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In seno alla vicenda amministrativa sarda, si situa la questione inerente lo statuto della Corsica, l’isola minore che per tutta l’età repubblicana e sino almeno al 6 d.C. fece parte della medesima provincia, sotto la denominazione di provincia Sardiniae et Corsicae. A partire dall’età giulio-claudia sino al III secolo d.C. però, alcune attestazio- ni epigrafiche, a dir il vero, poche in considerazione dell’arco cronologico di tre secoli, hanno fatto supporre la presenza di un’entità amministrativa autonoma, una provincia Corsicae di rango equestre. Nello specifico si tratta delle seguenti testimonianze:

a) C. Vibrius Punicus

PIR V 419; cfr. Capitolo 3, paragrafo 2, n. 19. CIL XII, 2455. Gallia Narbonensis. Dedica onoraria.

L(ucio) Vibrio A(uli filio) Vol(tinia tribu) / Punico praef(ecto) / equitum / primopi- lo trib(uno) / mil(itum) praef(ecto) Corsicae / C. Vibrius Punicus / M(arcus) Octavianus / patri

Si tratta di un’iscrizione (una dedica onoraria) posta dal figlio a L(ucius) Vibrius Punicus, originario di Vienna nella Narbonense, dove la gens Vibria è bene attestata. Praefectus di un’ala di cavalleria, quindi tribunus di legione, Vibrius Punicus ottenne il primipilato e rivestì la prefettura di Corsica. L’iscrizione è da datarsi all’età tiberia- na, comunque in un tempo compreso fra il 6 d.C. e il principato di Claudio.

b) L. Iulius Longinus

ESPÉRANDIEU1893, pp. 75-80; JEHASSE-JEHASSE1987, p. 64, n. VII; ZUCCA1996,

pp. 233 s., n. 20.

CIL X, 8036. Aleria, Corsica. Stele sepolcrale.

Diis(!) / Manibus sacr(um) / Tettiae Maternae / optimae uxori / L. Iulius Longinus /

proc(urator) Aug(usti)

L’iscrizione riporta l’epitaffio di Tettia Materna, moglie di Iulius Longinus, proc(urator) Aug(usti), forse provinciae Corsicae, sebbene il contesto privato non esclu- da la sepoltura di un cavaliere che svolse fuori dall’isola il servizio procuratorio. Il documento è paleograficamente databile al I secolo d.C. (Nerone?).

c) Publilius Memorialis; Claudius Clemens; Otacilius Sagitta

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CIL X 8038 = AE 1993, 855 (12.10.77 d.C.). Corsica. Rescritto imperiale.

Imp(erator) Caesar Vespasianus Augustus / magistratibus et senatoribus / Vana- cinorum salutem dicit / Otacilium Sagittam amicum et procu/ratorem meum ita

vobis praefuisse / ut testimonium vestrum mereretur / delector / de controversia

finium quam ha/betis cum Marianis pendenti ex / i(i)s agris quos a procuratore

meo / Publilio Memoriale emistis ut / finiret Claudius Clemens procu/rator meus

scripsi ei et mensorem / misi / beneficia tributa vobis ab(!) divo / Augusto post sep- timum consula/tum quae in tempora Galbae reti/nuistis confirmo / egerunt legati / Lasemo Leucani f(ilius) sacerd(os) Aug(usti) / Eunus Tomasi f(ilius) sacerd(os) Aug(usti) / C(aio) Arruntio Catellio Celere M(arco) / Arruntio Aquila co(n)s(uli- bus) IIII Idus Octobr(es)

È la nota tabula aenea (oggi perduta) sulla quale era inciso un rescritto di Vespasiano, datato al 12 ottobre del 77 d.C., riguardante la controversia finium fra le civitates corse dei Vanacini e dei Mariani. Il documento menziona tre procuratori Publilius Memorialis204, Claudius Clemens205e Otacilius Sagitta206, senza dubbio da intendersi come procuratori presidiali.

d) [F]uficius Candidus

JEHASSE1967, pp. 144 ss.; JEHASSE-JEHASSE1987, p. 65, n. IX; ZUCCApp. 218 s.,

n. 7.

