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Allo scopo di costruire un quadro completo dei rinvenimenti castelnoviani sul territorio regionale, dopo avere raccolto su base bibliografica le informazioni disponibili sui siti editi, sono state passate in rassegna le collezioni mesolitiche dei principali musei emiliani, esaminando sia i materiali esposti, sia quelli conservati nei magazzini10.

1.1. Museo della Preistoria “L. Donini”, San Lazzaro di Savena (Bo)

Relativamente ai siti del territorio bolognese, è stata effettuata una revisione delle collezioni costituitesi nel corso delle ricerche di superficie effettuate negli anni Settanta-Ottanta sul territorio bolognese orientale, conservate presso il Museo della Preistoria “L. Donini” di San Lazzaro di Savena (Bo) (Nenzioni 1985). Trattandosi per lo più di giacimenti interessati da diverse fasi di frequentazione dal Paleolitico all’Eneolitico, non è stato sempre agevole, una volta individuata la presenza di elementi tipologicamente riferibili al Castelnoviano, isolare all’interno della collezione il nucleo di materiali attribuibile con sicurezza a tale fase cronologica. Pertanto si è scelto di studiare nel dettaglio solo le collezioni in cui l’insieme dei manufatti castelnoviani fosse di una certa consistenza e facilmente distinguibile dai reperti di altre epoche.

Le collezioni al cui interno sono presenti materiali castelnoviani sono 13. Solo quattro di esse sono state analizzate nel dettaglio: si tratta dei poderi Riola, Stanga, Camponi e delle Cave SAFRA. I rimanenti siti (Pescatore Piccolo, Cava IECME, Podere Due Pozzi, Podere S. Andrea, Podere Casa La Pulce, Podere Villa Scornetta, Podere S. Antonio, Podere Casetta) sono stati presi in considerazione unicamente dal punto di vista topografico, in quanto indicatori di sporadiche frequentazioni castelnoviane, poiché in ciascuno di essi sono stati rinvenuti pochi manufatti, sulla base dei quali non è possibile la ricostruzione delle catene operative e degli aspetti tecno-economici. Un caso a parte è costituito dal sito di Villa Bignami, la cui collezione è costituita da alcune migliaia di pezzi, tra i quali risulta difficoltoso isolare un insieme omogeneo attribuibile al Castelnoviano; accanto ad alcuni elementi facilmente identificabili, quali i nuclei su ciottolo per la produzione di lamelle e alcuni manufatti ritoccati, sono

10 Tale lavoro di revisione delle collezioni è stato possibile grazie alla dott.ssa M. Bernabò Brea (Soprintendenza

Archeologica dell’Emilia-Romagna), che ha messo a disposizione i materiali e i documenti d’archivio relativi ai siti dell’Emilia occidentale e al dott. G. Nenzioni, che ha fornito i reperti dei siti bolognesi, conservati presso il Museo della Preistoria “L. Donini” di San Lazzaro di Savena (Bo). Si ringraziano inoltre la dott.ssa Carini e il dott. James Tirabassi per aver fornito l’accesso ai depositi dei Musei Civici di Piacenza e di Reggio Emilia.

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infatti presenti in gran numero reperti la cui attribuzione cronologica rimane ambigua. Per tale ragione si è scelto di non analizzare nel dettaglio tale collezione, nonostante la sua consistenza.

1.2. Altri musei del bolognese

Nel territorio bolognese, altri reperti castelnoviani sono conservati presso il Museo Civico di Bazzano, all’interno della collezione di superficie del podere Bellaria (Mengoli 2008). Il sito è stato preso in considerazione solamente come indicazione topografica, data la scarsa consistenza dell’insieme litico.

1.3. Musei del territorio modenese

Per l’area modenese non si è resa necessaria la revisione delle collezioni museali, poiché è stato recentemente edito un accurato catalogo dei rinvenimenti archeologici del territorio (Atlante Modena 2006, 2009). I reperti provenienti dai siti castelnoviani sono conservati presso il Museo Civico Archeologico Etnografico di Modena (Passo del Lupo, Il Poggio, Costa del Tizzo, La Campagna, Cave Carani, Via della Tecnica, Pescale) e presso l’Antiquarium di Spilamberto (siti del fiume Panaro); solo i materiali rinvenuti sulle sponde del Lago Baccio sono conservati fuori regione, presso il Dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Università di Pisa.

1.4. Musei Civici di Reggio Emilia

Le collezioni provenienti dai siti del reggiano sono conservate nel capoluogo, presso il Palazzo dei Musei e i relativi depositi. I rinvenimenti ottocenteschi, esposti nel Museo Chierici, consistono in pochi pezzi, identificati a posteriori come castelnoviani all’interno di insiemi di cronologia più tarda (Pratissolo, Le Basse, La Mantovana, Razza, Sant'Ilario, corso dell’Enza; Cremaschi 1975); essi saranno dunque presi in considerazione unicamente dal punto di vista topografico, come testimonianze di frequentazione della pianura reggiana da parte di gruppi castelnoviani.

Più interessanti per l’analisi delle catene operative e delle caratteristiche complessive della litotecnica castelnoviana, sono invece le collezioni di Lama Lite e Passo della Comunella, provenienti da scavi stratigrafici (Castelletti et al. 1976, Cremaschi & Castelletti 1975). Degli altri rinvenimenti del territorio reggiano, è stato possibile analizzare i reperti di Passo dell’Ospedalaccio e Corni Piccoli, mentre i materiali degli altri siti (Lago del Caricatore, Monte Bagioletto, Sasso Fratto, Madonna di Campiano, Gazzaro) non sono attualmente disponibili, a causa della riorganizzazione dei depositi del museo.

