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Le risorse idriche, nella loro accezione più generale, rappresentano sia un comparto ambientale sia un settore economico, ma in definitiva sono l’unione delle manifestazioni più apparenti del ciclo biogeochimico-antropico dell’acqua (secondo le definizioni del DM del 28 luglio 2004 la risorsa idrica potenziale è la massima risorsa idrica che può essere messa a disposizione anche con tecniche, procedimenti e mezzi artificiali).

Come tali esse permeano (è proprio il termine più idoneo) ogni forma di vita, comparto ambientale e attività economica. L’acqua, infatti, interagisce con i sistemi sociali e ambientali in numerosi modi; basti citare il settore agricolo, come principale utilizzatore delle risorse d’acqua dolce o quello energetico, per le ovvie connessioni, ad esempio, con la produzione idroelettrica.

Vale la pena di evidenziare che da un lato le politiche idriche possono rappresentare una naturale strada maestra per il mainstreaming dell’adattamento e, dall’altro, come qualsiasi iniziativa di adattamento, dovrà essere preventivamente validata per le sue ripercussioni sul comparto delle risorse idriche.

Conclusioni

Questo capitolo ha fornito lo stato dell’arte riguardo alla tematica dell’adattamento ai cambiamenti climatici del settore delle risorse idriche nel territorio italiano. Per dare sinteticamente il senso del lavoro effettuato e dei suoi risultati, in sede di conclusione è utile riprendere quanto riferito da T. Willbanks, responsabile del gruppo sull’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici dell’U.S. National Research Council, che, consegnando a fine 2010 al Congresso degli Stati Uniti uno studio sull’adattamento, ha affermato: “la pianificazione per l’adattamento è ancora nella sua infanzia, perciò si ritiene indispensabile progredire rapidamente per evitare futuri impatti imprevedibili” (National Research Council, 2010). Va comunque rilevato il fatto che nel campo dell’adattamento si stiano concentrando moltissimi sforzi anche e in particolare in ambito europeo fa sì che il quadro di riferimento delle conoscenze sia in costante e rapida evoluzione. Va menzionato a questo proposito lo sviluppo della piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT27), nel cui ambito si sta costruendo una base di conoscenze concernenti gli studi

effettuati, le possibili misure, i casi concreti di applicazione e dove si propone anche un Adaptation Support Tool (AST28), ossia uno strumento applicativo di supporto alle decisioni per assistere gli utenti coinvolti nello sviluppo delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici.

A causa delle complesse interazioni tra i cambiamenti climatici e i fattori non direttamente dipendenti dal clima, come la demografia, l’economia, l’uso del suolo e il progresso tecnologico, la valutazione degli impatti può essere affetta da notevole incertezza. Pertanto, le strategie e le misure di adattamento non potranno che ispirarsi in generale al principio precauzionale, garantendo nei limiti delle conoscenze disponibili di escludere i rischi di “cattivo adattamento” e effetti collaterali negativi con accurate procedure di climate proofing (Commissione Europea, 2007), ossia di verifica dell’assenza di interazioni negative con l’adattamento o la mitigazione per qualsiasi decisione che possa essere di rilievo per esse.

Generalmente, il livello di solidità delle conoscenze scientifiche e delle capacità di proiezione dei cambiamenti climatici aumenta con l’aumentare della scala spaziale: i fenomeni macroscopici sono conosciuti con maggiore accuratezza di quelli a scala ridotta, che però è generalmente la scala di maggiore interesse per le attività decisionali. Pertanto, è necessario che tutti gli sforzi siano indirizzati verso la produzione di informazioni utili ai decisori a una scala di sempre maggiore dettaglio per la comprensione dei rischi e delle vulnerabilità associate ai cambiamenti del clima, fornendo le basi per soluzioni specifiche del sito e/o della situazione, evitando nello stesso tempo che informazioni imprecise o inadeguate possano determinare effetti indesiderati sia nella qualità delle decisioni da prendere, sia nell’affidabilità complessiva della scienza che studia i cambiamenti climatici.

L’analisi della letteratura esistente evidenzia la scarsa rilevanza che l’adattamento ai cambiamenti climatici ha avuto sino ad ora: la ricerca è stata poco sviluppata e le valutazioni su vantaggi, limiti e costi potenziali sono modeste; tuttavia, nello specifico delle risorse idriche, esiste non solo una vastissima letteratura e un’adeguata dotazione di mezzi applicativi per l’implementazione dei principi della gestione integrata delle risorse idriche29, ma anche una continua attività di realizzazione di interventi che deve solamente essere resa a prova di cambiamenti climatici.

Gli studi e le esperienze finora condotte evidenziano quanto segue.

