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Gli effetti trasformativi del gruppo: dinamiche interne ai gruppi di auto-mutuo aiuto

Nei gruppi di auto-aiuto non esiste la classica organizzazione piramidale che vede i vertici comandare sulle basi, il gruppo è il vero terapeuta, in un'ottica di reciprocità e di responsabilità attiva, tutti partecipano al proprio e all'altrui cambiamento. Ognuno è helper ed helped, cioè sia aiutante che aiutato.

33 Per Riessman29 ogni membro del gruppo di self-help svolge due ruoli congiunti, è contemporaneamente erogatore e ricevitore di aiuto. L'esito di questo doppio ruolo sarebbe una “terapia autoindotta” per mezzo della quale chi dà aiuto sperimenta su di sé una serie di effetti positivi come: il miglioramento della competenza intrapersonale, un senso di maggiore equità con le altre persone, un aumento delle proprie conoscenze, un sentimento di utilità sociale, la possibilità di un “distacco” dai propri problemi.

Esiste, dunque, un effetto boomerang come rileva Riessman, per cui chi da aiuto, ne riceve e chi cerca di modificare una persona modifica anche se stesso. Si realizza in questo modo all'interno dei gruppi di auto-mutuo-aiuto il principio dell'helper therapy.

Infatti, mentre nelle attività di aiuto tradizionale chi dà aiuto e chi lo riceve sono in due posizioni distinte, nell'auto-aiuto il rapporto è di parità assoluta, è uno scambio di aiuto reciproco.

I Gruppi di auto-aiuto si differenziano sia nella struttura che nel funzionamento dai gruppi in natura, in quanto hanno un obiettivo in più oltre alla sopravvivenza del gruppo che è la crescita psico-emotiva della singola persona.

Nel gruppo di auto-aiuto si cerca di riconoscere e valorizzare le risorse di ognuno, nessuno è soggetto passivo tutti giocano un ruolo attivo. Si dà vita ad una spirale positiva che costringe i partecipanti a processi di continua crescita e trasformazione. Il rapporto terapeutico classico tra professionista e utente non è paritario, si basa su una relazione asimmetrica che spesso inibisce la persona rispetto ad una totale libertà di espressione, che trova invece sfogo in un contesto dove non ci sono differenze di ruolo, come appunto i gruppi di auto-aiuto.

Nelle altre relazioni di aiuto spesso la tecnica diventa più importante dell'umanità del rapporto, l'utente non ha potere contrattuale e diventa fruitore passivo delle cure dell'operatore che possiede tutto il sapere tecnico, questo porta al distacco e ad una partecipazione passiva della persona che di conseguenza diventa incapace di recuperare le sue potenzialità. Si tratta, quindi, di una relazione non paritaria, caratterizzata, anzi, da un grande sbilanciamento del potere.

Il gruppo, pur essendo un'ottimale iniziativa di supporto, non è da considerarsi sostitutiva ad una psicoterapia individuale o di gruppo, ma serve a facilitare la

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34 comunicazione, lo scambio, la condivisione e il confronto.

I gruppi AMA non offrono “terapie” nel senso tradizionale del termine. Sono “terapeutici” se con questo termine indichiamo delle occasioni di cambiamento, di miglioramento della qualità della vita.

C'è una netta differenza fra i gruppi AMA e i gruppi terapeutici. Mentre i primi sono gruppi “aperti” ed “eterocentrati”, i secondi sono “chiusi” ed “autocentrati”. Nel sistema tradizionale di una terapia professionale chi ha il problema è un paziente o un utente, l'enfasi è posta sulla malattia o sul disagio. Si procede attraverso conoscenze teoriche verso procedure standardizzate per ottenere un cambiamento individuale.

Nel sistema del self-help chi ha il problema è una persona portatrice di risorse, l'enfasi è posta sulle risorse, la salute e sulla fiducia, la volontà e l'autocontrollo. Si enfatizzano i sentimenti e gli effetti concreti. Si costruiscono strategie basate sulla storia del singolo e il cambiamento è dell'individuo in un contesto dato30.

