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L’ASSOCIAZIONE L’ALBA

4.2 Salute mentale ed empowerment

Per quanto riguarda la salute mentale bisogna ricordare che la psichiatria è stata una delle prime branche della scienza ad avere compiuto una riflessione in questo senso, soprattutto in rapporto alle metodologie riabilitative.

Rappaport e Zimmerman e Rappaport46 inseriscono tra i concetti dalla psicoterapia quello di creare un setting nel quale venga sostenuto il passaggio dalla “learned helplessness”, cioè la sfiducia che spinge verso la “depressione appresa”, alla “learned hopefulness” cioè un apprendimento di fiducia rispetto alle proprie possibilità di dirigere la propria vita, di partecipare con gli altri agli eventi sociali, di dare contributi alla propria comunità.

I due autori furono tra i primi a parlare di empowerment psicologico e di empowerment come pratica di psicologia della comunità: si trattava di dare connessione, efficacia e concretezza al sentimento di “essere competenti a...” con il desiderio e la volontà del soggetto di prendere parte alla vita pubblica per essere testimone dei reali bisogni e per essere portatore di reali competenze di “problem solving” così da essere personalmente controllore della propria vita47, senza deleghe. Nella promozione dell'empowerment del paziente psichiatrico si ha una continua e sinergica interazione tra empowerment “promosso”, empowerment “facilitato” ed

46

J. Rappaport (1987), Terms of empowerment exemplars of prevention: toward a treory for

community psychology, in “Am. J. of Comm. Psychol”, n. 15, pp. 121-142; M.A. Zimmermann, J.

Rappaport (1998), Citizen participation, perceived control, and psychological empowerment, in “Am. J. of Comm. Psychol.”, n. 5, 16, pp. 725-750.

47

57 empowerment “voluto”.

Nel primo caso si fa riferimento all'insieme delle politiche e delle norme che sono in grado di ampliare le libertà, i diritti e la cittadinanza, come: la legge 180/78, poi inclusa nella legge di riforma sanitaria 833/78 che istituisce il Sistema Sanitario Nazionale; la legge 68/9948 che definisce le norme per il diritto al lavoro dei disabili; la legge 6/200449 che istituisce la figura dell' “amministratore di sostegno”.

Il secondo, l'empowerment “facilitato”, pone al centro la dimensione locale della comunità. Per poter svolgere il ruolo che le compete la comunità deve poter essere una “comunità competente”50

. Se si vuole attuare l'inserimento di un malato psichiatrico nel suo contesto di vita (casa e territorio) si deve poter contare su una comunità che conosce il problema specifico ed è sensibile nei suoi confronti. Ma tutto questo deve essere promosso e sostenuto.

Infine, l'empowerment deve essere “voluto”, in questa ultima accezione del termine si fa riferimento alla sfera personale. L'empowerment non può essere prescritto come si può fare con un farmaco o con un comportamento, non esiste empowerment se non c'è una persona che si muove nella direzione dell'autodeterminazione.

I servizi devono smetterla di creare persone disempowered, alle quali si impedisce di esprimere se stessi e ai quali è richiesto di tenere il tipico atteggiamento sottomesso dei malati.

È compito dei servizi deputati alla cura e alla riabilitazione contestualizzare il disagio mentale in tutta la sua complessità, accogliendo e accompagnando il paziente nel proprio percorso di autonomia. Anche nei momenti più difficili, gli operatori sociali non devono mai cedere alla forte tentazione di sostituirsi alla persona al fine di ottenere un rapido risultato, una rapida soluzione al problema.

Il lavoro di cura è fondamentalmente dialogico e relazionale, il processo da mettere in atto è di co-costruzione, non bisogna mai pensare di sostituirsi alla persona soffocando la sua voce e le sue potenzialità. È necessario costruire delle risposte basate sull'ascolto che come tali creano autonomia e libertà.

Gli attori sociali, i cittadini, sia sani che malati, devono diventare cittadini empowered capaci di autogestirsi, di applicare le loro idee ai loro bisogni come ad esempio avviene all'interno dei gruppi di mutuo aiuto.

