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CLASSIFICAZIONE DEI TESTIMONI DEI SINGOLI CARM

VI 14 que om.; VIII 105 gnatam] gnatum (errore molto congiuntivo per il senso), IX 39 longo] longa (errato accordo dell’aggettivo con il termine ordine del verso precedente anziché con

12. CLASSIFICAZIONE DEI TESTIMONI DEI SINGOLI CARM

Aver individuato nei manoscritti L N C una serie compatta di componimenti disposti in ordine analogo (seppur non esattamente identico), ha permesso di accertare per la possibile raccolta d’autore l’esistenza di un capostipite comune e di ipotizzare un’unico stemma almeno per una serie omogenea di testi. Anche per il gruppo di codici A L2 L3 N5 (e), testimoni di una ricca antologia di carmi di Marsuppini, di consistenza inferiore a quella di L N C, è stato possibile schematizzare i possibili rapporti.

Poichè le sequenze di carmi presentate dagli altri codici sono spesso differenti per consistenza e ordinamento e numerosi sono i testimoni di poesie isolate, pare necessario, in una tradizione così complicata, in cui ogni poesia ha attestazioni multiple e variabili, schematizzare per ogni componimento i rapporti che intercorrono tra i suoi testimoni (sia quelli della silloge, sia quelli extravaganti). Considerare i testi nella loro singolarità è infatti l’unico modo che consente di ricostruire la loro storia editoriale e il loro iter redazionale.

Nelle prossime pagine si tenta dunque di individuare la posizione dei codici della tradizione extravagante rispetto allo stemma proposto per i codici L N C R V4 A L2 L3 N5 e la stampa S.

Negli stemmi dei singoli carmi si è preferito adottare le stesse sigle per indicare gli stessi gruppi di codici e non creare confusione. La vasta tradizione manoscritta dei carmi ha reso però necessario ricorrere contemporaneamente a sigle alfabetiche sia latine sia greche, che devono considerarsi del tutto equivalenti.

CARME I

Il carme è tramandato dalla stampa settecentesca S e dai manoscritti L N C A L2 L3 N5 (per i quali sono già stati prospettati dei possibili rapporti), a cui si aggiunge E.

Una più stretta affinità di quest’ultimo codice con i codici del gruppo a (L N C) è suggerita dall’accordo in errore a v. 4 musipule per muscipule; ma l’errore, attestato anche in L3, può essere poligenetico.

L’errore, poco significativo, proprius per propius comune a N C, ma non a E, esclude la possibilità che E possa derivare da uno dei due codici. L’ipotesi che E possa discendere da L è esclusa dall’errore separativo di L laridum anziché lardum a v. 6. Impossibile, del resto, che E possa coincidere con l’antigrafo di N C (d) o di L N C (a), sia perchè non possiede il loro errore congiuntivo tulit per cupit a v. 6, sia perché tramanda solo due poesie del Marsuppini contro il ben più considerevole numero che si legge nei tre codici fondamentali della tradizione.

Se l’errore musipule per muscipule a v. 4 indica una vicinanza di E al gruppo di L N C, l’accordo nella possibile variante d’autore fata per facta a v. 1 e l’immediatamente precedente trascrizione nel codice di un analogo carme di Gaspare Sighicelli, che costituisce con quello del Marsuppini una probabile ‘coppia gara’ (sulla questione mi soffermo dettagiatamente nella premessa al testo I), invita a riconoscere una maggiore affinità di E con il gruppo di codici A L2

L3 N5, i soli della tradizione nei quali è possibile leggere il componimento del filosofo bolognese, sempre prima di questo del Marsuppini (L N C lo omettono).

La possibilità che E possa coincidere con l’antigrafo di A L2 (e) è negata dal minor numero di opere marsuppiniane che trasmette e dalla mancanza degli errori congiuntivi ai due codici; che E possa derivare da uno dei due o dai loro codici descripti è invece negato dagli errori disgiuntivi di ciascuno di essi. Si ipotizza perciò una sua discendenza diretta da e.

X e a L2 d E L3 N5 N C L A CARME II

Il carme è tramandato dai codici I² L L¹ L7 N² N10 N11 N12 N13 N15 R² R4 V² V9 V10 V11 V12 M³ M E¹ Ge C Cor Za Pa U U² U³ U4 Wo Cm Cm¹ B3 B² Ba Tr Ly Ly¹ Go Tr H² O O¹ O4 P² P³ P4 P5 P6 e dalle stampe In Ant S³ Mi.

