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Il confronto dei risultati economici tra i campioni RICA volontario e casuale

CAPITOLO 4 L’agricoltura attravero il campione RICA

4.3. Il confronto dei risultati economici tra i campioni RICA volontario e casuale

Il confronto dei risultati economici parte dall’analisi della Produzione Lorda Vendibile (PLV), che esprime il valore della produzione aziendale potenzialmente destinata alla vendita e può essere assimilata al volume di affari (o fatturato lordo) delle imprese industriali (tab. 4.9).

Tabella 4.9 - Variabili reddituali aziendali (variazioni % RICA 2003 vs 2001/02)

PLV Valore Prodotto Reddito Imposte IVA aggiunto netto netto e tasse

Totale 79 75 81 71 33 28 Circoscrizione Nord Occidentale 88 69 77 74 28 43 Nord Orientale 60 76 81 81 18 8 Centro 110 77 89 47 55 -7 Sud e Isole 82 79 83 77 68 48 Polo Seminativi 62 62 69 59 26 22 Ortofloricoltura 162 147 157 136 82 -10 Arboreo 71 60 66 46 36 -5 Erbicolo 64 67 69 68 28 21 Granivoro -3 24 29 36 -46 64 Erbaceo-Arboreo (Policoltura) 67 61 64 43 34 61 Allevamento Misto (Poliallev.) 278 263 280 257 155 244 Misto Coltivazioni - Allevamenti 47 43 47 40 52 35 Dimensione economica Grande 99 102 109 101 29 44 Media 2 -3 -4 -8 4 -16 Piccola -5 -13 -18 -24 16 -31 Fonte: BD RICA 2001, 2002 e 2003

Nelle aziende del campione casuale il valore della produzione giunge mediamente a 137.000 euro, superando del 79% il fatturato delle aziende volontarie (pari a poco più di 77.000 euro). E’ questo il principale elemento che caratterizza il campione casua- le e lo distingue da quello volontario: la sua sensibile superiorità in termini di fattu- rato aziendale.

L’osservazione dei risultati economici scomposti in funzione della dimensione eco- nomica delle aziende dei due campioni aiuta a spiegare le differenze esistenti. Da essi emerge in maniera evidente come la discrepanza tra i due campioni, casuale e volon- tario, sia riconducibile soprattutto al ruolo svolto dalle grandi aziende.

La conferma a quanto affermato giunge proprio dall’esame del valore della PLV aziendale in funzione della dimensione economica delle aziende: la classe dimensio- nale maggiore è l’unica a distanziarsi sensibilmente dal quadro delineato dal prece- dente disegno campionario volontario (99%, praticamente il doppio), mentre sia per la classe delle aziende medie, che per quella delle piccole aziende la variazione è con- tenuta in qualche punto percentuale (rispettivamente del 2 e del -5%).

Proprio in coincidenza delle piccole aziende emerge l’altro elemento di differenzia- zione tra i due campioni: sono le aziende del campione volontario che, contrariamen- te a quanto avviene per le grandi aziende, presentano un valore della produzione leg- germente superiore a quanto riscontrabile per le aziende casuali (per queste ultime vi

è una contrazione del 5%). In questo caso la differenza esistente in termini di fattura- to, che rimane comunque contenuta, anche in considerazione dei limiti dimensionali che identificano la classe delle piccole aziende, può essere ricercata nella natura stes- sa del campione volontario RICA, da sempre costituito di aziende orientate al merca- to e caratterizzate da una più spiccata professionalità gestionale. In queste aziende, seppure di piccole dimensioni, la gestione è rivolta alla massimizzazione del profitto imprenditoriale o comunque all’attuazione di processi di crescita o di adattamento strutturale dell’azienda. L’adesione alle politiche a favore dell’adeguamento struttu- rale (investimenti ed insediamento giovani), riservate ad aziende che dimostrino requisiti quali la sufficiente redditività economica e un adeguato livello di conoscen- ze e competenze, configura una gestione professionale dell’attività agricola. A questa realtà si contrappone quella derivante dalle piccole aziende del campione casuale, in cui sono invece presenti strategie gestionali non certo rivolte alla creazione di valore ma piuttosto alla integrazione del reddito familiare ed in cui emergono i tratti di un progressivo disimpegno aziendale.

