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2 “ tanto più riesce ad essere incisiva”

3. La reazione delle istituzioni e dei “Dableiber”

Circa l’ imperversare della propaganda nazista/filo germanica nella Provincia di Bolzano, il console generale italiano ad Innsbruck, Guido Romano, in un comunicato del 22 ottobre 1939 riassumeva così la situazione:

“Nel Nordtirol e nell’ Alto Adige circolano da qualche settimana dei manifestini, che sono stati messi in giro a Bolzano e dei quali mando copia. La notizia che gli atesini, dopo l’ azione tedesco-italiana per l’ evacuazione dei tedeschi residenti in Italia, verrebbero mandati nelle provincie sotto il Po, ha avuto l’ esito che quasi il 90% degli atesini sembrano avere intenzione di partire per la Germania.

Da una parte il clero fa propaganda perché restino gli atesini alle loro attuali dimore, osservando che essi sarebbero mandati dalla Germania nelle parti nordiche e nei Carpazi, dall’ altra il comitato nazionale del partito tedesco in Alto Adige esorta a partire uniti per la Germania, creando così all’ Italia delle difficoltà per il colonizzamento della provincia di Bolzano62”.

Anche Mussolini era tenuto al corrente da Mastromattei sulla situazione nella Provincia di Bolzano. Già alcuni mesi prima, nel luglio 1939, in un telegramma inviato al prefetto, impartiva disposizioni su come operare. Si legge infatti che “[…] quei

turisti [i “turisti” tedeschi che svolgevano attività di propaganda

in territorio sudtirolese, n.d.a.] nella Provincia devono

andarsene immediatamente aut fuori d’ Italia aut in altre provincie del Regno. Aggiungeva infine che gli “stranieri aventi dimora stabile nella provincia devono andarsene nei limiti di tempo necessari a domanda dei visti63”.

Desta perplessità il fatto che i cittadini tedeschi del Reich aventi residenza nella Provincia, mostrassero poche intenzioni di andarsene “nei limiti di tempo necessari”, come scriveva Mussolini nel telegramma sopra riportato, al punto che il Duce

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inoltrò una richiesta urgente con lo scopo di far salire a 10.000 il numero di persone che dovevano essere rimpatriate. I rapporti tra Germania e Italia si fecero tesi; un plebiscito in massa di sudtirolesi e ladini avrebbe significato un fallimento per il regime e degli sforzi di italianizzazione. Mastromattei era in prima linea nella lotta per contrastare quella che si preannunciava una “valanga”: la prefettura di Bolzano si rifiutò di fornire agli uffici dell’ ADERSt più di 9.000 moduli arancioni per l’ opzione per la Germania. La cosa non sfuggì ai responsabili del VKS, i quali diramarono a tutte le sezioni un comunicato da diffondere con la massima urgenza. Si noti come la propaganda pro opzione faccesse ancora forza sulla minaccia di un quasi sicuro trasferimento forzato a Sud del Po e rifiutando di credere a qualsiasi rassicurazione delle autorità italiane ( il testo qui di seguito, intercettato dalla polizia, è stato tradotto prima di essere inviato in allegato al comunicato per il Ministero dell’ Interno ):

“Negli ultimi giorni il prefetto è venuto a conoscenza che effettivamente il 95% e anche più dei “sudtirolesi” sono decisi ad andarsene nel Reich ( il che egli finora non aveva mai voluto credere ). Egli però non vuole un’ emigrazione al cento per cento, poiché essa riuscirebbe troppo costosa e determinerebbe la rovina economica della provincia. Secondo le sue convinzioni basterebbe che se ne andassero nel Reich 40- 50.000 individui. Il resto verrebbe qui amalgamato o trapiantato in Italia. Ed è proprio questo piano spesso enunciato dal prefetto, dal federale e da altre autorità, di trasferirci, cioè, in qualche posto al di là del Po, ad indurre anche gli ultimi incerti a dichiararsi per l’ emigrazione.

Gli italiani si dispiacciono solo di aver espresso così apertamente le proprie mire e si cerca mediante una smentita di indurre la popolazione a rimanere. Per i prossimi giorni si attende un comunicato ufficiale nei giornali, secondo il quale “in generale la popolazione tedesca non verrà forzata ad andarsene via, né si ha la mira di trasferirne una parte nelle vecchie provincie”. Sappiamo però esattamente quale sia il loro scopo: il nostro annientamento. Ma a scongiurarlo l’ unica cosa che possa aiutarci è la compattezza. Nulla da innovare quindi sulla risoluzione del 24 Settembre: “Quando sarà giunto il momento, andiamocene tutto nel Reich e che

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nessuno rimanga qui. Ma intanto rimaniamo tutti compatti in Patria64”.

