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2. Water taskscapes: pratiche idrosociali dove l’acqua racconta il paesaggio

2.3 Clima e irrigazione

La vocazione di allevamento ed di agricoltura della popolazione di Arborea rivela l’importanza primaria che l’interpretazione delle variazioni meteorologiche e climatiche riveste nel contesto del water taskscape. Questa “lettura esperta del clima” dev’essere poi combinata alle conoscenze in merito ad altre variabili paesaggistiche, ad esempio le proprietà del suolo. I terreni di Arborea sono talvolta sono molto difficili da lavorare perché, come mi han rivelato diversi informatori, mutano le proprie caratteristiche edafiche di metro in metro. Questo non mi è stato rivelato solamente dagli allevatori, ma anche dai tecnici con i quali mi sono confrontata durante il mio periodo di campo. In una giornata di fine agosto ho accompagnato l’alimentarista Patrizia Carta a visitare una serie di aziende di Arborea. Nel suo lavoro, ella non controlla solamente la qualità dell’alimentazione dei bovini, ma monitora anche l’andamento delle colture per prevedere come sarà il raccolto e fornire suggerimenti all’imprenditore nelle sue pratiche agricole20

. Patrizia, mi ha spiegato che, in particolare nella zona del Sassu, «questi campi sono difficilissimi»21, poiché ci sono 2 metri di terreno umido e 2 metri di terreno secco. L’agricoltore che possiede quei terreni, quasi sfogandosi con Carta,

20 Del rapporto tra tecnici e imprenditori agricoli tratterò in maniera più approfondita nel capitolo 4. 21

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le ha confidato di essere stato «ignorante», ovvero di non aver saputo interpretare adeguatamente le variazioni meteorologiche. In realtà, l’estate del 2014 è stata un’estate eccezionalmente fredda e piovosa, come mi hanno confermato tutti i miei interlocutori. Per questo motivo, la “lettura” del clima è stata particolarmente difficoltosa per tutti e Carta ha supportato le pratiche dell’agricoltore: «hai fatto il massimo con questi terreni»22

.Dunque le competenze messe in campo dagli allevatori sono letteralmente un saper fare, una conoscenza incorporata, esperta ed esperita (Ligi, 2003), che orienta le pratiche quotidiane degli imprenditori agricoli ma che può essere “tradita” dalle imprevedibilità climatiche.

Di questo argomento tratterò in maniera più approfondita al paragrafo 3.8. In questo momento ciò che mi preme sottolineare è come sia evidente che esistono delle connessioni forti tra le caratteristiche dei terreni (argillosi o sabbiosi), le temperature, le precipitazioni, l’umidità e, di conseguenza, le pratiche di irrigazione. Ad esempio, in estate è fondamentale gestire in maniera appropriata l’apporto irriguo dato al mais, come mi hanno spiegato diversi interlocutori. L’acqua deve essere data una o due volte alla settimana per 6 ore in un terreno sabbioso; lo stesso quantitativo di acqua, però, va evitato in un terreno argilloso, poiché il rischio è che rimanga in superficie e poi «lessa il granoturco». In questo modo, il mais diventa giallo e perde lo «stay green», causando una produzione minore non solo in termini di quantità ma anche di qualità del prodotto finale, il trinciato. Questo va a incidere sulle spese che l’imprenditore deve sostenere, poiché egli dovrà acquistare ciò che non è

22

Fonte. Note di campo, 01/08/2016.

Figura 29. Un terreno sabbioso.

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riuscito a produrre per fornire al proprio bestiame il bilanciamento nutritivo adeguato. Quindi saper interpretare gli eventi climatici, determinare dove e quando irrigare, stabilire i tempi di semina e raccolta, sono abilità fondamentali che rivelano la pratica esperta dell’agricoltore e che contribuiscono a inserirlo nel water taskscape locale.

Alla complessità nella gestione climatica ed irrigua dei raccolti, si aggiungono altre variabili che influiscono sulle pratiche agricole, necessariamente inserite in un contesto spazio-temporale e, dunque, strettamente interconnesse con fattori economici, sociali, ambientali, culturali, ecc. È così che l’abilità del contadino sta nell’adattarsi ai mutamenti di equilibrio tra tutte queste variabili, ad esempio modificando le proprie pratiche e produzioni in conformità con gli orientamenti del mercato e diventando così da “semplici” allevatori a imprenditori (Lai, 2000). Questo è in effetti uno dei leitmotiv presentati dagli stessi arborensi: molti di essi hanno lamentato questo cambiamento obbligato di status professionale, dove le responsabilità sono molto maggiori ma non vi è un ritorno né in termini economici né in qualità della vita o in soddisfazione personale e professionale.

A prescindere dalla maggiore o minore soddisfazione riportata dagli arborensi, un fatto appare evidente. Essere imprenditori agricoli comporta maggiori responsabilità tra le quali naturalmente vi è anche l’attenzione a come viene gestita la risorsa idrica. Oggigiorno ad esempio, l’irrigazione “a scorrimento” non è più utilizzata, poiché comporta un inutile spreco di risorsa idrica. Tutte le coltivazioni ortofrutticole invece hanno adottato l’impianto “a goccia” (anche detto “israeliano”), che permette di erogare l’acqua in maniera mirata sulle coltivazioni, anziché sull’intero terreno. Questo ha permesso all’agricoltore di risparmiare acqua e anche denaro. I terreni più ampi, come quelli dove si coltiva il mais o il loietto, sono tutti dotati di impianti a pioggia, che permettono non solo di irrigare grandi porzioni di terreno, ma all’occorrenza spargere trattamenti contro malattie e parassiti delle piante.

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Altre scelte in merito alla gestione della risorsa idrica nell’irrigazione sono influenzate da variabili non direttamente dipendenti dall’imprenditore. Il Consorzio di Bonifica, infatti, non eroga l’acqua di domenica. In passato addirittura, mi ha spiegato Vittoria Peterle, l’acqua era erogata una sola volta alla settimana. Si comprende dunque come le pratiche dell’agricoltore siano correlate alle pratiche di altri attori sociali (in questo caso l’ente che gestisce le acque per l’irrigazione).

Anche in questo senso, però, le responsabilità Consorzio di Bonifica sulle acque è solo una parte del ciclo idrosociale. Come mi ha spiegato Serafino Meloni, direttore del servizio agrario del consorzio, «noi diventiamo responsabili dell’acqua anche dal punto di vista qualitativo una volta che sostanzialmente la mettiamo nelle condotte» (Intervista a Serafino Meloni, 25/08/2014). La gestione dell’acqua a monte, mi ha illustrato il mio interlocutore, compete a ENAS (Ente Acque della Sardegna). È evidente quindi come la gamma di attori sociali coinvolti nella gestione della risorsa idrica con i quali l’imprenditore agricolo si deve, direttamente o indirettamente, relazionare è molto ampia e complessa, inserendo il water

taskscape arborense in un complesso ciclo idrosociale dalle dense connessioni sistemiche.