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Oltre ai trend delle precipitazioni cumulate, è importante conoscere le variazioni della distribuzione delle precipitazioni, cioè del numero di eventi precipitativi e della loro intensità. Il numero di giorni piovosi, l’intensità delle precipitazioni e diverse categorie di eventi precipitativi sono stati analizzati a partire da 39 serie di precipitazioni giornaliere della banca dati dell’ex UCEA riferite al periodo 1880-2002 (Brunetti et al., 2004). Il numero di giorni piovosi presenta un chiaro trend negativo su tutto il territorio italiano, più evidente nell’ultimo secolo dagli anni ‘30 ai ’40. Su base annuale il trend è altamente significativo su tutto il territorio, con valori che oscillano da -7% per secolo nel Trentino-Alto Adige a -15% per secolo nell’Italia centrale (corrispondenti, rispettivamente, a -6 e -14 giorni all’anno per secolo) e con una diminuzione media nazionale del 10% per secolo (equivalente a -9 giorni piovosi all’anno in meno per secolo). I contributi maggiori provengono dalla primavera e dall’autunno, con l’eccezione dell’area sud-occidentale che mostra la diminuzione maggiore in inverno. Su scala nazionale i contributi primaverile ed autunnale sono pari a -14% per secolo (3 giorni piovosi in meno in primavera per

secolo) e -11% per secolo (2,5 giorni piovosi in meno in autunno per secolo). La significatività statistica dei trend quantificati è sempre superiore al 95%.

L’intensità delle precipitazioni (cioè la precipitazione media nei giorni piovosi) presenta un trend generalmente positivo, con valori e livelli di significatività variabili a seconda della regione. Su base annuale il trend positivo raggiunge valori significativi in alcune aree settentrionali della penisola, prevalentemente dovuti alle stagioni estiva ed autunnale, mentre nell’Italia centrale si hanno valori positivi significativi solo in autunno e in inverno. A scala nazionale si riscontra invece un trend positivo del 5% per secolo che risente principalmente dell’estate (+6% per secolo) e dell’autunno (+7% per secolo). Anche in questo caso la significatività statistica dei trend quantificati è superiore al 95 %.

Per poter valutare le variazioni nella distribuzione delle precipitazioni, queste sono state suddivise in sei classi di intensità crescente. Al Nord si osserva una diminuzione degli apporti dovuti alle categorie di bassa intensità e un aumento di quelli dovuti alle categorie corrispondenti agli eventi più intensi (oltre il 95° percentile). Al contrario, nelle regioni meridionali non si ha un andamento ben definito ed i trend sono raramente significativi.

Per comprendere se la diminuzione degli eventi di bassa intensità e l’aumento degli eventi più intensi sia il segnale di una tendenza delle precipitazioni italiane verso una più alta frequenza di eventi estremi, è stato analizzato anche l’andamento del numero di eventi che ricade in ciascuna categoria. I risultati indicano con chiarezza un trend negativo del numero di eventi di bassa intensità. È inoltre evidente un trend positivo nel numero di eventi intensi in alcune regioni del Nord, mentre al Centro e al Sud il numero di eventi piovosi mostra un trend negativo in tutte le categorie, anche se non sempre statisticamente significativo.

In sintesi, nel periodo 1880-2002 l’andamento delle precipitazioni in Italia risulta caratterizzato da una diminuzione significativa del numero di eventi di bassa intensità e solo alcune regioni del Nord mostrano un aumento della frequenza degli eventi di forte intensità. Ovvero, soprattutto nell’Italia peninsulare, l’aumento del contributo relativo alle precipitazioni totali dato dagli eventi più intensi è principalmente legato ad una diminuzione del numero di giorni con piogge deboli, mentre l’aumento dei giorni con piogge intense è meno evidente.

La elevata densità e l’ottima copertura spaziale di dati storici, almeno fino all’inizio degli anni ’90, che si riferiscono in gran parte alla rete pluviometrica dell’ex SIMN, consentono di localizzare le aree del territorio italiano più soggette a precipitazioni intense. La mappa a sinistra di Figura 7.2 mostra le precipitazioni massime giornaliere nel periodo di riferimento 1951-1980 (ISPRA, 2012). La mappa analoga riferita al periodo 1961-1990, che si basa su un numero di dati leggermente inferiore, presenta caratteristiche del tutto simili. Per “massima giornaliera” si intende qui il massimo delle precipitazioni cumulate su intervalli fissi e separati di 24 ore e non quello su tutti gli intervalli di 24 ore a orario mobile. Le precipitazioni massime giornaliere più intense si registrano in Liguria, Val d’Ossola, Alpi e Prealpi Carniche, Calabria e versante Ionico della Sicilia; i valori più elevati superano i 400 mm/giorno (per esempio su alcune stazioni della provincia di Genova), mentre i valori più frequenti sull’intero territorio nazionale sono compresi tra 50 e 200 mm/giorno.

Figura 7.2: Precipitazioni massime giornaliere nel periodo climatologico di riferimento 1951-1980 (a sinistra) e 150 stazioni con i valori di precipitazione giornaliera più elevati nel periodo 2001-2010 (a destra) (Fonte: ISPRA).

La densità e la copertura spaziale dei dati disponibili nel periodo più recente sono inferiori. I 150 valori più elevati registrati nel decennio 2001-2010 estratti dal database del sistema SCIA sono rappresentati a destra della Figura 7.2. Tra gli eventi di precipitazione intensa più recenti si segnala la precipitazione massima su finestra mobile di 24 ore di 539 mm registrata a Brugnato durante il nubifragio che ha colpito la provincia della Spezia nel mese di ottobre 2011 (comunicazione diArpa Liguria).

Sulla base dei dati di 40 stazioni con le serie più complete, continue e aggiornate, l’ISPRA ha valutato l’andamento temporale delle precipitazioni massime giornaliere nel periodo 1961-2010 su tre aree geoclimatiche: Nord (solo stazioni in pianura); versante tirrenico; Meridione e Sicilia (ISPRA, 2012). I risultati indicano un trend positivo (al livello di significatività del 5%) per le stazioni dell’Italia settentrionale, con un incremento medio di 26 mm/100 anni (Figura 8.2). Per le altre due aree non si rilevano invece trend statisticamente significativi.

Come accennato nella Introduzione, sul territorio nazionale le precipitazioni presentano regimi e caratteristiche estremamente variabili nello spazio. Pertanto, per la stima delle tendenze a scala regionale e locale, sia delle precipitazioni cumulate che della loro frequenza e intensità, è opportuno fare riferimento a valutazioni specifiche, anche in base alla tipologia e alla quantità di serie storiche disponibili. A questo proposito, la bibliografia è stata integrata con una ampia, sezione in cui sono elencate diverse pubblicazioni, successive al 2005, contenenti dati e stime sulle tendenze delle precipitazioni a scala regionale.

Figura 8.2: Andamento delle precipitazioni massime giornaliere negli ultimi 50 anni. Valore medio su 12 stazioni dell’Italia settentrionale (Fonte: ISPRA).