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CAPITOLO 5 I risultati campionari per attività produttiva

5.5. Colture permanent

Tra le numerose coltivazioni facenti parte di questo comparto sono state prese in esame quelle frutticole ed in particolare la coltivazione del melo, a basso ed alto fusto, della circoscrizione nord est e la coltivazione di arancio praticata nell’area Sud-Isole. 5.5.1. Melo

Il numero di aziende presenti nel campione RICA 2001-2003 in cui è praticata la col- tivazione a melo ammonta mediamente a circa 500 unità, più del 60% delle quali localizzate nella circoscrizione Nord Est, che proprio per questa ragione abbiamo deciso di analizzare in questa sede.

Tabella 5.10 – Caratteristiche della coltura di melo per area di riferimento

Area N° osservazioni SAU media SAU irrigua media del processo (ha) per processo (ha) 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Nord Est 298 316 2,87 5,62 2,63 5,14

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

In controtendenza rispetto agli altri processi esaminati in precedenza, il numero di osservazioni è leggermente aumentato nel campione 2003, coinvolgendo però un insieme di processi con estensione territoriale media praticamente doppia rispetto al

precedente, fatto da attribuire al rilevante ricambio di aziende (oltre il 60%) verifica- tosi nella trasformazione del campione volontario 2001-2001 in quello casuale 2003. Nonostante la massiccia sostituzione di aziende (e quindi di processi), la percentuale di SAU irrigua, sempre superiore al 90%, rimane perfettamente stabile, confermando la notevole uniformità tecnica di questo processo.

Tabella 5.11 – Risultati tecnico-economici della coltura di melo per area di riferimento

Area Resa unitaria Margine lordo/SAU Spese spec.

(q/ha) (¤/ha) (¤/ha)

‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice

Nord Est 391,15 411,03 5,08 9.406 12.246 30,19 1822 1980 8,69

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Analoga conclusione si raggiunge analizzando i dati tecnico-economici: il trend è positivo per la resa media, che aumenta del 5% dal 2001-02 al 2003, e molto positi- vo a livello di Margine Lordo unitario (+30%), anche grazie ad una sensibile lievita- zione dei prezzi intervenuta nel periodo. Per quel che riguarda l’aumento dei costi, che però è più contenuto, non sembra possa essere attribuito ad una maggior presen- za di tecniche produttive a ridotto impatto ambientale o di tipo biologico (vedi tabel- la 5.12); la spiegazione può essere semplicemente legata alla maggior produttività, a sua volta conseguente a tecniche più intensive adottate dalle aziende del nuovo cam- pione.

Tabella 5.12 – Tecniche produttive a ridotto impatto e a carattere biologico della coltura di melo nel Nord Est Italia

N° osservazioni Indice sul totale

2001-02 2003 2001-02 2003

Campione totale 298 316 1,00 1,00

di cui a Ridotto impatto 69 51 0,23 0,16

di cui Biologico 13 18 0,04 0,06

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

5.5.2. Arancio

Come è noto, l’agrumicoltura italiana ricade quasi totalmente (99% secondo la RICA) nella Circoscrizione Sud. L’arancio è la coltura più diffusa, ed è presente nel campione RICA con oltre 500 casi nel 2001-2002, che scendono a meno di 400 nel 2003 per effetto del passaggio dal campione volontario a quello casuale, che ha regi- strato comunque un tasso di variazione del 60%.

Tabella 5.13 – Caratteristiche della coltura dell’arancio per area di riferimento

Area N° osservazioni SAU media SAU irrigua media del processo (ha) per processo (ha) 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Sud-Isole 529 382 4,01 6,61 3,93 6,45

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

La natura essenzialmente campionaria delle variazioni è dimostrata dal forte aumen- to della superficie media investita ad arancio, che cresce dai 4 ha scarsi del 2001-02 ai quasi 7 ha del 2003, continuando ad interessare superfici quasi esclusivamente irri- gue.

Tabella 5.14 – Risultati tecnico-economici dell’arancio per area di riferimento

Area Resa unitaria Margine lordo/SAU Spese spec.

