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La Corporate Social Performance e le sue relazioni con le CEO characteristics e la performance economico-finanziaria

7.2 Dalla Corporate Social Responsibility (CSR) alla Corporate Social Performance (CSP)

7.2.1 Cenni di riferimento sulla CSR

L'attenzione verso gli aspetti sociali dell'impresa è incrementata prepotentemente nel corso degli ultimi anni. Il concetto di RSI assume significati per certi aspetti divergenti a seconda di come viene affrontato nella letteratura e in base al periodo temporale di riferimento. Zappa, in un suo contributo del 1956, da ampio risalto alla funzione sociale dell'impresa affermando che “la nozione di azienda, mentre è tutta costruita in aderenza al solo aspetto economico della vita umana, non contrasta con la necessaria visione di tutti gli aspetti non economici di tale vita, religioso, etico, sociale, politico, giuridico, tecnico,...” (Mio, 2005). Inizialmente, vale a dire dal periodo post-seconda guerra mondiale e fino agli anni '70 del secolo scorso, il collegamento tra aspetti sociali ed economici dell'azienda era visto in termini di “ciò che è bene per l'impresa è bene per la società” (Smith, 1973); tuttavia “l'evidenza empirica ha invece dimostrato che non sempre il perseguimento dell'economicità è funzionale al benessere sociale, anzi, in alcuni casi si sono dovuti scontare pesanti effetti negativi sul piano sociale, anche in presenza di riscontri favorevoli sul piano economico” (Mio, 2005). Una serie di avvenimenti storici ed economici, a partire dalle crisi petrolifere ed energetiche del 1973 e del 1979, passando per la tragedia nucleare di Chernobyl del 1986, fino alla crescente liberalizzazione dei mercati, ha trasformato radicalmente il contesto competitivo internazionale, rendendolo più complesso e dinamico e facendo insorgere nuove problematiche anche a livello sociale ed ambientale, oltre che a livello economico. Le imprese sono state progressivamente chiamate a rispondere delle loro responsabilità in merito al crescere degli squilibri sociali, al folle sfruttamento degli ecosistemi locali, all'emissione incontrollata di sostanze inquinanti, alla globalizzazione del rischio ecologico, all'urbanizzazione feroce in molti paesi in via di sviluppo, alle disparità di trattamento delle minoranze e delle donne, solo per citare gli esempi più rilevanti (Mio, 2005). Bisogna sottolineare che se le aziende hanno cominciato a considerare gli aspetti non prettamente economici del loro operato grosso merito va riconosciuto all'opinione pubblica, che con il trascorrere degli anni ha incrementato il suo potere, rendendo la sua voce più forte; inoltre, come evidenziato da alcune ricerche compiute in numerose parti del globo, “i consumatori, attraverso atteggiamenti e comportamenti, premiano le aziende socialmente responsabili” (De Qualitate, IV/2003).

quell'insieme di responsabilità e di doveri che l'impresa ha verso i rispettivi

stakeholder” (Mio, 2005). Questo fondamentale concetto può essere ampliato

parafrasando quanto riportato nel Libro Verde della Commissione Europea del 2001: “oggi un'impresa agisce in modo socialmente responsabile non solo se adempie agli obblighi giuridici, ma anche se si spinge oltre, coerentemente a motivazioni morali condivise, operando in conformità alle aspettative espresse da propri interlocutori, ovvero gli stakeholder” (Mio, 2005).

