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DIRITTI E DOVERI DEL PARTENTE: DIRITTO DI ESSERE TUTELATI, DOVERE DI RAPPRESENTARE L’ ITALIA.

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 47-49)

E’ merito del regime fascista la trasformazione del migrante che non è più visto come una figura sfuggente o come un “vagabondo”169, ma come una persona che affronta il lavoro all’estero, totalmente assistito dallo stato e dalla chiesa italiana. Diventa quindi preciso dovere del lavoratore nelle terre del Reich oltre che essere riconoscente per la rete assistenziale offertagli dal regime fascista, che copre ogni suo bisogno sia fisico, che morale, essere devoto al Governo dimostrando in ogni occasione la sua viva appartenenza allo stato italiano. Anche il rurale polesano sarà certamente attaccato alla sua terra d’origine, ma più di tutto dovrà sentirsi italiano e orgoglioso di appartenere ad un Paese con grandi primati alle sue spalle e che lo assiste in uno suo bisogno. Come viene riportato ne Il

Gazzettino nel 1940, anche con l’entrata in guerra dell’Italia, il volontario a servizio del

Reich deve sentirsi orgoglioso d collaborare in una terra che combatte per la stessa causa italiana e che necessita di forza lavoro per superare quel periodo storico in cui le sue forze “vitali” sono impegnate al fronte:

Anche quest’anno un largo contingente di lavoratori agricoli della nostra provincia e delle altre zone rurali d’Italia si recherà in Germania per la durata di sette mesi, onde contribuire con le braccia e con la provata esperienza al potenziamento della produzione agraria della nazione amica. La terza emigrazione dei lavoratori italiani avviene in un momento particolarmente difficile. Tutta l’Europa è conturbata dagli effetti della guerra. E perciò l’intima collaborazione che si manifesta anche nel nuovo trasferimento di lavoratori operai dall’Italia alla Germania, assume in questo momento un significato speciale di alta importanza politica. L’Italia mantiene decisamente i suoi impegni e marcia con gli amici sino in fondo, non perdendo di vista i suoi vitali interessi di Potenza imperiale. La Germania è in guerra. Una guerra che ha mobilitato tutte le migliori energie umane e le risorse economiche. L’apporto sensibile che i nostri bravi rurali daranno all’incremento delle colture e dei prodotti della terra è considerato pertanto dal popolo

168

A.S.Ro, Pref. Amm., b.306, fasc. “Assistenza lavoratori in Germania”.

169 A. Lotto, Lavoratori bellunesi nel terzo Reich, in Emigranti a passo romano: operai dell'Alto Veneto e Friuli nella

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tedesco come una fraterna prestazione destinata ad aumentare ancora di più i vincoli di profonda amicizia fra i due grandi paesi.170

Il Prefetto ha esortato i partenti a ricordare sempre l’opera del Fondatore dell’Impero e ad avere una fiducia incontrollabile nella vittoria finale, la quale coronerà questa epoca di eroismi e di sacrifici di tutto il popolo italiano.171 …il popolo italiano ha dimostrato per lo stile e il fervore costruttivo di opere civili e guerriere, di essere da annoverare tra i più grandi del mondo. E’ quindi dovere di ogni camerata presente che questo riconosciuto primato va difeso con ogni mezzo nel nome del Duce, fondatore dell’Impero.172

E’ indubbio che un sentimento rispettoso nei confronti del fascismo dovrebbe essere innato nei partenti in quanto i lavoratori italiani godono, almeno fino al 1943, di grandi benefici, che non possono essere paragonati a quelli “riservati” agli altri lavoratori provenienti da altri paesi europei. L’assistenza fisica, psichica e morale che corrisponde all’invio di medici, preti e cuochi italiani in Germania ne è la più evidente prova. I lavoratori godono anche del diritto di essere assistiti e salvaguardati a livello sindacale. Sono abbastanza frequenti le visite sindacali e ufficiali di ambasciatori e di delegati, come la visita avvenuta nel mese di agosto 1940 in Sassonia e in Turingia, dove si trovano molti degli operai polesani. Durante queste visite ufficiali assumono un particolare rilievo i capisquadra, che oltre al ruolo di rappresentanza, fanno da intermediari. Come alla partenza, le visite ufficiali, si trasformano in cerimonie, dove spiccano saluti di rito tra ufficiali e capisquadra, il pasto veloce ma sostanzioso, a testimoniare nuovamente il buon livello di trattamento, e canti fascisti come “Giovinezza”. La visita dell’ambasciatore Alfieri nell’azienda von Nette di Grobsleben in Turingia è documentata e riportata dalla stampa:

L’ambasciatore Alfieri, così vicino ai lavoratori italiani che si trovano in Germania e così provvido per tutte le loro necessità, ha naturalmente visitato anche i polesani. Ovunque li ha trovati lieti, operosi, entusiasti, diligentemente intenti alle loro fatiche e partecipi, con ansia oltremodo fiduciosa, alle vittoriose imprese guerriere dell’Italia fascista(…)L’ambasciatore Alfieri, dopo aver salutato i lavoratori ferraresi, riparte per Gobsleben, ove - scrive Enrico Massa- l’azienda Nette occupa da tre anni la medesima squadra di operai di Rovigo, ciò che basta a dimostrare come anche qui dotare di lavoro e datori d’opera si diano piena e reciproca soddisfazione.173

Oltre a rappresentare l’Italia, come ricordano le autorità al momento della partenza, il volontario ha anche il dovere di mantenere i rapporti con le famiglie, aggiornandoli sulle sue condizioni in maniera stabile e continuativa al fine di non sconvolgere ulteriormente i rapporti famigliari e di mantenere un certo equilibrio sociale:

Venti minuti prima della partenza è giunto il Federale che ancora ha voluto porgere agli operai il saluto del Fascismo polesano, e inoltre per ricordare ai partenti tutti i doveri che loro incombono quali fascisti e quali membri di famiglie cha desiderano essere in continua tranquillità, essere cioè tenute al corrente della nuova vita dei loro congiunti.174

170 3300 rurali polesani partenti per la Germania. Rapporto ai capi di zona dei Sindacati dell’agricoltura, in “Il

Gazzettino”, 28 marzo 1940.p.4.

171

Contingente di lavoratori dell’industria partito per la Germania. Il saluto del Prefetto e del Federale, in “Il Polesine Fascista”, 10 novembre 1940, p.4.

172

La partenza delle “Casacche turchine”per la Germania, in “Il Polesine fascista”, 13 maggio 1938, p.4

173

L’ambasciatore Alfieri visita in Germania i lavoratori polesani, in “IL Gazzettino”, 18 agosto 1940, p. 4.

174 Un’altra schiera di operai edili partita per la Germania. L’omaggio al Sacrario e il saluto del Federale, in “Il Polesine

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2.9. LE PARTENZE DELLE “CASACCHE TURCHINE” PER LA GERMANIA

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 47-49)