(q/ha) ( /ha) ( /ha)

‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice

Sud-Isole 173,78 178,93 2,96 3.682 3.859 4,82 505,42 356,00 -29,56

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Un’analisi più dettagliata di alcune delle informazioni desumibili dalla RICA eviden- zia tuttavia solo un leggero aumento delle rese medie e dei risultati economici, la cui origine potrebbe plausibilmente essere del tutto congiunturale. Tuttavia è presente anche una cospicua riduzione dei costi specifici (-30%), la cui entità fa supporre la maggior diffusione nel nuovo campione di tecniche produttive diverse: ad esempio, dai dati elementari si constata un minor ricorso al noleggio di mezzi di terzi ed una minor incidenza delle spese di meccanizzazione, fatti che potrebbero anche essere determinati da un miglior assetto organizzativo delle aziende (più grandi) inserite nel nuovo campione.

5.6. Seminativi

I seminativi comprendono una vasta gamma di colture annuali di primaria importan- za come il frumento tenero e duro, l’orzo, il granturco, la segale, la colza, il girasole. Molte di queste colture rivestono un’importanza strategica sotto il profilo alimentare, essendo all’origine di importanti filiere (si pensi solo a quella della pasta o del pane), e che in questo periodo sono oggetto di particolare attenzione, per misurare le conse- guenze della revisione in atto delle politiche comunitarie di intervento. A solo fine esemplificativo, come già detto, abbiamo analizzato il mais ibrido per la produzione di granella, il frumento tenero ed il frumento duro.

5.6.1. Mais ibrido da granella

Il mais ibrido è diffuso su tutto il territorio nazionale ma la concentrazione più alta è registrata nelle regioni più vocate del Nord, dove è presente, secondo la RICA, in più

del 65% delle aziende. In queste aree spesso si presenta in abbinamento agli alleva- menti, in particolare da ingrasso, che ne reimpiegano il prodotto, ma sono anche fre- quenti le aziende che praticano la monocoltura finalizzata alla vendita della granella. Si tratta di una coltura tendenzialmente irrigua, ma questa caratteristica è strettamen- te legata all’area di coltivazione: nelle aree collinari, dove peraltro è ancora abbastan- za diffuso anche se su superfici ridotte, il mais è effettuato in asciutto, cosa che ovvia- mente limita parecchio le rese e soprattutto le oscillazioni di produzione in dipenden- za dell’andamento climatico.

Tabella 5.15 – Caratteristiche della coltura di mais ibrido per area di riferimento

Area N° osservazioni SAU media SAU irrigua media del processo (ha) per processo (ha) 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Nord Ovest 773 599 13,01 17,85 10,75 16,34

Nord Est 991 731 10,77 16,09 7,87 11,87

Nord 1.763 1.330 11,75 16,88 9,13 13,88

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

L’introduzione del campione casuale nel 2003 ha da un lato ridotto il numero dei casi rilevati, e dall’altra ha determinato una considerevole trasformazione delle caratteri- stiche del processo in entrambe le aree considerate, con forti aumenti di superficie media che nel Nord Est raggiungono quasi il 50% (il tasso medio di variazione è dell’80%). Se le superfici unitarie crescono considerevolmente in entrambi i casi, la percentuale di superficie irrigua invece assume un andamento divergente tra Nord Ovest e Nord Est: in crescita di quasi il 10% nel primo caso, all’incirca stabile sul 73% nel secondo.

Tabella 5.16– Risultati tecnico-economici della maiscoltura irrigua per area di riferimento

Area Resa unitaria Margine lordo/SAU Spese spec.