Mussolini non era ignaro del rischio di una non molto remota frattura con la Germania; per non compromettere i rapporti con l’ alleato, venne inviato a Bolzano Guido Buffarini Guidi, sottosegretario agli Interni ( poi futuro ministro degli Interni della RSI ) con il compito di mediare tra Mastromattei ed Himmler, responsabile – ricordiamolo – del piano di emigrazione dei sudtirolesi. Buffarini Guidi adottò una linea più indulgente nei confronti dell’ alleato tedesco, conseguendo così il risultato di una, seppur minima, distensione dei rapporti diplomatici. L’ intervento del sottosegretario costò il posto a Mastromattei. L’ incarico di rappresentare l’ Italia di fronte alle istituzioni tedesche, riguardo l’ accordo sull’ Alto Adige e sulla sua attuazione, veniva ora affidato ad una figura il cui profilo degli studi e delle competenze conteneva una solida preparazione economica: Felice Guarneri65. Mastromattei, come detto, fu sollevato dal suo incarico di prefetto nel dicembre 1939 e richiamato a Roma come “consulente”.

Andando oltre le cifre comunicate dalle autorità italiane e dalla propaganda, è doveroso ricordare che non tutta la popolazione era favorevole a trasferirsi oltre il Brennero, come abbiamo visto. Certo, l’ azione di propaganda dei “Dableiber” ( i “Rimanenti”, coloro che avevano preferito mantenere la cittadinanza italiana ) fu tutt’ altro che efficace; alla fine, come vedremo, la cifra degli optanti superò di gran lunga quella dei ladini e sudtirolesi disposti a rimanere cittadini italiani. E’ sicuramente degna di menzione l’ opera svolta dal canonico bolzanino Michael Gamper, il quale si spese con ardore, insieme ad altri collaboratori quali Toni Ebner, Hans Egarter e Friedl Volgger ( poi tutti membri , dopo il secondo conflitto mondiale, del partito di raccolta Südtiroler Volkspartei ), a stampare e divulgare volantini e manifestini per convincere la popolazione a “combattere” la loro resistenza contro le due

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grandi dittature scegliendo di rimanere nella Heimat. La struttura della contropropaganda non era ramificata e tantomeno articolata nelle valli; aveva il suo centro a Bolzano e precisamente nel collegio Marieninternat, entro il quale avvenivano incontri e riunioni dei “capi” dei Dableiber. L’ attività era chiaramente clandestina e capitava che talvolta la polizia riuscisse ad intercettare o ad impossessarsi di comunicati di resistenza da far circolare nella Provincia. Tra quelli che ho potuto visionare uno in particolare è molto evocativo e fa leva sui sentimenti patriottici veri rivolti all’ unica vera Heimaft – il Sudtirolo – e mette in guardia dalla falsa propaganda degli imbonitori del VKS:

“[…] L’ unica sicurezza che vi è rimasta, è la terra che trovate sotto i vostri piedi. Se la abbandonate, sarete in balia di un destino incerto. Popolo! Ritorneranno nuovamente da voi i falsi profeti. Sono i medesimi che hanno provocato così enorme insanabile ( frattura ) al nostro popolo, che hanno ipnotizzato e deviato i vostri figli. Sono i medesimi che ancora mesi or sono vi promettevano l’ ingresso dei liberatori. Era così menzognero come tutto ciò che vi diranno ora. Di conseguenza non credete a loro e soprattutto non sottoscrivete nulla. A nessuno ed in nessuna parte. Né in qualche ufficio né a casa, né isolati né su elenchi circolanti.

Per molto tempo vi è stato prospettato “ lo spettro siciliano”. Chi non emigra – così dissero – dovrà attendersi il trasferimento in Sicilia o addirittura in Africa. Questa menzogna inventata per tradirvi della vostra patria, è vergognosamente crollata. Nulla è con la Sicilia, nulla con le vecchie provincie. Chi non vorrà emigrare potrà rimanere come prima nelle terre dei loro padri. Però gli apostoli dell’ emigrazione inventeranno altre menzogne. E’ falso anche, come vi dichiareranno, che la dichiarazione di emigrazione è un plebiscito per la Germania o contro, una scelta se tedesco o italiano, così come hanno dato da intendere ai soldati. Non è nessun plebiscito! Con un plebiscito si espressero i Carinziani, gli Slesiani, i territori della Saar ecc… Il voto che diedero portò il loro paese con la Germania. La firma che da voi si vuole esigere, non porterà alcuna modifica al paese, bensì a voi e ai vostri figli porterà il destino crudele dello straniero e privo

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di patria. La decisione di cui si tratta è questa: Fedeltà o infedeltà verso la Patria. Se sei a fianco della patria o se la abbandoni nelle ore più critiche, se vuoi mantenere la vecchia patria ai tuoi figli o se li vuoi gettare all’ incerto destino all’ estero.

