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L’economia altoatesina

2.5 Fabbisogni linguistic

2.5.1 Fabbisogni linguistici dei lavorator

A livello europeo le conoscenze linguistiche e il multilinguismo sono considerati uno dei pilastri per la società della conoscenza e un fattore che garantisce la competitività delle imprese europee (Ris. CE 21/11/2008, n. 2008/C 320/01). Anche in provincia di Bolzano “il plurilinguismo sta alla base di tutto”, secondo il Presidente di Assoimprenditori Alto Adige Stefan Pan (Marchiodi 2011: 3). A differenza delle microimprese e delle piccole imprese site in zone monolingui, che si trovano a dovere o volere comunicare in più lingue da relativamente pochi anni, in Alto Adige il bilinguismo, se non addirittura il trilinguismo nelle zone ladine, è presente sul territorio da molti decenni. Il rapido sviluppo turistico ha inoltre rafforzato la necessità di conoscere bene sia il tedesco sia l’italiano – e spesso anche l’inglese – in determinate aree a forte vocazione turistica. Anche negli altri settori, qui come altrove, si aggiungono ulteriori lingue oltre a quelle locali, non solo per comunicare e gestire tutte le attività all’interno delle imprese, ma anche e soprattutto per operare su un numero più ampio di mercati. Le competenze linguistiche sono infatti necessarie sia per le funzioni interne sia per quelle esterne delle aziende, tanto per svolgere le mansioni di gestione e organizzazione dell’impresa stessa quanto per le funzioni che prevedono contatti con l’esterno, come la logistica e le vendite. In generale, le aziende altoatesine attive principalmente sul mercato locale si limitano all’utilizzo dell’italiano e del tedesco, mentre

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quelle attive a livello internazionale non possono prescindere dalla lingua inglese o dalle lingue degli specifici mercati a cui si rivolgono, tra cui il francese o le lingue dell’Est Europa (Vinatzer 2009: 19). Esiste una forte correlazione tra i mercati in cui opera un’azienda e le lingue utilizzate al suo interno (cfr. LETitFLY 2006a: 81). Infatti, se le aziende di lingua tedesca operano principalmente sui mercati germanofoni, quelle italiane e ladine puntano maggiormente al mercato italiano. Nelle aziende di dimensioni maggiori la diversificazione aumenta, sia per quanto riguarda i mercati sia in riferimento al numero di lingue utilizzate (Pörnbacher 2009a: 26).

Le conoscenze linguistiche sono considerate da molti datori di lavoro necessarie a garantire la competitività della propria azienda. Può persino accadere che le competenze linguistiche di un candidato all’assunzione siano viste come prioritarie rispetto alle competenze professionali specialistiche. Le competenze linguistiche sono giudicate importanti per esercitare al meglio la propria attività professionale anche dai lavoratori (Vinatzer 2009: 19-20). L’apprendimento linguistico avviene sia sul posto di lavoro stesso, in quanto il fatto di comunicare con i colleghi o i clienti in una lingua diversa dalla propria è considerato un’ottima occasione per imparare in maniera informale, sia in sedi di apprendimento formali come i corsi di lingua (Pörnbacher 2009a: 29). Dei 490 addetti del settore turistico, manifatturiero e commerciale coinvolti in uno studio sulle competenze linguistiche sul mercato del lavoro in Alto Adige (Ripartizione Lavoro et al. 2009) sono soprattutto le persone di madrelingua tedesca a sfruttare il lavoro come sede di apprendimento informale. Infatti, quasi due terzi di questi (72%) dichiara di aver imparato la seconda lingua sul posto di lavoro. Ciò vale solo per meno della metà (45%) degli addetti di lingua italiana (Pörnbacher 2009a: 29). Tuttavia, nelle realtà monolingui italiane dei centri urbani e nelle realtà monolingui tedesche e dialettali della periferia questa occasione si presenta piuttosto di rado (Pörnbacher 2009a: 30-31).

Per quanto riguarda l’apprendimento formale, alcune aziende – prevalentemente quelle di maggiori dimensioni – offrono un sostegno concreto all’apprendimento linguistico assumendosi i costi dei corsi. È tuttavia piuttosto raro che i corsi siano previsti durante l’orario di lavoro. I dipendenti che beneficiano di misure aziendali volte a incentivare l’acquisizione e il potenziamento di conoscenze linguistiche sono soprattutto i dirigenti, gli

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amministrativi (es. il personale di segreteria) e gli addetti con frequenti contatti esterni (reception, marketing, vendite, assistenza) (Pörnbacher 2009a: 29-30).