(q/ha) ( /ha) ( /ha)

‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice

Nord Ovest 107,11 104,37 -2,56 1.314 1.321 0,52 529,73 525,16 -0,86

Nord Est 116,06 89,77 -22,65 1.218 1.222 0,32 570,76 554,58 -2,83

Nord 111,72 96,72 -13,42 1.265 1.269 0,35 550,85 540,57 -1,87

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

L’andamento climatico dell’anno 2003 non è stato particolarmente favorevole a que- sta coltura. Gli sbalzi di temperatura e l’eccesso di piovosità hanno disturbato le semi- ne, e nei periodi successivi la carenza di precipitazioni ha messo in serie difficoltà i processi non irrigui. Ne è risultata una riduzione delle rese unitarie, che si è manife- stata con maggiore intensità nel Nord Est, dove inferiore è la percentuale di superfi- cie irrigata, e dove peraltro più elevati erano i livelli di resa del biennio precedente. Nonostante il notevole cambiamento sia strutturale che congiunturale intervenuto, i

risultati economici del 2003 appaiono notevolmente allineati ai valori precedenti. Ciò accade perché le variazioni dei prezzi e dell’intervento pubblico (si ricordi che tra i ricavi è compresa anche l’indennità compensativa seminativi) hanno contrastato effi- cacemente le variazioni negative di resa, consentendo alle aziende di mantenere pra- ticamente invariato il livello dei ricavi e del margine lordo per unità di superficie. 5.6.2. Frumento tenero

Il frumento tenero è, tra i cereali, quello più coltivato e consumato in Italia per l’ali- mentazione umana. Questa coltura inoltre, grazie al disaccoppiamento totale della PAC riformata ed alla sua assoluta semplicità, potrebbe prossimamente assumere un ruolo ancora più predominante nelle rotazioni agrarie principalmente del Nord, ma anche in quelle del Centro, che negli anni qui considerati erano state riorientate verso seminativi a più alta intensità di compensazione.

Come aree rappresentative sono state scelte il Nord Ovest ed il Centro, dove la col- tura viene praticata diffusamente anche se, come vedremo, con tecniche tendenzial- mente diverse. Nelle aree considerate in questo studio ricadevano nel biennio 2001- 2002 oltre 1.000 aziende, che però nel nuovo campione 2003 sono diminuite di quasi 300 unità, con un calo particolarmente significativo nell’area del Centro. Anche in questo caso, alla riduzione dei casi osservati ha fatto da contrappeso un forte aumen- to delle superfici medie, che nel Centro ha raggiunto addirittura il 65%.

Tabella 5.17 – Caratteristiche del frumento tenero per area di riferimento

Area N° osservazioni SAU media SAU irrigua media del processo (ha) per processo (ha) 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Nord Ovest 467 382 6,61 9,50 1,94 2,93

Centro 612 407 5,35 8,82 0,07 0,05

Nord Ovest e Centro 1079 789 5,89 9,15 0,88 1,45

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Le caratteristiche tecnico-economiche del processo, come si diceva, si differenziano sensibilmente tra Nord Ovest e Centro: più intensive nel primo caso (rese più alte, maggior presenza dell’irrigazione, più alta incidenza dei costi specifici, margine lordo più alto), più estensive nel secondo.

Tabella 5.18 – Risultati tecnico-economici del frumento tenero per area di riferimento

Area Resa unitaria Margine lordo/SAU Spese spec.

(q/ha) (¤/ha) (¤/ha)

‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice

Nord Ovest 51,38 50,59 -1,52 913 950 4,15 295,13 309,47 4,86

Centro 42,96 39,50 -8,07 671 588 -12,39 273,02 265,97 -2,58

N.Ovest e Centro 47,05 45,07 -4,20 788 770 -2,32 283,76 287,83 1,43

La dinamica osservabile dalla RICA per l’anno 2003 evidenzia come l’annata abbia favorito maggiormente le colture del Nord Ovest, che grazie alle migliori qualità dei suoli utilizzati hanno risentito meno del non favorevole andamento climatico; decisa- mente peggiore invece il risultato del Centro, dove le rese sono diminuite dell’8%, causando una caduta del Margine Lordo del 12%. Nonostante la notevole sostituzio- ne di aziende effettuata tra il 2002 ed il 2003, si ritiene quindi che le variazioni osser- vate dalla RICA siano prevalentemente di origine congiunturale; e ciò in quanto la coltivazione del frumento tenero, al di là delle differenziazioni legate all’area di col- tivazione, presenta ormai modalità di svolgimento quasi totalmente standardizzate, che di fatto rendono poco rilevanti le caratteristiche dell’azienda in cui il processo medesimo viene attuato e (almeno sino al livello del Margine Lordo) anche le corri- spondenti dimensioni.