Dalla collezione dei testimoni emerge una relazione stretta tra i testimoni U2 U3 Ly P4 che per i v. 2-3 attestano una redazione diversa da quella della restante tradizone: suscipe virgo parens

animam sate virgine parce / fessa que iam terris celi requiescat in arce per non acies ferri non vastis menia muris / conatus tenuere meos. Domat omnia virtus.

I codici U2 U3 condividono con Tr1 B2 N1 Za la variante a v. 1 Martis per victor.

Una maggiore affinità tra N1 Za, del resto, è confermata anche dall’accordo nelle varianti nec

per non a v. 2, presente anche nei codici V9 Wo B2. La variante singolare di N1 meatus per

conatus a v. 3 esclude una discendenza di Za da esso. I rapporti tra i due codici sembrerebbero

dunque schematizzabili in un rapporto di questo tipo: Za

N1

La variante belli per ferri a v. 2 accomuna i codici N6 Pa.

Si accordano in due varianti anche P2 S3: clausis per vastis a v. 2 e portis per muris a v. 2. La lezione domuere per tenuere a v. 3 congiunge W P6.

Molto congiuntiva anche la variante fossis per muris a v. 2 attestata da I² L¹ L7 N10 N² N15 R4 N11 N12 N13 R² V² V9 V10 V11 V12 M³ M E¹ Ge Cor Za Pa U U4 Wo Cm Cm¹ B² Ba Tr Ly¹ Go Tr H² O O¹ O4 P³ P5 P6 Mi.

Gli elementi che emergono dalla collazione non consentono di giungere ad una rappresentazione schematica dei rapporti che intercorrono tra i molti testimoni di questo breve epigramma. Mi limito dunque a notare gli errori singolari transvi per transivi a v. 1 e franstis per vastis a v. 2 di I2, mortus e rerum per victor a v. 1 rispettivamente di V12 e Pa, no per non al. a v. 2 di N12, vasta e faste per vastis a v. 2 di L7 e H2, menibus per menia e urbes per muris a v. 2 e meas per meos a v. 3 di B1, doma per domat a v. 3 di Ba.

CARME III

Il carme è tramandato dai manoscritti L C Ar.

Una nota posta a margine della trascrizione del carme indica che Ar ha attinto il testo da L. Alla luce delle considerazioni svolte in questo paragrafo e nei precedenti si propone per il carme III uno stemma codicum di questo tipo:

a C L

Ar

CARME IV

Il solo errore prosodico nec deficit per nec defit a v. 105, che accomuna L N C R S (la stampa corregge arbitrariamente l’errore nec defit che legge in R in deficit haud) con i codici N3 Co T V7

(gli errori nec desit di L5 L6 I R1 M1 M2 M3 M4 E V8 U U4 B V7 Na H1 O P1, hec defit di H2 e hec

desit di P P2 si spiegano con fraintendimenti paleografici delle consonati f con s ed n con h), distingue i testimoni della tradizione in due serie, separando la famiglia di codici L N C R Co N3

T e la stampa S (che indico con la sigla z), da tutti gli altri testimoni del carme (che indico con la

sigla y). La sostituzione della forma deficit a defit, di cui è sinonimo, potrebbe essersi prodotta poligenicamente in V7, dal momento che il manoscritto pare intrattere, come si avrà modo di dimostrare, un rapporto più stretto con altri codici della tradizione.

Due altri errori indicano un più stretto legame tra i codici L N C R e la stampa S. Il primo di essi è vitam anziché vocem a v. 87.

Il secondo errore è ergo per hec a v. 167, che accomuna L R N C S contro tutti i restanti testimoni della tradizione (la mancanza del verso nel manoscritto V1 impedisce di verificarne la lezione; l’errore singolare hanc di P1 pare una emendazione arbitraria del copista della forma

hec che effettivamente potrebbe creare una difficoltà: gli hec precedenti sono infatti nominativi

singolari con verbi al singolare, mentre qui hec è accusativo plurale).

I rapporti di N3 Co T sono piuttosto chiari. I tre codici sono accomunati dalle significative

omissioni dei vv. 117-118.

