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IL RITUALE DELLA PARTENZA

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 50-56)

Le informazioni che riguardano le partenze sono in parte ricavati da elenchi poco leggibili, dati statistici e studi sull’emigrazione, ma il modo in cui avveniva il distacco dei volontari dalla terra natia è riprodotto dai quotidiani nazionali e di partito. Se dagli atti ufficiali appaiono date, cifre e percentuali che rilevano l’adesione massiccia agli impieghi forniti oltralpe, le descrizioni fatte dalle testate giornalistiche ci rivelano la maniera del tutto insolita, rispetto alla tradizione dell’emigrazione, di accompagnare i lavoratori volontari. Mettendo a confronto il settimanale della Federazione trevigiana dei Fasci di Combattimento “Il Piave” con gli articoli, che descrivono le partenze dei rurali polesani apparsi nel quotidiano di partito locale, Il Polesine Fascista, si riscontrano numerose analogie. “Il Piave”, preso in esame dallo studioso Luigi Urettini per descrivere gli emigranti trevigiani in Germania, parla, come fa il rodigino Polesine Fascista, di scene paragonabili a parate militari che promuovono la laboriosità e il forte senso di responsabilità italiana. I partenti diventano quindi durante il rituale della partenza oggetto del Regime, che li utilizza per autocelebrarsi come una potente nazione, che è fiera di poter collaborare con la nazione amica tedesca. Per questi motivi, gli storici che hanno analizzato le partenze di italiani come volontari per il Reich tra il 1938 e il 1943, parlano chiaramente di “militarizzazione”183, ossia non di un flusso migratorio spontaneo dettato da necessità immediate di ogni nucleo famigliare, ma di una ondata migratoria fortemente orchestrata e diretta dallo stato per scopi economici nazionali e non privati. I bisogni che spingono il

179

Ibidem.

180 3500 rurali polesani si recheranno in Germania, in “Il Gazzettino”, cit., p.4. 181

Ibidem.

182

La partenza per la Germania di 400 rurali polesani, in “Il Gazzettino”, sabato 4 maggio 1940, p.4.

183 L. Urettini, Gli emigranti trevigiani nella stampa locale. Lo stereotipo del lavoratore veneto docile e laborioso, in

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soggetto a prestare la propria opera in Germania si annullano e anche se almeno nei primi anni i lavoratori riceveranno un dignitoso tornaconto economico, lo sforzo dei volontari polesani e italiani verrà abilmente sfruttato a favore del regime.

Ad ogni partenza di lavoratori polesani dalla divisa grigioverde, si assiste ad un vero e proprio rituale, attentamente elaborato da Roma,184 svolto nel centro della città di Rovigo, a cui partecipano le autorità, il prefetto, i parenti nonché il popolo che saluta orgoglioso i compaesani diretti nelle terre del Reich. Le cerimonie si aprono in mattinata per concludersi nel pomeriggio con l’effettiva partenza dei lavoratori verso le vicine stazioni di raccolta che potevano essere Verona o Treviso .

I rituali ufficiali consistono, di norma, nell’omaggio al sacrario dei caduti fascisti davanti al quale vengono deposte corone di alloro, (una portata da giovani operai e l’altra da donne anch’esse in partenza per la Germania) mentre la fanfara intona “Giovinezza” e nella successiva sosta presso la Casa della GIL, dove si tiene un rispettoso omaggio davanti alle lapidi dei Caduti per la grande guerra. Dopo questi riti ufficiali seguono i discorsi e i saluti delle autorità accorse: in genere il saluto del Federale ai parenti che ricorda ai lavoratori che devono dar prova da buoni polesani di capacità di rispetto e disciplina e quello del Prefetto della provincia che rinnova i saluti facendo di nuovo leva sul senso di onore e di responsabilità che questi operai, che rappresentano il Rodigino, devono sempre tener presente e preservare.