Dopo esser giunti ad una definizione di CSR generalmente accettata (anche da importanti istituzioni quali l'Unione Europea) è necessario affrontare sinteticamente un tema strettamente legato alla stessa CSR, riguardante gli stakeholder e la stakeholder

theory. Molti studiosi riscontrano infatti proprio nella stakeholder theory di Freeman

(1984) le fondamenta sulle quali si è poi costruito il significato odierno di CSR. L'assunto base di questa teoria viene identificato nel “riconoscimento dell'esistenza di una molteplicità di relazioni a due vie tra l'impresa e l'ambiente circostante” (Freeman, 1984). L'ambiente circostante a cui Freeman fa riferimento riguarda ovviamente i contesti competitivi, sociali ed ecologici all'interno dei quali l'impresa opera e in cui agiscono numerosi altri soggetti che in qualche modo intrattengono delle relazioni con essa: gli stakeholder. Riprendendo quanto contenuto nel già menzionato Libro Verde della Commissione Europea (2001), lo stakeholder viene definito come “un individuo, una comunità o un'organizzazione che influisce sulle operazioni di un'impresa o ne subisce le ripercussioni”. Se in origine tale soggetto occupava per lo più un ruolo passivo poiché doveva soggiacere impotente alle conseguenze dell'attività aziendale, nel tempo, grazie ad una maggiore pressione di questi sull'impresa - la quale non ha più potuto non considerare le richieste provenienti dal suo esterno - lo stakeholder è diventato un vero e proprio agente attivo che si pone in relazione con l'azienda, aiutandola nella creazione di valore (Mio, 2005).

Letteralmente il termine stakeholder significa “portatore di interesse”. Un interesse che viene rivolto verso l'azienda, in particolare verso le modalità tramite cui viene gestita e i metodi attraverso i quali opera, poiché gli stakeholder da un lato possono ottenere da essa vantaggi economici e sociali, mentre dall'altro lato possono subire pesantemente le ripercussioni di un'attività aziendale svolta in modo non responsabile. La letteratura economica distingue gli stakeholder in (Mio, 2005):

interni; tra questi vi rientrano gli azionisti non executive, gli investitori, i partner commerciali più stretti e i dipendenti;

• esterni, come le imprese, i professionisti ed i consulenti che operano nell'indotto dell'impresa di riferimento, le comunità locali presenti nel contesto in cui opera l'impresa, le pubbliche amministrazioni e gli organismi che ne controllano le attività produttive, i fornitori, i clienti e la concorrenza.

Questa classificazione può essere ricondotta alle due categorie di stakeholder individuate dalla stakeholder theory (Du, Swaen, Lindgreen e Sen, 2013):

• primari: sono rappresentati ad esempio dai clienti, dai dipendenti e dagli investitori, ossia gli stakeholder essenziali per lo svolgimento delle attività dell'impresa;

• secondari: ci si riferisce alla comunità e all'ambiente naturale, cioè quei portatori di interessi che possono condizionare le attività dell'azienda solo indirettamente. La letteratura sul tema della CSR, seguendo gli assunti della stakeholder theory, ha diviso le politiche e i programmi relativi alla CSR a seconda della categoria di

stakeholder a cui sono rivolti: in questo modo si avrà una CSR di tipo tecnico e una

CSR di tipo istituzionale (Du, Swaen, Lindgreen e Sen, 2013). Nella prima rientrano tutte quelle attività di CSR indirizzate verso gli stakeholder primari, come le azioni destinate all'incremento della qualità e della sicurezza dei prodotti, all'innalzamento del livello di benessere e di salute dei dipendenti e alla ricerca di forme di governance più partecipative. La CSR di stampo istituzionale coinvolge invece gli stakeholder secondari, traducendosi in attività con effetti positivi sulla comunità (formazione, manifestazioni artistiche e culturali, ecc. …) e sull'ambiente naturale (uso di energie rinnovabili e di tecnologie pulite, riciclaggio dei materiali, ecc. ...).

Da quanto appreso grazie all'analisi degli aspetti essenziali del concetto di

stakeholder e della stakeholder theory, e considerando nuovamente gli elementi già

discussi in precedenza a cui viene generalmente ricondotta l'espressione Responsabilità Sociale d'Impresa, si può concludere efficacemente il tema affrontato in questo paragrafo citando quanto affermato da Mio (2005): “essere socialmente responsabili implica l'instaurarsi di un rapporto dialettico tra azienda e suoi collaboratori/interlocutori”.