N3 Co dimostrano inoltre una maggiore affinità rispetto a T, perché concordano in alcuni errori:

77 iactas] iactos; 78 fulmine] fulmina; 89 Pythia] Pithea; 125 reddat] reddet; 129 Gianoziusque] Gannotiusque.

La lezione nec cur per quare a v. 55, plausibile nel verso sia per significato sia per prosodia, insinua il sospetto che possa trattarsi di una variante d’autore, ma anche la possibilità di un errore di copia non può essere esclusa: ripete banalmente il nec di inizio verso e la serie di cur che si leggono ai successivi vv. 57, 58, 59, 65.

La presenza di errori singolari separa i due codici, escludendo un rapporto di discendenza dell’uno dall’altro.

Errori di N3:

43 cothurnum] cuturnum; 68 seiuncto] se victo (paleografico); 83 Orestis] Horescis; 87 pueri] putri; 122 regitur] tegit (omissione del compendio -ur); 127 cingit] tingit (fraintendimento paleografico della consonante c con t); 131 pro] per (confusione del segno di abbreviazione); 142 flores] floret; 145 palatia] palatior; 154 suum] suis (l’aggettivo qualifica il sostantivo os); 166 Graiaque] gratiaque; 136 Boccaciusque] Boccacius.

Potrebbe essere un errore (omissione della congiunzione enclitica -que), ma potrebbe anche una variante d’autore (supponendo un punto dopo tu) la lezione tu o per tuque o a v. 139 (non compromette né il senso, né la prosodia del verso).

Errori di Co:

100 quantum] quintum; 152 non om.

Ai due errori si può aggiungere la variante grafica a v. 3 Mennona per Memnona.

Che T non possa essere l’antigrafo da cui discendono N3 Co lo conferma una serie di errori

suoi propri:

5 Venus] levis (non dà senso); 11 et] in (errore forse prodotto da in del v. 12); 24 sit] est (il verbo, retto da cum, deve essere coniugato al congiuntivo, come rapiant del verso precedente); fatis] fati (complemento d’agente e non genitivo di specificazione del termine dies; la lezione genera inoltre un’anomalia prosodica); 25 Siculi] Siculo (errore per concordanza dell’aggettivo con il sostantivo carmine anziché con vatis); 29 enim] at in (errore di ripetizione di at in nel verso successivo); 37 producis] produxit; 56 polis] bonis; 68 seiuncto] se cuncto; 69 noscas] nostras; 78 annis] anuis; 89 laudat] cantat; 90 victoris] pictoris; 139 Florentia] Fluencia; 155

om.; 156 om.; 161 priscus] priscum; 163 hec] he; 169 currentibus] carentibus (la lezione è

peggiore, perché elimina la metafora dell’intellettuale come corridore desideroso di conseguire il premio della vittoria; la genesi dell’errore potrebbe essere paleografica: fraintendimento della

u di currentibus, scritto con una r soprascritta, con la vocale a); 173 meritam] meritamque; 129

Gianoziusque] Gianocciusque.

Potrebbe un errore di anticipazione del quid che immediatamente dopo segue nel verso, ma anche una variante d’autore la lezione singolare di T quid per cur a v. 65 .

Si configura come una variante d’autore ‘primitiva’ fuerat per positum fuit a v. 141. La lezione, infatti, è accettabile solo per senso, perché genera anomalia prosodica nel verso.

I rapporti tra i tre codici possono essere così schematizzati: w

g

Per il gruppo di codici z della tradizione si ipotizza dunque un grafico di questo tipo: z w a g c d Co N3 T N C R L

L’inversione fama vates per vates fama a v. 72, che non compromette la prosodia del verso e potrebbe dunque anche essere un variante d’autore, indica tra i codici della prima serie (y), una maggiore affinità tra I V7 H1 R1 M1 L4 L5 V N8 M2 H2 U U2 U4 U5 B O, che risulta confermata

anche dall’errore Orphi per Orphei a v. 7 (fanno eccezione i soli codici V7 e Na, che potrebbero aver sanato indipendentemente l’errore del genitivo del nome proprio del mitico citaredo tracio. Casuale sembrerebbe invece l’accordo in errore di Co1, dal momento che il codice non registra la più significativa inversione a v. 72).

Cerchiamo dunque di chiarire ulteriormente le possibili parentele tra i codici appartenenti a questo gruppo.

