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La promozione dell’area di libero scambio ha accelerato il processo d’integrazione economica tra Cina e ASEAN, incrementando enormemente il commercio bilaterale tra i due attori economici. Il commercio bilaterale è cresciuto più di dieci volte nel periodo che va dal 1995 al 2008 - da 20 a 223 milioni di dollari184. Contro le previsioni iniziali, l’ingresso della Cina nell’OMC ha portato vantaggi a molti paesi ASEAN. Dal 2001 al 2008 infatti, il commercio bilaterale tra Cina e ASEAN è cresciuto annualmente, soprattutto grazie al processo di adeguamento alle norme CAFTA, del 28 percento circa, da 42 milioni di dollari a 213 milioni di dollari185, mentre nel 1997, anno della crisi finanziaria asiatica, era di soli

25 milioni di dollari186. La crescita registrata nel periodo 1995-2001 è stata del 15

percento.

183 SHU, Y., ZEN, K., FDI Flows Between China and ASEAN: Emerging Factors and Prospect, China & World

Economy, vol. 14, n.6, 2006, pp. 98-106.

184 Dati della Asian Development Bank in TONG, S. Y., CHONG, C., China – ASEAN Free Trade Area in 2010: A

Regional Perspective, EAI Background Brief, n. 519, 12 aprile 2010.

185 Un incremento molto più significativo rispetto al commercio totale della RPC

Il commercio bilaterale tra RPC e ASEAN

Parallelamente, nel periodo 2001-2008, anche il commercio interno all’ASEAN è cresciuto notevolmente passando da 164 a 481 milioni di dollari. Inoltre la quota delle esportazioni totali dell’ASEAN è passata nello stesso periodo dal 22 percento al 26 percento187. E'

interessante notare come le importazioni cinesi dall'ASEAN, che oggi rappresentano circa il 10 percento del totale, sono cresciute molto più rapidamente delle esportazioni cinesi verso l'ASEAN, attualmente all'8 percento sul totale delle esportazioni. Il disavanzo commerciale della Cina con l'ASEAN è cresciuto da 4.8 milioni di dollari nel 2001 a più di 20 milioni di dollari nel 2004188.

La Cina è diventata oggi il primo partner commerciale dell'ASEAN, avendo superato nel 2007 gli Stati Uniti e nel 2009 il Giappone e l'UE27. Stando ai dati pubblicati annualmente dal segretariato dell'ASEAN, oggi il contributo cinese al commercio totale dell'ASEAN è a quota 11.3 percento, seguito da Unione Europea (UE), Giappone e Stati Uniti,

187 TONG, S. Y., CHONG, C., art. cit.

188 WANG, Y, TONG, S. Y., China-ASEAN FTA Changes ASEAN's Perspective on China, East Asian Policy, Vol. 2,

rispettivamente a quota 10.2 percento, 10.1 percento, 9.1 percento189. Alla sua entrata in

vigore, il primo gennaio 2010, l'area di libero scambio è la più grande al mondo in termini di popolazione con i suoi due miliardi di persone e seconda solo al North American Free Trade Agreement (NAFTA) e all'UE in termini di volume commerciale, con un totale di produzione di 2.4 trilioni di dollari e un PIL totale di 5.8 trilioni di dollari. ASEAN e Cina insieme rappresentano il 13 percento del commercio globale, circa 4.3 trilioni di dollari190. Quale sarà l’impatto che la CAFTA potrà generare sui paesi coinvolti e su quelli esterni? L’accordo porterà dei cambiamenti alla struttura economica dei paesi coinvolti? Molti autori hanno espresso preoccupazioni in merito alle sfide che l’accordo presenterà agli stati aderenti. Data la similitudine nel livello di sviluppo, nella struttura economica e delle esportazioni tra molti paesi ASEAN e la RPC, la questione maggiormente dibattuta è stata l’eventualità che questo tipo di accordo possa incrementare ancora di più la competizione nelle esportazioni verso i paesi avanzati. Inoltre, se gli effetti della diversione del commercio e gli aggiustamenti strutturali dovessero dominare sulla creazione di nuovi mercati, gli effetti sul benessere sociale sarebbero negativi e creerebbero la perdita di numerosi posti di lavoro dal momento in cui la competitività cinese adombrerebbe i paesi ASEAN191. Questi studi tuttavia mancano di una prospettiva di lungo periodo che invece sembrerebbe adattarsi meglio a quelle che sono le caratteristiche dello sviluppo asiatico. Pertanto, in una prospettiva di lungo periodo, non bisogna dimenticare di includere tra queste considerazioni il fatto che quello cinese è oggi il mercato con la più rapida crescita al mondo. La sua capacità di assorbire l’offerta regionale non è sottovalutabile. Le riforme interne in atto in Cina in questo periodo si stanno rivolgendo verso l’incremento della domanda interna192. Inoltre, sebbene sia innegabile un incremento della competizione

interregionale, alcuni studi mostrano come, de facto, la gerarchia di valore aggiunto asiatica non ne è stata intaccata. Al contrario, i paesi esportatori più specializzati hanno

189 Dati aggiornati al 2012 in ASEAN Secretariat, ASEAN Community in Figures 2011 (ACIF 2011), Jakarta,

aprile, 2011, online: www.asean.org.

190 PUSHPANATHAN, S., China – ASEAN Relationship, AmCham China News, 7 maggio 2010, online:

http://www.amchamchina.org/article/index/6294.

191 TONGZO, N. J., ASEAN - China Free Trade Area: A Bane or Boon for ASEAN Countries?, The World

Economy, vol.28, n. 2, 2005, pp.151-175; CHIA, S. Y., ASEAN – China Economic Competition and Free Trade

Area, Asian Economic Papers, vol. 4, n. 1, 2005, pp. 109-147.

192 LI, K., China Deepens Strategy of Domestic Demand Expansion in the Course of Reform and Opening-up,

intensificato la propria abilità di specializzazione193. Come abbiamo visto infatti, in seguito

alla crescita delle esportazioni cinesi nel resto del mondo, le economie dell’Asia orientale sono state inserite sempre di più in una divisione del lavoro a livello regionale, specializzandosi in una o più fasi del processo di produzione. Ad ogni modo, è importante rilevare anche come i vari paesi ASEAN siano molto diversi tra loro in termini di strutture economiche e pertanto è più probabile che per ognuno di essi le opportunità e le sfide siano differenti. Ad esempio, Singapore, Filippine e Tailandia, le cui esportazioni consistono principalmente di parti e componenti industriali, saranno i paesi più avvantaggiati dall’accordo, con una previsione di incremento dei propri commerci del 70 percento194. In uno studio dell’Asian Development Bank, Sheng, Tang e Xu (2010) hanno rilevato come in un ambiente regionale come quello asiatico, dove gli scambi commerciali consistono maggiormente in parti e componenti industriali e in minore misura di merci finali, la natura dei commerci diventa una considerazione fondamentale da adottare nell’analisi degli effetti dell’area di libero scambio. Non consistendo principalmente di prodotti finiti, in Asia orientale gli scambi commerciali interregionali sono meno influenzati da fattori come la grandezza economica o il livello di benessere della popolazione di un paese. Stando all’analisi economica di Sheng et. al., nel caso della CAFTA un incremento nel commercio interregionale implica anche un incremento dei loro commerci con il resto del mondo195.