Nella teorizzazione del sistema mondo di Giovanni Arrighi,72 l’autore elabora concetti utili a comparare quelli che sono stati i modelli di sviluppo di occidente e oriente. In particolare, nella sua opera del 2007, Adam Smith a Pechino, l’autore analizza i processi di finanziarizzazione, espansione neoliberista e neoconservatrice come sforzi per il prolungamento dell’egemonia statunitense. La crescita cinese è invece inserita in un contesto di sviluppo potenzialmente in grado di facilitare l’emergere di una nuova società fornendo nuove e più efficienti risposte ai problemi interstiziali del sistema attuale. Arrighi afferma che occidente e oriente hanno seguito rispettivamente due differenti percorsi di sviluppo economico e politico, il capitalismo da un lato e, paradossalmente, la società di mercato dall’altro. La Repubblica Popolare Cinese sembra aver seguito proprio quest’ultimo sentiero, focalizzandosi sul miglioramento dell’economia nazionale per mezzo dello sfruttamento intensivo del lavoro, creando i presupposti per una vera e propria ‘rivoluzione industriosa’. Nel loro libro Fine della Finanza, Fantacci e Amato, sostengono questa distinzione. Nella loro definizione di economia di mercato, la struttura economica è un “luogo istituzionale in cui i mercati sono costruiti per rendere possibile unicamente lo scambio di beni economici, e dove pertanto lo sforzo e l’inventività possono essere premiati, il lavoro riconosciuto e ricompensato secondo la sua dignità e le responsabilità assunte”.73 La definizione è proposta dai due autori in opposizione con la definizione corrente di economia capitalistica, con il fine di spiegare la necessità, espressa anche da molti altri autori, in seguito alla recente crisi, di riformare il sistema finanziario
72 Tra gli altri autori che hanno portato il maggiore contributo alle teorie sistemiche ricordiamo Immanuel
Wallerstein, Samir Amin e Andre Gunder Frank.
affinché quest’ultimo ritorni ad essere finalizzato al buon funzionamento e alla crescita dell’economia reale. Al contrario il sistema finanziario odierno occidentale serve un’economia capitalistica: divenuto luogo ‘aneconomico’ per eccellenza, qui le crisi sono la regola e la moneta è stata trasformata in una vera e propria merce.74
Per molti, dalla teorizzazione di Arrighi emerge un modello da seguire al fine di risolvere alcune delle questioni che la globalizzazione del capitalismo ha prodotto. Tuttavia, Arrighi stesso smentisce questa interpretazione affermando che le condizioni storiche che hanno prodotto la complessità culturale e istituzionale della Cina contemporanea non sono replicabili. Un’altra interpretazione, del recente emergere della Cina, ci è fornita da Joshua Cooper Ramo, che nel 2004 ha coniato l’espressione Beijing consensus in riferimento all’emergere di un nuovo modello di sviluppo noto con il nome di Beijing consensus in grado di mettere in discussione il modello dominante e le politiche unilaterali a mera protezione degli interessi statunitensi.75 Secondo Ramo, il nuovo modello si basa sullo sviluppo dell’innovazione e della conoscenza come principale motore della crescita economica, sulla redistribuzione equa delle risorse al fine di migliorare le condizioni di vita della popolazione e sul principio di auto-determinazione76. Pechino sarebbe in grado di fornire un modello per i paesi in via di sviluppo grazie a questo nuovo approccio, alla sua posizione di forza in campo economico e al rispetto del principio di sovranità nazionale nelle relazioni internazionali. Tuttavia, nella stessa definizione di Ramo, il modello di sviluppo delineato dal Beijing consensus stesso prevede l’esistenza di approcci differenti, da applicare localmente in base alle esigenze peculiari di ciascun paese. Come fa notare Arif Dirlik, il termine è stato coniato da Ramo in tono ironico, per portare alla luce le implicazioni economiche e politiche dell’incrementato ruolo cinese nelle relazioni internazionali e del parallelo declino del ruolo statunitense. Malgrado ciò, il termine si è diffuso velocemente divenendo abusato nel definire qualunque nuova scelta politica di Pechino e perdendo qualunque significato teorico plausibile.77
74 Ibidem
75 RAMO, Joshua Cooper, The Beijjing Consensus: Notes on the New Phisics of Chinese Power, Foreign Affairs
Policy Centre, London, 2004, online: http://fpc.org.uk/fsblob/244.pdf.