I codici I H1 V7 risultano accomunati da alcuni errori:

39 quod cernere] concernere; 43 altum] alium (fraintendimento paleografico della consonante t con la vocale i); 120 immunem] immunere; 137 venies] veniens; 150 danda] damna; 159 ingeniis] ingenius I H¹, ingenuis V7.

Il legame più stringente di I H1 contro V7, indicato anche da errori successivamente corretti, ma ancora leggibili sotto la cancellatura, sembra da privilegiare a vantaggio di uno di I V7 contro

H1, suggerito dal solo errore di natura paleografica clarus per chartis a v. 88 (fraintendimento della consonante h con l e del nesso ti con la vocale u). Questi gli errori comuni a I H1:

38 manet] ex manent I, manent H¹; 67 vigilet] vigelet H¹, vigelet I; 159 ingeniis] ingenius; 162 ab ere] abiete.

Il rapporto tra i due manoscritti non sembra comunque potersi risolvere nella discendenza dell’uno dall’altro, perché entrambi registrano alcuni errori singolari.

Errori di I:

123 et] at; 128 convenit] guenit (fraintendimento del segno di compendio con- con la consonante g).

Errori di H1:

17 claros] clarios; 73 manent] manet; 88 chartis] clarius ; 103 tu] tum; 103 monumenta] mumenta; 137 gramine] germine.

La possibilità che V7 possa coincidere con l’antigrafo di I H1 è esclusa da una serie di errori

suoi propri:

23 etiam om.; rapiant] rapiant ea; 25 aspice] aspici; 33 cithara] citera; 41 tam] tum; 42 ah spatio] aspicio; 54 et] et et; 56 occurrant] occurrunt; 70 septa] septe; 86 viget] iuget; 93 cantat in ore] tanta more; 107 tum] dum; 114 tibi nunc] nunc tibi; 117 promerito] promeritos; 152 bona] bo bona; 162 ab ere] abicte; 169 artes] artos.

I rapporti tra i tre codici sembrerebbero pertanto schematizzabili in un grafico di questo tipo: v

u

I H1 V7

Soltanto tre errori (i primi due dei quali scarsamente significativi, perché di natura paleografica) indicano una maggiore parentela tra i codici R1 M1 :

76 monumenta] monimenta; 87 liquit] licuit; 118 denis] detiis (fraintendimento del nesso ni con

tii).

I due codici si accordano significativamente anche nell’inversione dell’ordo verborum a v. 127 cingit merito (cingit merita M1) per merito cingit a v. 127, che, non compromettendo né la prosodia, né il significato del verso, si configura come una possibile variante d’autore.

Separano i due codici alcuni errori disgiuntivi. Errori di R1:

20 monumenta] monimenta; 25 carmine] carmina; 33 menia] mania; 78 annis] amnis; 82 vivet] vivit; 95 vivunt] vivant; 153 parentum] parentem; 86 Demostheneos] Demonestheneos. Errori di M1:

24 fatis] factis; 41 tam] iam; 42 ah] et; 55 novisse] monuisse; 78 annis] anuis; 95 vivunt sic] sic vivunt (inversione che genera anomalia prosodica); 110 nulla] mulla; 120 tuosque] tuoque; 125 defuncto] detuncto; 125 querit] queritp; 127 merito] merita; 145 palatia] pallatia; 170 magna] magne.

I due codici sembrano perciò intrattenere un rapporto di questo tipo: t

M1

R1

Cinque soli errori indicano un più stretto legame tra i codici M² H² U U² U4 U5:

35 at] ac (fraintendimento paleografico della consonante t con c; il solo U4 non ha l’errore, che potrebbe aver sanato indipendentemente); 35 pervincere] convincere; 37 timidis] tumidis; 46

lumina] limina (il solo M2 non ha l’errore, che potrebbe aver corretto con facilità); 141 Fluentia] Florentia M² U², Florencia U U4 H² U5.

Ritengo trascurabili gli errori hoc per hec a v. 119 (ma nel margine sinistro del verso U² U5 hanno annotata la lezione hec) e docmata per dogmata a v. 166, che indicherebbero una maggiore affinità di U2 U5 M2 contro U U4 H2 e così anche quelli scidera per sidera a v. 56 e

seiuncta per seiuncto a v. 68, che indicherebbero una maggiore affinità di U2 U5 H2 contro U U4

M2. Significativi, invece, appaiono gli errori che accomunano U U4 :

8 Eurydicem] Erucidem; 26 Ascra] astra; 31 Linum] Lunim; 33 in menia] minoia U U4; 34 retenta] retenta rcenta U U4; 53 doctissime] doctissimi; 72 ah] hi; 84 vivet] vivent; 100 Crispum] Cyyspum ; 110 fortune] fortuna; 149 Arnus] annis.

