- Quale è l'attuale situazione?
Da alcuni mesi stiamo lavorando per l'avvio della progettualità dell'Ambito di Belluno, coinvolgendo i colleghi del territorio e il personale dei Comuni.
- Quali criticità/problemi?
Due problemi principali secondo me:
1. presenza di tanti piccoli comuni, alcuni veramente molto piccoli! questo rappresenta una grande fatica dovendo coinvolgere in ogni singola progettualità una marea di figure (sindaci, assessori, ragionieri, segretari comunali...). Dall'altra parte però, soprattutto nelle zone più isolate, il mantenimento della struttura comunale garantisce ai cittadini di essere rappresentati in varie sedi e di avere delle risorse (seppur poche) da investire sul proprio territorio. Questo è uno dei motivi che frenano la fusione dei comuni, che sicuramente per noi rappresenterebbe un bel vantaggio dal punto di vista burocratico ma che mi sembra una prospettiva abbastanza lontana, perlomeno in Cadore. C'è da dire poi che ogni comune ha i propri amministratori (sindaco, assessori, consiglieri) che lavorano per la comunità pressochè gratis e che sparirebbero in caso di fusione. Questo per dire che i piccoli comuni sono una rogna dal punto di vista amministrativo ma anche una risorsa per i territori di montagna... come al solito le questioni non sono mai semplici!
2. organizzazione disomogenea nei territori, tanto da dover definire 3 sub ambiti; queste differenze organizzative (servizi gestiti dai Comuni direttamente, con delega all'Az. ULSS, con delega all'Unione Montana, tramite la costituzione di aziende speciali, tramite cooperative ecc...) le abbiamo ereditate dal passato, in quanto avevamo aziende ULSS diverse (Cadore, Agordo, Belluno) ciascuna con la propria organizzazione in base alle scelte fatte dalle amministrazioni locali. Credo che questo passaggio sia fondamentale per capire l'attuale complessità. Ogni ULSS aveva la possibilità di organizzarsi in modo diverso per cui non c'è da stupirsi se ci sono state differenze sulla base di scelte politiche diverse tarate sulle esigenze e sulle risorse proprie del singolo territorio.
Successivamente le 3 ULSS sono diventate distretti di una sola Azienda e ora sono confluiti in un unico distretto (Belluno) e in un'unica azienda ULSS assieme al distretto di Feltre. Alla luce di questi cambiamenti sarebbe sicuramente auspicabile una maggiore uniformità organizzativa, ma essendoci servizi strutturati, convenzioni in essere e personale specializzato dipendente di vari enti non è molto semplice la questione... la spinta a livello nazionale e regionale è importante, la stessa costituzione dell'Ambito ha l'obiettivo di garantire i servizi e suddividere i finanziamenti in maniera uniforme su tutto il territorio; allo stesso tempo però bisogna tenere conto della realtà dei fatti e cercare di coordinare i tanti attori che compongono questo mondo.
124 - Quali soluzioni possibili?
Soluzioni possibili sicuramente cercare di spingere i comuni a delegare alcune funzioni all'ambito trasferendo le risorse finanziarie necessarie; per arrivare a questo obiettivo ci vuole un lavoro paziente di coinvolgimento delle singole amministrazioni e deve passare il concetto che la parte di lavoro svolta dall'ambito può agevolare gli impiegati comunali garantendo la semplificazione amministrativa di alcune procedure (ottimi esempi in questo senso sono stati il RIA, il fondo povertà educativa, il progetto Sostegno all'abitare). Credo che nel nostro operato quotidiano non possiamo fare tanto altro; sicuramente aiuterebbe una presa di posizione più decisa da parte della Regione ma i cambiamenti imposti dall'alto non sono mai presi molto bene quindi mi sembra che la Regione, pur avendo dettato riferimenti importanti, stia validando varie forme di organizzazione degli Ambiti, e ciò creerà comunque difformità tra i territori...
- Cosa è già stato fatto in questo senso dal vs ambito di riferimento?
Tentativo di coinvolgere assistenti sociali che appartengono ad enti diversi (comune, ulss, azienda partecipata) in modo da garantire l'uniformità dei servizi ai cittadini seppur attraverso enti gestori diversi.