AE 1967, 279 (124 d.C.). Aleria, Corsica. Bauinschrift.

[Imp(erator) Caes(ar)] divi Nervae / [nepos di]vi Traiani / [Parthi]ci filius / [Traianu]s Hadrianus / [Aug(ustus) pon]tif(ex) maximus / [trib(unicia) pot]est(ate) VIIII co(n)s(ul) III / [colonis] Alerinis / [locum?] fecit / [cura? F]ufici(?) / Candidi

proc(uratoris) [sui?]

Iscrizione commemorativa di un’opera compiuta da Adriano nel 124-125 d.C. a vantaggio dei (coloni?) Alerini. L’opera, in lacuna, è perduta; Jehasse ha ipotizzato un’integrazione in [lacus] fecit, in relazione ai balnea rinvenuti nell’area del rinveni- mento dell’epigrafe. L’intervento di [F]uficius Candidus quale curatore dell’opera è un importante indizio a favore di una sua funzione presidiale.

204 PIR2P 1054; PFLAUM1960-1961, n. 35a; VISMARA1987, p. 63.

205 PIR2C 835; PFLAUM1960-1961, p. 1045; VISMARA1987, p. 63.

206 PIR2O 175; PFLAUM1960-1961, pp. 81, 83, 113, 1045.

Si aggiunga infine un passo di Tacito (Hist., II, 16), riferito al 69 d.C.207: Corsicam ac Sardiniam ceterasque proximi maris insulas fama victricis classis in parti- bus Othonis tenuit. sed Corsicam prope adflixit Decumi Pacarii procuratoris temeri- tas, tanta mole belli nihil in summam profutura, ipsi exitiosa. namque Othonis odio iuvare Vitellium Corsorum viribus statuit, inani auxilio etiam si provenisset. vocatis principibus insulae consilium aperit, et contra dicere ausos, Claudium Pyrrichum trie- rarchum Liburnicarum ibi navium, Quintium Certum equitem Romanum, interfici iubet: quorum morte exterriti qui aderant, simul ignara et alieni metus socia imperito- rum turba in verba Vitellii iuravere. sed ubi dilectum agere Pacarius et inconditos homines fatigare militiae muneribus occepit, laborem insolitum perosi infirmitatem suam reputabant: insulam esse quam incolerent, et longe Germaniam virisque legio- num; direptos vastatosque classe etiam quos cohortes alaeque protegerent. et aversi repen- te animi, nec tamen aperta vi: aptum tempus insidiis legere. digressis qui Pacarium fre- quentabant, nudus et auxilii inops balineis interficitur; trucidati et comites.

La separazione delle due isole è documentata per la tarda antichità da un passo del Breviarium di Rufio Festo, nel quale è testimoniata la dissoluzione dell’originaria iuncta administratio in due distinte province, ognuna governata da un proprio prae- ses: «iuncta administratio harum insularum [Sardiniae et Corsicae] fuerat, quae suos praetores habuit: nunc singulae a praesidibus reguntur»208. La scissione denunciata da Festo per la seconda metà del IV secolo doveva risalire almeno alla fine del III seco- lo d.C. quando è attestato un Publius Aelius Apollinaris, v(ir) p(erfectissimus) pr(ae)ses provinciae Corsicae, nominato in un’iscrizione di età tetrarchica dal foro di Praeneste; coeva, inoltre, è la menzione di un Barbarus, praeses insulae Corsicae, databile all’età di Diocleziano e Massimino Augusti209.

Le fonti epigrafiche sopra citate ed il passo di Tacito hanno tuttavia indotto la maggior parte degli studiosi210a prospettare un’autonomia amministrativa della Cor- sica già nel I secolo d.C. Le ipotesi sono essenzialmente quattro:

1) la prima sostiene che vi sia stata una scissione nel 6 d.C., scissione poi prolun- gatasi sino al tardoantico211;

2) la seconda si basa sull’idea che, a seguito di un breve periodo di autonomia dopo il 6 d.C., la Corsica sia divenuta nuovamente provincia in unione con la Sardegna nel 67 d.C., anno in cui la Sardegna venne riconsegnata da Nerone al Senato212;

207 Cfr. HUBNER1976, p. 70.

208 Fest., Brev., IV, 2.

209 Rispettivamente, AE 1904, 108 = ILS 8376 e PLRE, p. 146 (noto da fonti agiografiche). 210 A favore di una persistente unione delle due isole, THOMASSON1972, pp. 74 ss.

