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Colloqui con Göring ed esponenti diplomatici tedeschi Si delinea la soluzione per l’ Alto Adige

BREVE INTRODUZIONE ALLA II PARTE

2. Colloqui con Göring ed esponenti diplomatici tedeschi Si delinea la soluzione per l’ Alto Adige

Tra marzo e aprile del 1938, al fine di far cessare gli atti di propaganda nazista e irredentista in Alto Adige e nel Tirolo austriaco, ebbero luogo a Berlino colloqui tra il console Massimo Magistrati, l’ambasciatore Attolico, il maggiore Giuseppe Renzetti, che aveva il compito di fare da cardine per i rapporti con il partito nazista ( NSDAP ) ed Hermann Göring, che nel 1938, in concomitanza con l’ annessione dell’ Austria era stato nominato Feldmaresciallo. Göring era un buon

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conoscitore della situazione italiana; egli si era sempre dichiarato contrario al comportamento degli altoatesini, il quale rischiava di compromettere i rapporti italo-tedeschi. Mario Toscano, nel suo lavoro “Storia diplomatica della questione

dell’ Alto Adige”34

, riporta l’ opinione di Göring, il quale avrebbe affermato che “se i tedeschi del Tirolo meridionale

desideravano conservare il loro carattere nazionale, non restava loro, in definitiva, che stabilirsi nel Reich”. Toscano

attribuisce a questa affermazione un peso consistente, tale da essere stata determinante per la soluzione della questione altoatesina, in quanto, a suo parere, sarebbe stata suggerita da Massimo Magistrati. In realtà c’ è stato per lungo tempo un errore storico, che ha individuato in Massimo Magistrati l’ autore di un primo “piano di trasferimento”. L’ errore, come ha fatto notare Federico Scarano35, nasce da un controverso colloquio tra Magistrati ed il direttore della sezione contatti esteri del Ministero degli esteri del Reich, Ernst Von Weizsäcker. Scarano rileva come nella relazione di Von Weizsäcker si parli di “opinione personale” di Magistrati; ciò significa che non c’ era nessuna posizione ufficiale del governo italiano sulla questione altoatesina, né tantomeno che il regime fascista avesse un “piano” ben preciso per risolverla.

Fu l’ alleato tedesco a delineare, il 24 marzo 1938, una proposta, la quale venne inserita in un documento redatto dal capo della Volksdeutsche Mittelstelle ( l’ ufficio nazista responsabile per le popolazioni di etnia germanica all’ estero ), Werner Lorenz. Con il titolo “Appunto concernente la proposta

del consigliere d’ ambasciata Magistrati sulla sistemazione della questione sudtirolese”36

, Lorenz partiva dal presupposto che la questione territoriale era stata risolta dalle dichiarazioni di Hitler; tuttavia la cosa migliore – consiglia ancora Lorenz – era convincere Mussolini a dislocare i sudtirolesi in nuovi territori conquistati dalla Germania ad Est e non nell’ Italia meridionale, come era stato paventato all’ inizio delle trattative. Erano state fatte circolare voci ad opera dei gruppi nazisti

34

M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell’ Alto Adige, Bari, 1968, pp. 129 e ss.

35

F. Scarano, Tra Mussolini e Hitler. Le opzioni dei sudtirolesi nella politica estera fascista, Milano, 2011, pp. 84-86

36

Il documento viene citato per la prima volta da Karl Stuhlpfarrer, Il problema altoatesino dell’ Anschluß, in “Storia e politica”, XII, 1974. A tal proposito cfr. anche Leopold Steurer, Südtirol zwischen Rom und Berlin, pp. 298-299

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altoatesini, i quale si erano serviti delle dichiarazioni di Mussolini circa l’ intenzione di un possibile trasferimento dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladini, affermando che tale trasferimento sarebbe stato attuato mediante una migrazione coatta verso le province a Sud del Po, probabilmente in Sicilia; voci puntualmente smentite dalle autorità fasciste. La soluzione proposta da Lorenz avrebbe inoltre accresciuto esponenzialmente il peso politico dell’Asse. Tuttavia le trattative rimasero piuttosto stagnanti per tutto il 1938 ed i ripetuti colloqui italo-tedeschi portarono ad un nulla di fatto. La questione però rimase ancora un nodo irrisolto nei rapporti tra Italia e Germania ed anche il tentativo di Mastromattei di prendere in mano la situazione in Sudtirolo, riducendo al silenzio gli elementi più attivi nella propaganda irredentista, rischiava di alimentare ancor di più sentimenti anti italiani e di provocare incidenti con i tedeschi.

La ripresa delle trattative si ebbe solo all’ inizio del 1939. Mussolini si era convinto che l’ unico modo per allentare la tensione nella regione fosse quello di allontanare gli elementi più facinorosi. Si decise dunque di riprendere il dialogo circa la sorte degli “allogeni” ( come venivano definiti dal regime fascista gli altoatesini e ) e Bernardo Attolico fu incaricato di discutere a Berlino di un “piano progressivo”, ovvero un piano di allontanamento ( più o meno ) volontario degli elementi ostili al regime fascista che avrebbe dovuto svolgersi nel giro di alcuni anni. A Berlino, Attolico pose la questione direttamente all’ attenzione del Ministro degli esteri tedesco Joachim Von Ribbentrop, che si assunse il compito di esaminare personalmente il problema. Tuttavia, la risposta di Ribbentrop ad Attolico fu inizialmente vaga ed elusiva:

“La questione di un qualsiasi trasferimento dei tirolesi tedeschi nel Reich era tale da poter essere risolta soltanto nel corso di decadi o in una futura data quando il Reich avrebbe poyuto più facilmente sistemarli in Germania. Ma ciò dipendeva dagli ulteriori sviluppi in Europa. Noi avremmo tenuto, tuttavia, sempre presente la questione. Oltre a questo aggiunsi che noi anche adesso eravamo più che felici di accogliere in Germania un numero discretamente elevato di tirolesi che non volevano restare nel Tirolo”37.

37

Verbale dell’ incontro Ribbentrop - Attolico del 19 giugno 1938, cit. in M. Toscano, Le origini diplomatiche

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Dennison Rusinow ha fatto notare un equivoco38 che non è risaltato agli occhi delle due parti. Informato del colloquio, il Ministro Ciano intese il trasferimento solo di quei sudtirolesi di cui parlava Ribbentrop, ovvero quelli che non volevano restare

nel Tirolo. Ribbentrop invece pensava al trasferimento di tutti i

sudtirolesi, soluzione, questa, che venne appoggiata anche dal

Reichsführer Heinrich Himmler. Il numero di persone

interessate, secondo il governo italiano, era da circoscrivere soltanto ai circa 10.000 Reichsdeutsche ( tedeschi cittadini del Reich residenti in provincia di Bolzano ). Fu proprio Himmler invece, incaricato da Hitler, a studiare un piano per il trasferimento di tutti i 200.000 residenti in Sudtirolo, sia che fossero sudtirolesi, sia che fossero cittadini del Reich residenti nella provincia. A questo punto l’ iniziativa passava sotto la regia delle SS; i negoziati si sarebbero dunque tenuti a Berlino.