Lavorare Stanca nell’ “Archivio Cesare Pavese”
19. Mania di solitudine
Il fascicolo FE 5I.19 necontiene due stesure; è costituito da quattro fogli sciolti vergati con inchiostro nero solo su recto che recano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore sinistro. I primi tre sono stati numerati dall’autore in matita nell’angolo superiore sinistro.
La prima carta, FE 5I.19.1 (FE 5I.19 003501 00 G), presenta una lacerazione lungo la piegatura verticale centrale e la numerazione d’autore C 1 nell’angolo in alto a sinistra. Riporta quarantasei righe di cui la prima è occupata dal titolo centrato, sottolineato e affiancato dal numero 1 chiuso da parentesi. Una porzione costituita da cinque righe e mezzo è cassata in gruppo da biffe trasversali che si incrociano. Vi sono cancellature e modifiche e sul margine sinistro compaiono il numero 7 e più in basso il numero 9, che con ogni probabilità indicano il numero di versi scritti. Inoltre sempre sul lato sinistro vi è una freccia la che punta verso sinistra, che sembra quindi rimandare ad un’altra pagina.
La seconda carta, FE 5I.19.2 (FE 5I.19 003502 00 G), è divisa in due da uno strappo lungo tutta la piegatura verticale centrale. Reca trentadue righe di cui la prima è rappresentata dalla numerazione d’autore “C 2”, che compare nell’angolo a sinistra, dalla freccia che poco più in basso punta verso sinistra e dal numero 2 chiuso da parentesi che figura nell’angolo opposto. Subito dopo è presente un insieme di diciotto righe che sono eliminate da linee trasversali, mentre le ultime nove sono preposte ai due versi centrali da una freccia.
La terza carta, FE 5I.19 (FE 5I.19 003503 00 G), riporta la data 27-29 maggio ’33 e dodici righe, di cui la prima è costituita da un 3 seguito da parentesi nell’angolo a sinistra seguita dalla numerazione d’autore C 3. Poco più sotto si trova sempre sul lato sinistro del foglio una freccia che punta a sinistra. Accanto al testo sul margine a sinistra è presente il numero sei chiuso da parentesi, che indica il numero di versi presenti in questa pagina.
La quarta carta, FE 5I.19 (FE 5I.19 003504 00 G), presenta marcati segni di piegatura centrale, sia orizzontale sia verticale, e una piccola piega nell’angolo inferiore sinistro. Rappresenta una stesura successiva rispetto a quella delle pagine precedenti, come testimonia il fatto che la pagina contiene l’intera lirica ‒ trenta versi ‒ composta e ordinata, senza asterischi o rimandi tra i blocchi, con il titolo centrato e sottolineato.
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Questa carta costituisce una bella copia, la grafia è curata e compaiono pochissime cancellature e variazioni. Al v. 7 Pavese riporta in un primo momento la seconda forma verbale, ha stordito, presente nella prima pagina del manoscritto (FE 5I.19.1) in cui viene preferita alla prima variante stordisce. L’autore decide poi di ritornare qui (FE 5I.19.4) alla prima scelta (stordisce) che resterà definitiva. Anche al v. 18 riprende la variante presente nel secondo foglio del fascicolo (FE 5I.19.2) un brusio di silenzio, modificato poi in questa pagina (FE 5I.19.4) in brusii di silenzio.
Esistono due dattiloscritti relativi a Mania di solitudine: FE 5II.12 e FE 5II.63. Entrambi presentano la segnatura d’archivio a matita nell’angolo inferiore sinistro del recto. Sono dattiloscritti con inchiostro nero su recto e recano oltre la titolo, centrato e in lettere maiuscole, e ai trenta versi della lirica, le modifiche apportate dall’autore in penna nera.
FE 5II.12 è costituita da una carta liscia ormai ingiallita. È presente una piccola piega all’angolo superiore sinistro e una macchia arancione, forse dovuta al contatto con qualche oggetto metallico arrugginito, che compare in entrambi i lati del foglio: in basso a sinistra sul recto e in basso a destra sul verso. La carta presenta marcato segno di piegatura centrale e in sua corrispondenza esibisce una lacerazione sul margine destro.
Il recto (FE 5II.12 003953 00 F) riporta interventi dello scrittore: al v.5 in cui il trattino basso viene corretto in trattino alto, al v.10 dove viene riscritta la a di mangio, al v. 15 dove pensiero viene sostituito da silenzio, al v. 18 viene inserito l’articolo un al posto della cancellatura.
Il verso (FE 5II.12 003954 00 F) nella prima metà reca il numero 19 scritto in rosso in senso verticale. Nella seconda metà invece mostra un’ampia annotazione autografa relativa a Il mestiere di poeta, composta da ventisei righe in inchiostro nero e scritta lievemente di traverso, un po’ ascendente da sinistra verso destra.
FE 5II.63 non presenta danni evidenti è vergato solo su recto (FE 5II.63 004024 00 G) e riporta numerose correzioni di semplici errori di battitura. Al v. 6 viene sovrascritto un apostrofo alla vocale della parola successiva scritta troppo presto, al v. 7 viene espunta una o di troppo dalla parola corpo, al v. 9 la l dell’articolo determinativo la è stata battuta sopra un’altra lettera scritta per errore, al v. 16 è depennata una c che per sbaglio è stata scritta all’interno della parola brusio, al v. 29 viene riunita la parola compagne che risultava divisa da uno spazio. Infine, l’unico intervento che si
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differenzia dagli altri perché implica una scelta stilistica, è quello che compare al 26 in cui viene eliminata la prima s della doppia del verbo sussurra.
In AP III.3, fascicolo che raccoglie le bozze di stampa per l’edizione Solaria, Mania di solitudine è riportata da due carte: la trentatreesima AP III.3.33, la trentaquattresima AP III.3.34, che riportano la segnatura d’archivio nell’angolo inferiore destro. I tre documenti sono ancora rilegati all’interno del plico che originariamente raccoglieva tutte le bozze.
La prima delle tre carte, AP III.3.33 (AP III.3 000707 00 G), è costituita dal titolo, centrato e in lettere maiuscole, e dai primi diciotto versi.
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