Considerazioni a parte meritano le aziende ricadenti nella classe dimensionale media, per le quali gli scostamenti registrati tra i risultati economici dei due campioni appa- iono molto più contenuti e limitati a qualche punto percentuale. La similitudine dei risultati economici ottenuti dimostra come per questa fascia dimensionale la realtà descritta a partire dal campione volontario fosse già colta in maniera soddisfacente ed in linea con la rappresentazione derivante dall’adozione del campione casuale. La dimensione economica maggiore che contraddistingue il campione casuale nel suo complesso trova peraltro conferma anche scomponendo il dato nazionale in funzione delle circoscrizioni territoriali considerate: il fatturato delle aziende casuali è sempre e sensibilmente superiore a quello delle aziende volontarie.

Appare rilevante, tuttavia, la variabilità che si registra all’interno delle singole circo- scrizioni. A fronte di situazioni che per l’area meridionale e per quella nord occiden- tale possono essere valutate in linea con l’incremento medio nazionale, o comunque non molto distante da esso, la differenza nella crescita del valore della produzione aziendale diventa molto marcata nella circoscrizione centrale, dove una azienda del campione casuale fattura, mediamente, più del doppio dell’analoga azienda volonta- ria (+110%). Situazione diversa si riscontra nella circoscrizione nord-orientale, dove tale divario è contenuto in un più 60%, risultato che indica come in quest’ultima cir- coscrizione la dimensione media delle aziende del campione volontario risulti molto più prossima a quella del campione casuale, seppure rimanga comunque inferiore ad essa.

In riferimento all’orientamento produttivo i valori più elevati della produzione sono riscontrabili in corrispondenza delle aziende con allevamenti industriali (granivore) con valori di circa 570.000 ¤ nel campione casuale e addirittura di oltre 590.000 ¤ per quelle volontarie. Per questo orientamento produttivo non si hanno differenzia- zioni significative tra i due campioni in termini di fatturato prodotto, essendo tali dif- ferenze contenute in soli 3 punti percentuali. Molto più rilevanti, invece, sono le

discrepanze riscontrabili in tutti gli altri ordinamenti, con la caratteristica comune di un valore della produzione conseguito dalle aziende casuali del campione RICA 2003 che risulta essere sempre e sensibilmente superiore a quello raggiunto dalle analoghe aziende del campione volontario, variando da un quasi 50% in più per le aziende miste con coltivazioni ed allevamenti, fino al 278% in più delle aziende con più alle- vamenti.

Ciò nonostante, anche in questo caso, è soprattutto la dimensione economica delle aziende a determinare le differenze più evidenti tra i due campioni. Come infatti è messo in evidenza dai dati della tabella 4.10, nella quale i risultati economici sono disaggregati non solo in ordine all’orientamento produttivo, ma anche alla dimensio- ne economica, sono essenzialmente le grandi aziende a far registrare gli scostamenti maggiori tra il campione volontario e quello casuale, scostamenti variabili dal 30 fino a quasi il 300% in più. Anche per l’ordinamento produttivo, limitatamente alle azien- de di medie dimensioni economiche, viene confermato che il passaggio al campione casuale non determina differenze significative nei risultati economici (solo pochi punti percentuali, che tradotti in termini assoluti equivalgono a qualche migliaia di euro). Più variegata appare invece la situazione per le piccole aziende, in corrispon- denza delle quali l’adozione del campione casuale conduce a variazioni di segno con- trapposto, variazioni a volte anche consistenti in termini percentuali ma non certo in valori assoluti.