48 http://www.parlamento.it/parlam/leggi/99068l.htm. 49 http://www.camera.it/parlam/leggi/04006l.htm. 50

C. Albanesi, C. Migani (2004), Il lavoro di rete nella promozione della salute mentale, Roma, Carocci, p. 84.

58 4.3 Auto-aiuto ed empowerment

Nel campo della sofferenza e soprattutto della sofferenza mentale, l'iniziativa dei malati ed ex-malati attraverso il mutuo aiuto evidenziò la possibilità da parte di subordinati, emarginati, diseredati di aprire un percorso verso la capacità d'agire in rappresentanza di loro stessi.

In sintesi possiamo affermare che, negli Stati Uniti, l'idea di ridare potere alla gente abbia avuto inizio proprio dall'esperienza di mutuo aiuto.

In Europa il movimento di mutuo aiuto così come quello d'empowerment è decisamente in ritardo.

L'idea di un sistema d'empowerment basato sulla competenza di ogni cittadino, nasce in Francia con il Movimento delle “Reti di Scambi Reciproci” di saperi51

. Il Movimento era basato su una forte credenza nel potere insito nelle conoscenze, nelle storie di vita di ogni soggetto che in “rete” le condivide, le propone, le scambia con altri.

Il concetto di empowerment è legato alla filosofia dei gruppi di auto-mutuo-aiuto dalla credenza nei saperi e nelle capacità personali, dalla fiducia nella forza delle relazioni, dall'apertura all'altro come forma di conoscenza.

L'organizzazione dei singoli individui in gruppi di auto-mutuo-aiuto produce nuove competenze, un empowerment non vuoto di contenuti, poiché, come affermano Noventa, Nava e Oliva52 ,“i membri del gruppo, attraverso la presa di coscienza e lo sviluppo della conoscenza divengono esperti, competenti rispetto ai meccanismi da attivare per raggiungere livelli di salute e di soddisfazione più elevati e incrementano le loro reali possibilità di divenire attivi nella risoluzione delle difficoltà e nel perseguire strategie di felicità”.

4.3.1 Il percorso di empowerment nei gruppi di auto-aiuto

La partecipazione ai gruppi di auto-mutuo-aiuto può essere vista come una modalità particolarmente efficace nell'acquisizione dell'empowerment. Si tratta di ambiti all'interno dei quali l'acquisizione delle capacità e delle competenze è veicolata dalla

51

M. Tognetti Bordogna (2005), Op. cit., p. 130. 52

59 partecipazione a interazioni e relazioni interpersonali intrattenute all'interno di gruppi di auto-aiuto.

Il motivo per cui il gruppo di auto aiuto rappresenta uno strumento di empowerment personale e sociale è proprio il suo fare appello alle risorse residue della persona, alla sua motivazione, promuovendone l'autonomia e la scelta personale come mezzo di emancipazione.

Il rapporto che esiste tra auto-aiuto ed empowerment è circolare, in quanto, l'acquisizione di potere da parte dei soggetti all'interno del gruppo può essere reinvestita come energia spendibile all'interno del gruppo stesso.

L'empowerment in termini più pratici permette tutta una serie di conquiste a vantaggio del soggetto, che riguardano il raggiungimento di autonomia ed emancipazione rispetto a una condizione iniziale di svantaggio, caratterizzata da responsabilità e opportunità limitate.

L'empowerment si pone alla base della liberazione dei soggetti dalla condizione di passività, sperimentando invece la fiducia nei confronti di se stessi, aumentando progressivamente la percezione delle proprie capacità di autonomia, ma anche la riduzione della dipendenza rispetto alla figura medica e terapeutica e pertanto un basso utilizzo dei servizi.

Durante il percorso all'interno del gruppo, la persona impara a mettere a frutto queste energie non solo per sé, ma anche per gli altri partecipanti, traendone rinnovata autostima e senso di efficacia. Ancora una volta vediamo così realizzato il principio dell' “helper therapy”, secondo il quale la persona “ricevitore” di aiuto, diventa anche e al contempo “erogatore” d'aiuto53

.