Popolo! La scelta non può cadere dolorosa. Decidetevi per la patria! Mantenete ad essa la fedeltà! La liberazione non dice: emigrare compatti bensì rimanere nella patria compatti66.”

In un recente lavoro67 curato dal politologo austriaco Günther Pallaver e dallo storico meranese Leopold Steurer è stato pubblicato un volantino rinvenuto da Steurer presso il Bundesarchiv di Berlino nel 2010. La peculiarità di questo volantino risiede nell’ autore, ovvero Heinrich Mann, fratello del più noto Thomas. Nel 1939 Mann si trova nel Sud della Francia, dove trascorreva il suo esilio sin dal 1933, anno in cui gli fu revocata la cittadinanza tedesca dal regime nazista; ciò non gli impedì di proseguire la sua attività pubblicistica antinazista. E’ attento alle vicende di cronaca riguardanti il Sudtirolo, infatti la conclusione dell’ Accordo Hitler-Mussolini risuona sulle principali testate dei quotidiani europei; è evidente quanta importanza abbia la questione sudtirolese nei rapporti fra Italia e Germania e ciò non sfugge agli occhi di Mann, il quale decide di intervenire in quello che oggi è diventato un documento importante per una comprensione più approfondita del ruolo della propaganda in Sudtirolo.

Come vedremo, il volantino ( qui riportato per gentile concessione di Leopold Steurer, pp. 62-63 ) è un appello alla popolazione tedesca, ma celato dalla pubblicità delle Dolomiti, come se fosse un comunissimo manifestino pubblicitario turistico. Il volantino è piegato in quattro parti: nelle facciate esterne appaiono da un lato un'immagine stilizzata delle montagne e di una baita e, dall'altro, un vero e proprio spot: si descrivono le Dolomiti come «paradiso per l'alpinismo e gli sport estivi e invernali», si reclamizzano particolari sconti sulle ferrovie italiane, si celebrano le meraviglie paesaggistiche. Ma

66 ACS , MI, DGPS, DAGR, Cat. Ann. 1939, b. 1/M 67

G. Pallaver, L. Steurer, Deutsche! Hitler verkaufteuch! Das Erbe von Option und Weltkrieg in Südtirol, Bolzano, 2011

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se lo si dispiega completamente, il volantino mostra il suo vero “cuore”: un appello intitolato “Deutsche! Hitler verkauft

euch!” (“Tedeschi! Hitler vi sta vendendo!”), firmato proprio

da Heinrich Mann per conto dell' “Aktionausschuss deutscher

Oppositioneller”( il “Comitato d’ azione tedesco per l’ opposizione” al regime nazista ). Nel testo Mann descrive i

sudtirolesi come una popolazione di grandi tradizioni ( e tradizionalista ), orgogliosamente contadina, rimasta fedele alla lingua e alla cultura “cristiano-tedesca” nonostante vivesse da 20 anni in territorio italiano. Nessun accenno razziale è presente, anzi, al contrario: sono tedeschi, scrive, “i cui volti

sembrano quelli dei quadri degli Antichi Maestri” ma “ciò non è dovuto alla razza, che si è spesso mischiata”. E ora “dove italiani e tedeschi vivono gli uni accanto agli altri, come hanno sempre fatto, non c'è più posto per tedeschi e austriaci”. Il tutto

a causa di Hitler, “che li ha venduti”: “non per soldi ma per

avere dall'Italia un porto a Trieste”, dal quale a sua volta “partire incontro alla guerra e alla rovina della Germania”.

Così Mann conclude avvertendo: “Tedeschi, nel destino di

questi 250 mila tirolesi dovete guardare il vostro destino, a meno che non vi ribelliate e mettiate fine a Hitler”.

