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Knowledge management e multilinguismo

3.3 Ricerche sulla gestione multilingue della conoscenza

3.3.2.3 Competenze linguistiche sul mercato del lavoro in Alto Adige

La ricerca condotta nel 2007 con il finanziamento della Provincia autonoma di Bolzano mira a rilevare l’importanza delle competenze linguistiche nelle imprese altoatesine. A questo scopo la ricerca, condotta in tre parti (studio preliminare esplorativo, studi di caso e rilevamento standardizzato presso le aziende) ha coinvolto 84 imprese e 490 collaboratori nei settori turismo, attività manifatturiere e commercio (cfr. Ripartizione Lavoro et al. 2009: 5)

I risultati evidenziano che le conoscenze linguistiche sono considerate da molti datori di lavoro necessarie a garantire la competitività della propria azienda. La padronanza delle due lingue ufficiali della provincia di Bolzano è un requisito fondamentale per l’inserimento nel mondo del lavoro. Può persino accadere che le competenze linguistiche di un candidato all’assunzione siano viste come prioritarie rispetto alle competenze professionali specialistiche. Non di rado i candidati privi di competenze linguistiche sufficienti vengono scartati (cfr. Ripartizione Lavoro et al. 2009: 5, Vinatzer 2009: 19-20).

La comunicazione interna nelle aziende altoatesine sta diventando sempre più varia, sebbene rimangano diverse realtà monolingui. La conoscenza delle lingue è particolarmente importante nelle imprese che guardano oltre il mercato locale. In queste si registra una certa disponibilità a sostenere i propri addetti nel perfezionamento delle proprie competenze. L’apprendimento linguistico avviene sia sul posto di lavoro stesso, in quanto il fatto di comunicare con i colleghi o i clienti in una lingua diversa dalla propria è considerato un’ottima occasione per imparare in maniera informale, sia in sedi di apprendimento formali come i corsi di lingua. Sono soprattutto le persone di madrelingua tedesca a sfruttare il lavoro come sede di apprendimento informale. Infatti, quasi due terzi di questi (72%) dichiara di aver imparato la seconda lingua sul posto di lavoro. Ciò vale solo per meno della metà (45%) degli addetti di lingua italiana. Tuttavia, nelle realtà monolingui italiane dei centri urbani e nelle realtà monolingui tedesche e dialettali della periferia questa occasione si presenta piuttosto di rado. Per quanto riguarda l’apprendimento formale, alcune aziende – prevalentemente quelle di maggiori dimensioni

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– offrono un sostegno concreto all’apprendimento linguistico assumendosi i costi dei corsi. È tuttavia raro che i corsi siano previsti durante l’orario di lavoro. I dipendenti che beneficiano di misure aziendali che incentivano l’acquisizione e il potenziamento di conoscenze linguistiche sono soprattutto i dirigenti, gli amministrativi (es. il personale di segreteria) e gli addetti con frequenti contatti esterni (reception, marketing, vendite, assistenza) (Pörnbacher 2009a: 29-31, Ripartizione Lavoro et al. 2009: 5).

Il fabbisogno di conoscenze linguistiche si differenzia in base al ruolo del personale. Cresce inoltre l’importanza dell’inglese. Mentre il personale ausiliario avrebbe bisogno di migliorare la propria conoscenza della seconda lingua, cioè dell’italiano o del tedesco, i quadri e le figure dirigenziali sono chiamati a imparare o migliorare l’inglese, sebbene nemmeno a questo livello si possa dare per scontato un sufficiente livello di conoscenze linguistiche nelle due lingue ufficiali della provincia di Bolzano. Sono soprattutto le aziende in cui si utilizza prevalentemente l’italiano ad avere delle carenze nella seconda lingua. Il personale è cosciente dell’importanza di conoscere le lingue ai fini dell’occupabilità ed è dunque disposto a migliorare le proprie competenze linguistiche. Un terzo del personale che utilizza regolarmente sia la prima sia la seconda lingua sul luogo di lavoro considera necessario migliorare le proprie competenze nella seconda lingua, con prevalenza degli addetti di lingua italiana. Percentuali molto alte di lavoratori che vedono necessità di miglioramento in ambito linguistico si registrano tra i dirigenti (tra il 70% e l’89%), ma anche tra il personale che si trova spesso a diretto contatto con la clientela (Pörnbacher 2009b: 38-41, Ripartizione Lavoro et al. 2009: 5)

Nel complesso i ricercatori non hanno rilevato delle perdite di commesse dovute a carenze linguistiche nella seconda lingua, sebbene le aziende che internamente usano quasi esclusivamente l’italiano affermino con frequenza molto maggiore rispetto alle altre di avere avuto difficoltà di comunicazione con i clienti tedeschi, mentre le aziende di lingua tedesca non lamentano problemi analoghi (Pörnbacher 2009a: 32). La conoscenza di due lingue importanti come l’italiano e il tedesco consente a molte aziende altoatesine di rivolgersi non solo ai mercati in cui queste sono lingua ufficiale, bensì di usarle talvolta per comunicare anche con clienti e fornitori in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Croazia e Slovenia (il tedesco), nonché in Francia, Spagna e Portogallo (l’italiano) (Pörnbacher 2009b: 35). Ciononostante, le conoscenze linguistiche attualmente disponibili e che

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permettono di gestire le attività correnti sono considerate insufficienti nell’ottica di una possibile espansione verso nuovi mercati (Pörnbacher 2009b: 37).

Per trasformare il plurilinguismo in un concreto vantaggio competitivo emerge pertanto la necessità di ulteriori sforzi in ambito scolastico, aziendale e nella formazione permanente (Ripartizione Lavoro et al. 2009: 5). La maggior parte delle imprese altoatesine ritiene di svolgere un ruolo nella formazione linguistica dei propri dipendenti limitatamente alla terminologia tecnica (43,8%) e alla formazione di competenze specifiche (30%), mentre l’acquisizione di competenze generali è demandata al singolo o al sistema scolastico (26,2%). Si delineano perciò ampi margini di miglioramento sia a livello scolastico sia nell’atteggiamento adottato dalle aziende. Queste ultime potrebbero sicuramente investire meglio nella formazione linguistica di tipo specifico ma anche generico dei propri addetti, soprattutto per quanto riguarda l’inglese e le altre lingue. Si pone dunque la necessità di adattare l’offerta formativa ai bisogni delle imprese e dei lavoratori e di facilitare l’accesso delle imprese, soprattutto di quelle più piccole, a specifici finanziamenti per la formazione linguistica (Loi 2009: 52-55). Infine, considerando che le competenze linguistiche non sono più prevalentemente focalizzate sullo scritto, visto l’aumento dei contatti orali e personali nel mondo del lavoro, diminuisce l’importanza delle nozioni grammaticali e scritte a favore delle competenze comunicative e culturali. Di conseguenza, durante l’apprendimento linguistico è sicuramente necessario puntare maggiormente sulle capacità comunicative e interculturali (Mazza 2009: 69).