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L’ASSOCIAZIONE L’ALBA

4.4 Cittadinanza attiva e partecipazione

Il concetto di empowerment è quindi strettamente connesso al protagonismo del soggetto, si fonda sulla concezione della centralità della persona, tende all'ampliamento delle libertà e dei diritti, allo sviluppo delle potenzialità e della responsabilità sulla propria vita, quindi, proprio in virtù dell'acquisizione di poteri e risorse il soggetto può attivarsi.

L'acquisizione di empowerment segna il passaggio dall' “uomo-paziente/utente” all' “uomo-agente”: una persona cioè che vuole assumersi le responsabilità delle proprie scelte di vita e che si impegna anche con altri per raggiungere obiettivi personali e/o collettivi, primo tra tutti quello di staccarsi dalla dipendenza cronica dai servizi. La persona portatrice di un disagio non è più un mero utente, ma fa parte della comunità e diventa protagonista delle proprie azioni.

L'empowerment apre le porte a forme di cittadinanza attiva sulla base della concezione che l'utente è prima di tutto un cittadino e ha diritto di partecipare attivamente alla costruzione del benessere comune.

La partecipazione viene quindi vista come: “il processo attraverso il quale i normali cittadini possono contribuire alla formazione delle decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e, di conseguenza la loro vita”55

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Associazione L’Alba (2013), Op. cit. 55

62 La partecipazione attiva e responsabile dei membri della comunità al governo della stessa include il “poter contare”, nel senso di poter esercitare un'influenza sui fattori che condizionano la propria esistenza, ossia la partecipazione al processo decisionale.

Per agire come cittadini è necessario in primo luogo un senso di essere agenti, la convinzione che il soggetto può agire; agire come cittadino, specialmente in maniera collettiva. Quindi, l'essere agenti non vuol dire semplicemente essere in grado di scegliere e di fare cose concrete, ma anche essere consapevoli di questa capacità, che è importante per il senso di identità individuale.

La partecipazione è dunque un obiettivo da perseguire, una meta da raggiungere; rappresenta sia un punto di partenza che un punto di arrivo. La partecipazione è un punto di partenza, perché la sua promozione non può avere luogo se non attraverso la partecipazione stessa; inoltre, è un punto di arrivo, perché si tratta di promuoverla, in quanto non è già data.

I cittadini-pazienti chiedono di non essere più solo “oggetto” dei trattamenti e delle cure, di essere definiti o ri-definiti dai servizi, ma consapevoli dei loro diritti vogliono far valere le loro istanze. Quando nelle routine socio-sanitarie si arriva a considerare il soggetto umano come un oggetto plasmabile, si crea un estremo paradosso, in quanto, l'uomo curato è ridotto a un non-uomo. Non si può infatti separare la logica sanitaria dalla logica sociale senza creare un tragico cortocircuito. In particolar modo per quanto riguarda la salute mentale, F. Folgheraiter56 afferma:

“la partecipazione è un'idea attorno alla quale è possibile rilanciare e potenziare l'umanità e la razionalità dei malati mentali, contrastando le dinamiche disumanizzanti che agiscono ancora dentro molte istituzioni socio-sanitarie convenzionali, anche se non si tratta più di “istituzioni totali”. Parlare di partecipazione, però, richiede una adeguata attrezzatura concettuale. Per un servizio istituzionale, “partecipazione” vuol dire “aprirsi a estranei”, fare accedere alla gestione persone che non sono incardinate nel servizio stesso: è possibile fare ciò?”.

Bisogna a questo punto porsi degli importanti interrogativi: chi partecipa a che cosa, e come?

Quando si parla di partecipazione in psichiatria si fa riferimento al fatto che gli

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63 utilizzatori sono anche produttori o co-produttori degli interventi che ricevono dal sistema. Si usa in genere il termine prosumer per esprimere questa doppia condizione simultanea, di produttore e consumatore insieme. In questa prospettiva, partecipare significa collaborare, significa impegno per costruire e concorrere alla ricerca e all'attuazione delle soluzioni.

