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Gli eventi di dissesto idrogeologico (inondazioni, colate detritiche, frane, erosione, sprofondamenti) che si sono verificati di recente nel Paese hanno riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla frequenza e l’intensità di eventi estremi di natura idrologica e geomorfologica. E’ evidente che la vulnerabilità del Paese sta subendo profondi cambiamenti, soprattutto nei confronti degli eventi che si estrinsecano su scale temporali ridotte. A ciò concorrono anche l’espansione urbana che ha interessato tutta l’Italia in modo rilevante dal dopoguerra, l’occupazione di aree prima disponibili per l’invaso dei volumi di piena e il progressivo abbandono della funzione di manutenzione e presidio del territorio (ANCE/CRESME, 2012).

I cambiamenti climatici in atto agiscono su due elementi essenziali del clima: le temperature atmosferiche e le precipitazioni, queste ultime in soluzione più diversificata a con diversa incidenza su diverse aree geografiche. L’aumento delle temperature ha effetti che variano in funzione della quota e della latitudine. Alle quote e alle latitudini più basse, l’aumento della temperatura comporta un incremento dell’evapotraspirazione, con effetti prevalentemente (anche se lievemente) stabilizzanti. A quote e latitudini più elevate, prevale il maggiore apporto idrico dovuto alla fusione di neve, ghiaccio e permafrost, oltre che all’innalzamento dell’isoterma zero, con un incremento delle precipitazioni liquide rispetto a quelle nevose. In questo caso, gli effetti del rialzo termico sono prevalentemente destabilizzanti. E’ opportuno rilevare come l’ambiente alpino stia sperimentando aumenti delle temperature atmosferiche superiori ai valori medi globali (in analogia con quanto riscontrato per le alte latitudini), ed è importante ricordare come la dinamica dello scioglimento e del movimento delle masse nivali abbia pure subito cambiamenti significativi (Bocchiola et al., 2009).

Gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto sono eterogenei, sostanzialmente perché diversa è l’azione filtro, ossia la relazione causa-effetto, operata dal bacino idrografico. Gli stessi cambiamenti climatici producono effetti diversi in dipendenza delle caratteristiche dell’area geografica dove si verifica la sollecitazione climatica.

Le premesse descritte si basano su recenti risultati di ricerca scientifica in ambito internazionale che hanno rilevato la necessità che lo studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sia condotto analizzando le variazioni ambientali nella loro interezza. E’ necessario affiancare allo studio del clima l’analisi dei cambiamenti d’uso del suolo, dei versanti e delle aste fluviali, e dell’assetto urbano. Occorre analizzare il sistema congiunto clima-idrologia-geologia, includendo negli studi d’impatto l’analisi del cambiamento idrologico, ossia il cambiamento del sistema che fa da tramite fra le sollecitazioni climatiche e i fenomeni di dissesto. Ciò richiede un approccio intersettoriale di sintesi, in linea con i recenti orientamenti della comunità scientifica internazionale sulle istanze

emergenti a livello globale per la decade scientifica 2013-2022). Un aspetto al quale occorre conferire la massima attenzione nel futuro è quello degli impatti e delle retroazioni con le dinamiche sociali e le infrastrutture. I cambiamenti climatici e idrologici rendono necessaria e indifferibile l’analisi del rischio connesso alla gestione degli invasi artificiali (dighe e laghi) e delle infrastrutture in genere che interagiscono con le acque e con i versanti. L’Italia possiede i dati, le informazioni e le risorse per compiere un esame critico della situazione del Paese, in tempi compatibili con le esigenze ambientali e sociali. E’ indispensabile agire con tempestività, considerata la rapidità con cui i cambiamenti climatici, idrologici e ambientali in genere si stanno verificando, e tenuto conto che gli scenari concordano nell’indicare per il prossimo futuro una prosecuzione dell’andamento attuale (IPCC, 2013).

Introduzione

Gli eventi di dissesto idrogeologico (inondazioni, colate detritiche, frane, fenomeni erosivi, sprofondamenti) che si sono verificati di recente nel Paese hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sul tema dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla frequenza e sull’intensità di eventi estremi di natura idrologica e geomorfologica. E’ evidente che la vulnerabilità del Paese sta variando significativamente, soprattutto nei confronti degli eventi che si estrinsecano su scale temporali ridotte. Ne sono conferma le alluvioni in Sicilia nel 2009, in Toscana e Liguria nel 2011, in Toscana nel 2012 ed in Sardegna nel 2013.

In Italia, l’andamento dei fenomeni di dissesto idrogeologico negli ultimi cinquanta anni mostra un progressivo aumento dei danni indotti. L’espansione urbana che ha interessato tutto il Paese in modo rilevante dal dopoguerra ha determinato l’antropizzazione di territori fragili, esponendo ad un rischio elevato la popolazione. Inoltre, il mutato stile di vita della popolazione ha determinato un progressivo allontanamento dalle aree interne rurali verso i centri urbani, e il conseguente abbandono della funzione di manutenzione e presidio territoriale che contribuiva a mantenere l’equilibrio del territorio (ANCE/CRESME, 2012). L’urbanizzazione della popolazione ha anche mutato la percezione del rischio da parte della popolazione stessa.

