• Non ci sono risultati.

LE CONSEGUENZE DELLE OPZION

2. Le zone di insediamento degli optant

La sistemazione degli optanti nel Reich non fu un problema di importanza secondaria. La propaganda nazista in Sudtirolo e nelle zone interessate dall’ Accordo aveva sempre posto l’ accento sull’ emigrazione nel Terzo Reich, vantando le grandi possibilità di lavoro che e le migliori condizioni di vita materiali che la Germania hitleriana avrebbe assicurato a coloro che avrebbero prediletto la scelta in favore della terra tedesca. Soprattutto a chi avrebbe lasciato il Sudtirolo era garantita, come abbiamo visto in precedenza, una sistemazione non inferiore, anzi del tutto identica, a quella che si accingevano a rinunciare. Venne considerato un fatto scontato, come sarebbe lecito aspettarsi, che il luogo del nuovo insediamento non avrebbe potuto essere altro che il Tirolo, ora inglobato nel Reich germanico. Ma, a ben guardare, anche tenendo conto delle zone più scarsamente abitate della regione, era chiaro che il solo Tirolo non aveva le capacità per assorbire la massa di tutti i sudtirolesi e ladini provenienti da oltreconfine. La situazione non era migliore neppure in Germania: una massa di emigranti, costituita per la maggior parte da contadini, sarebbe stata difficilmente inseribile in breve tempo in contesti urbani ed inoltre aspirava a ricostituire le proprie comunità di origine e non a disperdersi.

Oltre al problema del luogo, vi era anche quello delle abitazioni, ed anche questo fu motivo della lentezza con la quale da parte tedesca si provvide a sistemare gli optanti trasferitisi in maniera definitiva oltre il Brennero. A Berlino, le ipotesi che si fecero strada fu dapprima la sistemazione dei migranti in Polonia ( nella Galizia), poi in Francia ( nella Borgogna ), quindi in Ucraina ( nella penisola della Crimea ). Questo spiega anche la resistenza a partire di molti optanti, una volta venuti a conoscenza delle difficoltà e dell’ assenza di garanzie di essere sistemati nel Tirolo austriaco, come si aspettavano. Le testimonianze a riguardo sono numerose e fugano ogni dubbio. La voce di una collocazione al di fuori della Germania e dell’ Austria si sparse velocemente, tanto che

100

la propaganda pro opzioni intervenne prontamente a tranquillizzare gli animi. Leggiamo ancora da un volantino rinvenuto a Vipiteno ( datato 8 novembre 1939 ) che:

“[…] E’ una menzogna che da parte tedesca si voglia trasferire noi tirolesi del Sud verso la Galizia e la Polonia. Vero invece è, che nel nostro interesse e per il nostro desiderio, si verrà lasciati assieme e perciò viene ricercata una zona dove sarà possibile un trasferimento collettivo. In una lettera del capo delle SS Himmler, che è stata fotografata e può essere data in visione, è detto precisamente: “Per la scelta della regione non verrà presa nessuna decisione, senza che la direzione dei Tirolo del Sud non abbia esaminate tutte le località disponibili ed espresso il suo parere”.

Prosegue ancora il testo:

“[…] Un’ altra grossolana bugia è che noi si ha la scelta solo fra Galizia e la regione nostra. Vero è invece che, ogni allogeno rimpatriante ha la libertà di eseguire altri due trasferimenti nell’ interno del Reich e ciò gratuitamente. I vantaggi di una emigrazione in massa sono chiari, e chi si deciderà più tardi, verranno consigliati da competenti che studiano le regioni, che si recheranno per osservare e decidere. Inoltre è notoriamente falso che noi si debba vivere in pessime baracche polacche. Vero è invece che il Reich, per mezzo di capimastri ed architetti, ci verranno costruite delle cittadine sane, moderne, sullo stile paesano, ed ognuno può collaborare per la definizione dei progetti. Le città di Bolzano e Merano, oltre ad altre, dovrebbero risorgere. Con ciò il rimpatrio non è strada verso l’ incertezza nell’ avvenire, è invece il ritorno nella nostra grande patria, nella nostra vera madrepatria, la Germania. […]86

Tuttavia ci sono delle verità nel testo del volantino. Nei

Chiarimenti alle norme per il rimpatrio dei cittadini germanici

si precisava infatti che si sarebbe provveduto a sistemare gli emigranti possibilmente uniti e che la scelta del territorio sarebbe avvenuta di concerto. Non si parla assolutamente di

86

101

imporre una sistemazione, ma di libertà di scelta. Si parlò anche di rifondare città come Bolzano e Merano, ma nei progetti la reale intenzione era rinominare due città in Borgogna ( da decidere in seguito quali ). Per la collocazione più idonea di sudtirolesi e ladini ci si affidò alle teorie di Hugo Hassinger, geografo e accademico austriaco. Hassinger era un sostenitore della teoria che le caratteristiche morfologiche di una regione o di una città avessero profonda influenza sul carattere di una specifica popolazione e delle sue peculiarità culturali.