Tabella 4.10 - Variabili reddituali aziendali per polo e dimensione (variazioni % RICA 2003 vs 2001/02)

Polo Dimensione PLV Valore Prodotto Reddito Imposte IVA economica aggiunto netto netto e tasse

Seminativi GRANDE 77 75 75 59 33 58 MEDIA -4 -7 -9 -14 -9 -29 PICCOLA 5 -7 -7 -17 10 -10 Ortofloricoltura GRANDE 185 176 191 170 95 0 MEDIA 9 -4 -8 -15 8 -48 PICCOLA -21 -27 -25 -25 32 -65 Arboreo GRANDE 91 81 88 67 17 -4 MEDIA -1 -4 -5 -10 19 -24 PICCOLA -14 -19 -27 -31 -3 -45 Erbicolo GRANDE 79 87 91 93 20 32 MEDIA 7 -2 8 4 16 -16 PICCOLA -12 -16 -22 -27 21 -35 Granivoro GRANDE 29 70 76 86 -34 125 MEDIA -5 50 20 36 -51 22 PICCOLA 62 101 70 60 -32 21 Erbaceo-Arboreo (Policoltura) GRANDE 92 86 87 73 24 122 MEDIA 8 14 18 21 0 -30 PICCOLA -4 -8 -8 -15 8 -22 Allevamento Misto (Poliallevamento) GRANDE 286 299 332 334 137 370 MEDIA 2 0 -10 -18 11 -20 PICCOLA -14 -36 -36 -52 17 -44 Misto Coltivazioni- Allevamenti GRANDE 87 80 93 81 128 93 MEDIA 6 1 -3 -7 0 -27 PICCOLA -5 -12 -16 -19 -8 -19 Fonte: BD RICA 2001, 2002 e 2003

Gli altri indicatori economici considerati nel confronto tra il campione casuale e quel- lo volontario per la valutazione della redditività aziendale, sono costituiti dal Valore Aggiunto (VA), dal Prodotto Netto (PN) ed infine dal Reddito Netto, estrema sintesi

della gestione economica dell’azienda31.

In termini essenziali, dall’osservazione dei dati (riportati sempre in tabella 4.9), si possono evidenziare alcuni aspetti degni di nota, che verranno richiamati e sviluppa- ti nel seguito di questa trattazione:

- il campione casuale disegna una realtà dell’agricoltura italiana composta di azien- de i cui risultati economici, espressi in termini di VA, PN e RN, sono superiori a quanto descritto a partire dal campione volontario, in accordo con quanto già veri- ficato per il valore della produzione lorda vendibile;

31Una descrizione del significato di queste variabili economiche è riportata nel glossario, presente tra le

- le migliori performance economiche delle aziende del campione casuale sono stret- tamente riconducibili al maggior peso relativo assunto nel campione casuale dalle aziende di grosse dimensioni economiche;

- allo stesso tempo, non si registrano variazioni di rilievo confrontando le aziende medie dei due campioni, a dimostrazione della buona rappresentatività del campio- ne volontario per questa fascia dimensionale;

- le variazioni dei redditi aziendali, a differenza di quanto riscontrato per il valore della produzione, sono molto più contenute e tendono progressivamente a ridursi, man mano che si sottraggono le diverse voci di costo. Anche i valori si mantengo- no più costanti se scomposti in ordine a tutte le variabili di stratificazione; - ciò indica che il rendimento economico dell’attività produttiva nelle aziende volon-

tarie è superiore, o se si vuole, queste aziende presentano una maggiore efficienza economica aziendale, riscontrabile un po’ per tutte le stratificazioni.