Le evidenze confermano recenti risultati di ricerca scientifica in ambito internazionale che hanno rilevato la necessità che lo studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sia condotto analizzando le variazioni ambientali nella loro interezza. E’ necessario affiancare allo studio del clima l’analisi dei cambiamenti d’uso del suolo, dei versanti e delle aste fluviali, e dell’assetto territoriale e urbano. Occorre analizzare il sistema congiunto clima-meteorologia-idrologia-geologia, includendo negli studi d’impatto l’analisi del cambiamento idrologico, ossia il cambiamento del sistema che fa da tramite fra le sollecitazioni climatiche e i fenomeni di dissesto. Tale sistema include il bacino idrografico, il suolo, il sottosuolo e i tessuti urbani. L’analisi del sistema ambiente nel suo complesso è la chiave per decifrare l’impatto dei cambiamenti climatici, e per la corretta pianificazione di misure di mitigazione e adattamento.

La situazione descritta richiede un approccio intersettoriale di sintesi, in linea con i recenti orientamenti della comunità scientifica internazionale in merito alle istanze emergenti a livello

globale per il decennio 2013-202247. L’Italia possiede i dati, le informazioni e le risorse per completare un esame critico della situazione del Paese, in tempi compatibili con le esigenze ambientali e sociali. Si tratta di un’operazione non facile ma foriera di benefici che, nell’ambito del dissesto idrogeologico, possono essere ottenuti con provvedimenti compatibili con la situazione economica, sociale e culturale del Paese. E’ indispensabile agire con tempestività, considerata la rapidità con cui i cambiamenti climatici e ambientali si stanno verificando, e tenuto conto che gli scenari concordano nell’indicare per il prossimo futuro una prosecuzione dell’andamento attuale (IPCC, 2013).

Terminologia

Un’inondazione è l’allagamento in tempi brevi di un’area che non è normalmente interessata dal deflusso delle acque.

Una frana è un movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante.

Un’alluvione è un evento causato da avverse condizioni meteorologiche caratterizzato da piogge intense o prolungate che provocano inondazioni e/o frane.

Una catastrofe (idrogeologica) è evento (idrogeologico) con conseguenze gravi. Una calamità (idrogeologica) è un disastro, un evento (idrogeologico) con conseguenze gravissime.

Nella lingua italiana l’aggettivo “idrogeologico” è utilizzato per indicare o descrivere un complesso di fenomeni, processi ed effetti relativi a piene, inondazioni, frane, erosioni e sprofondamenti; come in “evento idrogeologico”, “dissesto idrogeologico”, “rischio idrogeologico”, “natura idrogeologica”, “vulnerabilità idrogeologica” o “catastrofe idrogeologica”. Ciò è in contrasto con l’utilizzo fatto del termine “idrogeologico” nella letteratura internazionale, e in particolare in quella in lingua inglese, e con il significato e l’etimologia del sostantivo “idrogeologia”. Nella letteratura internazionale, il sostantivo “hydrogeology” (o “geohydrology”) è utilizzato per indicare la disciplina che studia la distribuzione e il movimento dell’acqua nei suoi e nelle rocce, ossia negli acquiferi. Il termine è composto da “hydro “che significa “acqua” e “geology” che significa “geologia”, ossia lo studio della Terra. Il corrispondente di “hydrogeology” nella lingua italiana è il sostantivo “idrogeologia”, che è la disciplina, parte della geologia e dell’idrologia, che si occupa degli acquiferi e della distribuzione e del moto dell’acqua nel sottosuolo. Sebbene vi siano strette relazioni fra la distribuzione e il moto dell’acqua nel terreno e i fenomeni di “dissesto idrogeologico”, non tutti i fenomeni di dissesto idrogeologico sono legati alla presenza di acqua o alle condizioni idrogeologiche nel terreno (le frane possono essere innescate da fenomeni sismici, attività vulcanica, o azioni termiche), e l’idrogeologia non è la sola (o la principale) disciplina che studia i fenomeni di “dissesto idrogeologico”. Nel mondo accademico e in campo applicativo, i processi, i fenomeni e i problemi di “dissesto idrogeologico” sono studiati e affrontati, con molte e proficue sovrapposizioni, dall’idrologia e dall’idraulica (“rischio idrologico” e “rischio idraulico”), dalla geologia, dalla geomorfologia, dalla geotecnica e dalla geo-meccanica (“rischio da frana”, “rischio da colata di detrito”), dalla pedologia e dalle scienze agrarie e forestali. Il complesso dei fenomeni e dei problemi di dissesto “idrogeologico” è meglio descritto dal termine “geo-idrologico” o “idro-geomorfologico” (“dissesto geo-idrologico”, evento “idro-geomorfologico”, vulnerabilità “idro-geomorfologica”). Tuttavia, in continuità con la vasta letteratura nazionale sull’argomento, nel capitolo si utilizza il termine “idrogeologico” per descrivere il complesso di fenomeni, processi ed effetti di natura idro-geomorfologica, fra i quali le piene e le inondazioni, le frane, le colate di detrito, fango o terra, gli sprofondamenti e i fenomeni erosivi.