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CLASSIFICA ECONOMICA 2012/2013CLASSIFICA DOPO PLAYOFF

DEV STD CONFRONTO SERIE A vs NBA

CLASSIFICA ECONOMICA 2012/2013CLASSIFICA DOPO PLAYOFF

Questo la dice lunga sull’ipotesi di miglioramento della performance aziendale ed induce chi scrive ad accostare due fattori: da un lato sembra molto difficile poter negare lo sforzo migliorativo profuso dalle società, ma d’altro canto, la riduzione del flusso globale di attività gioca un ruolo di primaria importanza.

Se si procede con l’analisi della situazione patrimoniale civilistica, quest’ultima sembra conferire maggior perso all’ipotesi orientata al miglioramento della gestione, poiché per la prima volta nel triennio, si osservano valori di patrimonio netto positivi.

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AGGREGATI PATRIMONIALI RICLASSIFICATI 2012/2013 TOTALE MEDIA

RICLASSIFICAZIONE FINANZIARIA

ATTIVO CORRENTE € 10.273.655,00 € 790.281,15 ATTTIVO IMMOBILIZZATO € 3.311.327,00 € 254.717,46 PASSIVO CORRENTE € 12.098.925,00 € 930.686,54 PASSIVO CONSOLIDATO € 1.305.747,00 € 100.442,08 MEZZI PROPRI (Patrimonio netto) € 180.310,00 € 13.870,00 Totale fonti = totale impieghi € 13.584.982,00 € 1.044.998,62

RICLASSIFICAZIONE FUNZIONALE

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO € 1.094.614,00 € 84.201,08 CAPITALE IMMOBILIZZATO NETTO OPERATIVO € 3.152.661,00 € 242.512,38 PATRIMONIO NETTO € 121.710,00 € 9.362,31 PFN a breve € 2.978.484,00 € 229.114,15 PFN a lungo € 1.147.081,00 € 88.237,00 CIN=totale coperture € 4.247.275,00 € 326.713,46

Nonostante l’indice di capitalizzazione assuma valori molto bassi, addirittura prossimi allo zero, il segno più alla voce in questione deve essere visto come un dato marcatamente positivo, e deve costituire un obiettivo imprescindibile nelle prossime stagioni, al fine di dare stabilità e credibilità alla gestione, lanciando segnali positivi al mercato. In questa stagione, solo quattro società chiudono l’esercizio in difetto di patrimonio, e vi è addirittura una realtà, quale l’Orlandina Basket, forte di un rapporto tra patrimonio proprio e mezzi di terzi di uno a tre.

Quanto alle riclassificazioni degli elementi di patrimonio rimangono poche osservazioni: innanzitutto dal modello finanziario emerge una corrispondenza buona ma non ottimale delle scadenze, poiché ancora una volta, una parte degli impieghi più rigidi viene coperta da risorse di breve periodo, con il rischio che l’eventuale mancato rinnovo di queste comporti delle difficoltà nel reperimento di altre forme di capitale. Queste considerazioni sono supportate dal valore dell’indice di equilibrio finanziario88, il cui valore di 0,79 testimonia l’allineamento non perfetto delle scadenze.

Un’altra considerazione, questa volta di carattere positivo riguarda la dinamica del circolante, non aumentato rispetto alla stagione precedente, quindi non gravoso sulle risorse di breve periodo. La gestione dei flussi monetari risulta anch’essa in miglioramento, nonostante l’aggregato di lega depauperi l’ammontare liquido di circa 7.500 euro in capo a ogni club.

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FLUSSI MONETARI - STAGIONE 2012/2013 TOTALE MEDIA

Flusso monetario gestione operativa -€ 2.876.134,00 -€ 221.241,08 FLUSSO MONETARIO GESTIONE REDDITUALE -€ 2.629.328,00 -€ 202.256,00 FLUSSO MONETARIO ATTIVITA' DI INVESTIMENTO -€ 1.682.017,00 -€ 129.385,92 FLUSSO MONETARIO ATTIVITA' DI FINANZIAMENTO € 4.213.266,00 € 324.097,38 Variazione di disponibilità monetarie -€ 98.079,00 -€ 7.544,54

Rispetto alle stagioni precedenti la gestione degli investimenti assorbe un elevato ammontare di liquidità; questo può trovare motivazione in una diffusa propensione a nuovi investimenti orientati al conseguimento esclusivo del risultato sportivo, i quali impiegano liquidità oggi con l’obiettivo di incassare flussi maggiori in futuro. Questa strategia può essere messa in discussione dalla natura stessa degli investimenti, poiché ad oggi il contesto cestistico non risulta remunerativo; l’investimento pertanto può essere motivo per rimettere in moto il settore oppure può essere spinto da motivazioni extra-economiche. In entrambi i casi comunque, un apportatore di risorse diverso dalla proprietà o dalla ristretta cerchia di appassionati tifosi risulterebbe poco incentivato ad impiegare capitale in questo settore, poiché quasi tutti gli indicatori sono sfavorevoli.