Procedendo per ordine, ad un esame più particolareggiato dei singoli risultati reddi- tuali si rileva una generale superiorità dei parametri considerati per il campione casuale, variabile tra il +81% del PN ed il +71% di incremento del RN (tab. 4.9). La minore crescita registrata nel campione casuale per il VA, rispetto a quanto rileva- to per la PLV, dipende dal peso relativamente maggiore assunto dai costi delle mate- rie prime e dei servizi, vale a dire dei costi variabili direttamente imputabili ai pro- cessi produttivi, nonché dalle spese generali e fondiarie a carico dell’intera azienda, che nel complesso costituiscono il 41,2% della PLV aziendale, contro il 39,9% riscon- trato nelle aziende volontarie (tab. 4.11). La maggiore spesa per la copertura dei costi intermedi, a sua volta, è strettamente correlata anche alla significativa ricomposizio- ne degli orientamenti produttivi registrata con il passaggio al campione casuale, che

ha privilegiato ordinamenti a più alto impiego di materie prime e servizi32.

Il recupero di redditività del campione casuale, indicato in termini di PN, è ricondu- cibile al minor peso relativo assunto in questo campione dagli ammortamenti delle immobilizzazioni agricole (quote di costi fissi) e dalle imposte e tasse. Il minor peso degli ammortamenti, a sua volta, è la conseguenza di una relativa inferiore dotazione per unità di superficie di Capitali Fissi aziendali (capitale fondiario, ma anche mac- chine e bestiame). Riguardo alle imposte e tasse ed agli importi IVA, la stessa tabel- la 4.9 indica una loro crescita molto contenuta, che avviene per entrambe le voci nel- l’ordine del 30%, con una conseguente contrazione della loro importanza tra le voci di costo aziendale. Occorre segnalare come il basso livello assunto dalle imposte e tasse ed il suo incremento non direttamente proporzionale al fatturato aziendale sia frutto delle politiche di agevolazioni fiscali di cui gode il settore agricolo.

Tabella 4.11 - Composizione percentuale della PLV nei due campioni - (dati in %) 2001-02 2003 VA PN RN VA PN RN Totale 60,1 52,9 39,3 58,8 53,6 37,7 Circoscrizione Nord Occidentale 61,5 52,7 41,3 55,2 49,5 38,2 Nord Orientale 51,5 45,9 31,5 56,6 51,9 35,5 Centro 63,4 53,7 39,7 53,5 48,3 27,7 Sud e Isole 68,6 62,1 48,1 67,5 62,3 46,6 Polo Seminativi 59,5 50,6 33,8 59,7 52,7 33,3 Ortofloricoltura 66,2 57,6 44,4 62,6 56,5 39,9 Arboreo 69,6 60,3 44,1 65,3 58,5 37,8 Erbicolo 56,7 51,7 42,1 57,7 53,1 42,9 Granivoro 33,2 34,1 26,5 42,4 45,7 37,3 Erbaceo-Arboreo (Policoltura) 62,3 54,1 36,0 60,0 53,0 30,9 Allevamento Misto (Poliallev.) 53,6 48,0 37,7 51,5 48,2 35,6 Misto Coltivazioni - Allevamenti 56,6 49,9 39,1 55,3 50,0 37,3 Dimensione Grande 57,4 51,3 36,9 58,2 53,9 37,4 Media 64,9 55,9 43,8 61,7 53,0 39,7 Piccola 64,8 52,9 38,9 59,3 45,7 31,1 Fonte: BD RICA 2001, 2002 e 2003

Nel passaggio al campione casuale il RN aziendale aumenta in misura inferiore rispetto a quanto rilevato per il fatturato (+71%, contro il 79% di incremento per la PLV). Ad una lettura congiunta delle diverse componenti di costo aziendale, con le caratteristiche strutturali del campione casuale, si rileva come la contrazione di red- ditività sia correlata al già citato maggior ricorso al lavoro salariato delle aziende casuali. Tale risultato configura dunque una più alta efficienza economica da parte del campione volontario, capace di conseguire una redditività netta del 39,3%, a fronte di un valore che per il campione casuale si colloca al 37,7%, come la stessa tabella 4.11 indica. In realtà, tale maggiore efficienza si realizza nella possibilità di contenere l’impiego di lavoro salariato e dunque una voce di costo esplicita ed incorporando il valore corrispondente nel reddito complessivo delle aziende volontarie.