5.6.3. Frumento duro

Coltura caratteristica dei seminativi dell’Italia centrale e meridionale, il grano duro si caratterizza per l’elevata capacità di utilizzazione di superfici anche di bassa fertilità, molto diffuse sulle pendici appenniniche. Siccome le rese unitarie sono tendenzial- mente basse, le superfici investite sono di norma assai più estese di quelle del frumen- to tenero; ciò conferisce al frumento duro la caratteristica di coltura eminentemente estensiva, che spesso si presta ad essere attuata anche da aziende con bassissimi livel- li organizzativi (ad esempio, aziende quasi prive di meccanizzazione e di manodope- ra che per le operazioni colturali necessarie utilizzano prestazioni di contoterzisti). L’utilizzo di terreni a bassa potenzialità produttiva rende ovviamente questa coltura particolarmente sensibile all’andamento delle condizioni climatiche.

Tabella 5.19– Caratteristiche del frumento duro per area di riferimento

Area N° osservazioni SAU media SAU irrigua media del processo (ha) per processo (ha) 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Centro 1.581 1.168 15,12 22,64 0,10 0,60

Sud-Isole 2.375 2.008 13,40 18,86 0,52 0,89

Centro e Sud-Isole 3.956 3.176 14,08 20,25 0,35 0,78

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Come si vede, il grano duro è davvero molto presente nel campione RICA: nel primo biennio considerato erano rilevati nel Centro e nel Sud–Isole quasi 4.000 casi, che poi si sono ridotti di quasi il 20% nel 2003, con l’introduzione del nuovo campione. La parte preponderante è localizzata nell’area Sud-Isole, dove le caratteristiche di coltu- ra estensiva sopra richiamate sono ancora più evidenti.

Anche nel frumento duro la riduzione della frequenza delle osservazioni è stata accompagnata da un forte aumento delle dimensioni medie dei processi rilevati (in media + 43%), che li ha portati a superare nel 2003 i 20 ettari. Come si vede dalla

tabella 5.19, i dati confermano quanto detto in premessa circa la quasi totale assenza per questa coltura di superfici irrigue.

Tabella 5.20 – Risultati tecnico-economici del frumento duro per area di riferimento

Area Resa unitaria Margine lordo/SAU Spese spec.

(q/ha) (¤/ha) (¤/ha)

‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice ‘01-02 2003 Indice

Centro 34,63 32,83 -5,22 902 825 -8,46 280,86 279,87 -0,35

Sud-Isole 25,04 22,96 -8,30 717 656 -8,54 210,53 213,86 1,58

Sud-Isole e

Centro 29,15 27,01 -7,33 796 725 -8,88 240,70 241,00 0,13

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Analogamente, la tabella 5.20 conferma che la resa del frumento è strettamente lega- ta alle condizioni pedo-climatiche: infatti la negativa performance registrata per l’an- no 2003 è da attribuire proprio alle alte temperature ed alla siccità che hanno caratte- rizzato la fase finale del ciclo vegetativo, ostacolando la corretta maturazione delle cariossidi. Per le regioni del centro la flessione è stata più contenuta, nell’ordine del 5%, mentre nell’area Sud-Isole, caratterizzata, come si è detto, da condizioni pedolo- giche più limitanti, è scesa di oltre l’8%,

Inevitabile quindi anche un peggioramento del risultato economico, attribuibile pra- ticamente in toto al calo delle rese e, nel caso del Sud–Isole, anche ad una piccola lie- vitazione dei costi. E’ dunque plausibile sostenere che le variazioni riscontrate, nono- stante la massiccia sostituzione di aziende intervenuta nel 2003, possano trovare ade- guata spiegazione e giustificazione nell’andamento congiunturale dell’annata.

