezza, e esibisce un marcato segno di piegatura orizzontale al centro. Entrambe le facce mostrano una grafia molto curata ed elegante, sebbene non manchino interventia lapis e matita rossa.

Il recto (FE 5I.9 003412 00 F) riporta quarantaquattro righe, composte dai primi ventisei versi, con le rispettive varianti sopra e sottoscritte, e dal titolo, in lettere maiuscole tra trattini bassi. Vi sono cancellature e variazioni, soprattutto tra gli ultimi versi che mostrano anche un’inversione nell’orine delle parole. Sono sottolineate con la matita rossa le parole pronunciate dal personaggio femminile e al primo verso il sintagma poi cancellato: a bordo.

Il verso (FE 5I.9 003413 00 F) reca invece ventotto righe, costituite dai restanti diciassette versi della lirica e dalle loro varianti, che anche qui figurano, seppure in minor numero, insieme ad una sottolineatura in rosso al primo verso della parola angolo.

La seconda carta, FE 5I.9.2, larga 234 millimetri e lunga 290, presenta due volte la stessa segnatura d’archivio, sia nell’angolo inferiore sinistro sia in quello destro, mentre nell’angolo superiore sinistro riporta la numerazione d’autore C 2. È lacerata in corrispondenza della piegatura centrale verticale e, come la precedente, riporta variazioni e inversioni fatte a lapis o in matita rossa. Sia sul recto sia sul verso del

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manoscritto figurano dei numeri, tre per lato del foglio, sul margine laterale sinistro che sono stati poi cassati.

Il recto (FE 5I.9 003414 00 F) è costituito, oltre al titolo sottolineato e centrato, da trentadue righe, a loro volta composte dai primi ventitre versi della poesia con le relative varianti. In particolare il secondo emistichio del primo verso appare abbastanza travagliato, e nel proliferare delle varianti due di esse, poi entrambe espunte, sono state sottolineate in rosso dall’autore o per essere sostituite una con l’altra, oppure per essere invertite.

Il verso (FE 5I.9 003415 00 F) riporta trentatre righe che mostrano un maggior numero d’interventi di revisione o causati dall’elaborazione in fase di scrittura, rispetto al recto, in parte a penna, in parte con la matita rossa.

La terza carta, FE 5I.9.3, reca come le altre la numerazione d’autore nell’angolo in alto a sinistra C 3. Misura 217 millimetri in larghezza e 270 in lunghezza ed è costituita solo dal recto (FE 5I.9 003416 00 G) che si presenta molto tormentato. La gran parte delle trentatre righe che lo compongono sono barrate e i versi superstiti si raggruppano in due porzioni la prima andrà poi a formare la prima strofa (a parte il primo verso, tutti gli altri sono le prime elaborazioni degli ultimi quattro versi della prima lassa), mentre la seconda reca i primi tre versi della seconda.

La quarta carta, FE 5I.9.4, numerata dall’autore C 4, misura 217 millimetri di larghezza per 270 millimetri di lunghezza. È anch’essa vergata solo su recto (FE 5I.9 003417 00 G) e altrettanto tormentata. Solo un verso è interamente cassato, ma ognuno degli altri quattordici versi da origine a molte varianti, tanto che si contano quarantaquattro righe, che riportano gran parte della seconda strofa e i primi della terza.

La quinta, FE 5I.9.5 è scritta solo su recto (FE 5I.9 003418 00 G) e numerato C 5 dall’autore nell’angolo superiore sinistro. Le dimensioni della carta sono, come le precedenti, 217 millimetri di larghezza x 270 di lunghezza. È costituito da venti righe interamente barrate.

La sesta carta, FE 5I.9.6, vergata solo su recto (FE 5I.9 003419 00 G), misura 217 millimetri di larghezza per 270 millimetri di lunghezza. Riporta come le altre la numerazione d’autore, in questo caso C 6, ed è costituita da trentanove righe. Vi sono molte cancellature, rappresenta una delle prime elaborazioni della terza strofa, ma non comprendono versi interi, seppure questa stesura sia molto distante dalla redazione finale.

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La settima carta, FE 5I.9.7, come le successive, misura 256 millimetri di larghezza e 342 millimetri di lunghezza, e ha il margine destro sgualcito e molto piegato. È vergato solo su recto (FE 5I.9 003420 00 G), reca la numerazione d’autore, C 7, nell’angolo in alto a sinistra cinquantasette righe corrispondenti alle prime due strofe, di cui sette interamente barrate. La prima riga è occupata dal numero 2 scritto in caratteri romani, centrato e poi cancellato, e da una variante del titolo, Gelosia, scritta a destra, sottolineata e poi cancellata. La seconda riga invece è costituita dal titolo definitivo, anch’esso sottolineato e inserito successivamente tra il numero romano e la prima intitolazione cancellata.

