• Non ci sono risultati.

Dalla fine della Guerra Fredda l'economia ha rappresentato il principale motore delle relazioni cinesi con l'Asia Orientale. La regione è per la Cina un’importante fonte di approvvigionamento di risorse naturali, il mercato che comprende è un vasto sbocco per le esportazioni cinesi e inoltre gli investimenti esteri - soprattutto da parte delle comunità cinesi migranti - dei paesi ASEAN si sono diretti, negli anni Ottanta, principalmente verso la Cina creando legami economici che perdurano nel tempo.

Già durante la crisi finanziaria asiatica del 1997 i paesi ASEAN, oltre a prendere coscienza della necessità di creare istituzioni e politiche stabili a sostegno della propria integrazione, sperimentano anche un drammatico calo negli influssi di investimenti esteri. La preoccupazione di perdere attrattiva economica in favore di una Cina sempre più competitiva cresce, soprattutto in vista dell'ingresso cinese nell’OMC174. In principio

pertanto, l’idea della creazione di un’area di libero scambio tra Cina e paesi ASEAN è stata mossa da ragioni politiche e finalizzata a mitigare la percezione in Asia Orientale di una minaccia Cinese incombente175. Infatti, in seguito all’ingresso della Cina nell’OMC

crebbero le preoccupazioni per il possibile intensificarsi della competizione con la Cina da parte degli stati ASEAN. Pechino dal canto suo temeva che una qualche economia occidentale potesse esagerare la minaccia della competizione, utilizzandola per diffondere l’idea di una minaccia cinese176. Inoltre, come abbiamo visto, la proposta cinese avveniva in un momento in cui la politica estera di Pechino si stava dotando di un esplicito carattere multilaterale. In seguito all’applicazione del New Security Concept, la Cina cercava di bilanciare l’unilateralismo statunitense nelle relazioni regionali, promuovendo il concetto di un mondo multi polare. Il nuovo concetto di politica estera postulava che gli stati potessero garantire la propria sicurezza nazionale incrementando la propria interazione economica e diplomatica. Il concetto era poi enfatizzato nei principi guida dell’ascesa

174 CHAKRABORTY, D., KUMAR, A., ASEAN and China: New Dimensions in Economic Engagement, China

Report, Vol. 48, n. 3, 2012, pp. 327-349.

175 WANG, Y., YTONG, S., China-ASEAN FTA Changes ASEAN's Perspective on China, East Asian Policy, Vol. 2,

n. 2, 2010, pp. 47-54.

176 SHENG, L., China – ASEAN Free Trade Area: Origins, Development and Strategic Motivations, ISEAS

pacifica cinese177. Infine, in seguito alla crisi finanziaria del 1997, la risposta tardiva e

inefficiente da parte del FMI spingeva tutti gli stati della regione a cercare nell’integrazione regionale un meccanismo assicurativo contro gli shock economici della globalizzazione. Senza l’integrazione economica tutti gli stati della regione sarebbero stati divisi e dominati dalle potenze Occidentali, competendo strenuamente l’uno contro l’altro per soddisfare i mercati esteri178. Nonostante l'iniziale calcolo politico, la proposta si è rivelata sin dall'inizio economicamente vantaggiosa sia per la Cina che per l'ASEAN, ma soprattutto ha permesso in pochi anni a Pechino di acquisire in Asia Orientale un alto potere contrattuale anche nelle relazioni bilaterali su tematiche sensibili.

