• Non ci sono risultati.

5 Le prefetture distrettuali nel sistema provinciale dell’Alto Impero

236 CIL III, 3158.

237 Si noti inoltre l’arcaizzante dittongo -ai, il quale potrebbe però anche dipendere dal fatto che a Verona «la vecchia grafia ai per ae […] rimase in uso assai a lungo, anche in età imperiale» e

134 Davide Faoro

i) Civitates Maezeiorum et Daesidiatum

Questa prefettura presidiale ci è nota da una dedica imperiale (n. 5) posta nel 75 d.C. ex testamento di [—] Marcellus, centurione che militò nella legio XI Claudia Pia Fidelis, stanziata al tempo in Dalmazia, presso Burnum238. [—] Marcellus era originario di Bovianum, dove ricoprì il duovirato al ritorno dall’Illirico. Durante o dopo il centurionato, [—] Marcellus detenne la carica di praefectus di due civitates dell’entroterra dalmata239, i Maezei240ed i Daesitiates (o Daesidiates)241. Secondo Plinio tali tribù facevano capo al conventus di Narona242.

che «specialmente le epigrafi veronesi mostrano un gran numero di questi (ed altri) arcaismi gra- fici», ZAMBONI1966, pp. 497 ss.; sulle implicazioni che il dittongo -ai ha per la datazione della

base di statua pedestre dal Pagus Arusnatium (CIL V, 3936 = ILS 1348), dedicata a Q(uintus)

Caicilius Cisiacus Septicius Pica Caicilianus procur(ator) Augustor(um) et pro leg(ato) provinciai Raitiai et Vindelic(iai) et vallis Poenin(ai), cfr. R, n. 21.

238 FELDMANN2000.

239 ALFÖLDY1965.

240 WILKES1992, p 80.

241 «P.W.» IV, 2, coll. 1982 s.

242 Plin., NH, III, 143 s.; WILKES1992, p. 81 «in the northeast around Brigetio». 03STU_Faoro_03 copia.qxd 15-04-2011 13:28 Pagina 134

La cronologia della carriera di [—] Marcellus (n. 5) suggerisce che l’incarico fu detenuto durante il principato di Nerone; non è da escludere che, ancora per que- st’epoca, la dislocazione di un prefetto distrettuale per controllare la civitas dei Daesidiates fosse conseguenza del ruolo rivestito da questa popolazione in seno alla grande rivolta pannonica del 6-9 d.C.

k) Civitates Boiorum et Azaliorum

Gli Azaloi243e i Boii244erano delle popolazioni confinanti d’origine celtica stan- ziate nel I secolo d.C. nel nord-est della provincia di Pannonia, nei pressi della gran- de ansa del Danubio. Un’iscrizione onoraria da Firmum Picenum (n. 6) ci rende nota l’esistenza in età flavia di una prefettura atta al controllo di tali civitates, incarico a cui era stata cumulata la cura ripae Danuvii. Il cavaliere piceno aveva in precedenza rive- stito in Pannonia la prefettura della cohors I Noricorum.

l) Civitas Colaphianorum

La civitas dei Colaphiani fu l’unica civitas conosciuta che in Pannonia venne assegnata ad un prefetto non congiuntamente ad un’altra tribù confinante. Questa prefettura è nota in virtù di un cursus equestre da Heliopolis in Siria (n. 7), nel quale si onorava la figura di Antonius Naso, vir militaris che, sortito dall’esercito e raggiun- to il censo equestre, ottenne la procuratela di Bitinia e Ponto sotto Nerone. La pre- fettura fu detenuta fra il centurionato e il primipilato presso la legio XIII Gemina di stanza a Poetovio; l’incarico presidiale fu preceduto dall’albata decursio concessa direttamente dal principe245. La tribù dei Colaphiani abitava lungo il corso del fiume Sava246, presso Colapis, l’odierna Kulpa.

m) Civitates Moesiae et Treballiae

La prefettura delle civitates di Moesia et Treballia è testimoniata unicamente nel cursus di C. Baebius Atticus (n. 1). Visto il primipilato tenuto presso la legio V Macedonica247, è ipotizzabile che il prefetto destinato al controllo di queste popola- zioni dipendesse, a partire dal 15 d.C.248, dal legato consolare di Macedonia e Achaia249, la cui provincia si estendeva sui territori danubiani che, successivamente, videro l’istituzione della provincia di Moesia. La prefettura va probabilmente conte-

243 Plin., NH, III, 148; Ptol., II, 14, 2; «P.W.» II, 2, col. 2638. 244 Caes., BG, I, 5; cfr. Strab., IV, 206; «P.W.» III, 1, coll. 631 ss. 245 Cfr. sopra, paragrafo 2.

