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Nel paper, realizzato dalla redazione del Barilla center si pone l’accento su come il legame tra sociologia e arte contemporanea si stia intensificando, nel corso dei recenti anni. Un’arte contemporanea spiazzante, volutamente o meno, definibile scomoda, in cui anche il cibo risulta un soggetto più o meno apprezzabile. Il celebre caso d’arte di Maurizio Cattelan, ne è un esempio più che significativo. Cattelan, con quella semplice banana, attaccata al muro con il nastro adesivo, sembra sfidare il pubblico a riflettere sul concetto di valore delle opere d’arte e sul modo in cui noi diamo valore agli oggetti. L’arte contemporanea, da sempre, è un’arte di dibattito.

Figure 9. Maurizio Cattelan, Comedian.

Ben prima di quest’autore, Leonardo da Vinci, attraverso l’ultima Cena, aveva realizzato un’opera in cui il cibo, in tal caso il pane diveniva simbolo di condivisione, una metafora di comunione con il “companio”. Arcimboldo aveva poi, stravolto il mondo della ritrattistica. Le sue teste composte, a cui appartengono le Quattro Stagioni e i Quattro Elementi, sono state definite per la loro stranezza “ghiribizzi”, “scherzi”66, ma, in realtà, analizzate nella loro interezza, rivelano la cultura del tempo, ossia una cultura intrisa di studi naturalistici dal vero. Una cultura che mette in luce le stranezze e le bizzarrie dell’epoca (Ferino-Pagden S. 2017). Oltre a ciò, l’invenzione di queste teste, ispirate a un’estetica che sembra di paradosso, potrebbe come afferma di Falco essere frutto di un mero virtuosismo, in cui prediligevamo una confusione giocosa e un’instabilità dei valori, tipica dell’arte tardo rinascimentale (Ferino-Pagden S. 2017).

66https://nuovefinzioni.wordpress.com/2015/03/04/metamorfosi-e-metafore-nota-sullarte-di-arcimboldo-

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È un periodo in cui il piacere autoreferenziale dell’eccesso e l’ossessione per la mostruosità costituiscono i temi centrali nelle pitture dell’Arcimboldo. Egli riesce così a creare un nuovo tipo di rapporto tra microcosmo e macrocosmo, collocando entrambi nella parte definita da Ferino più “nobile”67 del corpo umano, la testa. Dall’inizio dell’Umanesimo, la curatrice evidenzia come si

sia enormemente ampliato l’interesse per il mondo della natura, a seguito delle scoperte geografiche che avevano mostrato l’esistenza di molte nuove specie animali e vegetali. Così, nei primi decenni del Cinquecento, anche per mezzo degli studi di Leonardo si stava formando un’illustrazione scientifica anche nei quadri, frutto consapevole di quel ‘rinascimento’ delle scienze, attraverso una nuova investigazione del cosmo, della natura e dell’uomo. Con questa visione, del tutto inedita, Arcimboldo si avvalse delle conoscenze naturalistiche nelle ‘teste composte’, della serie delle Stagioni, sovrapponendo e facendo coincidere con sapienza immagini naturalistiche diverse tra loro, esprimendo come la realtà all’apparenza sia una contraddizione, poiché un’immagine è nascosta dall’altra (Ferino-Pagden S. 2017).

Un altro artista, nonché René Magritte, sceglie nella sua arte, come protagoniste, alcune verdi mele sferiche, che occupano un’intera stanza. Alle volte indossano maschere o sostengono tavoli, invece di essere posate al di sopra di essi. La sua arte di spiazzamento, mira all’espressione del non senso. Lo stesso pittore nel titolo del quadro scrive: “Questa non è una mela”, dunque Magritte mostra il paradosso, avvisando il pubblico che quello che, per quanto la sua mela sembra reale, non può essere morsa. Riflettendoci, si evince la teoria precedentemente descritta, quella nella quale, il cibo non deve essere metaforicamente visto come mero elemento nutritivo, ma il cibo diviene condivisione culturale e arte stessa.

Figure 10. Renè Magritte. Le mele di Magritte.

