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i sostegni previsti nel Patto per l’Inclusione sociale.

CONTEGGI FINALI RISORSE UMANE AL 30/06/2019 SOCIALE SENZA

6. RISORSE ED OSTACOLI NELLA RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI DELL’AMBITO BELLUNESE

6.2 Situazione attuale

La dott.ssa Di Marzo precisa come l'Ambito territoriale Sociale (ATS) non sia formalmente costituito, in assenza di norme regionali di recepimento della L. 328/2000 e nella prospettiva di costituzione di un sistema integrato di servizi e politiche sociali. Evidenzia come la normativa regionale poco si adatti alle esigenze attuali delle politiche sociali, che necessitano di una forte attenzione alle comunità locali e della promozione di servizi a sostegno della quotidianità di persone in difficoltà, capaci di generare nuove forme di welfare sostenibile. Infatti, se da un lato la spinta all'integrazione socio sanitaria ha da sempre caratterizzato l'orientamento regionale del Veneto, con il merito di avviare processi di gestione associata (vedi delega obbligatoria L.R. 55/82), dall’altro, i processi di aziendalizzazione delle A.Ulss (D.Lgs. 502/92 e 517/93 e L.R. 56/94) fino alla più recente Riforma sanitaria (L.R. 19/2016), hanno di fatto esteso le dimensioni delle aziende Ulss ed

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investito in maniera importante in termini di specializzazione. Tutto ciò fa trasparire una certa disattenzione da parte dalla politica al “sociale” ed una confusione rispetto alla titolarità delle competenze degli enti locali:

“Questa condizione ha di fatto determinato una delega “in bianco” dei Comuni verso l'Ulss e/o verso altre istituzioni, e, oggi, si manifesta in una sorta di disaffezione della politica dalla materia sociale, confinata in una dimensione “residuale” di intervento per il disagio e, soprattutto, in una mancanza di chiarezza rispetto alla titolarità delle competenze dei Comuni in ordine ai diritti sociali di cittadinanza.”

Prosegue sintetizzando come attualmente l'Ambito di Belluno si sia configurato con una Convenzione (art 30 TUEL) per la gestione degli interventi e servizi di contrasto alla povertà, che legittima il Comune di Belluno, nel ruolo di capo fila, ad agire a nome e per conto dei 46 Comuni del territorio. La convenzione tratta di aspetti organizzativi (Ufficio unico di direzione, NOA), limitati però all’area di contrasto alla povertà; tale esclusività impedisce di accedere ad incentivi economici ad hoc per le forme di gestione associata.

“La convenzione ha sviluppato aspetti organizzativi, come l'istituzione di un Ufficio unico di direzione di Ambito e dei livelli operativi, attraverso i tre Nuclei Operativi di Ambito (NOA) anche in collaborazione con le altre istituzioni ed enti territoriali (A.Ulss e ASP). Tuttavia la convenzione non contemplando l'integralità della funzione sociale, criterio essenziale per l'accesso a forme di incentivazione economica, non può fruire degli incentivi previsti, dalla normativa nazionale e regionale, per gli Enti locali in presenza di gestione associata.

La convenzione costituisce un primo esperimento di gestione associata, per un triennio, nella materia specifica del contrasto alla povertà. La stessa diventa oggetto di valutazione di efficacia, in corso di applicazione, per consentire l'identificazione di altri strumenti più adeguati e convenienti per i Comuni.”

La dott.ssa Chiamenti riferisce come, in sede di riunione regionale dei referenti NOA del 30/09/2019, sia emerso che la maggioranza degli Ambiti territoriali del Veneto non abbia né una struttura organizzativa né, tantomeno, una forma giuridica propria. Condivide inoltre, insieme alle assistenti sociali Egitto e Murgo, il pensiero che l'avanzare delle nuove misure di sostegno alla persona risulti sì innovativo ma presenti forti lacune normative e ritardi nell'emanazione delle leggi attuative.

Dal punto di vista amministrativo, Chiamenti sottolinea come la mancata chiarezza rispetto ai finanziamenti a disposizione e alla temporalità degli stessi non consentano di programmare in maniera strutturata le azioni necessarie.

Infine spiega come la modalità organizzativa della Convenzione, adottata in primis nell’ambito di Belluno, si stia diffondendo a macchia d’olio in tutto il Veneto, essendo una forma associativa di semplice attuazione e che, per un primo momento, consente agilità e flessibilità. La Regione Veneto si sta muovendo con estrema lentezza rispetto ai bisogni del territorio e pare attendere che le risposte provengano dagli enti locali.

“La Regione, in ritardo rispetto all'agire e alle esigenze territoriali, sta promuovendo tavoli di studio sulle forme organizzative da dare ai Servizi Sociali e percorsi formativi che coinvolgono anche le Università. Sembra però che ci si aspetti che i

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territori debbano costruire dal basso, un assetto istituzionale che dovrebbe trovare definizione dai livelli politici/tecnici superiori.”

Una voce fuori dal coro è quella del responsabile del SIL dell’A.Ulss Dolomiti, Verdozzi Enrico, che esprime una “discreta distanza” da questo processo di cambiamento, in merito al quale riferisce non avere chiare informazioni, lavorando da molti anni all’interno di un servizio specialistico.

E’ interessante leggere come riconosca che il proprio lavoro lo porti ad avere interazioni con i cambiamenti introdotti dalle politiche di contrasto alla povertà, ma ammette non è certo conoscerne le varie sfaccettature.

L’apporto del dott. Verdozzi si basa sulle sue percezioni derivate dalla lunga esperienza professionale nel servizio specialistico dell’A.Ulss dedicato all’integrazione lavorativa. Egli riconosce come negli anni si siano sempre cercate e, a volte realizzate, forme di collaborazione efficaci fra i diversi servizi. Auspica che il nuovo riassetto organizzativo possa giovare dell’operato costante portato avanti nella sua carriera lavorativa e che si concretizzi una struttura tecnica-professionale solida, di regia per i servizi sociali.

“(…) percezioni che forse subiscono anche il condizionamento (o la distorsione) di un’intera vita lavorativa passata a cercare di contribuire alla costruzione, nella nostra realtà provinciale, di un “sistema” nel quale politiche di varia natura si potessero incontrare ed integrare. Piccoli e pazienti passi nel tempo. Le occasioni di collaborazione fra servizi avute negli anni passati, soprattutto recenti, possono rappresentare concretamente la misura dell’esito di quel lavorio costante e testardo. Istituzioni e servizi che, pur con tutte le difficoltà, sanno lavorare assieme e accompagnare le persone nei loro percorsi. Tutto migliorabile, naturalmente! L’attuale situazione caratterizzate dalla forte novità dell’istituzione del NOA, di fatto, pone le proprie radici e si nutre dell’humus creato da quelle esperienze sedimentate negli anni.

Ho l’impressione che la scelta fatta dal Comune di Belluno – che, assieme a Feltre riveste un ruolo strategico all’interno della rete degli Enti locali - nell’individuare la nuova Dirigente (riferimento alla dott.ssa Di Marzo) stia a dimostrare (finalmente) che si intende imboccare una concreta prospettiva di realizzare una forte struttura tecnica e professionale dei servizi sociali in grado di assolvere i compiti e le sfide che le norme di contrasto alla povertà pongono in capo ai comuni.”