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Le caratteristiche personali del CEO

3.6 Stato civile

Continuando a seguire il senso di questo capitolo, incentrato sull'analisi del CEO come persona dando meno risalto al CEO come figura professionale, un altro fattore che non può essere trascurato riguarda lo stato civile dello stesso CEO. Dal filone letterario concernente le CEO characteristics, quando gli studiosi affrontano in particolar modo il tema dello stato civile del CEO, emergono soprattutto due aspetti principali (Roussanov e Savor, 2012):

a) lo stato civile è spesso fonte di condizionamento delle decisioni del CEO; b) lo stato civile influenza la scelta di opzioni strategiche più o meno rischiose. Tuttavia, prima di approfondire quanto appena affermato è opportuno compiere un

passo indietro.

Roussanov e Savor (2012), autori di un recentissimo contributo riguardante lo stato civile del CEO e i suoi effetti sull'impresa, partono dal seguente assunto di base: “il matrimonio cambia le preferenze del CEO”. È importante sottolineare che quanto appena riportato non deve essere inteso come una congenita differenza tra CEO sposati e CEO che non lo sono, bensì va interpretato come una semplice influenza sulle preferenze del soggetto in seguito al matrimonio. Il coniuge è senza ombra di dubbio il primo fattore di condizionamento delle preferenze dell'altro coniuge; non meno importante può essere il bisogno di costruire una famiglia (Roussanov e Savor, 2012). Rispetto a quei CEO che non hanno dato vita ad una nuova famiglia, CEO sposati e con figli dovranno far fronte generalmente a spese maggiori, e quindi necessiteranno di un livello di reddito più elevato; proprio per questo motivo saranno meno inclini ad intraprendere percorsi strategici rischiosi che possano mettere in pericolo il loro benessere economico. Alcuni autori (Burnham, Chapman, Gray, McIntyre, Lipson e Ellison, 2003) riscontrano un calo nella propensione al rischio nei soggetti sposati poiché in questi (siano essi uomini o donne) diminuisce la quantità di testosterone: alti valori di questo ormone vengono spesso associati a comportamenti maggiormente orientati all'assunzione di rischi (Burnham, 2007; Sapienza, Zingales e Maestripieri, 2009) e ad atteggiamenti più ambiziosi e propositivi. Detto ciò, è necessario formulare un'ulteriore premessa, tanto palese quanto fondamentale: in molti casi è possibile che le differenze tra CEO sposati e CEO celibi/nubili non siano dettate dalla diversità dello stato civile, ma dalla natura intrinseca di tali soggetti.

Le condizioni appena evidenziate permettono a questo punto di affrontare con chiarezza la relazione tra lo stato civile del CEO e i relativi effetti sull'impresa. Roussanov e Savor (2012), servendosi di quanto emerso da un loro studio condotto su un ampio campione di aziende statunitensi, sostengono che le imprese i cui CEO non hanno contratto matrimonio presentano dei tassi di volatilità del rendimento delle azioni più elevati del 3% rispetto a quelli di aziende al cui vertice ci sono CEO sposati; inoltre, comparando queste due categorie di aziende (ossia capeggiate da CEO celibi/nubili e da CEO sposati) si nota come le prime perseguano politiche di investimento più aggressive: tale aggressività viene stimata in media nell'ordine del 10%. La spiegazione di quanto appena affermato viene ricondotta all'assunto di base analizzato in

precedenza, consistente nella maggiore propensione al rischio osservata in CEO ancora celibi/nubili.

Dalla ricerca empirica dei due autori affiora un altro aspetto particolare. Spesso i CEO che non hanno contratto matrimonio sono al vertice di imprese in media più piccole, più giovani, e potenzialmente più propense a registrare una crescita rapida. Per questo tipo di imprese le percentuali riportate in precedenza aumentano considerevolmente: rispetto a imprese gestite da CEO sposati la volatilità del rendimento delle azioni è più elevata di circa un quarto, mentre gli investimenti effettuati sono maggiori del 69%.

Ponendo in relazione stato civile ed età anagrafica vengono alla luce ulteriori aspetti che meritano di essere quantomeno menzionati. Nel paragrafo 3.2, riguardo all'età anagrafica, è stato sostenuto che questa presenta una relazione di proporzionalità inversa quando viene associata alla propensione al rischio; in generale infatti, più alta è l'età anagrafica e minore sarà l'inclinazione di un soggetto ad affrontare situazioni rischiose. Questo legame assume significatività anche quando preso in considerazione nell'analisi degli effetti sull'impresa (a cui si giunge passando per il grado di propensione al rischio del soggetto al vertice esecutivo) dello stato civile del CEO. Roussanov e Savor (2012) dimostrano come l'età anagrafica attenui l'effetto dello stato civile sulla volatilità del rendimento delle azioni e sull'aggressività degli investimenti: le percentuali riportate in precedenza sono infatti più basse per i CEO che, seppur mai sposati, presentano un'età anagrafica più alta. Di conseguenza si può dichiarare che gli effetti legati allo stato civile del CEO subiscono un decremento con l'avanzamento dell'età dello stesso.

Roussanov e Savor (2012) affrontano un'altra questione legata al tema dello stato civile: la legislazione sul divorzio. Tuttavia, giacché si ritiene che sia di importanza inferiore rispetto a quelle sopra considerate e che esuli dall'ambito puramente economico, sforando in quello giuridico, verrà solo brevemente menzionata. Analizzando il contesto dei diversi stati federali facenti parte degli Stati Uniti d'America, i due autori propongono nel loro contributo la seguente ipotesi: la legislazione inerente il divorzio può influenzare la scelta di un individuo di sposarsi oppure no. Essi infatti notano che la propensione al matrimonio viene condizionata dai costi legati al divorzio, che indubbiamente vanno ad intaccare il benessere economico (tralasciando qui la situazione psico-sociale) dell'individuo a questo punto non più

sposato. Il caso statunitense solleva un'altra questione: poiché le leggi riferite al divorzio spesso divergono tra gli stati federali, un soggetto spesso decide di risiedere in uno stato piuttosto che in un altro perché tali leggi sono più favorevoli (Roussanov e Savor, 2012). A questo punto si potrebbe ipotizzare che nel caso in cui gli alti costi del divorzio rappresentassero il principale motivo per non contrarre matrimonio, il CEO non si sposerebbe e quindi presenterebbe una propensione al rischio maggiore dei suoi colleghi sposati. Come si evince da quanto appena riportato, la fondatezza di tale ipotesi appare ben lungi da essere solida, perciò gli effetti dei costi del divorzio appaiono molto lontani da essere considerati elementi condizionanti in primo luogo i comportamenti del CEO, e in secondo luogo la performance dell'impresa.

Per concludere, gli effetti principali dello stato civile del CEO si riscontrano prevalentemente in merito alla propensione al rischio di quest'ultimo, per cui un CEO celibe/nubile adotterà una politica di investimenti più aggressiva (nella spesa in immobilizzazioni, in ricerca e sviluppo, in pubblicità, in acquisizioni, ecc. ...) rispetto a CEO sposati, e l'impresa presenterà dei tassi di rendimento delle azioni più volatili rispetto alle imprese al cui vertice decisionale ed esecutivo vi sono CEO che hanno contratto matrimonio.