L’ottava carta, FE 5I.9.8, è larga 256 millimetri ed è lungo 342 millimetri. Presenta un forte segno di piegatura a metà, una lacerazione e delle pieghe. È scritta solo su recto (FE 5I.9 003421 00 G), numerato dall’autore nell’angolo superiore sinistro come C 8 e costituito di trentasei righe. Riporta una stesura della terza strofa. A parte la prima riga costituita dal numero 3 romano, le successive sette come le ultime diciotto sono depennate in blocco da linee trasversali. Solo sei versi, nella porzione centrale della carta, non sono interamente espunti, ma presentano diverse cancellature.

La nona carta, FE 5I.9.9, (256 mm per 342 mm) è vergata solo su recto (FE 5I.9 003422 00 G) e riporta nell’angolo in alto a sinistra la numerazione apportata dall’autore a matita C 9. Il margine inferiore è molto logoro ed è strappato in più punti, oltre ad essere sgualcito e piegato. Nell’angolo inferiore destro è riportata la data giugno 29 – 30. 32. Le espunzioni qui presenti sono tante, come sono numerose le varianti. La carta riporta altri tentativi di composizione della terza lassa.

Come si è già anticipato, esiste un altro manoscritto relativo a Tradimento: FE 5II.66. È una bella copia della poesia scritta con una grafia elegante e curata, costituita da una sola pagina scritta su recto e verso con inchiostro nero. La carta spessa e filigranata è ingiallita e particolarmente sgualcita lungo i margini che riportano piccole lacerazioni, soprattutto in corrispondenza del marcato segno di piegatura centrale. Nell’angolo inferiore sinistro del recto è presente la segnatura d’archivio apposta a matita (FE 5II.66).

Il recto (FE 5II.66 004027 00 F) riporta il titolo, centrato, sottolineato e fra trattini bassi, e le prime due strofe costituite da ventiquattro versi, oltre ad una variante

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sottoscritta all’ultimo, che rappresenta l’unica modifica presente in questa carta. Sotto all’aggettivo vigliacco è scritta l’alternativa poi cancellata: ambiguo.

Il verso (FE 5II.66 004028 00 F) è composto invece dai diciannove versi della terza strofa.

Tre dattiloscritti riportano Tradimento: FE 5II.33, FE 5II.54 e FE 5II.67; sono tutti costituiti da una sola carta e presentano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore sinistro del recto. I primi due sono vergati solo su, mentre l’ultimo è scritto anche sul verso.

FE 5II.33 è dattiloscritto con inchiostro blu solo su recto (FE 5II.33 003984 00 G) che reca in alto sulla destra la data in matita (giugno ’32), il titolo, centrato e in lettere maiuscole, e i quarantatre versi della lirica. La carta liscia è ingiallita e mostra varie lacerazioni sul margine laterale sinistro e il margine inferiore.Sono presenti alcuni interventi autografi apportati con inchiostro nero: al v. 7 Pavese corregge la o di molti, al v. 8 elimina prima del punto un carattere scritto per errore e una parentesi prima della chiusura degli apici, al v. 16 inserisce il verbo (è) dell’oggettiva, infine al v. 18 la modifica delle prime due parole è poi cancellata.

FE 5II.54 è dattiloscritto invece con inchiostro nero solo su recto (FE 5II.66 004027 00 F), come il precedente riporta il titolo centrato e in lettere maiuscole e tutti i quarantatre versi della poesia. Gli interventi dell’autore sul testo sono pochi e irrilevanti: al v. 12 riscrive la t di quant’è, al v. 24 con un segno grafico fa rientrare il punto interrogativo all’interno delle virgolette del discorso diretto, ai vv. 35 e 42 cancella una lettera superflua (la d eufonica della congiunzione e una lettera battuta per errore dopo il pronome mi).

L’ultimo dattiloscritto è con ogni probabilità una copia effettuata con la carta carbone, ed è costituito da una carta sottile, ormai ingiallita. È vergato su recto e verso e non vi sono variazioni. Il recto è composto dal titolo, al centro della prima riga e in lettere maiuscole, e ventisette versi della poesia, mentre i restanti sedici sono scritti sul verso della carta, nel quale compare una macchia arancione, che traspare in parte anche dall’altra parte del foglio.

All’interno del fascicolo che raccoglie le prove di stampa per la prima edizione della raccolta, AP III.3, le carte che contengono Tradimento sono la trentunesima e la

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trentaduesima. Entrambe sono segnate nell’angolo inferiore destro, rispettivamente come AP III.3.31 e AP III.3.32. Sono stampate solo su recto e sono rilegate tramite graffe metalliche apposte nel margine superiore all’interno di un plico che originariamente le riuniva assieme alle bozze delle altre liriche. Sono ingiallite, ma sostanzialmente si sono ben conservate.

La prima delle due (AP III.3 00705 00 G) presenta il titolo a lettere maiuscole e i primi diciannove versi, che occupano la prima strofa e parte della seconda.

La seconda carta (AP III.3 00706 00 G) reca gli altri ventiquattro versi appartenenti in parte alla seconda strofa e parte alla terza. L’inchiostro appare un po’ sbiadito.

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Nel documento Le carte del primo Lavorare stanca (pagine 81-88)