• Non ci sono risultati.

Metodologia della ricerca

N. Domanda a risposta libera Scopo della domanda

4.6 Codifica dei dat

Terminata la fase di raccolta dei dati, la mole di informazioni disponibili deve essere elaborata per poter procedere all’analisi, ossia per mettere in relazione le ipotesi con i dati.

145

Avendo utilizzato il software Opinio per la raccolta delle risposte al questionario (cfr. 4.3), è venuta meno la necessità di codificare e inserire i dati manualmente per creare una matrice dei dati (Corbetta 2003b: 184). La riduzione dei dati in forma meglio analizzabile grazie a una compatta tabella è infatti avvenuta direttamente all’interno del software. Anche il lavoro di verifica e pulizia dei dati, ad esempio il controllo che nessuno avesse erroneamente risposto a domande condizionate non rilevanti alla propria situazione, come può avvenire in occasione della compilazione manuale di un questionario, non è stato necessario. Filtri e condizionamenti sono stati gestiti da Opinio in maniera automatica per conto dei rispondenti.

La matrice dei dati, matrice-dati o matrice “casi per variabili” organizza le risposte fornite dai partecipanti all’inchiesta in una tabella rettangolare di numeri in cui ogni riga contiene un caso (le risposte di un partecipante) e ogni colonna le variabili indagate (le domande). In ogni cella, all’incrocio tra la colonna di una variabile e la riga di un caso, si trova un dato, cioè il valore che una determinata variabile assume per un particolare caso (Corbetta 2003b: 126). Ogni risposta viene tradotta in un codice: una cifra, una lettera, un valore simbolico, ecc. (Vargiu 2007: 270). Così si trasforma ogni risposta in una definizione operativa e la si incasella in una posizione precisa. In questo modo è sufficiente trascrivere solo i codici delle alternative selezionate da ogni singolo rispondente anziché il testo di ogni risposta.

Avendo optato prevalentemente per domande chiuse a risposta obbligata, la maggior parte del lavoro di codifica delle variabili era avvenuto a priori, in fase di preparazione delle alternative di risposta alle singole domande. Solo per le domande aperte e per gestire le informazioni inserite nel campo di testo libero delle risposte “altro” presenti in diverse domande è stato necessario procedere a un lavoro di codifica o ricodifica. Ad esempio, alcuni rispondenti hanno sbadatamente inserito nel campo “altro” delle risposte in tutto e per tutto assimilabili a quelle già inserite nelle precedenti alternative di risposta. In questi casi il lavoro di codifica a posteriori ha portato a una maggiore pulizia e uniformità dei dati.

Le variabili utilizzate nella matrice di dati possono essere di quattro tipi, in base alle loro proprietà formali: variabili nominali, variabili ordinali, variabili intervallari e variabili di rapporti (Stevens 1946, cit. in Vardanega 2007c: 363). Le variabili nominali e ordinali sono chiamate anche variabili categoriali o mutabili, poiché non rappresentano grandezze ma

146

classi o categorie (Vardanega 2007c: 365). Le variabili intervallabili e di rapporti sono invece variabili cardinali, in cui il codice numerico rappresenta un numero naturale a tutti gli effetti (Vardanega 2007c: 366). I valori delle variabili assumono dunque un pieno significato numerico (Corbetta 2003b: 42). Le proprietà dei diversi tipi di variabili sono cumulative: una variabile ordinale possiede tutte le caratteristiche di una variabile nominale ed è inoltre composta di categorie tra cui sussiste un preciso ordine. Le variabili nominali possiedono, oltre a tutte le caratteristiche delle variabili nominali e cardinali, anche la caratteristica di avere un’unità di misura o di conto (Corbetta 1999: 477).

Le variabili nominali si hanno quando un caratteristica assume stati discreti, che non si possono ordinare (Vardanega 2007c: 363, Corbetta 2003b: 39). Ad esempio, la classificazione ATECO 2007 utilizzata per la domanda 2 “In che settore di attività si colloca prevalentemente la Sua azienda?” permette di assegnare ogni azienda a una categoria diversa. Non esiste uno stadio intermedio fra le singole categorie. La classifica è esaustiva, consente cioè di collocare ogni caso studiato. Inoltre, ogni classe è mutuamente esclusiva; ogni caso può dunque essere attribuito a una categoria sola. Le uniche relazioni che si possono stabilire tra le varie modalità della variabile sono quelle di “uguale” e “diverso”. Un’attività manifatturiera è uguale, per ciò che concerne la classificazione ATECO 2007, a un’altra attività manifatturiera, mentre sarà diversa da un’impresa di costruzioni.

Le variabili ordinali si hanno quando una caratteristica assume stati discreti, come nel caso precedente, ma ordinabili (Vardanega 2007c: 365, Corbetta 2003b: 41). Le scale utilizzate alla domanda 16 “Nella Sua azienda, che importanza ha la conoscenza della seconda lingua (italiano/tedesco)?” e 17 “Nella Sua azienda, che importanza ha la conoscenza di altre lingue (diverse dall'italiano e dal tedesco)?” forniscono un esempio di variabili ordinali. Si possono stabilire sia delle relazioni di uguaglianza e disuguaglianza sia delle relazioni d’ordine. Infatti, le conoscenze linguistiche assumono nel nostro caso un’importanza maggiore o minore a seconda dei rispondenti.

Le variabili intervallari utilizzano un’unità di misura per misurare la variazione fra due grandezze, collocandole su una scala di posizione (Vardanega 2007c: 366). La proprietà da misurare deve essere continua, ossia assumere potenzialmente un numero infinito di stati intermedi (es. temperatura, statura). Inoltre, è necessario possedere un’unità di misura convenzionale prestabilita che consenta di confrontare le grandezze (es. gradi centigradi,

147

metro) (Corbetta 2003b: 43). Le intensità di queste scale possono essere sommate o sottratte ma non essere messe in rapporto tra loro (Vardanega 2007c: 366). Non sono presenti variabili cardinali di questo tipo all’interno del questionario.

Le variabili di rapporti permettono di confrontare due oggetti in termini di proporzioni o di rapporti fra grandezze (Vardanega 2007c: 366). La proprietà da registrare è discreta, non frazionabile, ed esiste un’unità di conto (Corbetta 2003b: 43). La domanda 18 “C’è del personale con una madrelingua diversa dall’italiano o tedesco nella Sua azienda?” ordina le aziende in base al numero di addetti di lingua straniera (unità di conto). Non esiste un numero infinito di stati intermedi. In proporzione, si può perciò dire che chi impiega dai cinque ai dieci addetti di lingua straniera ha un decimo degli addetti di chi ne impiega più di cinquanta.