Nel novembre del 2002, alla sesta conferenza al vertice dell’ASEAN+3, gli stati coinvolti firmano il Framework Agreement on China – ASEAN Comprehensive Economic Cooperation, nel quadro del quale stabiliscono di stipulare tre ulteriori accordi finalizzati all’implementazione dell’area di libero scambio. Un accordo per gli scambi di merci, entrato in vigore nel luglio del 2005, un accordo per gli scambi di servizi, entrato in vigore nel gennaio del 2007 e un accordo sugli investimenti, entrato in vigore nell’agosto del 2009.179 La China Asean Free Trade Area (CAFTA) è entrata in vigore il primo gennaio 2012. La tariffa sulle esportazioni dell’ASEAN verso la PRC è stata abbassata da 9.8 percento a 0.1 percento, mentre la tariffa sulle esportazioni cinesi verso i sei membri ASEAN più ricchi – Indonesia, Malesia, Singapore, Brunei, Filippine e Tailandia – da 12.8 percento è stata portata a 0.6. Entro il 2015, la politica dell’azzeramento delle tasse sul 90 percento delle merci cinesi verrà estesa anche ai quattro membri ASEAN più poveri– Vietnam, Cambogia, Laos e Birmania180.

In linea generale, l’integrazione regionale asiatica è stata guidata principalmente dall’economia reale nella cui espansione la Cina ha rivestito un ruolo fondamentale. Gli

177 KUMAR A., New Security Concept for China. An analysis, Institute of Peace and Conflict Studies Special

Report, n. 125, maggio 2012.

178 SHENG, L., China – ASEAN Free Trade Area, art. cit.

179 Dal sito del Ministero del Commercio della RPC, China FTA Network, online:

http://fta.mofcom.gov.cn/topic/chinaasean.shtml.

180 SHENG, Y., TANG, C., XU, X., The Impact of ACFTA on People’s Republic of China–ASEAN Trade: Estimates

Based on an Extended Gravity Model for Component Trade, Asian Development Bank Working Paper Series

in Regional Economic Integration, n. 99, july 2012, online:

anni Novanta hanno visto un incremento negli investimenti diretti esteri, sia da parte dei paesi ASEAN verso la RPC che viceversa. L’aumento delle esportazioni cinesi verso i paesi industrializzati, e soprattutto verso gli Stati Uniti, ha creato una nuova divisione del lavoro tra la Cina e l’Asia orientale. La Cina ha così iniziato a importare materiali industriali, parti, componenti e altri prodotti intermedi dalle economie limitrofe, da assemblare in Cina per l’esportazione, incrementando considerevolmente i legami economici nella regione181. L’espansione dei commerci nell’area ha creato forti legami economici che si sono in seguito tradotti nell’incremento reciproco degli investimenti esteri diretti, nella ulteriore proliferazione di accordi di libero scambio e nella generale integrazione economica regionale.

I fattori economici alla base di questa espansione sono stati numerosi. Anzitutto, è stato portato avanti un processo di apertura e liberalizzazione dei commerci e degli investimenti, principalmente sotto le direttive dell’OMC, che ha concentrato le attività economiche a livello regionale. Secondo, la formazione di reti di produzione e fornitura ha creato una nuova divisione del lavoro interregionale da cui oggi la maggioranza delle economie dei paesi coinvolti dipendono largamente. Terzo, i commerci sono stati incoraggiati dalla riduzione dei costi di transazione ottenuta grazie ai numerosi investimenti nelle infrastrutture fisiche e digitali. Infine, la crescita economica cinese, e con il conseguente aumento delle sue esportazioni verso i paesi sviluppati, ha richiesto una sempre maggiore importazione di beni intermedi dai paesi dell’Asia sudorientale182. Sotto quest’ultimo punto di vista un ruolo fondamentale ha giocato il rilancio nel 2004 della zona di cooperazione economica nella regione del delta del fiume Pan-Pearl che rappresenta la porta cinese per i commerci con i paesi dell’ASEAN. Nota con il nome di Pan-PRD, la zona economica ristrutturata copre una vastissima porzione del territorio cinese includendo nove provincie – Guandong, Fujian, Guangxi, Hainan, Sichuan, Guizhou,

181 KAWAI, M.D., WIGNARAJA, G., ASEAN+3 or ASEAN+6: Whitch Way Forward?, Paper for the Conference on

Multilaterlaizing Regionalism, 11-12 settembre 2007, Ginevra.

182 KAWAI, M.D., GANESHAN, W., Regionalism as an Engine of Multilaterlaism: A Case for a Single East Asian

Yunnan, Jiangxi e Hunan – e le due regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao183.