Agli emigranti non venne concessa nessuna terra in Germania; una volta giunti ad Innsbruck, centro di smistamento degli optanti, questi vennero inviati in zone diverse e spesso lontane tra di loro, infrangendo coì ogni promessa sulla unità garantita alle comunità sudtirolesi e ladine. Come vediamo nella cartina a p. 96, agli emigranti vennero destinate alcune zone in Austria e precisamente nelle regioni del Vorarlberg, del Tirolo settentrionale, del Tirolo orientale ( Osttirol ) e della Stiria. Ancora, furono interessate dall’ insediamento anche due regione dell’ allora Protettorato di Boemia e Moravia ( oggi Repubblica Ceca ) ed in particolare la regione dei Sudeti e del Kravařsko, tra le città di Olomouc e Ostrava. Solo successivamente si prese in considerazione l’ idea di aggiungere altre regioni, quali la Carinzia meridionale, l’ Alta Carniola ( oggi in Slovenia ) ed una ulteriore parte della Stiria meridionale, considerata dai nazisti abitata da “barbari slavi”, da destinare progressivamente all’ insediamento di altri optanti, ma ciò non ebbe alcun seguito. L’ unica cosa certa è che gli emigranti si trovarono tutt’ altro che uniti.

Da due lettere scritte nel 1941 da ladini trasferiti in seguito all’ opzione, abbiamo la testimonianza di opinioni e sentimenti differenti; c’ era chi si ritenne soddisfatto della scelta compiuta e chi se ne rammaricò. La prima lettera è scritta dall’ optante Candido Daberto di Livinallongo, insediatosi nel Vorarlberg, precisamente a Bregenz, alla famiglia che ancora si trovava nella valle. Sono significativi alcuni passaggi:

“[…] Tanto qui si dice a piena gola che il Südtirol tornerà nostro, a guerra finita sapremo più sicuro, intanto ringraziamo il cielo che ci ha aperto la porta della liberazione. E’ ben

102 Zone di insediamento degli optanti

103

differente la vita qui, nonostante fossimo tutti dispersi uno qua e uno là, ci si sente ugualmente più a casa. Insomma più con la nostra gente […]. Riguardo a quanto diceva la propaganda antigermanica vi assicuro che non è vero. […] Se verremo noi

( l’ autore della lettera si riferisce all’ eventuale vittoria tedesca alla fine della guerra, n.d.a ) il confine verrà trasportato più

verso l’ Italia e se verrete voi il confine resterà”87.

Sempre nel 1941, un’ optante, Anna Kircher, scriveva invece dalla Stiria ( Graz ):

“Cari fratelli e sorelle, il medico mi ha rilasciato un certificato che questo clima non è adatto alla mia costituzione fisica. Inoltre ti posso dire che qui la gente è cattiva, un popolo volgare. Noi abbiamo sempre detto che gli italiani sono cattivi con noi, ma anche i tedeschi lo possono essere, specialmente qui nella Stiria. Inoltre dicono che noi siamo un popolo bastardo. Molti di questi abitanti sono originari della Jugoslavia e la maggior parte falsi. Dunque che aspetto ha adesso il Sudtirolo? Credete di dover anche emigrare? Qui si vocifera che noi ritorneremo tutti a casa nostra, questa sarebbe anche la miglior cosa. Benché diventerà anche colà tedesca, ma almeno è la nostra patria. Qui abbiamo vissuto molte delusioni, se si confronta la grande propaganda fatta nel Sudtirolo. Certo che è guerra, ma almeno potevano evitare di giocare alla balla con la gente. Qui siamo ancora senza abitazione e bisogna lavorare da mattina a sera per guadagnare appena il vitto. Solo la gente vecchia sta abbastanza bene88”.

Punti di vista differenti, ma che sono rilevanti per capire le divergenze che si vennero a creare anche tra gli optanti stessi una volta trasferitisi oltre confine. Durante il corso dei tre anni, l’ entusiasmo di molti di coloro che scelsero di emigrare nel Reich si raffreddò e subentrò la sensazione di essere stati

87

ACS, MI, DGPS, DAGR, 1941, b. 3

104

ingannati. Come scrisse un optante in una lettera indirizzata alla madre rimasta in Sudtirolo, “non credete a tutto quello che vi

promettono al consolato, perché ciò che hanno promesso a noi è stato per tre quarti falso o menzognero”89

.