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CHI SONO I VOLONTARI DELLA PROVINCIA DI ROVIGO?

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 43-45)

Per la provincia di Rovigo a partire sono in prevalenza braccianti avventizi che trovano lavoro solamente nei mesi primaverili-estivi, quando il lavoro nelle campagne o nei pochi zuccherifici richiede la loro forza lavoro. Essi devono essere in buona salute e disporre almeno della somma di lire 100 come deposito cauzionale per l’equipaggiamento fornito dalle associazioni di categoria. Non è raro che le condizioni dei braccianti polesani siano così misere, da costringere qualche volontario a rinunciare alla partenza, proprio perché non dispone di tale somma, come dimostrano le lettere raccolte da Zaghi, di polesani in grosse difficoltà economiche, che spinti dalla disperazione, trovano la forza per scrivere qualche riga al duce o a donna Rachele:

io sono operaio bracciante e mi adato a qualsiasi lavoro la sua benignità assegnarmi.(…) Ultimamente ho fatto domanda per andare lavorare in Germania e mi hanno respinto per non avere cento lire di depositare per ecupagiarmi.152

La provenienza di questi braccianti è varia: si parte dal’alto Polesine con i comuni di Castelmassa, Lendinara, Badia Polesine e S. Pietro di Polesine, frazione di Castelnovo Bariano, al medio Polesine con i centri di Gavello e Guarda Veneta, Crespino, al basso Polesine con i comuni di Loreo, Contarina, Donada e Porto Tolle.153 Vengono poco menzionate e ci sono pochi riscontri anche sulle richieste di assistenza fatte dal 1943 dai famigliari rimasti in patria, le zone al confine con l’Emilia Romagna come in comune di Ariano nel Polesine e Corbola.154

Scarsa è la presenza di volontari provenienti direttamente da Rovigo, capoluogo di provincia e Adria, probabilmente perché questi essendo i centri più grossi e più rinomati

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Corso per la preparazione della donna alla vita coloniale, in “Il Polesine Fascista”, 10 febbraio 1938, p.4.

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Il corso di preparazione per massaie rurali, in “Il Polesine Fascista”, 16 febbraio 1938, p.4.

152 V. Zaghi, Lettere al Duce. Polesani scrivono a Mussolini (1927-1941), Rovigo, Minelliana, 2009, p. 169. 153

Stasera parte da Rovigo il primo scaglione dei rurali polesani che si recano in Germania, in “Il Polesine Fascista”, 16 febbraio 1938, p.4 e in Capo della Provincia riceve dei lavoratori rientrati per le ferie dalla Germania, in “Il Gazzettino”, 15 marzo 1944, p.3.

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della zona, oltre ad attività relative al settore primario, offrono altri sbocchi lavorativi quali il commercio e piccole attività artigianali a conduzione famigliare. Per il resto, i comuni sopraelencati, costituiranno durante tutto il periodo 1938-43 un ottimo bacino dal quale attingere forza lavoro da mandare nelle terre del Reich.

Le prime aree rodigine ad accettare l’invito a prestare la propria opera come volontari sono quelle del medio-alto Polesine, con le zone comprese tra Gavello, Guarda Veneta e Badia Polesine.155 In un secondo tempo, quando i buoni guadagni e l’adeguato vitto in terra straniera diventano notizie certe, anche i rurali del basso Polesine, Porto Tolle, Contarina e Donada, si propongono come volontari per i lavori stagionali nelle aziende agricole in Germania.

Diversamente per quanto accadrà il Libia, dove ad emigrare sono interi nuclei famigliari156, le partenze per il Reich riguardano per lo più persone sole o piccoli gruppi di compaesani o micro nuclei famigliari come padre e figlio o nipote e zio o sorella e fratello, come dimostrano le richieste di informazioni o di rimesse del 1943-44, richiedenti notizie circa i loro parenti o come dimostrano i racconti de Il Polesine Fascista, che riproduce la dichiarazione dell’alloggio e del vitto soddisfacente da parte di una coppia di coniugi destinati a lavorare alle dipendenze di un’unica azienda tra la Baviera e l’alta Sassonia.157 Raramente i famigliari rimasti a casa si interessano per una persona soltanto, le richieste giunte alla Prefettura di Rovigo riguardano almeno due componenti della famiglia.

A questo flusso migratorio possono partecipare tutti gli uomini e tutte le donne in età lavorativa tra i 18 e 40 anni, 45 per gli uomini. Le regole sono riportate sia quotidiano del partito sia dalla Settimana Cattolica, settimanale della diocesi di Adria, che con le medesime espressioni, elenca le condizioni che riguardano la partenza di uomini e donne, queste ultime possono partire solo se accompagnate da un famigliare se in età inferiore ai 21 anni, devono essere in buona salute e alfabetizzate. Nel caso la partenza riguardi aspiranti caposquadra essi debbono aver prestato il servizio militare:

Il reclutamento è stato severo e sono stati esclusi gli analfabeti, come rigorosissimo è stato il controllo medico. Le squadre sono state costituite fra elementi dello stesso comune e saranno al comando di un caposquadra, il quale deve aver compiuti il servizio militare e possibilmente essere graduato.158

Anche per il Polesine, le richieste avanzate dall’amica Germania prediligono l’invio nelle terre del Reich di manodopera giovane e per la maggioranza femminile, al fine di poter sfruttare braccia a basso costo. Come avviene per il resto d’Italia, la provincia di Rovigo

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Stasera parte da Rovigo il primo scaglione dei rurali polesani che si recano in Germania, in “Il Polesine Fascista”, cit., p.4

156 100 rurali polesani si recheranno in Libia. L’elenco dei cento capi famiglia che rappresentano i 35 comuni del

Polesine, in “Il Polesine Fascista”, 23 ottobre 1939, p.3

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Le accoglienze ai lavoratori del Polesine. Coi nostri rurali ospiti della terra tedesca, in” Il Polesine Fascista”, 20 marzo 1938, p.4.

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fornisce, su ogni scaglione di rurali in partenza, circa tra il 20- 30% di lavoratrici donne, intorno alle 160 unità su un contingente di più di 800 persone.

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 43-45)