Questo non è l’ unico esempio di propaganda occulta. Un altro esempio significativo ci è dato da una lettera68 dell’ 8 Agosto 1939, inviata dalla Gestapo alla Polizia politica italiana; veniva inviato in allegato un manifestino che aveva le sembianze di un comunicato ufficiale del Gauleiter nazista ( Capo della regione ) del Tirolo, Franz Hofer, destinato alla popolazione sudtirolese. Il volantino era stato spedito dalla Svizzera con recapito tedesco; dalla Germania sarebbe stato a sua volta inviato in Sudtirolo per la diffusione. Il mittente era anonimo. Nel testo, riportato tradotto qui di seguito, leggiamo:

“Connazionali! Uomini e donne del Sudtirolo!

Gira la voce nel nostro paese che Mussolini vuole farvi emigrare in Germania. E’ una infame calunnia! Il Führer non pensa neppure lontanamente di permettere questo delitto! I figli di Andreas Hofer ( combattente nella battaglia del Bergisel nel

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1809 contro l’ esercito napoleonico e celebrato come eroe in Tirolo, n.d.a. ) hanno il sacrosanto dovere di tenere la terra dei

nostri padri, il Tirolo Meridionale e di difenderlo contro ogni attacco. Noi tirolesi e bavaresi, tutto il partito, siamo dietro di voi nella vostra lotta per il diritto, per la giustizia e per la libertà! Rifiutate di abbandonare le vostre case! Voi sudtirolesi siate figli fedeli della Germania, l’ orgoglio del partito e la parte migliore del partito nel Sud! Abbiate fiducia in Adolf Hitler, confidate sui suoi aiuti, egli saprà respingere il perfido attacco dei Welschen al vostro paese! Viva il Sudtirolo, viva la lotta per la liberazione del Sudtirolo tedesco!

Heil Hitler! F.to Franz Hofer – Gauleiter del Tirolo – Innsbruck, 15 Luglio 1939”

Messa di fronte ad una propaganda di fuoco, la popolazione ladina e sudtirolese si trovò comprensibilmente disorientata. Come leggiamo in una lettera revisionata e allegata ad un comunicato ( novembre 1939 ) del prefetto Bellini al Ministero degli Interni, la mittente Genoveffa Colli di Pieve di Livinallongo esprimeva apprensione circa lo stato di confusione e di indecisione che si era insinuato negli animi delle persone in merito alla scelta da fare. Così scriveva alla figlia:

“Mi fa compassione vedere tanta gente che va a soffrire il freddo in Germania, ma anche stare qui non è niente bello, perché gli italiani non ti trattano bene, non ti danno mai legna od altro. Se il Signore non ci libera da questi birbanti, guai. In Germania so bene che non c’ è religione, ma non sono così barbari come questi, che fanno finta di essere cristiani e dentro sono lupi rapaci69”.

Dalla relazione del prefetto di Belluno, risulta che l’ autrice della lettera non aveva optato tuttavia per la cittadinanza tedesca. Per i Dableiber rimanere significava porre un netto rifiuto alla radicale soluzione dell’ espatrio ed accettarne tutte le conseguenze. In quel momento però, si combatteva una

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battaglia perduta; come vedremo in seguito, la cifra di coloro che decisero per l’ adozione della cittadinanza tedesca furono la grande maggioranza. A causa della loro decisione, i Dableiber prima subirono la sopraffazione degli Optanten, in seguito quella dei nazisti, arrivando perfino, in alcuni casi, alla deportazione nel campo di concentramento di Dachau70.

Vorrei concludere questo capitolo con una lettera dell’ arcivescovo di Trento, Celestino Endrici, inviata al

Vaticano nel maggio 1940, la quale riassume efficacemente le motivazioni che condussero sudtirolesi e ladini a optare in massa per l’ espatrio:

“Per l’ 80% della popolazione tutti gli argomenti ( della propaganda nazista ) non avrebbero avuto successo, se tutta la vicenda dell’ Opzione non fosse stata una reazione contro i metodi del regime suggeriti dal senatore Tolomei e messi in pratica dal prefetto Mastromattei, metodi considerati oggi folli anche dalle autorità italiane. Soltanto questa circostanza può far capire la veemenza delle passioni che ha colpito gran parte della popolazione e che ha convinto persino semplici contadini a prestare ascolto a sobillatori stranieri, a rifiutare di ascoltare il proprio parroco ed a rinunciare a quella terra che possedevano da secoli, della quale fino ad allora non avrebbero ceduto un metro quadrato71”.

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A tal proposito, si veda la vicenda di Franz Thaler, nel suo scritto autobiografico “Dimenticare mai”, Bolzano, 1990

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