Separano i due codici alcuni errori loro propri. Errori di U: 47 corpora] corpore; 145 palatia] palacio.

Errori di U4:

16 creditur] creditir; 35 at] sic (il periodo necessita di una congiunzione avversativa); 42 ah spatio] a spacom; 49 laniandum] laniand; 80 Crete] Creta; Dedala om.; 119 dum] tum; 125 reddat] reddit; 132 Elysios] Elysos; 138 augebisque] angelisque (errore prodottosi per il travisamento grafico della vocale u nella consonate n); 145 palatia] palacom.

L’ipotesi che da U4 (i suoi errori sono pochi e facilmente emendabili) possa derivare U pare da scartare, perché il copista di quest’ultimo codice si dimostra molto distratto e poco attento al significato di quello che scrive.

I codici U2 e U5 sono accomunati da qualche errore:

26 ruraque] astraque; Astra] rura; 45 tanti] canti in mg. dx. U5, canti in mg. sn. U²; 115 signis] insignis; 156 illi] illa.

I due codici presentano tuttavia una serie di lezioni erronee disgiuntive. Errori di U2:

4 Eacide] Eeacide; 15 senes] scenes; 23 etiam] est; 75 Aristoteles] Aristoles; 143 urbs] ubrs. Errori di U5:

17 Phebus claros] Phebum; 29 huius] huuus; 29 carmine] carmina; 30 rogis] regis; 37 producis] perducis ; 37 cervis] cernis (fraintendimento paleografico della consonante v con n); 41 decurrat] decurat ; 83 Orestis] Hirestis ; 161 vivit] vivet; 166 Graiaque] Graiiaque.

Soltanto due e poco significativi, perché di natura paleografica, gli errori che suggeriscono un legame più stretto tra M2 H2:

101 disputat] disputa; 156 Marce] Marte (confusione della consonante c con t).

D’altra parte, l’ipotesi che l’uno o l’altro possa identificarsi con l’antigrafo da cui derivano U

U4 e U2 U5 è da rifiutare, perché entrambi portatori di una serie cospicua di erorri singolari. Errori di M2:

4 Eacide] Aeiacide; 7 cum] quae; 11 Leonardus] Leordus; 12 in] et (ripetizione della congiunzione del v. 11); 15 iuvenes] iuveneque; 20 doctaque] iactaque; 31 nec valuit Linum] haec valuit lun; 33 condenda] collenda; 34 retenta] ritenta; 35 neuter] ventus (fraintendimento paleografico della consonante n con v e del compendio -er con -us); 36 continuisse] contimuisse (errore paleografico); 36 manus] manes; 37 invida] invidis; 38 et] est (non dà senso); 39 cum] cur; 55 mundi] mondi; 61 volvat] volat; 72 sumus] simus; 74 et om.; 76 ulla] una; 79 est om.; 81 tollet mors nomen Homeri om.; 82 om.; 84 om.; 85 gloria divini

om.; 88 Pindarus] Pinday; 89 modo] Medea; 95 vivunt] veniunt; 95 sic] si; 98 innumeros]

innummos; 98 obitu] ebitu; 101 per te sua dogmata Plato om.; 102 Socratica et Latio om.; 105 pignora] pignera; 114 gemina] etiam (nel verso successivo si indicano le “due” città: Firenze e Arezzo); 118 et denis] atque (non dà senso); 119 tractat] tracta; 120 tuosque] suosque; 130 trepidis] trepidas; 144 tua] suo; 153 patribus] paribus (fraintendimento paleografico della consonante t e del compendio –r con il nesso ri); 157 est om. ; 157 clarus om.; 157 summa] summaque; 161 sculptura] sepultura (non dà senso); 162 ab ere] homine (non dà senso); 163 hec] que (non dà senso ed interrompe la serie di ripetizioni di hec dei vv. 163-166); 165 hec] hic (il pronome deve essere femminile perché indica Florentia; inoltre interrompe la serie di ripetizioni di hec dei vv. 163-166); 166 Graiaque] e Graiaque; 167 laudant] laudat; 172 orantes] oratores (errore prosodico); 172 gignis] gignit (il poeta si rivolge in seconda persona alla città); 52 torquent om.; 166 gymnasiis] gimnasii.

