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Rossella Di Marzo, Responsabile Area Politiche sociali del Comune di Belluno e dell’ambito bellunese, risponde:

- Quale è l'attuale situazione?

L' Ambito territoriale Sociale (ATS) non è formalmente costituito, in assenza di norme regionali di recepimento della 328/2000 e nella prospettiva di costituzione di un sistema integrato di servizi e politiche sociali.

La spinta all'integrazione socio sanitaria, che ha sempre caratterizzato l'orientamento regionale del Veneto, ha di certo avuto il merito di avviare processi di gestione associata (vedi delega obbligatoria L.R. 55/82), tuttavia, con i processi di aziendalizzazione delle A.Ulss (D.Lgs. 502/92 e 517/93 e L.R. 56/94) fino alla più recente Riforma sanitaria (L.R. 19/2016), le dimensioni assunte dalle AA. UU.LL.SS e il conseguente importante investimento in termini di specializzazione, poco si adattano alle politiche sociali che, più che mai come in questo momento storico, necessitano di una forte attenzione alle comunità locali e a promuovere servizi di sostegno alla quotidianità delle persone in difficoltà, capaci di generare nuove forme di welfare sostenibile.

Questa condizione ha di fatto determinato una delega “in bianco” dei Comuni verso l'Ulss e/o verso altre istituzioni, e, oggi, si manifesta in una sorta di disaffezione della politica dalla materia sociale, confinata in una dimensione “residuale” di intervento per il disagio e, soprattutto, in una mancanza di chiarezza rispetto alla titolarità delle competenze dei Comuni in ordine ai diritti sociali di cittadinanza.

L'Ambito di Belluno si è dato la configurazione di una Convenzione (art. 30 TUEL) per la gestione degli interventi e servizi di contrasto alla povertà, che legittima il Comune di Belluno, nel ruolo di capo fila, ad agire per nome e per conto dei 46 Comuni del territorio. La convenzione ha sviluppato aspetti organizzativi, come l'istituzione di un Ufficio unico di direzione di Ambito e dei livelli operativi, attraverso i tre Nuclei Operativi di Ambito (NOA) anche in collaborazione con le altre istituzioni ed enti territoriali (A.Ulss e ASP).

Tuttavia la convenzione non contemplando l'integralità della funzione sociale, criterio essenziale per l'accesso a forme di incentivazione economica, non può fruire agli incentivi previsti, dalla normativa nazionale e regionale, per gli Enti locali in presenza di gestione associata.

La convenzione costituisce un primo esperimento di gestione associata, per un triennio, nella materia specifica del contrasto alla povertà. La stessa diventa oggetto di valutazione di efficacia, in corso di applicazione, per consentire l'identificazione di altri strumenti più adeguati e convenienti per i Comuni.

L'ufficio unico di Ambito ha raccolto ed elaborato i dati necessari per la definizione dell'Atto di programmazione locale di contrasto alla povertà e all'esclusione, approvato dal Comitato dei Sindaci del distretto di Belluno, a fine giugno 2019.

- Quali criticità/problemi?

La prima criticità risiede nell'Importante frammentazione del sistema dei Servizi sociali e socio sanitari, parcellizzati per segmenti di tipologie d'utenza in assenza di una visione organica orientata all'organizzazione di servizi sociali trasversali di presidio territoriale. Questa carenza condiziona in modo significativo la rilevazione dei bisogni territoriali e il conseguente livello programmatorio, che si basa più sulla rilevazione della domanda attraverso i servizi accreditati o progetti più che sull'ascolto del territorio.

La seconda questione può essere riferita alla Pluralità di soggetti istituzionali impegnati nell'erogazione dei servizi e conseguente complessità nella gestione di processi d'integrazione e di collaborazione. Talvolta l'enfasi sulla importanza della rete fa sì che ci

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sia sostanziale convergenza, non mettendo in discussione nessuna delle funzioni dei soggetti coinvolti e promuovendo accordi, protocolli, linee guida che talvolta, rischiano di essere elaborati per essere disattesi.

La terza difficoltà riguarda la dimensione territoriale ottimale dell'Ambito, che nel caso Veneto, sembra essere stata definita in modo provvisorio e frettoloso rapportando gli Ambiti alle ex- ulss (21) per l'assegnazione dei trasferimenti per le politiche di contrasto alla Povertà.