246 Plin., NH, III, 147; WILKES1992, p. 81; cfr. CIL III, 11227.

247 Unità stanziata ad Oescus almeno dal 33 d.C., ma quasi certamente lì già acquartierata negli ulti- mi anni di Augusto (STROBEL2000, pp. 525 s.). Oescus, Oi\sko~ Triballw`n, secondo Tolemeo

(Ptol., III, 10) era capoluogo delle civitates Treballiae. 248 Tac., Ann., I, 76 e 80.

136 Davide Faoro

stualizzata in seno allo sfruttamento delle risorse minerarie della regione posto in essere da Augusto250.

5.5 SYRIA

250 GENOVESI2005.

n) Iudaea (6-41 d.C.)

Nel 6 d.C. Augusto, accogliendo le richieste dei Giudei che ne denunciavano il malgoverno, decise di annettere alla provincia di Siria, prosqhvkh th`~ Suriva~, il terri- torio del deposto etnarca Archelao251. Dopo essere stato censito, l’ex regno cliente venne affidato ad un cavaliere, Coponius, con residenza a Cesarea. Il titolo portato dai funzio- nari a capo del nuovo distretto prefettizio era praefectus Iudaeae (n. 10). Nel corso dei decenni, si susseguirono sette prefetti, di cui uno, Marcellus, posto pro tempore dal lega- tus di Siria dopo la rimozione di Pontius Pilatus nel 37 d.C. Nel 41 d.C., Claudio affidò ad Agrippa I il territorio giudaico restaurando l’indipendenza formale della regione252.

o) Iudaea (44-66 d.C.)

Alla morte di Agrippa I, nel 44 d.C, la Giudea tornò ad essere direttamente sottoposta al controllo romano253, ma con un territorio più esteso rispetto alla pre- cedente prefettura. Nel 53 d.C., l’antica tetrarchia di Filippo venne conferita ad Agrippa II254; il territorio subì ancora variazioni, allorché Nerone estese i possedi- menti di Agrippa II alla Tiberiade, a parte della Galilea e Iouliavda povlin th`~ Peraiva~ kai; kwvma~ ta;~ peri; aujth;n dekatevssara~; un’ultima modifica dei confi- ni avvenne nel 66 d.C., quando furono annessi i possedimenti di Erode Antipa255.

Sulla scorta dell’istituzione delle province procuratorie in Mauretania, nelle Alpi e nei Balcani, una larga parte della storiografia256ha postulato la creazione di una provincia equestre di Iudaea nel 44 d.C., sebbene numerose prefetture sopravvi- vano immutate durante e dopo il principato di Claudio. Risolutiva del problema sarebbe un’attestazione documentaria del titolo portato dai funzionari inviati in Giudea dopo il 44 d.C.257, dal momento che le alterne titolature riportare da Flavio Giuseppe e Tacito non offrono alcuna certezza258.

251 Ios., BI, II, 117; Ios., BI, II, 8-9; Ios., AI, XVII, 355; Ios., AI, XVII, 355. 252 Ios., AI, XIX, 360 ss.

253 Ios., BI, II, 220. 254 Ios., BI, II, 247.

255 Ios., AI, XX, 158-159; da datarsi al 54 d.C., cfr. LÉMONON1981, p. 36.

256 Dubbiosi rispetto alla costituzione di una regolare provincia procuratoria si sono recentemente dichiarati COTTON1999, pp. 79 ss.; ECK2007a, pp. 43 ss.

257 Non è di nessun aiuto la nota e più volte riedita iscrizione proveniente da Bir el Malik in Giudea (AE 1967, 525 = AE 1986, 693 = AE 1987, 950 = SEG XL, 1449, in cui si apprende che un certo Titus Mucius Clemens, comandante di una coorte dell’esercito di Agrippa II, fu bohqov~ di Tiberio Giulio Alessandro) e riportante il testo, alla linea 4, Tiberivou ΔAlexavnrou ejpavr[---], per quanto gli ultimi commentatori (BRENK-CANALIDEROSSI2001) abbiano proposto un’integra-

zione in Tiberivou ΔAlexavnrou ejpavr[cou Ioudaiva~]. L’estrema frammentarietà e la conseguen- te impossibilità di datare con precisione il documento preclude di fatto il riconoscimento nella citata carica della praefectura Iudaeae; essa potrebbe infatti celare l’indicazione della praefectura

Aegypti, se non della praefectura exercitus Iudaici (cfr. OGIS 586). 258 Sopra, paragrafo 3.