Una nota a parte meritano le lezioni superbo per sepulcro a v. 13, lacerandum per

laniandum a v. 49 e secula per tempora a v. 99. La natura di queste lezioni, infatti, è tale da far

pensare in prima istanza a varianti d’autore. Una serie di considerazioni mi induce, tuttavia, a trattarle come errori di copia. Se lacerandum per laniandum a v. 49 è accettabile, perché assolutamente equivalente per significato e prosodia, ma spiegabile con un fraintendimento paleografico, superbo per sepulcro a v. 13 pare una banalizzazione: il sostantivo in caso ablativo retto dal verbo effertur potrebbe essere stato sostituito con un aggettivo riferito a sepulcro da chiunque avesse in mente lo splendido sepolcro del Bruni in Santa Croce, opera di Bernardo Rossellino. L’ipotesi opposta che sepulcro sia lezione banalizzante rispetto a superbo, visto che si parla di un morto, pare da respingere, perché, nonostante il termine possa sembrare pleonastico sia rispetto al precedente feretro (ma il significato non è proprio lo stesso), sia rispetto a effero che, da solo, vuol dire “portare al sepolcro”, la costruzione bipartita del verso induce a ritenere che alla ripetizione dell’avverbio nunc possa corrispondere anche una ripetizione del termine in caso ablativo). Secula per tempora a v. 99 è peggiore, perché l’enfatica ripetizione del termine tempora ai v. 99-100 è retoricamente efficace. Si aggiunga che il copista di M2 mostra una peculiare attitudine a sostituire i termini esatti del testo con altri, difficilmente spiegabili con la paleografia, che sono certamente errori (cfr. sepultura per

sculptura a v. 161, homine ad ab ere 162; etiam per gemina a v. 114; oratores per orantes a v.

172). Pur con la debita incertezza, ascrivo anche le lezioni superbo per sepulcro a v. 13,

lacerandum per laniandum a v. 49, secula per tempora a v. 99 alla lista degli errori di tradizione,

anziché a quella delle varianti d’autore. Errori di H2:

1 Muse] Imuse; 2 nunc] hunc (errore generatosi dal fraintendimento paleografico della consonante n con h); fluant] fluent; 4 Eacide] Esacidem; 11 qui] que; 13 nunc] hunc (travisamento grafico della consonante n in h); 13 miserum] miseris; 31 Linum] Limini; 36 invisas] invsas; 65 quid] que (non si accorda con imber che è un sostantivo maschile); 66 tonet] tonat (il verbo deve essere al modo congiuntivo, come il precedente decidat); 73 secula cuncta] cunta secula (errore di inversione che genera anomalia prosodica); 79 sic] dic; 98 innumeros] innumeratos; 105 nec desit] hec defit; 118 gerenda] granda; 122 Florentina] et Florentina;

124 medio] mdio; 127 tempora] tempera; 145 palatia] pallacia; 149 despectant] despcant; 165 Athenas] Athenis; 173 laudent] laudant; 86 Demostheneos] Demoscheneos.

Ipotizzo che i rapporti tra U2 U5 U U4 M2 H2 possano essere riepilogati in un grafico di questo tipo:

r

s q

U2 U5 U U4 M2 H2

L’accordo in sette errori suggerisce una stretta affinità tra B O:

31 Linum] Linion; 37 cervis om.; 54 tu] tum; 70 septa] scripta (non dà senso); 79 cecidit] excidit (la lezione è plausibile per senso, ma produce anomalia prosodica nel verso; ipotizzo un fraintendimento paleografico); 92 perhibenda] prohibenda (confusione tra l’abbreviatura per e

pro); 174 spes] spe B, sepe O.

La derivazione di un testimone dall’altro è esclusa da una serie di errori separativi. Errori di B:

6 Eneamque] Aenamque; 7 fluminis] flumins; 17 avertit] advertit advertit ; 28 pater] puer; 37 invidia] ivida; 43 altum] altis; 64 materia] materiam; 69 iudicet] vindicet (paleografico); 77 pereant] pererant; 80 Dedala] Dadala; 93 cantat] canta; 101 te] se (il Marsuppini si rivolge in seconda persona al Bruni); 174 sepe] spe; 84 Edippus] Dedippus.