3.5 Conclusioni

L’analisi fino a qui condotta ha evidenziato un settore in netta difficoltà dal punto di vista reddituale, non in grado di remunerare le risorse impiegate: già a livello di EBITDA89, si osserva totale dominanza del segno meno, che si protrae lungo tutta la successione di voci economiche. Solo qualche società si pone in controtendenza all’andamento generale, ma come visto, in alcuni casi si fronteggiano eventi di gestione straordinaria, che non possono costituire base per proiettare un miglioramento continuo della gestione.

Non si nota altresì una correlazione tra posizionamento sportivo e performance economica, poiché se da un lato è vero che la mancanza del primo risultato implica difficoltà nella generazione di utile, dall’altro si sono osservate situazioni in cui i club di primissimo livello antepongono nettamente gli obiettivi di successo, tralasciando l’ipotesi di efficace governo delle risorse90.

La gestione del patrimonio appare meno problematica nel campionato di Serie A, dove si denota in linea di massima una sottocapitalizzazione diffusa ma poco accentuata, accompagnata da un buon equilibrio finanziario, mentre risulta piuttosto preoccupante nella serie cadetta: in quest’ultimo contesto, si osserva un patrimonio netto negativo per ben due stagioni, affiancato tra l’altro da un

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Primo differenziale di conto economico, costruito come differenza tra ricavi e costi

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matching temporale tra fonti ed impieghi non sempre ottimale; unico segnale positivo è associato

al capitale circolante netto operativo, di ammontare generalmente contenuto e addirittura negativo nella prima stagione.

Nemmeno la gestione dei flussi di cassa lascia spazio a grosse speranze, poiché nel triennio entrambe le leghe determinano un assorbimento di liquidità.

La proiezione nel tempo di una situazione simile non può che colorarsi di rosso e lasciare spazio ad ipotesi di difficoltà e tensione in tutti gli ambiti della gestione, molto più incombenti nel campionato cadetto.

L’unica flebile luce all’orizzonte è costituita dal miglioramento dei risultati nel corso dell’arco triennale, soprattutto per quanto concerne la lega di Serie A; in LegaDue i segnali positivi sono ancor più deboli e stroncati dalla mancata produzione di reddito nell’ultima stagione da parte di tutti i club, nonostante vada tenuto presente che una soglia fiscale assai elevata contribuisce a deprimere anche i pochissimi redditi positivi ante imposte.

Dal punto di vista esterno è possibile ricollegare la progressiva diminuzione dei ricavi ad un probabile calo dell’interesse del pubblico nei confronti della competizione. Questa dinamica ricade all’interno di un circolo vizioso, che comporta la diminuzione del valore creato e di conseguenza la diminuzione del talento, a seguito della mancata possibilità di investire sulle risorse tecniche ed umane maggiormente riconosciute; a sua volta, questo fattore riduce il livello della competizione e quindi la rende meno appetibile ed interessante agli occhi dello spettatore. La dinamica circolare non è facile da sovvertire; di certo l’investimento in risorse di elevata qualità, sia strutturali, sia tecniche, sia umane, potrebbe innescare la risalita dei ricavi, anche se il rischio da sopportare è elevato, poiché vi è la possibilità che non tutte le squadre riescano in questo intento ed il campionato diventi ancor più squilibrato. Quest’ultimo aspetto dovrebbe costituire ambito di lavoro da parte della federazione nazionale, attraverso l’adozione di meccanismi di ri-equilibrio simili a quelli esaminati nei primi due capitoli. Dal punto di vista strettamente economico invece, i club dovrebbero impegnarsi in primis nel miglioramento della gestione, con l’obiettivo di lanciare segnali di credibilità e stabilità al mercato, in modo da migliorare le possibilità d’accesso al credito. In secondo luogo, attraverso l’offerta di un pacchetto esperienziale e di servizi accessori, sia agli spettatori allo stadio, sia agli appassionati dello schermo, bisognerebbe puntare ad incrementare le entrate impattando in maniera poco significativa sui costi.

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CAPITOLO 4: APPROFONDIMENTI