138 Davide Faoro

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, il mantenimento di una prefettura subalterna pare la soluzione più consona alle indicazioni forniteci dalle fonti. Flavio Giuseppe ricorda che «essendo [il figlio di Agrippa] troppo giovane, [Claudio] ridus- se i regni nuovamente a provincia e vi inviò come procuratore Cuspius Fadus, e dopo di lui Tiberio Alessandro, i quali, astenendosi dall’interferire negli usi locali, manten- nero in pace il popolo (e[qno~)»259. L’impressione che Claudio avesse optato per una soluzione di compromesso o, come abbiamo detto poc’anzi, una sospensione della dinastia, è forte. Appena acclamato imperatore, Claudio aveva fatto di Agrippa il rex Iudaeae; se vi fosse stata da parte del principe sin dall’inizio l’intenzione di istituire di una provincia di Giudea, quest’ultimo avrebbe potuto semplicemente innalzare la praefectura in procuratela autonoma già nel 41 d.C.260. È lecito ritenere che l’annes- sione alla Siria tramite una prefettura subalterna apparisse allora come l’opzione poli- ticamente migliore, giacché avrebbe consentito il ritorno della Giudea ad un status formalmente autonomo, in rispetto di una prassi più volte testimoniata nei medesi- mi anni in Oriente261. A tal proposito, Tacito limpidamente riferisce che «Ituraeique et Iudaei defunctis regibus Sohaemo atque Agrippa provinciae Syriae additi»262. Quindi non stupisce se già in quello stesso 44 d.C., il legato di Siria, Cassius Longinus263, fosse intervenuto in Giudea come i suoi predecessori, portandosi a Gerusalemme con ingenti forze militari264.

La pretesa di riconoscere l’esistenza di un’autonoma provincia Iudaeae nasce peraltro da un brano degli Annales inserito nella cronaca dell’anno 52 d.C.265, in cui si afferma che la Giudea fu divisa e che Felix ebbe la Samaria e Ventidius Cumanus la Galilea; l’inefficace governo perseguito da entrambi produsse poco dopo aspri scon- tri fra i due gruppi etnici, tanto che il legato di Siria, C. Ummidius Durmius Quadratus 266, si vide costretto ad intervenire e placare i disordini. Allora, riferisce Tacito, Claudio, udite le cause della sollevazione, diede facoltà al legato di decidere sulla sorte dei procuratori: «ius statuendi etiam de procuratoribus dederat».

In primis, va detto che nulla lascia supporre che Quadratus abbia agito extra ordinem in Samaria e in Galilea; il legato esercita la sua funzione di governatore e tutore della pax romana nella provincia affidatagli. Non è infatti menzionato alcun

259 Ios., BI, II, 220.

260 Cfr. Tac., Hist., V, 9, narrando del governo del liberto Felix, su cui torneremo, definisce il pote- re esercitato da quest’ultimo come ius regium: «[…] Antonius Felix per omnem saevitiam ac libi-

dinem ius regium servili ingenio exercuit». 261 Cfr. sotto, paragrafo 5.7, t.

262 Tac., Ann., XII, 23, 1.

263 PIR2 C 501; «P.W.» III, col. 1736 ss., n. 60; THOMASSON1984, col. 33, n. 23; DABROWA1998,

pp. 46 ss. 264 Ios., AI, XX, 6 ss. 265 Tac., Ann., XII, 54.