76 Ibidem.
77 DIRLIK, A., Beijing Consensus: Beijing ‘Gongshi.’ Who Recognizes Whom and to What End?, Globalization
Tornando ad Arrighi, l’autore afferma che “gli stati egemonici svolgono funzioni di governo a livello globale”.78 L’autore applica la logica territoriale dell’espansione e la logica
capitalistica dell’accumulazione nell’analisi delle evoluzioni nella governance globale, individuando importanti tendenze nei passaggi egemonici. Nel suo libro Caos e Governo del Mondo, Arrighi analizza il susseguirsi di tre egemonie principali, quella olandese nel diciassettesimo secolo, quella britannica del diciannovesimo secolo e quella statunitense del ventesimo secolo. Da questa analisi emerge che la dimensione del mercato domestico dell’egemone rispetto all’economia mondiale si espande a ogni nuovo passaggio egemonico. Inoltre, a questa espansione quantitativa se ne aggiunge una di natura qualitativa per cui ogni nuovo egemone assimila sempre più aspetti del processo socio- culturale di riproduzione e incrementa la porzione di popolazione incorporata nel proprio processo di sviluppo.79 Questi esiti implicherebbero che ogni futuro passaggio egemonico, presunto o meno, coinvolga uno stato nazionale territorialmente ed economicamente più grande degli Stati Uniti. La constatazione dell’assenza di un tale stato potrebbe indicare la fine dell’egemonia da parte dei singoli stati. Questa tesi si propone di analizzare l’integrazione asiatica dietro la guida cinese anche nell’ottica di tale constatazione.
Infine, come vedremo, alcuni autori fanno notare come, a causa delle differenze socioculturali che intercorrono tra i paesi asiatici, questi ultimi tendono a convergere molto più tempestivamente ed efficacemente nelle loro decisioni, in occasione di crisi. Per questo motivo, è proprio in seguito alle crisi economiche che i paesi della regione si sono distaccati dai percorsi di sviluppo proposti dall’occidente, creando uno spazio regionale peculiare. Più nello specifico, la crisi finanziaria asiatica del 1997-8 e la più recente crisi economico-finanziaria, hanno infatti screditato la maggior parte delle idee legate al Washington consensus in Asia orientale. Gli stati della regione hanno iniziato a ridurre la propria esposizione verso i mercati finanziari esteri e hanno mantenuto i controlli regolatori dei propri sistemi bancari. In Asia Orientale, i paesi ASEAN+3,80 si sono inoltre
adoperati per l'intensificazione della cooperazione finanziaria regionale. Come vedremo nel quarto capitolo di questa tesi, la Chiang Mai Initiative Multilateralization (CMIM) e la
78 ARRIGHI, Giovanni, Adam Smith a Pechino, op. cit. 79 ARRIGHI, Giovanni, Caos e Governo del Mondo, op. cit.
creazione di un mercato obbligazionario regionale sono stati i primi passi verso la costruzione coordinata, a livello regionale, di regole comuni grazie alle quali rispondere efficacemente alle crisi insite del capitalismo finanziario. In un momento di evoluzione dell'architettura della finanza internazionale, queste azioni da parte dei paesi dell'Asia orientale, sono parte della strategia di contro bilanciamento dell'influenza sulle decisioni economiche globali da parte dei paesi industrializzati – G7 - e del tentativo di sostenere l'autonomia delle proprie politiche economiche nella governance finanziaria globale, vis- à-vis le potenze economiche occidentali81. Il FMI, d'altra parte, non sembra più essere lo spazio adatto per coordinare le politiche di regolamentazione dei capitali. Il Fondo, infatti, non gode della fiducia di un tempo tra alcuni paesi in via di sviluppo ed emergenti. Nonostante le istanze di questi ultimi per una riforma dell'amministrazione del FMI, i paesi sviluppati che ancora controllano i meccanismi di potere decisionale del Fondo non sembrano disposti a rinunciare a tale privilegio82.
81 SOHN, I., East Asia's Counterweight Strategy, Asian Financial Cooperation and Evolving International
Monetary Order, G24, settembre 2006, online: http://www.g24.org/TGM/sohn0906.pdf.