La condivisione dei problemi determina lo status di appartenenza al gruppo e con esso il percepirsi membri di un aggregato di tipo quasi familiare in cui prevale l'accettazione da parte degli altri, con conseguente riduzione della stigmatizzazione e dell'etichettamento.

Le particolari caratteristiche di questi gruppi permettono l'instaurarsi di dinamiche e processi che coinvolgono contemporaneamente la sfera cognitivo-comportamentale e soprattutto quella emotiva, affettiva e relazionale, condizione, questa, indispensabile affinché i processi di aiuto possano estrinsecarsi ed essere percepiti come tali dai partecipanti.

Per soggetti che vivono condizioni di esclusione, di emarginazione e di solitudine il gruppo rappresenta una rete sociale di supporto, in quanto, diventare membri di un gruppo significa stringere nuove amicizie, rimediare alla propria solitudine, imparare a organizzare il proprio tempo. I rapporti continuativi faccia a faccia permettono di stringere legami a forte coloritura affettivo-emotiva al cui interno i singoli trovano uno spazio contenitivo adeguato in cui rielaborare la propria esperienza di vita e ridefinire la propria identità.

Il gruppo è il luogo delle esperienze, del supporto emotivo e della lotta contro l'isolamento e la solitudine.

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35 La condivisione dei problemi facilita inoltre la “rivelazione di sé”, ossia il racconto delle storie personali, dei vissuti con la possibilità di rielaborare le proprie esperienze, grazie all'ascolto attento e alla restituzione riflessiva degli altri, recuperando nuovi significati che arricchiscono la consapevolezza personale e diventano stimolo anche per quella altrui. Si cercano insieme soluzioni non precostituite ma le più adatte al caso, ascoltando e dando forza al potere individuale in un'ottica di inter-scambio.

Saper inoltre cogliere la risonanza emotiva che il racconto dell'altro suscita dentro di sé per poterla poi condividere, permette di realizzare un aiuto reciproco con forti valenze terapeutiche. Tutto ciò permette di cogliere un ritrovato senso di appartenenza e l'universalità dei problemi vissuti, erroneamente percepiti come esclusivamente personali, con una conseguente maggiore accettazione degli stessi, minor senso di colpa e di vergogna e la benefica sperimentazione di un sostegno empatico.

Il gruppo attraverso i vari feedback offerti e la possibilità di confronto favorisce in ciascun membro una maggiore sensibilità e consapevolezza rispetto a ciò che accade in se stesso e nelle relazioni con gli altri, facilitando la revisione dei propri schemi di comportamento e di pensiero e acquisendo abilità e atteggiamenti più efficaci nei confronti del problema condiviso attraverso il processo imitativo.

L'ascolto disponibile e rispettoso favorisce i processi identificatori e la vicinanza emotiva tra i membri del gruppo, facilitando lo sviluppo di un profondo senso di solidarietà. I miglioramenti dei singoli vengono accolti con gioia e sentiti come crescita di tutto il gruppo, in un'ottica di reciprocità in cui più forte è il singolo più lo è il gruppo.

Reciprocità e condivisione sono dunque le principali dinamiche che fondano il lavoro in un gruppo di auto-mutuo-aiuto.

I membri del gruppo aumentano in questo modo il loro senso di autocontrollo e di autovalutazione delle proprie capacità e potenzialità positive in quanto:

 avvertono un senso di “competenza”;

 hanno la possibilità di osservare il proprio problema a distanza, proiettato fuori da sé e quindi diventa più facile da controllare e da gestire;

 sperimentano il senso di una propria utilità sociale e ricevono un riconoscimento.

36 CAPITOLO 3. L’AUTO-AIUTO NELLA SALUTE MENTALE: UNA

CONCRETA ESPERIENZA SUL TERRITORIO PISANO,