Nel complesso non sembra che le imprese altoatesine debbano affrontare delle perdite di commesse per carenze linguistiche nella seconda lingua, sebbene le aziende che internamente usano quasi esclusivamente l’italiano affermino con frequenza molto maggiore rispetto alle altre di avere avuto difficoltà di comunicazione con i clienti tedeschi, mentre le aziende di lingua tedesca non lamentano problemi analoghi (Pörnbacher 2009a: 32). La conoscenza di due lingue importanti come l’italiano e il tedesco consente a molte aziende altoatesine di rivolgersi non solo ai mercati in cui queste sono lingua ufficiale, bensì di usarle talvolta per comunicare anche con clienti e fornitori in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Croazia e Slovenia (il tedesco), nonché in Francia, Spagna e Portogallo (l’italiano) (Pörnbacher 2009b: 35). Ciononostante, le conoscenze linguistiche attualmente disponibili e che permettono di gestire le attività correnti sono considerate insufficienti nell’ottica di una possibile espansione a nuovi mercati (Pörnbacher 2009b: 37).

Secondo le 84 direzioni aziendali coinvolte nello studio altoatesino sulle competenze linguistiche sul mercato del lavoro (Ripartizione Lavoro et al. 2009), il fabbisogno di conoscenze linguistiche si differenzia in base al ruolo del personale. Mentre il personale ausiliario avrebbe bisogno di migliorare la propria conoscenza della seconda lingua, cioè dell’italiano o del tedesco, i quadri e le figure dirigenziali sono chiamati a imparare o migliorare l’inglese, sebbene nemmeno a questo livello si possa dare per scontato un sufficiente livello di conoscenze linguistiche nelle due lingue ufficiali della provincia di Bolzano. Sono soprattutto le aziende in cui si utilizza prevalentemente l’italiano ad avere delle carenze nella seconda lingua (Pörnbacher 2009b: 38-39).

I lavoratori stessi non sono soddisfatti delle proprie conoscenze linguistiche. Infatti, un terzo del personale che utilizza regolarmente sia la prima sia la seconda lingua sul luogo di lavoro considera necessario migliorare le proprie competenze nella seconda lingua, con prevalenza degli addetti di lingua italiana. Percentuali molto alte di lavoratori che vedono necessità di miglioramento in ambito linguistico si registrano tra i dirigenti (tra il 70% e l’89%), ma anche tra il personale che si trova spesso a diretto contatto con la clientela (Pörnbacher 2009b: 39-41).

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Anche i lavoratori stranieri esprimono un bisogno di conoscenze linguistiche e competenze comunicative. Una ricerca focalizzata in particolar modo sui lavoratori immigrati del settore socio-sanitario, edile e turistico-alberghiero e sui bisogni relativi ai linguaggi specialistici necessari per lavorare (Zanasi & Rampino 2010) ha rilevato che i lavoratori immigrati hanno esigenze di apprendimento diverse per l’italiano e il tedesco. Per la lingua italiana sussiste la necessità di formazione delle competenze scritte. Le necessità di capacità comunicative a livello orale si differenziano in base al settore di attività: sicurezza sul lavoro e gestione d’impresa nel settore edile, relazioni terapeutiche conflittuali e trattamento delle urgenze in ambito sanitario, relazioni con la clientela e promozione del territorio in ambito turistico. Per la lingua tedesca invece le esigenze si attestano a un livello più basilare, senza tuttavia tralasciare nozioni di linguaggi settoriali, ed includono anche il dialetto tedesco altoatesino, almeno a livello passivo. La conoscenza del dialetto è rilevante soprattutto per i lavoratori del settore socio-sanitario, che operano a stretto contatto con la popolazione, spesso anziana e dialettofona. Gli ambiti trasversali a entrambe le lingue ufficiali della provincia di Bolzano sono connessi al rapporto di lavoro in sé e riguardano la lingua amministrativa e burocratica (es. contratti di lavoro, assistenza sanitaria, ferie, ecc.). Le difficoltà maggiori affrontate dai lavoratori stranieri dei tre settori già menzionati sono il lavoro in turni sempre diversi e in località anche piuttosto distanti dalla sede dell’azienda, tanto che la frequenza di corsi regolari risulta molto difficile e discontinua (Zanasi & Rampino 2010: 87-88). Si registra anche per i lavoratori stranieri il fenomeno dell’apprendimento linguistico direttamente sul luogo di lavoro (Zanasi & Rampino 2010: 85). Per questa categoria di lavoratori va tenuto conto del percorso di apprendimento linguistico non lineare a cui sono esposti, poiché si tratta di un percorso in parte spontaneo e in parte guidato, con frequenti aritmie (Zanasi & Rampino 2010: 85) e notevoli lacune sia a livello di lingua comune sia di linguaggi specialistici.