5.7. Conclusioni

5.7.1. Considerazioni generali

In sintesi, dalle analisi campionarie svolte si possono trarre alcune considerazioni che è opportuno riepilogare brevemente:

I. l’introduzione del campione casuale nel 2003 ha determinato, praticamente in tutti i casi esaminati, una sensibile riduzione del numero di osservazioni ed un paral- lelo aumento delle dimensioni medie dei processi rilevati;

II. la presenza di forti salti dimensionali tuttavia non ha determinato, nella maggior parte dei casi, variazioni significative dei risultati tecnico-economici attribuibili con certezza alla diversa distribuzione dimensionale del campione;

III. la regola precedente subisce un’eccezione quando nel processo sottoposto ad osservazione sono presenti più tecniche produttive tra loro sensibilmente diversi- ficate e la scelta di queste tecniche dipende in modo significativo dalle dimensio- ni del processo;

zioni dinamiche ottenibili dall’esame di serie storiche relative ai processi basate su campioni variabili diminuisce sensibilmente:

a. al crescere del tasso di sostituzione delle aziende (fatto inevitabile proprio a causa dell’ignota relazione che lega le variabili di processo con quelle azien- dali utilizzate per l’estrazione del campione);

b. al crescere della variabilità interna al processo, intesa come coesistenza di tec- niche differenziate esaminate all’interno dello stesso strato;

c. al diminuire della frequenza delle osservazioni disponibili nella serie storica considerata.

Le prescrizioni comportamentali che è possibile dedurre da queste constatazioni sono, per la maggior parte, quasi scontate. Chi utilizza il dato RICA per questo tipo di analisi deve porre una particolare attenzione ai parametri che identificano l’affida- bilità del campione analizzato, adottando gli accorgimenti necessari per ridurre al minimo le cause di disturbo sopra elencate. Le tecniche da applicare variano di volta in volta e debbono quindi essere individuate dal ricercatore. Tra le più comuni, pos- siamo indicare nell’ordine:

1. l’utilizzo di un campione costante in sostituzione del campione variabile. Quest’ultimo è consigliabile solo quando il tasso di sostituzione è limitato ed il

campione disponibile è molto grande38;

2. l’applicazione di un criterio di selezione preliminare dei processi tendente a ridur- re la variabilità interna dei medesimi e quindi atto a definire un insieme di tecni- che più omogenee, come nel caso della riduzione dell’estensione territoriale del- l’area di riferimento.

A volte tuttavia può accadere che nessuna delle soluzioni ora suggerite appaia con- cretamente praticabile o fornisca comunque risultati soddisfacenti. In particolare, quando si verificano le condizioni descritte al precedente punto III (presenza di più tecniche produttive tra loro sensibilmente diversificate e correlate in modo significa- tivo alle dimensioni del processo), può accadere che, in presenza di un elevato tasso di variazione dimensionale del campione, le variazioni misurate dipendano principal- mente dall’esistenza di questa correlazione e non dall’andamento congiunturale dei fenomeni in osservazione. In questi casi, potrebbe essere utile applicare una tecnica di “riallineamento” dimensionale dei campioni così come suggerito, a puro scopo esemplificativo, nel paragrafo seguente.

5.7.2. Il riallineamento dimensionale dei campioni: il caso dei bovini da latte del Nord Ovest L’esempio che segue è stato sviluppato sul processo produttivo “allevamento bovino da latte dell’Area Nord Ovest”, in cui sono state osservate sia una forte variazione dimensionale dei valori strutturali medi (vedi tabella 5.2), sia dinamiche evolutive dei

38Ad oggi il campione RICA non prevede un turn over programmato di aziende. Il campione è variabile,

parametri tecnico-economici (tabella 5.3) chiaramente non riconducibili a fenomeni comuni a tutto il settore (INEA, 2003). Inoltre il processo è da classificare tra quelli in cui sussistono forti correlazioni positive tra il numero di capi allevati e le tecniche di allevamento più intensive, evidenziate da rese unitarie in latte crescenti.