Per quanto riguarda il secondo interrogativo, che cosa gli utenti potrebbero fare come collaboratori all'interno del sistema di welfare socio-sanitario, possiamo individuare tre livelli di inserimento possibili:

nel policy making, cioè nel pensare le strategie e fare la politica del sistema socio-sanitario pubblico;

nel management, cioè nel gestire progetti finalizzati o gestire/collaborare nell'espletamento di attività concorrenti entro i singoli servizi;

nel fieldwork (campo tecnico-applicativo), cioè nel gestire o collaborare alla gestione degli interventi specifici di terapia, riabilitazione, reinserimento.

Infine, occorre capire in che modo ai cittadini potrebbe essere concesso partecipare nella costruzione del proprio progetto terapeutico o riabilitativo. Ai collaboratori potrebbe essere riconosciuto un potere effettivo (empowerment) per contribuire alla costruzione delle politiche o degli interventi. La partecipazione quindi verrebbe intesa come un riconoscimento della competenza autonoma dei cittadini.

Per le persone che si rivolgono ai servizi di cura psichiatrica l'obiettivo prioritario è quello di trovare nuovi equilibri del loro vivere, la loro partecipazione alla decisione di cosa fare per riorganizzare la propria vita non può quindi che essere totale.

La partecipazione dell'interessato è di fondamentale importanza quando si intende produrre un cambiamento, “se non c'è la partecipazione del vivente, la vita non cambia volontariamente”57

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Facilitare una piena partecipazione alla lotta quotidiana per fronteggiare i propri disagi percepiti, è la strada maestra per giungere all' “umanizzazione” dei trattamenti e delle cure.

Una partecipazione attiva dei “pazienti” nella gestione della salute è associata a risultati migliori nella cura dei pazienti stessi, è la strada giusta per una crescita responsabile in autonomia dei pazienti e della comunità, è espressione concreta di quella che può essere definita come una “cittadinanza attiva”.

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64 La cittadinanza attiva è intesa come la capacità dei cittadini di una comunità di organizzarsi in modo multiforme, di mobilitare risorse al fine di tutelare i diritti, esercitando poteri e responsabilità volti alla cura e allo sviluppo dei beni comuni. Il concetto di cittadinanza non può essere ridotto soltanto al possesso di determinati diritti e doveri, ma deve essere riferito soprattutto alla capacità di partecipare alla vita di comunità.

Una concreta espressione di cittadinanza attiva è rappresentata dalla creazione della Rete regionale toscana utenti per la salute mentale58, questa rappresenta una forte conquista nel processo di emancipazione.

La Rete regionale toscana utenti per la salute mentale è costituita dai cittadini, utenti della salute mentale della regione Toscana, con l'obiettivo di diffondersi su tutto il territorio, affinché le persone riacquistino l'autodeterminazione necessaria per diventare protagoniste del proprio processo di cura, ovviamente collaborando anche con gli altri soggetti deputati a tale processo e con l'obiettivo di contrastare il pregiudizio e lo stigma sociale. L'intento è anche quello di aprire la porta a tutti coloro che si chiudono in casa e non si rivolgono ai servizi, sulla base del principio che è un diritto il poter accedere a una possibilità di cura e migliorare la propria qualità della vita.

La Rete regionale toscana degli utenti della salute mentale svolge tutta una serie di compiti istituzionali relativi alla rappresentanza istituzionale; dalla promozione e tutela dei diritti; alla formazione e progettazione; alla informazione e sensibilizzazione rispetto alle tematiche della salute mentale.

La società deve essere ripensata in modo tale da accogliere una molteplicità di attori che interagiscono e si coordinano tra loro. È quindi importante andare a rivedere e ripensare il rapporto che deve instaurarsi tra cittadini e istituzioni per costruire insieme la “salute”, sperimentando percorsi di attivazione della partecipazione comunitaria nel territorio, come molla per innescare un circolo virtuoso di empowerment dei singoli soggetti anche ai fini di una maggiore democrazia e libertà59.

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G. Madrigalli, C. Piletti (2007), Op. cit. 59

65 CAPITOLO 5. LE RETI SOCIALI