211 DERUGGIERO«DE», I, pp. 1250 s.; HIRSCHFELD1905, p. 373; JEHASSE1962, p. 81; POMPONI

1979, p. 27; provincia autonoma dall’età claudia, ECK1988a, p. 103 e nota 5.

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3) la terza tesi prospetta una disgiunzione a partire dal 6 d.C. (al più tardi dall’età claudia) e una riunione con la Sardegna nella prima metà del II secolo d.C., probabilmente in età traianea213;

4) la quarta e ultima ipotesi rintraccia nel 67 d.C. la causa della separazione della Corsica214.

Premesso che l’ultima tesi prospettata è a mio avviso la meno convincente (per quale motivo Nerone avrebbe dovuto scindere l’unità amministrativa della provincia in occasione della restitutio della provincia al Senato? Quale, infatti, l’importanza rivestita dalla Corsica?), le prime tre ipotesi sono in linea di massima tutte possibili. Le due isole dovevano soffrire di problemi riconducibili ad una matrice comu- ne di brigantaggio endemico. Al momento dell’intervento di Augusto in Sardegna nel 6 d.C., la Corsica fu senza dubbio interessata dal dislocamento di rinforzi ausi- liari comandati da ufficiali equestri, gli stratiarchi di Dione. Sebbene lo storico non faccia riferimento alla Corsica, è difficile credere che l’amministrazione proconsolare abbia continuato la sua attività nell’isola minore.

Allorché la provincia di Sardinia et Corsica venne formalmente posta fra le pro- vince imperiali, probabilmente con Tiberio, è verosimile che sia stata assegnata al principe in rispetto della forma provinciae che era contenuta nella lex provinciae e che decretava la iuncta administratio fra le due maggiori isole tirreniche.

Nell’iscrizione menzionante un praefectus Corsicae, l’assenza del termine provin- cia, nonché la carriera di C. Vibrius Punicus, quasi certamente d’età tiberiana, mi fa credere che non si tratti di un governatore autocefalo, ma piuttosto di un Unterstatthalter, al pari del coevo praefectus Iudaeae215. Bisognerebbe pertanto postu- lare che in quest’epoca, il prefetto di Corsica dipendesse dal praefectus provinciae della Sardegna, allo stesso modo del praefectus Barbariae. Vi è da dolersi che l’iscrizione di Fordongianus non ci permetta di leggere il nome della provincia, benché l’epigrafe rupestre del «masso dei Balari»216, forse anch’essa d’età tiberiana, lasci aperta ogni ipo- tesi, non essendo specificato il nome della provincia sottoposta al prefetto.

Le menzioni di ben tre procuratori nel 77 d.C., di cui nessuno testimoniato anche per la Sardegna, in unione con la testimonianza di Tacito, lascia supporre che la prefettu- ra distrettuale di Corsica sia stata elevata a provincia procuratoria con Claudio o, al più tardi, con Nerone, al pari dei piccoli distretti delle Alpi Marittime e delle Alpi Cozie217. In questo caso, è da considerarsi un procuratore presidiale lo stesso Iulius Longinus, procura- tor Augusti, ancorché non si sia in presenza di un cavaliere corso poi morto in patria; la semplice menzione di procurator Augusti, tuttavia, fa propendere per la prima soluzione.