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Anche la baguette di Magritte, diventa soggetto di alcune delle sue più famose tele: egli la sostituisce alle nubi nel cielo, mentre Man Ray le colora di azzurro (Poli, 2005). A rappresentare il profondo legame che insiste tra arte, società e cibo è anche l’artista Marinetti, con il suo Manifesto della cucina futurista. Inoltre con l’esplosione della Pop Art, si delinea un linguaggio artistico specifico, dove si assemblano alimenti divenuti culto di interesse, grazie alla televisione ed alla pubblicità. È un’arte di forte impatto visivo, stilizzata che cela in sé una comunicazione sociale, ossia una rappresentazione della cultura popolare. Accattivante ed ironica, riproduce alimenti conservati, disidratati e surgelati. Andy Warhol diventerà famoso per le sue innumerevoli bottiglie di Coca-Cola e i barattoli di Campbell’s Soup. Gli oggetti sono feticci, cioè simboli della realtà contemporanea, in cui riconoscersi. Il cibo e i singoli alimenti sembrano essere utilizzati come denuncia sociale e politica e si caricano di valenza simbolica (Poli, 2005). Lo stesso Wesselman nella rappresentazione “Still no life”, pone come tema centrale, l’universo domestico, in cui, vi è la presenza apparente casuale di banane e mele rotonde, che rappresentano la mascolinità e la femminilità. Gli alimenti, sono riproduzioni fedeli degli originali, mentre gli altri oggetti fanno l’effetto di decorazioni inutili, come la copia di Mondrian (Honnef, 1985). Anche l’artista Duchamp propone un’opera di denuncia, attraverso la realizzazione di ampi scaffali riempiti con pacchetti e scatole di alimenti, mentre sulle pareti sono posti, alcuni dipinti ottocenteschi corniciati d’oro. Con il trascorrere del tempo gli imballaggi dei cibi danneggiano, i dipinti invece mantengono la loro eleganza borghese, mostrando la distanza tra i prodotti blandi dell’economia capitalista tedesca, rispetto ad una ricchezza passata (Poli, 2005). Di seguito l’esponente della Eat-art nonché Dorothée Selz crea strutture geometriche multicolori realizzate con lamiere metalliche, ricoperte di diversi tipi di cibo: caramelle, frutta e verdure, tutte tagliate e disposte in modo tale da poter essere consumate dal pubblico, a seconda dei gusti personali di ognuno. L’autore Michel Blazy è anch‘esso testimone di un’arte organica, dove legumi, frutta, pancetta, divengono elementi artistici. Egli indaga il mistero che avvolge la metamorfosi; gli alimenti si trasformano, si decompongono, fanno semplicemente il loro corso, mostrando il trascorrere del tempo, il quale è essenziale nella sua poetica (ibidem). Gli anni Settanta sono inoltre fondamentali per la comprensione dei rapporti tra femminismo e arti visive. Numerose furono le artiste che sfruttarono la potente comunicatività artistica, per denunciare il maschilismo vigente. Ana Mendieta (1948-1985) ad esempio, destò l’attenzione con il suo pollo morto, allo scopo di alludere all’umiliazione sessuale cui, troppo frequentemente il corpo della donna era

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sottoposto68 (Poli, 2005). Dopo la centralità della pittura durante gli anni Ottanta, negli anni

Novanta, compare l’emblematica figura del Gonzalez-Torres, uno scultore molto caro al tema dell’affettività. L’artista realizza opere mediante l’impiego di mezzi estremamente semplici quali caramelle o cioccolatini ammucchiati agli angoli di una stanza. Sculture interattive in continuo mutamento e reintegrabili all’infinito, a cui lo spettatore può liberamente accedere mangiandone un pezzo. Egli è capace di far assumere agli oggetti più banali, dei significati profondi e toccanti che stimolino la riflessione sulla malattia, la morte, la dissoluzione (ibidem).

In un mondo privo di valori trascendentali dove viene superata l’iconografia sacra, la natura morta sceglie l’ovvio, il minimo, il banale, in un itinerario che da Caravaggio arriva a Giorgio de Chirico e oltre. La natura morta non è costituita solo da Cezanne o Gris, ma anche da una serie di prodotti televisivi. Alla fine del diciannovesimo secolo, la natura morta, diviene un teatro in cui Botero dà il suo tocco. Oranges, quadro del 2013 è sostanzialmente la rappresentazione di cinque grandi arance che riecheggiano l’atmosfera calda del Sud.

Infine numerosi artisti lavorano con materiali organici dedicandosi all’ideazione di vere e proprie opere creative, indossabili e degustabili, come ad esempio la copertura del corpo con il cioccolato. Zucchero, caramelle, verdure, frutti e liquidi colorati ornano il corpo risvegliando i sensi, stimolando la fantasia e coinvolgendo il pubblico che diviene collaboratore dell’artista nella messa in scena.

L’arte grazie al cibo, si mangia, si condivide, si indossa, essa si fa gioco e intrattenimento, piacere per il corpo e per la mente.

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