Nel novembre del 2012, durante il ventunesimo summit dell’ASEAN a Phnom Penh, in Cambogia, i tredici paesi dell’ASEAN+3 assieme a India, Australia e Nuova Zelanda (ASEAN+6) – ma non gli Stati Uniti203 – annunciano formalmente il processo di negoziazione della Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) – una nuova area di libero scambio che dovrebbe entrare in vigore entro il 2015.
202 ZHAO, H., China’s Expanding Outward Foreign Direct Investment in Southeast Asia and its Impacts, EAI
Background Brief, n. 811, 25 aprile 2013.
203 PERLEZ, J., Asian Nationa Plan Trade Bloc That, Unlike U.S.’s, Invites Cina, The New York Times, 21
Estensione geografica del Regional Comprehensive Economic Partnership
La ragione principale per l’ASEAN risiedeva nella volontà di integrare in un unico schema gli accordi di libero scambio che già aveva con tutti questi paesi. Da parte cinese vi era l’iniziale volontà di includere nel patto solamente i paesi dell’ASEAN+3, per evitare che i paesi ‘alleati’ agli Stati Uniti fossero la maggioranza. Il Giappone invece si opponeva a tale proposta nel tentativo di non guastare le proprie relazioni con gli Stati Uniti. Ben presto tuttavia, una controproposta statunitense per la creazione di un partenariato dell’Asia- Pacifico, la Trans-Pacific Partnership (TPP)204, spinge la Cina ad aderire anche a questo accordo, pur considerato di portata eccessivamente ampia205. L’iniziativa di mercato lanciata dall’amministrazione Obama nel 2010, come parte di un cambiamento di strategia internazionale che si concentra ora sull’Asia, esclude la Cina, seconda economia mondiale e centro nevralgico della regione asiatica orientale. Proprio per quest’ultimo motivo, il progetto economico appare più che altro una mossa politica di contenimento e
204 I paesi coinvolti nel progetto sono oggi Brunei, Cine, Nuova Zelanda, Singapore, Stati Uniti, Australia,
Perù, Vietnam, Malesia, Canada, Messico
205 Autore anonimo, China to Join RCEP, Creating Massive Free Trade Area with ASEAN, India, and Japan,
ASEAN Briefing, 9 novembre 2012, online: http://www.aseanbriefing.com/news/2012/11/09/china-to-join- rcep-creating-massive-free-trade-area-with-asean-india-and-japan.html.
marginalizzazione della Cina le cui premesse si rivelano da subito difficili da realizzare206.
Inoltre, in seguito al declino delle attività economiche statunitensi seguite alla recente crisi, l’iniziativa è guidata anche dai timori per un’esclusione degli Stati Uniti dall’Asia orientale. E’ utile far notare in questa sede anche un altro fattore importante. Le attività della TPP – ma anche di altri organismi, come ad esempio l’APEC – hanno la caratteristica di minare la coesione dell’ASEAN. Ne è prova il fatto che queste organizzazioni impongono standard di liberalizzazione molto alti che molti paesi, dalle economie meno solide, non possono soddisfare. Gli accordi per le aree di libero scambio a guida statunitense, come la TPP ad esempio, escludono, oltre alla Cina, anche alcuni membri dell’ASEAN come Cambogia, Laos e Birmania207.
L’obiettivo statunitense di sviluppo dell’integrazione commerciale regionale non è dunque quello di considerare l’ASEAN come un gruppo coeso. Mentre tutti gli stati coinvolti nei negoziati del RCEP hanno un accordo di libero scambio con l’ASEAN, e questo fatto simbolico funge da promotore di un ruolo preminente dell’associazione nell’integrazione regionale, gli Stati Uniti non hanno manifestato l’interesse di stipulare simili accordi nella convinzione che alcuni paesi non siano adatti a parteciparvi208. In quest’ottica, l’appoggio da parte della Cina all’ASEAN come entità unitaria simboleggia una volontà maggiore di stabilire una struttura regionale che pone l’accento sulla cooperazione e che introduce uno spirito molto più inclusivo e meno discriminatorio.
Questo recente processo sembrerebbe parte di un fenomeno molto più generale diffusosi globalmente e finalizzato alla creazione di enormi spazi economici integrati a livello regionale in Asia, ma anche a livello trans-Atlantico e trans-Pacifico. Alcuni autori hanno posto l’accento sul fatto che tale processo potrebbe portare a una nuova definizione delle strutture che regolano il commercio globale entro il 2020. Le nuove negoziazioni stanno avvenendo infatti ai margini dell’OMC e includono questioni non regolate da
206 PILLING, D., It Won’t be Easy to Build an ‘anyone but China’ club, Financial Times, 22 maggio 2013. 207 URATA, S., Constructing and Multilateralizing the Regional Comprehensive Economic Partnership: An
Asian Perspective, ADBI Working Paper Series, n. 449, dicembre 2013.
quest’ultimo209. Ad ogni modo, se portata avanti con successo, la negoziazione del RCEP
creerebbe il più grande blocco commerciale al mondo, includendo una popolazione di tre miliardi di persone, un prodotto interno lordo combinato di 17 trilioni di dollari e responsabile del 40 percento del commercio mondiale totale210.
Nel 2010, Cina, Giappone e Repubblica di Corea hanno avviato uno studio per la negoziazione di un’area di libero scambio trilaterale, il China Japan Korea Free Trade Agreement (CJK FTA)211. Dal momento in cui i tre paesi generano una porzione dominante del PIL totale in Asia orientale, la creazione di quest’area di libero scambio è cruciale per l’efficace implementazione del RCEP.
I tre paesi avevano annunciato congiuntamente che le negoziazioni per l’area di libero scambio sarebbero iniziate dal 2013. Tuttavia, le relazioni tra Giappone da una parte e Cina e Repubblica di Corea dall’altra sono andate peggiorando. In aggiunta a questioni economiche come l’inasprirsi della competizione, sono peggiorate anche le questioni storiche e territoriali. In particolare nel settembre del 2012, con la disputa territoriale tra Cina e Giappone sulle isole Diaoyu - Senkaku, la situazione è cambiata in maniera apparentemente drammatica e i progressi della negoziazione non sono più stati sufficientemente chiari da prevederne una risoluzione. Tuttavia è incoraggiante osservare come i tre paesi abbiano successivamente avviato una prima fase di negoziati trilaterali nel marzo 2013 e una seconda nel luglio dello stesso anno212.
Pertanto, in via generale, un possibile impedimento alle negoziazioni del RCEP sono le tensioni politiche tra gli stati coinvolti. In un certo senso, gli sviluppi in campo economico nella regione hanno complicato tensioni politiche e militari. Da una parte il processo di integrazione regionale ha posto l’ASEAN e i forum da questi promossi come importante centro diplomatico regionale. Dall’altra parte ha anche posto l’organizzazione in mezzo
209 Autore anonimo, Mega-regional accords could lead ‘to redefinition of world trade rules by 2020’, Merco
Press, 12 settembre 2013, online: http://en.mercopress.com/2013/09/12/mega-regional-accords-could- lead-to-redefinition-of-world-trade-rules-by-2020.
210 ROLTH, S., GEETHANJALL, N., Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP): Issues and Way
Forward, The Diplomat, 30 luglio 2013, online: http://thediplomat.com/2013/07/regional-comprehensive- economic-partnership-rcep-issues-and-way-forward/.
211 In realtà, già nel 2003 vi erano stati studi in questo senso da parte del settore privato e di istituti di
ricerca legati al governo.
alle tensioni bilaterali tra stati più forti – inclusi Cina, Giappone, India e Stati Uniti213.