Insieme alle autorità locali, che attraverso i loro discorsi tengono vivo l’orgoglio dei volontari in partenza, si aggiungono anche, soprattutto durante i primi anni che riguardano il flusso migratorio volontario in Germania altre autorità provenienti da Roma e dalla Germania per ufficializzare i riti di partenza, come, in occasione della partenza del primo scaglione dell’aprile 1939, il rappresentante del ministero del lavoro tedesco Werner Bendfeldt, responsabile dell’emigrazione dei lavoratori agricoli in Germania ed il Consigliere nazionale Marinoni i quali assistono alle ultime operazioni a completamento di tutto il vasto lavoro riguardante la verifica dei documenti e rinnovano attraverso discorsi elogiativi l’amicizia che lega i due popoli, quello tedesco e quello italiano accomunati dal grande senso del dovere e del lavoro.

Ha preso poi la parola il Prefetto, il quale ha recato ai lavoratori il saluto affettuoso del Polesine rurale e fascista ed ha elogiato l’ardente spirito di sacrificio e la tenace volontà di lavoro che animano le fanterie dei campi, dicendosi certo che essi saranno, nelle terre del Reich, esemplari lavoratori e fedeli fascisti. Per ultimo ha parlato il Segretario Federale, che a sua volta ha espresso ai partenti l’augurale saluto delle camice nere polesane, affermando che essi, come quelli che li precedettero, sapranno tenere alto il nome e la tradizione di laboriosità della provincia, assicurando che il Partito sarà particolarmente vicino a loro e alle loro famiglie che qui rimangono.(…) Il Prefetto e il Federale con le autorità, sono scesi in mezzo alla massa dei rurali, cantando con loro gli inni della rivoluzione. Il Segretario dell’Unione ha poi impartito disposizioni per il viaggio esponendo il trattamento che loro compete.185

184

Ibidem.

185 Festosa partenza di un altro contingente di rurali polesani per la Germania. Il saluto del Prefetto e del Federale-

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Dopo i discorsi si forma un corteo di lavoratori che sfila “perfettamente inquadrato”per le vie del paese cappeggiato da giovani fascisti e dalle autorità che presiedono per terminare alla stazione. Nel caso specifico del capoluogo di provincia, il gruppo militarmente inquadrato, passa per via Nino Bedendo, attraverso piazza Vittorio Emanuele, ritorna davanti alla sede della Federazione per poi passare per via Celio e dirigersi infine alla stazione186, dove i treni predisposti per la partenza sono ravvivati da molteplici strisce colorate con scritte inneggianti al duce e al Führer.

Se la partenza prevede l’inserimento delle donne, il rituale viene distinto e prevede una coreografia differente: le volontarie, una volta arrivate a Rovigo, sono accolte e riunite nella “Casa della Massaia”, dove viene loro offerto un piccolo ristoro seguito da un vero e proprio pasto preparato nei locali dei Fasci Femminili, dove le operaie che si apprestano a varcare il Brennero, oltre a ricevere un soddisfacente ristoro, ricevono i saluti della Fiduciaria dei Fasci e, nel caso delle prime partenze, anche la visita di figure di spicco del fascismo di fine anni trenta, come l’ispettrice del P.N.F. Stelluti-Scala, pervenuta da Roma.187

Ieri mattina la città è apparsa insolitamente animata e colorita per l’affluire continuo in tutta la mattinata dei rurali partenti per la Germania, che vestiti della loro casacca turchina sopra i calzoni grigioverdi, spiccavano fra la folla convenuta a Rovigo in occasione del mercato settimanale.188

Grande attenzione è riservata alle donne che scelgono di partire per la Germania: una volta arrivate al capoluogo di Provincia, esse vengono accolte da altre camerate fasciste alla “Casa della massaia” dove le attende una atmosfera accogliente e rassicurante e la visita dell’ispettrice del P.N.F. che si interessa di tutta l’organizzazione del viaggio e dell’assistenza di questa branca dell’attività femminile in seno al partito.