67 1.5. Museo Archeologico Nazionale di Parma

Il Museo Archeologico Nazionale di Parma conserva i materiali raccolti in superficie sull’Appennino parmense e piacentino nel corso di diverse campagne di prospezione sistematica condotte, separatamente e in differenti periodi, dagli anni Settanta al 2001, da A. Ghiretti, A. Galimberti e R. Perrone.

All’interno delle collezioni raccolte da A. Ghiretti sono stati identificati 12 siti castelnoviani: oltre ai dieci già indicati come tali (Cabriolini, Fontana della Basona, Monte Camulara, Monte Cucco, Monte Molinatico 3 e 4, Monte La Tagliata, Passo dello Zovallo, Prato Grande in Ghiretti & Guerreschi 1990; Torbiera d'Aveio in Ghiretti & Negrino 2007), sono state riconosciute tracce di frequentazione castelnoviana anche nel sito di Monte Pelpi 2 (indicato in Ghiretti & Guerreschi 1990 come generico) e di Santa Barbara (inedito). Il sito di Monte Gottero o Borgallo, sebbene castelnoviano, non è stato preso in considerazione in quanto localizzato fuori regione, in comune di Pontremoli (MS).

La revisione delle collezioni raccolte da A. Ghiretti ha permesso anche di attribuire al Sauveterriano il sito di Monte Barigazzo, indicato dagli autori come genericamente mesolitico (Ghiretti & Guerreschi 1990)11. All’interno delle raccolte di A. Galimberti e di R. Perrone sono presenti sia materiali castelnoviani provenienti da siti già individuati da A. Ghiretti (Prato Grande e Passo dello Zovallo), sia materiali genericamente mesolitici o di età successive da località mai segnalate in precedenza. Alle ricerche di A. Galimberti (1987-96) si deve anche la scoperta dei siti castelnoviani di Prato Grande di Monte Bue, Termini (inediti) e Torbiera d’Aveio, successivamente oggetto di ritrovamenti anche da parte di S. Segadelli (Ghiretti & Negrino, 2007)12.

1.6. Museo Archeologico “S. Musa” (Seminario Vescovile di Bedonia – PR)

Nel piccolo museo di Bedonia sono esposti reperti provenienti da alcuni dei siti mesolitici rinvenuti nel corso delle pluriennali ricerche di A. Ghiretti nella valle del Taro. Alcuni insiemi litici sono esposti per intero, mentre in diversi casi sono stati selezionati per l’esposizione solo alcuni elementi significativi; per questa ragione si ritrovano siti in parte conservati presso il Museo Nazionale di Parma o il Museo Civico di Piacenza.

11 La descrizione dell’insieme litico è riportata in Appendice.

12 I rinvenimenti castelnoviani saranno trattati nel dettaglio nei prossimi capitoli; le altre collezioni di superficie

presenti nei depositi del museo parmense, genericamente mesolitiche o di cronologia incerta, sono invece elencate in appendice.

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I rinvenimenti castelnoviani presenti a Bedonia, che saranno analizzati nel dettaglio nei capitoli seguenti, sono cinque: Monte Molinatico 3 e 4, Passo dello Zovallo, Monte Cucco o Borgallo, Monte La Tagliata (Ghiretti & Guerreschi 1990).

I siti di Monte Molinatico 5 e Monte Gottero-Castagnallo, pur essendo castelnoviani, non saranno analizzati, in quanto si trovano fuori dal territorio regionale, rispettivamente in comune di Pontremoli (MS) e di Varese Ligure (SP).

Gli altri materiali esposti si riferiscono a siti genericamente mesolitici o di differente cronologia, già pubblicati nel lavoro di Ghiretti & Guerreschi (1990): Monte Molinatico 6, probabilmente paleolitico, Lago Fogata di Monte Pelpi, attribuibile al Paleolitico superiore, Costa Brigarana (Montarsiccio), interessato da due differenti frequentazioni, durante il Paleolitico medio e durante il Mesolitico, Monte Molinatico 1e 2, Passo del Brattello, attribuibili genericamente al Mesolitico, Lago Buono e Prato dell’Ortighetta probabilmente sauveterriani, Foce dei Tre Confini, di cronologia incerta. L’unico sito inedito è quello di Farfarà, posto sul crinale Tarodine-Verde (comune di Pontremoli, MS)13.

1.7. Museo Civico Archeologico di Piacenza

Presso il Museo Civico Archeologico di Piacenza sono conservati i reperti rinvenuti in superficie sull’Appennino piacentino da parte di A. Ghiretti, A. Galimberti e R. Perrone, che hanno eseguito, ciascuno separatamente, prospezioni sistematiche tra gli anni Settanta e il 2001.

All’interno delle collezioni del museo sono presenti manufatti castelnoviani provenienti da Prato Grande e Passo dello Zovallo, località interessate dalle ricerche di A. Ghiretti (1976-88) e R. Perrone (1998-2000) e dai due siti inediti di Monte Fernico e Santa Barbara, oltre a materiali non attribuibili al Castelnoviano, genericamente mesolitici o di cronologia incerta14.

Presso il Museo Civico di Piacenza sono conservati anche i reperti provenienti dallo scavo del sito di Le Mose (Bernabò Brea et al. 1998).

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La descrizione dell’insieme litico è riportata in Appendice.

14 I rinvenimenti castelnoviani saranno trattati nel dettaglio nei prossimi capitoli, le altre collezioni di superficie

presenti nei depositi del museo parmense, genericamente mesolitiche o di cronologia incerta, sono invece elencate in appendice.

69 Fig . 30 – D is trib u zio n e d ei siti (c ar ta F. Pa re n ti).

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