266 PIR V 600; «P.W.» Suppl. IX, col. 1827 ss., n. 4; THOMASSON1984, col. 306, n. 25; DABROWA

1998, pp. 49 ss.

specifico potere in ordine all’intervento armato del legato in Giudea. Lo ius conces- so da Claudio concerne difatti, non la possibilità di intervento in Giudea, bensì la facoltà di giudicare i due «procuratores». L’imperatore, e qui le parole di Tacito sono precise, solo dopo aver ascoltato le ragioni della rivolta, «quia Claudius causis rebel- lionis auditis» (ovvero il malgoverno dei sui preposti in Giudea), affidò al legato della Siria anche la possibilità di giudicare le eventuali colpe dei preposti alla Samaria e alla Galilea, «ius statuendi etiam de procuratoribus dederat». Lo ius concesso al legato è pertanto riferito ad un momento successivo al suo intervento. Giuseppe267, che non cita alcun ius particolare concesso a Quadratus, ci informa che Cumanus fu inviato a Roma dal legato e qui, riascoltato da Claudio, fu mandato in esilio. Tacito, certamente meglio informato sul processo rispetto a Giuseppe268, il quale non men- ziona neppure la divisione territoriale fra Galilea e Samaria, narra semplicemente che Claudio concesse al legato di Siria la possibilità di giudicare chi fra Cumanus e Felix avesse colpa riguardo ai torbidi scoppiati in Giudea. Dalla sorte occorsa a Pontius Pilatus, sappiamo che spettava all’imperatore valutare in ultima istanza l’o- perato del praefectus Iudaeae. Lo svolgersi dei fatti lascia pertanto credere che la scel- ta di Claudio fosse anzitutto finalizzata al mantenimento della pax romana nella regione, offrendo la possibilità al legato di istruire un processo in loco, così da pla- care la sete di rivalsa dei Giudei. Non a caso, Flavio Giuseppe attesta la presenza del tribunale del legato a Lidda in Samaria, sulla strada fra Cesarea e Gerusalemme269. In tal senso, i passi di Tacito e Flavio Giuseppe sono complementari e suggerisco- no, in ultima analisi, la medesima soluzione.

Stando alla testimonianza di Tacito, Felix fu salvato manifestamente da Quadratus, il quale ben conosceva il legame che questi aveva con Claudio. Felix era infatti un liberto imperiale270. Alla luce dei procuratori presidiali conosciuti per il tempo di Claudio271, la nomina di un libertus a capo di una provincia appare in un’e-

267 Ios., AI, XX, 54, 6.

268 FORNEAUX1907, I, p. 129: «it is difficulty to suppose Tacitus misinformed to a point as that of

the conduct of Quadratus towards these two persons»; sulle divergenze fra le due versioni, cfr. l’approfondita analisi condotta da MILANO2006, pp. 175 ss.

269 Ios., BI, II, 241 ss.

270 PIR2A 828; come visto sopra, Tacito, Hist., V, 9 lo nomina Antonius Felix, mentre Giuseppe, Ios.,

AI, XX, 137, Claudius Felix, soluzione per cui propende KOKKINOS1990; egli sarebbe stato il

medesimo procuratore citato in AE 1967, 525 = SEG XL, 1449; l’iscrizione, però, menziona un procuratore della Siria degli anni 72-75 d.C. (cfr. GRANINOCECERE-MAGIONCALDA2003, p. 637)

che difficilmente può essere identificato con il nostro Felix. Favorevoli ad un’esegesi in M. Antonius

Felix, ALFÖLDY1982, p. 331 , n. 9 che riporta la nota iscrizione da Pola, CIL V, 34, nella quale

l’avia Antonia Clementiana erige una statua a L. Annaeius Domitius Proculus, definito pronepos

Antoni Felicis; DEVIJVERPME, A 134, IV, p. 1436, V, p. 2001; SCHWARTZ1984; SADDINGTON1992

b; BRENK-CANALIDEROSSI2001. La questione, nel suo complesso, è discussa da ultimo da

MILANO2006, pp. 163 ss. che propende a favore di un nomen in Antonius.