Attraverso la scomposizione dei risultati medi del campione, in funzione delle dimen- sioni di analisi considerate è possibile trarre ulteriori spiegazioni circa i risultati otte- nuti.

L’adozione del campione casuale conduce ad un peggioramento dei redditi aziendali (tab. 4.9), che appare strettamente correlato alla composizione del campione stesso. Proprio la sua natura casuale porta a comprendere aziende con diverse professionali- tà ed in cui lo svolgimento dell’attività agricola può rispondere a diverse motivazio-

ni o, utilizzando una terminologia più economica, a diverse funzioni obiettivo del- l’imprenditore, non sempre riconducibili alla massimizzazione del reddito prodotto o alla piena occupazione del nucleo familiare, ma spesso coincidenti con la conserva- zione del patrimonio aziendale o con l’integrazione del reddito familiare globale, magari composto di redditi provenienti da più fonti. Ciò è particolarmente vero pro- prio per le piccole aziende agricole, spesso insufficienti a garantire il pieno sostenta- mento o la piena occupazione all’imprenditore agricolo ed alla sua famiglia. Nel caso delle grandi aziende il loro carattere “meno professionale” è pienamente compensato dalle dimensioni economiche, notevolmente superiori a quelle abitualmente presenti nel vecchio campione volontario.

La localizzazione territoriale delle aziende, invece, non sembra svolgere un ruolo significativo nel determinare le variazioni dei risultati economici: l’incremento rea- lizzato da ciascun indicatore di reddito nelle diverse aree avviene in misura ragguar- devole, dell’ordine del 70-80%, ma in una maniera costante e senza una particolare differenziazione tra le singole circoscrizioni (tab. 4.9).

Merita tuttavia di essere segnalato il comportamento dell’area centrale. Se in riferi- mento alla PLV aziendale il passaggio al campione casuale segna un aumento del 110%, nella misura quindi più elevata registrata all’interno del campione, per la stes- sa circoscrizione si rileva l’aumento più basso del RN aziendale, limitato al 47%. Un’analisi più dettagliata mostra come in questa area il nuovo disegno campionario casuale abbia introdotto un numero superiore di aziende specializzate negli alleva- menti industriali (ordinamento granivoro), il cui peso percentuale è giunto al 2,4%, a fronte di un peso iniziale dell’0,2% nel campione volontario. Parallelamente, nel nuovo campione sono relativamente meno presenti nella circoscrizione centrale aziende ricadenti negli ordinamenti erbicolo (quasi il 30% in meno) ed in quello orto- floricolo (-10%). Si tratta nel primo caso (granivoro) di un ordinamento in cui la capacità di produrre reddito per unità di valore prodotto è tra le più basse, al contra- rio di quanto avviene per gli ordinamenti erbicolo ed ortofloricolo, in grado di remu- nerare meglio i fattori produttivi impiegati. L’effetto congiunto dell’inclusione di aziende granivore e l’esclusione di aziende erbicole ed ortofloricole spiega il ridotto aumento della redditività aziendale, in termini di RN, del campione casuale nella cir- coscrizione dell’Italia centrale.

Nel raffronto tra i risultati economici dei due campioni RICA, volontario e casuale, appare di particolare interesse poter analizzare l’efficienza economica della gestione aziendale, definita dalla capacità di trarre reddito dal valore della produzione ottenu- ta; tale capacità viene misurata rapportando il RN aziendale al valore della PLV ed espressa in percentuale.

Per comprendere i motivi di tale diversità può essere utile scomporre il risultato glo- bale in funzione della localizzazione territoriale e della dimensione economica, così come mostrato dalla figura 4.1.