Considerati tutti questi vantaggi prodotti dall'acquisizione dell'empowerment, si può dedurre che questo sia un punto di snodo fondamentale nel processo di cura delle persone ai fini della guarigione e dell'integrazione sociale; dove per guarigione si fa riferimento ad una guarigione sociale, da intendersi come riappropriazione del proprio io, della propria identità, del proprio contesto familiare e sociale al fine di recuperare la propria capacità di agire per autodeterminare la propria vita, per esserne il protagonista e non sentirsi più un peso per la società e per la famiglia. Mentre, per integrazione sociale si intende la capacità di sapersi relazionare in luoghi di normale frequentazione e di rivestire un ruolo attivo all'interno della società.

53

60 La dinamica dell'auto-mutuo-aiuto permette di valorizzare la persona come soggetto responsabile del proprio benessere nonostante i suoi problemi.

Condividendo il percorso di gruppo, ciascuno impara, sostanzialmente, il valore dell'empowerment, a sentirsi consapevole della propria vita, delle proprie condizioni di benessere o disagio. La maggiore consapevolezza dei problemi non significa eliminazione del disagio. Anzi, forse il disagio aumenta, ma ciò che fa la differenza è la capacità di governarlo o di gestirlo da protagonisti e non da vittime impotenti, che subiscono passivamente il corso degli eventi.

La logica dell'auto-mutuo-aiuto riconosce il valore e l'importanza della competenza esperenziale, valorizza le risorse della persona e la forza dell'empowerment come presupposti fondamentali per l'efficacia del cambiamento.

4.3.2 I gruppi di auto-aiuto dell'Associazione L'Alba: l'acquisizione dell'empowerment ai fini dell'inserimento in contesti lavorativi

L'acquisizione dell'empowerment all'interno dei gruppi di auto-aiuto deve poi trovare impiego nello svolgimento di attività nella vita quotidiana e lavorativa, al fine di realizzare un concreto processo di emancipazione.

Questo è quello che avviene all'interno dell'Associazione L'Alba, dove gli obiettivi di emancipazione e maggiore autonomia trovano concreta espressione in termini di inserimenti lavorativi e inserimenti socio-terapeutici.

L'inserimento socio-terapeutico permette la realizzazione di una progettualità sul caso con compiti e responsabilità che vengono verificati in itinere dall'équipe di riferimento, fino al raggiungimento di livelli di autonomia sempre più elevati.

Per quanto riguarda l'inserimento lavorativo, questo, rappresenta il punto di arrivo di un percorso che può iniziare in vario modo, come ad esempio, attraverso l'inserimento socio-terapeutico o un tirocinio formativo, per giungere successivamente ad un lavoro vero e proprio.

La partecipazione ai gruppi in molti casi si è rivelata fondamentale per permettere alle persone di raggiungere un buon grado di consapevolezza rispetto al proprio stato di salute e rispetto al proprio disturbo, riuscendo a raggiungere una buona qualità di vita e ottimi risultati in termini di socializzazione e capacità di relazione.

61 fondamentale opportunità di vita, in quanto, attraverso l'impegno e la partecipazione costante sono riuscite a rafforzarsi, a riacquistare la propria autostima e a prendere parte a dei corsi di formazione professionale, quali ad esempio quello di “Facilitatori Sociali per il disagio psichico”54

.

Il corso ha rappresentato il punto di partenza per l'inserimento lavorativo ai fini di una maggiore autonomia per le persone che hanno vissuto un disagio psichico. Il progetto, realizzato sul territorio pisano, rappresenta ancora oggi un esempio concreto di emancipazione grazie all'acquisizione di competenze favorite dalla partecipazione ai gruppi.

Altri membri dei gruppi hanno invece seguito progetti di lavoro sia all'interno del Circolo che in altre esperienze locali, come ad esempio l'agricoltura.