213 HAENSCH1997, pp. 745 ss.

214 Mommsen in CIL X, p. 838; PFLAUM1950, p. 43.

215 Così anche HAENSCH1997, pp. 745 ss.

216 S, n. 3; sul formulario relativo ai cippi confinari cfr. da ultimo DALLAROSA2007.

217 Capitolo 5, paragrafo 1.

Pausania non fa riferimento alla Corsica in occasione della restituzione della Sardegna al Senato, confermando così l’ipotesi di una disgiunzione amministrati- va delle due isole tirreniche negli anni 60 del I secolo d.C. Il citato passo di Tacito sui fatti del 69 d.C. riferisce che un procurator altrimenti sconosciuto, Pacarius Decumus, dopo aver portato dalla sua parte i principes locali, organizzò una rivol- ta contro il potere otoniano, schierandosi con Vitellio. Tradito, fu ucciso nei suoi balnea. Il fatto che Pacarius Decumus arruoli truppe («et inconditos homines fatiga- re militiae muneribus occepit») e che intrattenga relazioni con i principes delle civi- tates corse («vocatis principibus insulae consilium aperit») sono buoni argomenti a favore di una sua funzione presidiale: nel medesimo periodo, la Sardegna era governata da proconsules218, circostanza che esclude che il governo di Pacarius fosse esteso anche alla Sardegna.

Il citato rescriptum di Vespasiano del 12 ottobre del 77 d.C. attesta il nome di tre procuratores, Otacilius Sagitta, Publilius Memorialis e Claudius Clemens; in parti- colare, alle linee 4-5, dopo la titolatura imperiale, si legge «Otacilium Sagittam ami- cum et procuratorem meum ita vobis praefuisse». Non vi è dubbio che si tratti di pro- curatori presidiali. I dubbi sollevati da Thomasson, che vede nei tre procuratori dei semplici funzionari del demanio imperiale219, sottoposti al procuratore della Sardegna (dagli ultimi anni di Vespasiano nuovamente provincia procuratoria) non sono decisivi. Già Haensch220 ha posto in evidenza che per il I secolo d.C. sono testimoniati procuratori patrimoniali solamente in determinate regioni, come Asia ed Africa, nei quali i beni della corona raggiungevano una cospicua dimensione221. Il fatto poi, che Claudius Clemens sia stato riconosciuto in un omonimo prefetto LX della flotta alessandrina nell’86 d.C., ancorché si tratti del medesimo personaggio, non inficia l’ipotesi di un suo incarico presidiale in Corsica. Benché infatti in un momento successivo il rango minimo di una procuratela presidiale sia stato C, lo stesso Pflaum222riconosceva come in età flavia tale sistema fosse «assez imparfaite». Thomasson ha ragione quando nota l’assenza, nell’evidenza documentaria corsa di II e III secolo, di attestazioni di eventuali procuratori presidiali. Nel perio- do «d’oro» dell’epigrafia, questa circostanza è quanto mai sospetta. Si potrebbe pertanto stimare che un termine post quem per la riunione della Corsica alla Sardinia sia l’età traianea, quando quest’ultima tornò sotto l’amministrazione di un proconsole. Ciò, tuttavia, vorrebbe dire che il [F]uficius Candidus che compa- re in una dedica da Aleria ad Adriano (125 d.C.) fu procuratore di Sardinia (et Corsica), prospettando un ulteriore intermezzo equestre alla ritrovata amministra- zione senatoria della provincia.

218 L. Helvius Agrippa (68-69 d.C.), CIL X, 7852 e cfr. cap. IV, par. 2. 219 THOMASSON1972, pp. 74 ss.

220 HAENSCH1997, pp. 745 ss.

221 Cfr. quanto detto sotto, Capitolo 3, paragrafo 4. 222 PFLAUM1950, p. 129.

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In sostanza, vi sono buoni argomenti a favore di una disgiunzione amministra- tiva della Corsica dalla Sardinia in età claudio-neroniana; dopo i primi anni di Augusto, con Tiberio la Corsica divenne una praefectura distrettuale, probabilmente posta sotto il prefetto provinciae Sardiniae; quindi, dall’età claudia e con Nerone, la Corsica fu innalzata a provincia e governata da un procurator equestre di basso rango. Per il II secolo d.C. dobbiamo infine ritenere che l’isola minore sia stata ricongiunta amministrativamente alla maggiore Sardegna, secondo un’antica forma che perdurò probabilmente sino alla fine del II secolo d.C., quando la Sardegna ebbe nuovamen- te un governo imperiale.