Il pasto offerto dalle mense viene sempre menzionato e abbondano gli aggettivi che descrivono un robusto ristoro anche per sopperire alla mancanza di foto che possano testimoniare le attenzioni riservate ai lavoratori, in questo caso soprattutto lavoratrici:

…man mano che esse giungevano alla stazione le donne sono state ricevute da camerate e giovani fasciste e poi accompagnate alla “Casa della Massaia” dove è stato loro distribuito un buon latte e caffè caldo e pane. A mezzogiorno poi è stata preparata una mensa alla quale tutte le parenti han trovato ristoro avendo cura la Fiduciaria dei Fasci Femminili di provvedere affinché tutte queste camerate che si apprestavano a compiere un viaggio abbastanza notevole potessero ristorarsi per bene, di un piatto di minestra fumante e di un bel pezzo di carne e altro. 189

Anche nei discorsi tenuti dalle autorità alla vigilia della partenza viene sempre ricordata la presenza delle donne e si invitano in questa occasione tutti gli uomini a condividere con loro l’attività lavorativa assegnata e a considerare le donne che si recano in Germania

186 Il primo contingente di lavoratori agricoli partito ieri per la Germania. S.E. il Prefetto ed il Federale porgono il saluto

ai partenti , in “Il Polesine Fascista”, cit.,p. 4.

187

Ibidem.

188 Ibidem. 189

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come camerate cui è dovuta “quella cordialità e quell’assistenza come se si fosse nell’ambito di una grande famiglia”190.

Contrariamente all’atmosfera ordinata ed inquadrata che regnava al momento delle partenze, tanto celebrata dalla stampa locale, gli studi e le testimonianze raccolte da Adriana Lotto, dimostrano che le partenze da Verona, uno dei principali punti di raccolta del nord Italia, da dove partono i treni speciali per il Brennero, non fossero così disciplinate. Molti degli intervistati dalla studiosa, in partenza da Verona, ricordano di una partenza affannata, “frettolosa” e di vagoni stracolmi e “tutti sfondati”.191

Nel rituale della partenza non manca il riferimento alla folla sempre festosa che acclama con calore le “centurie disciplinate” che si apprestano a partire, evento anch’esso smentito dagli studi di Daniela Bonotto, che attraverso l’analisi della fotocronaca della partenza dei rurali trevigiani, fa emergere come l’obiettivo del fotografo durante le cerebrazioni sia sempre rivolto ai partenti, perfettamente inquadrati, e mai verso la folla festosa192:

Giunti da quasi tutti i centri del Polesine in mattinata essi hanno trascorso alcune ore a Rovigo fatti segno alla più viva simpatia della cittadinanza che ormai nutre per questi lavoratori che si susseguono di continuo nelle partenze una cordialità aperta che si rinnova di volta in volta.193

Una folla di popolo che fa da ala al passaggio dei lavoratori e li saluta manifestando continue espressioni di simpatia a cui i rurali rispondono con quella rudezza espressiva e commovente ch’è loro caratteristica.194

Una volta arrivati in Germania, sempre il quotidiano Il Polesine Fascista riporta che i volontari saranno ancora una volta ricevuti dalle autorità, tra i quali l’On. Angelini, presidente della Confederazione dei Lavoratori dell’Agricoltura e dalle rappresentanze delle organizzazioni del Reich.

Il segretario provinciale dell’Unione lavoratori dell’agricoltura, prof. Chiarelli, che ha accompagnato il secondo scaglione dei 850 rurali polesani recatisi in Germania ha inviato al Segretario federale da Halle, un telegramma assicurante l’ottimo viaggio e la perfetta sistemazione dei lavoratori nella zona ad essi assegnata nelle terre del Reich.195 2.11. IL TRENO DELLA GIOVINEZZA

Molta enfasi viene data al fatto che i partenti siano soprattutto giovani: lavoratori e lavoratrici tra i 18 e i 40 anni. Soprattutto durante le prime partenze del 1938 si tende a favorire la partenza della forza lavoro più giovane:

190

Ibidem.

191

A. Lotto, Lavoratori bellunesi nel terzo Reich, in Emigranti a passo romano: operai dell'Alto Veneto e Friuli nella

Germania hitleriana, cit. pp. 200-212.

192

D. Bonotto, Partire dalla provincia di Treviso: organizzazione politica di un provvisorio spostamento, in Emigranti a

passo romano: operai dell'Alto Veneto e Friuli nella Germania hitleriana, cit., pp.109-125.

193 Nuovo contingente di 750 rurali partito ieri per la Germania, in “Il Polesine Fascista”, 2 maggio 1939, p.4. 194

Il primo contingente di lavoratori agricoli partito ieri per la Germania. S.E. il Prefetto ed il Federale porgono il saluto

ai partenti, in “Il Gazzettino”, cit., p.4.