Coinvolgimento degli assessori/consiglieri delegati al sociale dei comuni tramite incontri su temi specifici organizzati dalla Di Marzo. La partecipazione non è altissima ma stiamo già vedendo buoni risultati con i comuni che hanno dato adesione, perlomeno sono informati sull'esistenza di alcune misure e stanno provando ad applicarle nel proprio territorio di competenza. Alcuni amministratori del cadore mi hanno chiesto un incontro per capire meglio l'organizzazione dei servizi, secondo me è un'ottima cosa; non mi era mai successo prima, di solito dovevo inseguirli e pregarli di darmi retta! Chiaramente dipende molto da persona a persona, c'è chi per lavoro o predisposizioni personali è più attento al tema del sociale e di conseguenza si interessa di più, ma questo è normale. Questo lavoro è importante anche per far capire agli amministratori che non sono soli nella gestione dei casi più gravi presenti nei loro paesi e che allo stesso tempo tali casi non possono e non devono essere delegati in toto ai servizi specialistici, ma è necessaria sempre collaborazione tra servizi e comune.
E' utile inoltre per far rendere loro conto che il sociale non è "fatto" solo dei casi di disagio grave e che è importante portare avanti iniziative di monitoraggio di specifiche problematiche, di prevenzione e di promozione dell'agio a livello locale.
- Cosa invece non è stato ancora potuto fare? e per quali ostacoli/problemi?
Mi sembra che gli ostacoli siano principalmente di natura burocratica, tanto per fare un esempio non siamo ancora riusciti a chiarire la posizione mia e di Stefano (riferimento a Stefano Masini, referente NOA sub-ambito agordino).
Il tema delle deleghe è molto complesso, gli impiegati dei comuni delegherebbero volentieri alcune competenze mentre gli amministratori temono di perdere il controllo sui processi decisionali quindi mi pare tirino un po' indietro. Ci sono poi vari pareri e posizioni da parte dei segretari comunali e ciò complica ancora le cose. Non da ultimo ci sono interessi di ordine economico: l'azienda speciale che teme di perdere ore e quindi introiti,
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la cooperativa che teme di perdere appalti, l'ULSS che vorrebbe fare bella figura con i sindaci e diminuire la quota a carico dei comuni...
Io comunque sono ottimista e credo che per questi cambiamenti, considerato il numero di attori coinvolti e la complessità della macchina organizzativa pubblica (e qua bisogna coordinare più di un ente pubblico), richiedano tempo e pazienza. Finchè Rossella (riferimento alla responsabile di ambito, Rossella Di Marzo) non si perde di animo faremo di sicuro altri passi avanti!
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Monia Murgo
, assistente sociale (PON inclusione) per il Comune di Belluno, risponde:- Quale è l'attuale situazione?
Attualmente in Veneto gli Ambiti Territoriali Sociali non hanno una struttura organizzativa e una forma giuridica propria ma operano attraverso i comuni capofila, nello specifico del nostro ambito si tratta del comune di Belluno.
L'ambito VEN01, per sopperire a questa mancanza ha utilizzato lo strumento della Convenzione per la gestione associata dei servizi sociali di cui al piano nazionale e al piano regionale di contrasto alla povertà, stipulata tra 46 comuni dell'ambito territoriale agordino, bellunese e cadore. Questa modalità organizzativa si sta diffondendo in tutta la regione.
La mia percezione è che l'Ambito territoriale sia, sempre di più, l'attore che a livello nazionale e regionale, si tiene in considerazione quale interlocutore principale per la gestione di servizi e progetti, di conseguenza è necessario cogliere la sfida della loro costituzione per non perdere le opportunità che gli vengono offerte.
- Quali criticità/problemi?
Le principali criticità sono dovute, come anticipato precedentemente, alla mancanza di una forma giuridica autonoma dell'ambito che non permette una gestione diretta dei fondi e delle risorse a disposizione.
In questo contesto, assume particolare importanza anche la forte frammentazione delle forme organizzative dei servizi sociali nel territorio (aziende speciali, unioni montane, ...) Nello specifico del territorio dell'ambito VEN01 si riscontra una forte difficoltà nel coordinamento e nella gestione dei 46 comuni da parte del comune Capofila, dovuta soprattutto a questa frammentazione.
A livello operativo, una forte criticità si riscontra nel particolare territorio montano di questo ambito, tale per cui risulta difficile raggiungere in modo uniforme tutti i cittadini soprattutto in questo momento in cui vi è carenza di personale.
- Quali soluzioni possibili?
Una possibile soluzione è quella di dare una forma giuridica agli ambiti, definita e riconosciuta a livello regionale.
Incremento del personale
- Cosa è già stato fatto in questo senso?
Come primo passo è stata stipulata una convenzione attraverso la quale si riesce ad agevolare il lavoro dell'ambito ed è stato predisposto il protocollo NOA e EEMM.
Sono stati costituiti dei sub ambiti (agordino, bellunese e cadore) per assicurare una maggiore vicinanza al territorio e per promuovere l'attuazione di interventi adeguati alle caratteristiche territoriali. A tal fine si sta provvedendo all'aumento del personale.
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