Errori di O:

9 parent] patent; 13 heu] hei; 21 scripsisse] scripsiss; 23 rapiant] rapient; Parce om.; 26 Astra] castra; 31 Apollo] Apello; 32 ivit] lvit; 36 continuisse] contenuisse; 37 timidis] tumides; 37 producis] producit; 39 quod cernere causas om.; 52 foro om.; 54 scribis] scripsit; 56 rapidis] rapides; 60 intorta] incompta (non dà senso); 67 teneat] tenet; 67 corpora] corporus; 72 somnia et umbra sumus om.; 77 pereant] preerant; 85 floret] ploret (non dà senso); 88 at chartis spiritus ipse sonat] aut chartis at cartis; 123 et] est (ripetizione del verbo che si legge poco dopo nello stesso verso); 129 simul~laudat om.; 130 capiti] capidi; 133 redimitus] redemitus; 138 agmina] agmini; 138 choros] thoros (travisamento grafico della consonante c in t) ; 161 tum] iam (fraintendimento paleografico); 163 hec] est (interrompe l’enfatica ripetizione del pronome dimostrativo e anticipa il verbo che si legge poco dopo nel verso); 165 hec] nec (paleografico); 167 laudant] laudent; 174 spe] saepe; 22 percoluisse] perculuiss.

Schematizzo così i rapporti tra i due codici così: p

L’ipotesi che uno dei codici L4 L5 N8 Na possa coincidere con l’antigrafo da cui

deriverebbero i gruppi di codici fin qui individuati è esclusa da una serie di errori propri che caratterizza i quattro manoscritti.

Errori di L4:

69 indicet] indicat; 76 nec] nox (non dà senso); 77 tua] tu; 79 est] et (confusione tra abbreviature); 86 fama] famat; 159 faveant sibi] faveantque (errore prosodico);

Il codice L4 registra anche la lezione singolare sancta per sacra a v. 146, accettabile nel testo per significato e prosodia. La sua occorrenza in questo solo codice della tradizione induce prudentemente a considerare la lezione solo una possibile variante d’autore.

Errori di L5:

6 Eneamque] Eneumque; 40 tum] cum (travisamento grafico della consonante t con c); 48 fato] facto; 49 canibus] canimus; 50 huic] hic; 62 ignis] ignis et (errore prosodico); 66 decidat] occidat (fraintendimento paleografico); 69 iudicet] iudicat; 75 vivet] vivit; 83 vivet al. om.; 89 nobiscum] nobuscum; 105 natus] nati; 115 Arretium] Aritium; 115 signis] suis (non dà senso ed elimina l’enfatica ripetizione nel verso del termine signis); 122 Florentina] consilio (errore di inversione); consilio] Florentina (errore di inversione); 140 bonis] donis (paleografico); 141 positum] posita (si accorda a nomen); 153 parentum] parntem; 159 ingeniis] ingenii; 52 ludant] laudent.

Il codice L5 attesta anche due lezioni singolari che, per la loro qualità, appaiono delle possibili, ‘primitive’, varianti d’autore: quanta per magna a v. 170 e despicit per deicit a v. 164 (è meno pertinente; il verbo si oppone all’espressione altos animos).

Errori di N8:

3 Memnona] Mermora; 4 fato] fatto; 17 avertit] abvertit; 34 retenta] retento; 47 vatum] natum (travisamento della consonante v in n); 48 natura] natum (non dà senso); 52 torquent] torqueant; 59 augeat] angeat (fraintendimento della vocale u con la consonante n); 69 tenues] tennes; 69 quis] qui; 69 iudicet] iudices; 77 miracula] miracule; 83 Eschylus] Etschilus; 98 innumeros] inumeros; 104 suamque] suam; 116 hec] nec (paleografico); 120 immunem] immanem; 133 Dantes] Dantas; 141 fuit] fut; 142 inest] erit (l’avverbio nunc ad inizio verso suggerisce inequivocabilmente che il verbo deve essere coniugato al presente); 150 flumina] flumine; 166 gymnasiis] gymnaisis.

Errori di Na:

17 avertit] advertis; 24 sit] sunt (il soggetto è il singolare dies); 26 Ascra] sacra (ritengo che