195 I rurali in Germania. Un telegramma al federale del Segretario dell’Unione lavoratori dell’agricoltura, in “Il Polesine

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Oggi solo una minima parte di questi antichi emigrati ha potuto essere arruolata, perché nessun uomo al di sopra dei quarant’anni è stato imbarcato nella spedizione che vuole essere soprattutto una spedizione di gagliarde e ridenti giovinezze.196

Per i giovani la scelta di partire come operaio volontario si rivelerà un’alternativa per evitare il richiamo militare, questo solo nei primi mesi della guerra, in quanto nel dicembre 1940 verrà emanato una direttiva che escluderà dal reclutamento volontario i giovani appartenenti alle classi destinate ai reparti operativi delle forze armate. La gioventù richiesta per le partenze in Germania viene destinata alle forze armate a partire dal 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia. Si accettano solo un massimo di 10.000 unità da poter mandare al lavoro in Germania anziché al fronte, e questa alternativa viene sfruttata da molti giovani, che possono usufruire del provvedimento che sancisce l’esonero dal servizio militare per chi è temporaneamente all’estero.197 Si applicava invece l’ordine di precettazione, in forma punitiva, solo a coloro che il regime riteneva sovversivi o pericolosi, come gli antifascisti. Se durante il biennio 1938-39 a partire erano soprattutto giovani, che spesso si ricandidavano per la stagione successiva, a partire dal 1940 e quindi con l’effettiva entrata in guerra dell’Italia, la “giovinezza”, protagonista della prima fase delle partenze oltre il Brennero si vede costretta a vestire la divisa militare.198

Per le giovani donne, la cui storia all’interno delle emigrazioni rimane ancora oggi una questione nascosta e poco affrontata, vantaggi economici a parte, la Germania rimane un Paese all’avanguardia che ospita tradizionalmente un flusso migratorio privilegiato, considerabile d’elite.

Come il resto del Veneto, il Polesine offre dunque alla Germania, in cambio di materie prime, rifornimenti e di un lauto alleggerimento della quota di disoccupati presenti nell’area del rodigino, la sua gioventù lavoratrice e “possente”:

Migliaia di persone ricorderanno forse d’aver visto passare in questi giorni lungo i 1500 chilometri di percorso un convoglio eccezionale di tredici interminabili vagoni tutti pavesati di immagini del Duce e di Hitler e affollati ai finestrini di una massa enorme di giovinezze possenti che levavano alto le braccia agitando bandierine tricolori e germaniche e gridando i nomi dei due Costruttori.199

Giovinezza non è solo il riferimento a questi convogli pieni di persone forti e robuste nel

fiore della vita, ma è anche il titolo dell’inno del partito fascista, il cui canto accompagna queste partenze. A quanto scrivono i giornali, riportando gli articoli che riguardano i rurali polesani, Giovinezza viene cantata prima di partire, nei treni, come segno di incoraggiamento, nelle stazioni al confine come segno di benvenuto e come prima manifestazione di accoglienza e in onore delle autorità e degli ambasciatori che vanno in visita ai lavoratori italiani nelle aziende agricole e nei campi di lavoro.

196 Polesani nelle terre del Reich. Ambasceria del lavoro italiano partite stanotte per la Germania. Il saluto affettuoso

del popolo di Rovigo ai rurali in tenuta turchina, in “Il Polesine Fascista”,17 marzo 1938,p.4.

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C. Bermani, Al lavoro nella Germania di Hitler, cit., p.171.

198 B. Mantelli, “Camerati del lavoro”, cit., p.35 199

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Una scena che ricorderemo sempre con viva emozione, fu l’arrivo a Mittenwald subito dopo l’ex-confine austriaco. Sulla banchina un gruppo di suonatori bavaresi con le grandi piume infilate nei cappelli alpini intonano l’inno Giovinezza. Fu un visibilio e un coro possente di voci che si levò sulla piccola stazioncina, avvolse del suo palpito gioioso le grandi bandiere tricolori che fraternizzavano con quelle germaniche.200

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Terza parte:

Nel documento Rurali polesani nelle terre del Reich (pagine 50-56)