140 Davide Faoro

poca così alta un’eventualità piuttosto remota. Ma c’è di più. Sempre riguardo a Felix, Svetonio annota che Claudio «quem cohortibus et alis provinciaeque Iudaeae praepo- suit»272. La costruzione del periodo è singolare. Il fatto che Felix fosse stato messo alla testa delle truppe di Giudea, se governatore, appare un’informazione eccedente, inu- tile. Qualora, invece, Svetonio si fosse avvalso nell’occasione di una fonte ufficiale, il passo assumerebbe un significato del tutto giustificabile e offrirebbe una probabile esegesi del ruolo rivestito da Felix, quello di praefectus alae/cohortis […] et praefectus Iudaeae, tipologia di titolatura altrimenti attestata per tutta l’epoca giulio-claudia, in Occidente come in Oriente273. Come altri prima e dopo di lui, il biografo adrianeo avrebbe semplicemente rielaborato la fonte attraverso la sensibilità istituzionale di un uomo di pieno II secolo d.C. Va peraltro sottolineato che il piccolo territorio della Iudaea (dal 6-41 d.C. di 5.000 km) era già sin troppo modesto per accogliere una provincia274 ancor prima della divisione in Samaria e Galilea, divisione, che, dalle parole di Tacito, «ita divisis ut huic Galilaeorum natio, Felici Samaritae parerent, discordes olim et tum contemptu regentium minus coercitis odiis», si deduce essere stata pianificata nel rispetto delle differenze etniche, circostanza che si adatterebbe perfet- tamente alla dislocazione in loco di due praefecti civitatum.

Riguardo agli ultimi anni prima della grande rivolta, la situazione non muta. Giuseppe scrive275che «fino a che C. Cestius Gallus276, il governatore della Siria, rima- se nella sua provincia, nessuno ebbe l’ardire di recarsi da lui a denunziare Florus; ma una volta che egli venne a Gerusalemme, in occasione della festa degli Azimi, il popo- lo gli si affollò intorno, supplicandolo di aver pietà delle sofferenze della popolazio- ne e urlando che Florus era la rovina del paese». La pretesa di riconoscere nel primo periodo una prova del distacco della Siria dalla Giudea è inficiato irrimediabilmente dal seguito, in cui si rammenta che il legato si recò a Gerusalemme, in via ordina- ria277, per assistere alla feste degli Azimi, durante la quale il popolo gli manifestò l’in-

272 Suet., Claud., 28,1; cfr. SADDINGTON1980, p. 38, n. 72 bis; SADDINGTON1992b. È probabile che

l’espressione di Tac., Ann., XII, 54 riferita a Felice nel 52 d.C., «iam pridem Iudaeae impositus», sia un errore dello storico favorito proprio dalla presenza in Giudea del liberto imperiale già da qualche tempo; Flavio Giuseppe, infatti, (AI, XX, 137) pone la nomina di Felix nel 52 d.C.; sulla fine del mandato di quest’ultimo, nel 54/55 o nel 60 d.C., si veda ora commento e bibliografia in MILANO2006, pp. 183 ss.

273 Sopra, paragrafo 2, nn. 13, 14, 20, 23, 24.

274 Il paragone con le procuratele alpine non regge: quest’ultime infatti possedevano delle caratteri- stiche geomorfologiche e strategiche peculiari.

275 Ios., BI, II, 280 ss.

276 PIR2C 691; «P.W.» III, col. 2005 ss., n. 9; THOMASSON1984, col. 307, n. 27; DABROWA1998,

pp. 456 ss.

277 Ad una semplice preminenza militare del legato della Siria fra il 41 ed il 66 d.C. credono HIRSCHFELD1905, p. 384; JONES1960, pp. 117 ss.; DABROWA1998, p. 47 ss., secondo cui «Judea

was administered by an imperial procurator supervised by governor of Syria»; cfr. EICH2005, 03STU_Faoro_03 copia.qxd 15-04-2011 13:28 Pagina 140

sofferenza verso il malgoverno di Florus. Chiara la consapevolezza da parte dei Giudei dell’autorità che il legato esercitava su Florus, impressione avvalorata anche dal segui- to: «Cestius calmò i bollori della folla e, data assicurazione che avrebbe indotto Florus a comportarsi in futuro con più moderazione verso di loro, se ne ritornò ad Antiochia. Florus lo scortò sino a Cesarea […]».