Le considerazioni sui fabbisogni sinora emersi si possono riassumere in alcuni punti:

1. Il settore dei servizi riveste una notevole importanza nel panorama economico altoatesino ed è in crescita da molti anni. Già oggi in questo comparto le competenze linguistiche sono considerate più importanti rispetto ad altri settori. È ragionevole presumere che la situazione non cambierà e che, anzi, probabilmente aumenterà la necessità di maggiori o migliori conoscenze linguistiche (Pörnbacher 2009b: 42).

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2. Le imprese più grandi mostrano una maggiore diversificazione territoriale e linguistica dei propri mercati, con conseguente più ampia diversificazione linguistica anche al loro interno. L’attuale tendenza a costituire aziende più grandi comporta perciò una aumentata necessità di competenze linguistiche eterogenee (Pörnbacher 2009b: 42).

3. Le competenze linguistiche degli addetti impiegati nelle aziende altoatesine sembrano essere sufficienti per gestire i mercati odierni, ma non per una futura espansione. In futuro potrebbero pertanto assumere un’importanza crescente (Pörnbacher 2009b: 41).

4. Il peso assegnato alle competenze linguistiche è legato alla qualifica e al ruolo. Queste rivestono quindi importanza per la crescita professionale del singolo (Pörnbacher 2009b: 41-42), ma anche per la crescita dell’azienda, tanto che le aziende che operano in mercati diversificati respingono circa un quarto delle candidature (dal 20% al 30%) a causa di conoscenze linguistiche giudicate insufficienti (Gudauner 2009a: 45).

5. La crescente presenza di immigrati sul mercato del lavoro altoatesino (Baur 2009: 59) fa prevedere la necessità di tenere in considerazione le loro specifiche esigenze di apprendimento linguistico in futuro (Pörnbacher 2009b: 42). Si registra una notevole difficoltà a frequentare corsi regolari per chi lavora in turno oppure opera in luoghi di lavoro sempre diversi. Sembra perciò necessaria una maggiore attenzione alla formazione flessibile direttamente sul luogo di lavoro oppure in e- learning. Serve inoltre una migliore integrazione tra linguaggio comune e linguaggi specialistici. Infine, l’attenzione principale dovrebbe essere posta sulle competenze comunicative e relazionali, includendo anche nozioni di dialetto tedesco altoatesino (cfr. Zanasi & Rampino 2010: 89).

La maggior parte delle imprese altoatesine ritiene di svolgere un ruolo nella formazione linguistica dei propri dipendenti limitatamente alla terminologia tecnica (43,8%) e alla formazione di competenze specifiche (30%), mentre l’acquisizione di competenze generali è demandata al singolo o al sistema scolastico (26,2%). Anche i loro dipendenti condividono ampiamente questa opinione (Loi 2009: 52). Si delineano perciò ampi margini

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di miglioramento sia a livello scolastico sia nell’atteggiamento adottato dalle aziende. Queste ultime potrebbero sicuramente investire meglio nella formazione linguistica di tipo specifico ma anche generico dei propri addetti, soprattutto per quanto riguarda l’inglese e le altre lingue (Loi 2009: 53). Si pone dunque la necessità di adattare l’offerta formativa ai bisogni delle imprese e dei lavoratori e di facilitare l’accesso delle imprese, soprattutto di quelle più piccole, a specifici finanziamenti per la formazione linguistica (Loi 2009: 55).

Infine, considerando che le competenze linguistiche non sono più prevalentemente focalizzate sullo scritto, visto l’aumento dei contatti orali e personali nel mondo del lavoro, diminuisce l’importanza delle nozioni grammaticali e scritte a favore delle competenze comunicative e culturali. Di conseguenza, è sicuramente necessario puntare maggiormente sulle capacità comunicative e interculturali durante l’apprendimento linguistico (Mazza 2009: 69).