In questi casi gli indici tecnico-economici possono essere alterati significativamente dalla diversa composizione strutturale dei campioni, e potrebbero indurre a conside- rare come evoluzione tecnologica del settore ciò che invece è solo l’effetto di una variazione campionaria. Nel caso di confronti temporali tra campioni, la tecnica che qui proponiamo riduce in sostanza le differenze dimensionali, nell’ipotesi che ciò consenta di contenere anche le conseguenze che tali differenze provocano sui valori campionari medi.

L’obiettivo intermedio consiste nel ricavare, dai due campioni disponibili, due sotto- campioni aventi analoga distribuzione di frequenza in riferimento ad una data strati- ficazione; una volta ottenuti questi due sottocampioni, sarà infatti relativamente sem- plice ricalcolare gli indici di variazione, che saranno quindi al netto dell’effetto dimensionale. Nel nostro caso, il campione più numeroso è quello del biennio 2001- 2002, mentre quello del 2003 si caratterizza per dimensione maggiore in termini di UBA (vedi grafico 5.1).

Il primo passaggio ha riguardato il campione 2001-2002, per il quale sono state indi- viduate le dimensioni minime, massime e medie, in termini di UBA, e sono state indi- viduate le ampiezze delle classi di UBA idonee a stratificare efficacemente il campio- ne disponibile in classi aventi frequenza approssimativamente omogenea. Le stesse classi sono state riportate anche al campione 2003, imponendo però contemporanea- mente al medesimo un limite superiore della classe dimensionale maggiore, pari alla dimensione massima presente nel campione precedente.

Come infatti si evince dalla figura 5.2, il campione 2001-2002 ha nelle ultime due classi un andamento inverso a quello del 2003: mentre nel primo caso la consistenza campionaria diminuisce, nel 2003 si ha un aumento della frequenza, per effetto della scelta campionaria effettuata dall’ISTAT che ha portato ad includere nel campione RICA tutte le imprese più grandi rilevate in sede di Censimento del settore.

Il riallineamento dimensionale dei campioni ha in sintesi seguito le seguenti fasi: 1. è stato calcolato in tutte le classi il valore del rapporto:

R-NUM = numero aziende 2001-2002 / numero aziende 2003;

2. il valore minimo di R-NUM è stato applicato alle frequenze del 2003, in ciascuna classe, per calcolare le nuove frequenze del campione 2001-2002 che risultano ora proporzionali a quelle del 2003;

3. successivamente, per ottenere l’allineamento definitivo dei due campioni, dal

campione 2001-2002 sono state eliminate in maniera casuale39le aziende ecce-

denti le nuove frequenze calcolate.

39E’ stata utilizzata una funzione che attribuisce a ciascuna osservazione un numero casuale, in grado quin-

I risultati dell’operazione di riallineamento eseguita sono rappresentati nel grafico in figura 5.2, che evidenzia: le frequenze originali presenti nei diversi campioni, la rela- tiva distribuzione dimensionale, ed infine (nella barra centrale) il campione 2001- 2002 riallineato con quello del 2003 con il metodo proposto.

Figura 5.2 – Distribuzione dei campioni RICA 2001-02 (originale e riallineato) e 2003 (originale) in classi dimensionali

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA

Per valutare gli effetti del riallineamento eseguito, sono state elaborate le tabelle 5.21 e 5.22 relative al processo per l’area Nord Ovest, che riprendono lo schema delle pre- cedenti tabelle evidenziando però le differenze tra i dati campionari grezzi e quelli riallineati per mezzo della procedura prima illustrata.

Tabella 5.21 – Confronto tra le caratteristiche dell’allevamento bovino da latte dell’area Nord Ovest ante e post riallineamento dimensionale

Area N° osservazioni UBA medie Lattifere medie

per allevamento per azienda 2001-02 2003 2001-02 2003 2001-02 2003

Nord Ovest originale 707 521 66,64 128,35 41,68 81,74

Nord Ovest riallineato 462 480 71,66 79,47 44,59 52,00

Fonte: Nostre elaborazioni su dati RICA