Un ulteriore e decisivo raffronto in ordine alla dialettica di subordinazione fra prefetto e legato ci è fornito dalla notizia di un rapporto che, secondo Flavio Giuseppe, Florus scrisse a Cestius: «Per dare una spinta verso la guerra, Florus scrisse a Cestius accusando falsamente i Giudei della ribellione, attribuendo a loro l’inizio delle ostilità […] neppure i magistrati di Gerusalemme tacquero, ma […] lo infor- marono delle iniquità commesse da Florus a danno della città. Cestius, presa visione dei due rapporti, sedette a consiglio con i suoi ufficiali». Per quale ragione Florus, in veste di governatore della Giudea, avrebbe dovuto mandare un rapporto riguardo lo stato della sua amministrazione al legato di Siria? E ancora, qualora la Giudea fosse stata una provincia, per quale motivo i magistrati locali di Gerusalemme avrebbero scritto ad una governatore di un’altra provincia in merito allo stato delle cose presso la loro comunità? Florus, se procurator Augusti, avrebbe dovuto render conto in prima istanza all’imperatore, non certo ad un governatore di una provincia vicina; ugual- mente, i Gerosolimitani avrebbero dovuto avere come interlocutori o lo stesso Florus o il principe. L’unica soluzione possibile è che Cestius agisse all’interno della sua pro- vincia e che Florus fosse un suo Unterstatthalter. D’altra parte, nel 66 d.C. il legato diede ordine di censire la popolazione di Gerusalemme, un’azione che non poteva certo essere attuata all’infuori del mandato provinciale assegnatagli da Nerone278.

Alla luce di questi riscontri, non è sufficiente affermare che dal 41 d.C. il lega- to di Siria operasse in accordo con il preposto alla Giudea279, per concludere che que- st’ultimo fosse un procurator provinciae: le fonti evidenziano al contrario la presenza ordinaria del legato negli affari giudaici, attraverso una partecipazione tanto impor- tante e costante da non permettere di distinguere fra due provinciae. Tutto lascia cre- dere che nel 44 d.C., perpetuando la precedente politica augusteo-tiberiana, fosse stata promossa l’annessione alla Siria del regno di Agrippa I sotto forma di prefettu- ra. A tal proposito, non è forse un caso che, un contemporaneo e testimone dei fatti, Flavio Giuseppe, definisca Lucceius Albinus, penultimo cavaliere preposto alla Giudea, sempre e solo e[parco~, praefectus280.

p. 149 ss. che parla di «militärische Oberhoheit des Gouverneurs in Antiocheia». La visita in occasione di una festa religiosa a Gerusalemme non è tuttavia dovuta ad alcuna necessità milita- re, quanto piuttosto ad uno spostamento consuetudinario del legato in provincia. 278 Ios., BI, II, 422.

279 PALTIEL1991, p. 265.

142 Davide Faoro

p) Commagene

Dopo la morte del basileus Antioco III, Tacito281scrive che «per idem tempus Antiocho Commagenorum, Philopatore Cilicum regibus defunctis turbabantur nationes, plerisque Romanum, aliis regium imperium cupientibus»282, narrando uno scontro intestino fra chi, gli aristocratici, premeva al fine di ridurre il regno a provincia e chi, la plebe, mirava a preservare lo status di monarchia autonoma. Come in altre occa- sioni Roma fu chiamata a risolvere le questioni sorte tra i reali di Commagene283.

Strabone284riporta la notizia che la Commagene pervenne allo status di nuova provincia. In realtà, come in Cappadocia, Germanico affidò ad un proprio comes, Q. Servaeus, il compito di portare Commagene ad ius praetoris, cioè nella provincia di Siria285: «Commagenis Q. Servaeus praeponitur, tum primum ad ius praetoris translatis»286. Il giovane principe agiva in virtù di un imperium sovraprovinciale in trasmarinas pro[vin- cias…] in conformandis iis regnisque eiusdem tractus287ovvero «[…] ad rerum transma- rinarum statum componendum»288. Dopo l’avvvenuta annessione, Q. Servaeus lasciò campo libero289ad un praefectus equestre di nomina imperiale, un Unterstatthalter del legato di Siria, attestatoci dall’iscrizione onoraria acefala di Antiochia in Pisidia (n. 11) d’epoca tiberiana. Commagene tornò formalmente indipendente nel 38 d.C.290per poi essere nuovamente annessa alla Siria nel 72 d.C.291.

q) Cappadocia

Lo stato delle fonti riguardo l’annessione della Cappadocia è assai prossimo a quello descritto per la Giudea prima della scoperta del titulus di Ponzio Pilato. Non vi sono iscrizioni, solo testi letterari, per lo più successivi ed alquanto ermetici. Sulla base di queste informazioni, la storiografia, ancora recentemente292, ha postulato l’i-

281 Tac., Ann., II, 42. 282 Cfr. Ios., AI, XVIII, 53.

283 Da ultimo FACELLA2006 che però non fa menzione del praefectus Commagenis (n. 11).