1. I problemi dell’Italia in termini di gestione delle risorse idriche attuale e futura non stanno tanto nella disponibilità complessiva della quantità d’acqua, ma piuttosto nella sua disomogenea disponibilità nel tempo e nello spazio e nelle lacune di efficienza gestionale. 2. Serve ancora molto lavoro per raggiungere un adeguato livello di dettaglio delle conoscenze

alla scala locale, ma occorre anche ricordare che qualsiasi sforzo di downscaling, che la scienza dei cambiamenti climatici abbia reso disponibile negli ultimi decenni, comporta comunque un

28 http://climate-adapt.eea.europa.eu/web/guest/adaptation-support-tool/step-1. 29 Nella locuzione inglese: Integrated Water Resources Management – IWRM.

grado d’incertezza elevato che deriva da un’oggettiva limitatezza delle conoscenze e in particolare dalla capacità dei modelli idrologici di simulare gli aspetti di maggiore interesse per le risorse idriche: variabilità climatica e eventi estremi.

3. Una speciale attenzione deve quindi essere rivolta al miglioramento delle conoscenze e alle proiezioni sulla variabilità dei fenomeni (in particolare delle precipitazioni) e alla probabilità del verificarsi di eventi estremi (siccità e alluvioni) con sufficiente livello di dettaglio spaziale e temporale. La presenza e il funzionamento di adeguate reti di monitoraggio quali-quantitativo gestite dagli Enti preposti presenti sul territorio nazionale svolge a questo proposito un ruolo essenziale.

4. L’Italia, come tutti i paesi mediterranei, ha dovuto affrontare problemi legati alla scarsità delle risorse idriche per secoli e quindi possiede una cultura diffusa e una serie di strumenti che la rendono relativamente pronta ad affrontare la sfida imposta dai cambiamenti attesi per il prossimo futuro, anche se tutto ciò deve confrontarsi quotidianamente con croniche carenze infrastrutturali e gestionali, e con la frammentarietà dei processi di trasferimento scientifico e tecnologico e di presa delle decisioni.

5. L’adattamento anche in campo idrico richiede nuovi paradigmi di gestione che integrino quelli consolidati nel settore (mainstreaming), inserendo la considerazione di una serie di possibili scenari climatici e socioeconomici futuri, valutando gli impatti indotti termini con un’analisi multi-criteri.

6. La valutazione della sostenibilità nelle sue componenti socio-economiche, ambientali e istituzionali deve sempre più rappresentare la cornice valutativa imprescindibile di ogni pratica pianificatoria e gestionale. Solo valutando correttamente ogni decisione rispetto alla sua sostenibilità si possono ridurre rischi di cattivo adattamento e di inefficienza della spesa pubblica e garantire risultati coerenti con gli obiettivi assunti.

7. L’adattamento è un processo che richiede decisioni e azioni concertate tra diversi decisori politici presenti a vari livelli istituzionali, il settore privato, organizzazioni non governative e gruppi portatori d’interessi differenti e spesso contrapposti. Pertanto, solo un approccio partecipativo trasparente e scientificamente fondato può offrire adeguate potenzialità di successo.

8. Gli sforzi per l’individuazione di strategie e misure di adattamento sono ostacolati dalla carenza di informazioni appropriate sui vantaggi, i costi e l’efficacia delle varie opzioni da considerare, dalle incertezze sugli impatti climatici a scala opportuna per il processo decisionale, e da un’assenza di coordinamento. Esistono tuttavia appositi strumenti , metodologie e tecniche che possono consentire un’adeguata integrazione e un’efficiente gestione dei processi decisionali tramite modelli e mezzi di supporto dedicati che finora hanno trovato applicazione principalmente in ambito di ricerca.

9. L’identificazione delle misure di adattamento deve essere fatta di volta in volta sulla base delle condizioni locali, ma può giovarsi di repertori consolidati delle possibili misure.

10. Le condizioni necessarie per un approccio efficiente all’adattamento in campo idrico comprendono una pianificazione e una programmazione basate su un’’integrazione delle azioni attenta alle specifiche problematiche dei territori, con una visione intersettoriale. La tradizionale pianificazione “deterministica”, che non considera l’incertezza relativa agli scenari futuri, deve essere sostituita da una programmazione “adattativa”, basata su approcci flessibili, adeguabili all’evolversi delle conoscenze e delle situazioni contestuali, presupponendo però anche una certezza dei flussi finanziari secondo le tempistiche delle misure e il loro adattamento.

11. Un’attenzione particolare deve essere prestata al settore agricolo, per il quale la risorsa idrica ha un ruolo strategico poiché garantisce la stabilità e la qualità delle produzioni che sono alla base di importanti filiere agro-industriali, garantite da marchi di eccellenza, e che forniscono importanti contributi in termini di occupazione, di valore aggiunto e di saldo della bilancia commerciale. Le importanti realtà irrigue esistenti nel Paese vanno adeguatamente potenziate, sviluppate e rese più efficienti puntando sull’innovazione e adottando un approccio integrato che abbia nella prevenzione il suo punto di forza, superando la gestione emergenziale che ha caratterizzato il recente passato.

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