Questo se da un lato risponde alle indicazioni normative di confine omogeneo nella diverse aree educative, sanitarie, occupazionali e sociali, dall'altro richiede invece un approfondimento più specifico in relazione al Mandato istituzionale da attribuire all'Ambito, alle condizioni orografiche, storiche, culturali e dei modelli d'intervento sociale già in essere.

Rimane ferma la mia considerazione che per operare in ottica sociale, i servizi sono chiamati a promuovere un lavoro con i contesti comunitari di riferimento e strutturare relazioni funzionali e di promozione della solidarietà.

La quarta e non ultima criticità è legata alla disaffezione della politica dalle scelte di welfare. I servizi sono per lo più visti in funzione di bisogni conclamati e non in ottica preventiva e promozionale di processi di rafforzamento di legami e di coesione sociale. Questa condizione può essere la naturale conseguenza della presenza di Comuni di piccolissime dimensioni e dell'uso della Delega obbligatoria (ULSS) e/o Facoltativa (Ulss o Altri Enti) su cui si è progressivamente perso interesse e controllo, oltre che in una mancanza di chiarezza rispetto alla titolarità delle competenze dei Comuni in ordine ai diritti sociali di cittadinanza.

- Quali soluzioni possibili?

Le soluzioni? Nella complessità descritta, il maggior errore è ridurre e semplificare “storie complesse” con il conseguente rischio di soluzioni precarie, parziali e poco incisive. La complessità del sistema richiede che vi sia un convergenza su tanti e diversi livelli: Regione, Comitato sindaci, Dirigenti e Responsabili di sistemi e servizi, operatori.

Dalla Regione è attesa una riforma del Sistema dei Servizi sociali coerente con una strategia di innovazione istituzionale, che tenga conto della opportunità di sviluppare un autonomo Piano sociale Regionale, che contenga gli Ambiti Territoriali sociali quali livelli gestionali delle politiche sociali dei Comuni e degli indirizzi regionali (CAL); la funzione istituzionale, le forma di governance territoriale e i sistemi di rappresentanza della cittadinanza; la struttura dell'ambito e la funzione di programmazione e progettazione, integrazione interistituzionale e comunitaria (sanitaria, educativa, del lavoro); i sistemi di finanziamento delle politiche sociali dei Comuni.

Il Comitato Sindaci dovrebbe incidere su una revisione dei processi di programmazione locale e sull'esercizio della titolarità delle funzioni sociali a sostegno dei diritti di cittadinanza; dovrebbe sostenere la gestione associata e principi solidaristici di sviluppo territoriale.

La componente tecnica dovrebbe aspirare a modelli di gestione efficaci, promuovere l'integrazione delle risorse e tendere ad omogenizzare processi e metodologie di lavoro per rafforzare i Servizi sociali e promuovere una qualificazione “forte” dei servizi perché possa integrarsi con altre aree su piani paritetici.

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- Cosa è già stato fatto in questo senso?

Con l'avvio della Convenzione è costituita la Commissione tecnica territoriale, composta dai responsabili ed operatori dei Servizi sociali dei Comuni del territorio di riferimento, quale livello di coordinamento tecnico operativo. La commissione è impegnata nel confronto per la costituzione di un sistema dei servizi sociali, tenuto conto della necessità di aumentare il coordinamento tra misure nazionali, regionali, interventi locali, progetti e nuove opportunità per gruppi e cittadini.

L'Ufficio unico di Ambito ha:

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sviluppato strumenti di integrazione con le realtà territoriali, tra cui il Protocollo operativo per la gestione del NOA e delle EEMM, attivando i soggetti istituzionali (A.Ulss, CPI, Unioni montane, Unioni di comuni, ASP);

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attivato collaborazioni e rafforzato intese su: politiche occupazionali, politiche abitative e povertà educativa.

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realizzato azioni di formazione e percorsi laboratoriali per attivare condivisione, conoscenza e linguaggi comuni nel lavoro sociale, su base territoriale;

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avviato una proposta di regolazione dei rapporti con gli Enti terzo settore alla luce del Codice

- strutturato le premesse e il coordinamento con i servizi comunali per la gestione dei Patti d'inclusione per beneficiari RdC.

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Chiara Egitto, referente del NOA sub-ambito cadore e assistente sociale della PASS,