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3 – Il paesaggio emiliano tra Boreale ed Atlantico antico

3.2. I paesaggi geologic

Il versante emiliano dell’Appennino settentrionale è caratterizzato dalla successione di tre unità del paesaggio, ossia quella del crinale, quella della media montagna e

5 Per l’impostazione di questa parte della ricerca e la definizione delle unità del paesaggio, si è preso spunto dal

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quella collinare, caratterizzati ciascuno da specifiche vicende geologiche e da particolari aspetti geomorfologici (Zanzucchi 1999), cui si dovrà aggiungere il paesaggio della piana alluvionale (Bartolini et al. 2009) (fig. 23).

Fig. 23 - Schema geologico semplificato dell'Appennino settentrionale nel quale sono indicati i principali protagonisti della struttura geologica del territorio emiliano-romagnolo. Le linee più spese indicano i

contatti tettonici importanti (da Zanzucchi 1999).

3.2.1. La pianura

Il paesaggio attuale della Pianura Padana, fortemente modellato dall’azione antropica, appare senza dubbio assai diverso da come poteva presentarsi nel corso dell’Olocene antico, prima dell’adozione delle pratiche agricole che diedero inizio alla sua modificazione, sempre più intensa nei millenni successivi ed in particolare negli ultimi secoli. La pianura, formatasi nel corso dell’Olocene grazie all’apporto dei depositi di conoide dei fiumi e torrenti appenninici, è costituita da sedimenti più grossolani (ghiaie e sabbie) nella fascia pedecollinare e più fini nel settore inferiore, che si raccorda gradualmente a settentrione con i depositi del Po. Il paesaggio, segnato dal percorso dei corsi d’acqua, vede l’alternarsi di dossi in rilievo, formati da depositi fluviali di argine, canale e rotta, e aree interfluviali depresse, che raccolgono i sedimenti in occasione delle piene. Uno dei caratteri peculiari della pianura emiliana è senz’altro l’abbondanza di acqua nel substrato, che non solo rappresentava una risorsa facilmente accessibile, ma dava anche origine ad aree umide che, prima delle recenti bonifiche, dovevano essere assai diffuse, caratterizzando decisamente il paesaggio di pianura.

45 3.2.2. La collina

I primi rilievi collinari costituiscono una fascia di raccordo tra la media montagna appenninica e la sottostante pianura; tale passaggio è in genere graduale, dove le colline assumono morfologie dolci, in graduale declivio verso la piana. Altrove, in particolare nel settore bolognese, esso è invece caratterizzato da un dislivello più accentuato, costituito dal contrafforte pliocenico, una sorta di sbarramento formato da sedimenti litoranei dell’antico golfo padano (tra cui le “Sabbie Gialle”) e da quelli dei conoidi depositati dai torrenti appenninici, sollevatosi nel corso del Pleistocene e successivamente modellato dai fenomeni erosivi (Lucchi 1999). Le formazioni delle Argille Azzurre plio-pleistoceniche, che costituiscono il substrato geologico della fascia collinare, sono spesso percorse da calanchi, che rappresentano una delle morfologie peculiari del paesaggio.

3.2.3. La media montagna

Il paesaggio della media montagna è caratterizzato da morfologie molto varie, originate dalla complessa articolazione del substrato geologico, costituito in prevalenza dai flysch cretaceo-paleocenici delle Unità Liguri, ricoperti a tratti dai depositi arenacei oligo-miocenici della Successione Epiligure. Si osserva dunque un’accentuata varietà di forme, con rilievi piuttosto irregolari (Unità Liguri), spesso interessati da morfologie calanchive (“Argille Scagliose”) e versanti più morbidi (Epiliguri), tra i quali emergono isolati massicci ofiolitici. I rilievi montani sono solcati, su tutta l’estensione del territorio regionale, da fiumi e torrenti che li percorrono in senso prevalentemente trasversale rispetto allo spartiacque della catena principale, contribuendo al modellamento delle forme del paesaggio: laddove incontrano substrati poco coerenti, i corsi d’acqua tracciano valli ampie con versanti in dolce pendenza, mentre tracciano solchi vallivi profondi e delimitati da ripide scarpate in corrispondenza dei litotipi più compatti (Francavilla 1988).

3.2.4. L’alta montagna e il crinale

Il paesaggio geologico e geomorfologico dell’alta montagna emiliana si suddivide in due settori in senso longitudinale rispetto alla catena: il primo, quello sudorientale, è delimitato ad ovest dalla linea Val Magra – Val Baganza e si estende a sud-est fino oltre la Valle del Reno, mentre il secondo va dall’alta Val Trebbia al Passo del Cirone (alta Val Magra).

Il primo dei due settori, in cui il crinale si innalza di norma sopra i 1500 m, comprende le vette più alte della catena, che in alcuni casi si avvicinano o superano i 2000 m (Cimone, Cusna, Alpe di Succiso, Giovo, Rondinaio, Corno alle Scale, Alpe Tre Potenze, Libro Aperto, Nuda del Cerreto). Il rilievo è formato dai massicci arenacei

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oligo-miocenici del Macigno (Unità Toscane), depositatisi in ambiente marino e sollevatisi durante il Plio-Pleistocene. L’inclinazione assunta nel corso dell’orogenesi ha dato luogo a forme assai differenti tra i due versanti della catena, che presenta pendii più dolci verso la pianura emiliana e più scoscesi verso sud-ovest.

La porzione occidentale del crinale appenninico, che si arresta a quote decisamente inferiori (poche vette, come il Maggiorasca nel piacentino e il Sillara nel parmense, superano i 1800 m) è caratterizzata dalle Unità Liguri alloctone, che hanno interamente ricoperto, in questo settore, il substrato autoctono, dando luogo a forme piuttosto varie, con versanti più o meno scoscesi.

Al modellamento delle forme del paesaggio dell’alta montagna emiliana hanno contribuito in gran parte i fenomeni glaciali, riferibili quasi esclusivamente all’ultima glaciazione, le cui tracce sono ancora ben visibili alle più alte quote dal settore piacentino a quello bolognese. Le forme più diffuse e più tipiche sono senza dubbio quelle dei circhi, che spesso ospitano alla loro base laghetti o paludi delimitati verso valle da cordoni morenici (Francavilla 1988).

La linea di crinale, lungi dall’assumere l’aspetto di una barriera invalicabile, si presenta come un’alternanza di vette e selle, verso le quali fin dai tempi più remoti si sono orientati i percorsi di valico in direzione dell’opposto versante.