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La struttura dell’agricoltura italiana attraverso il riporto all’universo del campione RICA

Fugura 4.1 Incidenza del Reddito Netto per lacalizzazione dimensione (dati in %)

4.4. La struttura dell’agricoltura italiana attraverso il riporto all’universo del campione RICA

L’agricoltura italiana che emerge dai dati campionari RICA 2003 estesi all’universo delle aziende agricole (tab. 4.12) si compone di unità produttive aventi dimensioni fisi- che ed economiche riguardevoli: la superficie media aziendale è di 11,6 ettari, mentre la dimensione economica supera di poco le 19 UDE. Le dimensioni rilevate, ben al disopra del panorama nazionale, dipendono essenzialmente dall’universo rappresenta- to dal campione RICA, che come noto si riferisce alle sole aziende “professionali”. Rilevante è anche la dotazione media aziendale di bestiame, fissata a 12,3 UBA per azienda; per contro l’impiego complessivo di manodopera non raggiunge la piena occupazione di una unità lavorativa, essendo richiesto un apporto del fattore lavoro pari a 0,9 ULT, di cui oltre l’80% riconducibile a manodopera familiare.

Tabella 4.12 - I dati strutturali delle aziende agricole secondo la RICA (medie aziendali, 2003)

SAU UBA ULT ULF Nuovi . Investim. Capitale RLS

investim fissi lordi esercizio

(ha) (n.) (n.) (n.) (euro) (euro) (euro) (UDE)

Valle d'Aosta 25,7 14,0 1,1 1,0 7.697 116.465 53.539 10,3 Piemonte 15,6 17,1 1,1 1,0 8.791 47.516 75.718 21,8 Lombardia 25,1 91,4 1,5 1,1 9.250 95.449 165.353 69,8 P.a. Trento 4,5 2,9 0,9 0,8 8.717 40.371 29.878 17,0 P.a. Bolzano 6,0 6,6 1,1 1,0 3.168 63.274 37.713 19,5 Veneto 10,5 20,8 0,9 0,8 11.439 45.224 68.466 22,9 Friuli V. G. 9,8 8,8 0,9 0,9 7.670 51.479 50.662 18,9 Liguria 2,3 0,7 0,9 0,9 849 25.849 12.608 14,8 Emilia-Romagna 21,7 26,1 1,2 1,0 13.497 50.288 59.408 37,5 Toscana 21,8 10,0 1,6 1,2 8.420 118.289 104.460 29,4 Marche 11,9 4,6 0,7 0,7 2.925 19.541 32.391 12,6 Umbria 14,0 7,7 0,8 0,7 4.641 39.394 40.722 13,9 Lazio 7,7 5,3 0,8 0,7 1.371 28.121 31.043 13,3 Abruzzo 6,7 3,2 0,9 0,8 1.559 28.919 26.679 9,1 Molise 10,1 5,6 0,7 0,6 736 19.349 29.790 9,8 Campania 4,0 5,3 0,8 0,7 597 18.685 21.774 12,0 Calabria 5,4 1,3 0,6 0,5 122 19.263 10.827 8,7 Puglia 11,1 1,6 0,7 0,5 1.443 34.122 28.471 17,9 Basilicata 13,0 3,6 0,7 0,6 435 25.159 23.663 11,3 Sicilia 8,0 2,2 0,6 0,5 171 23.932 15.512 9,9 Sardegna 25,4 14,0 0,9 0,8 943 30.027 38.620 14,1 Nord-Ovest 17,7 42,7 1,2 1,0 7.997 63.931 101.157 38,7 Nord-Est 13,5 19,2 1,0 0,9 10.949 48.670 58.852 26,8 Centro 11,5 5,9 0,9 0,8 3.355 44.674 45.050 15,3 Sud e Isole 9,2 3,8 0,7 0,6 588 24.478 21.380 12,1 Italia 11,6 12,3 0,9 0,7 4.226 38.312 43.735 19,1

Fonte: INEA Banca Dati RICA e ISTAT V° Censimento Generale Agricoltura

Continuando l’esame dei dati strutturali, gli investimenti mediamente effettuati nel corso dell’esercizio allo scopo di incrementare il capitale fondiario e di esercizio

(Nuovi investimenti) ammontano ad oltre 4.200 euro ad azienda. Nella dotazione di capitale prevale leggermente la componente di esercizio rispetto a quella fondiaria; quest’ultima (Investimenti fissi lordi), al netto del valore dei terreni e dei boschi, è mediamente pari a circa 38.300 euro.

A fronte di questo profilo strutturale medio delle aziende agricole italiane, disegnato a partire dai dati RICA estesi all’universo, esiste una accentuata variabilità dei dati strutturali in funzione del contesto territoriale analizzato. In riferimento ai parametri dimensionali SAU e RLS, le unità produttive settentrionali presentano i valori più ele- vati, sia nei riguardi della dimensione fisica che, soprattutto, nei confronti di quella economica: le aziende agricole del Nord ovest sfiorano le 39 UDE (pressoché il dop- pio della media nazionale), valore sostenuto in particolare dalla dimensione media delle aziende lombarde, mentre quelle nord orientali hanno una dimensione di poco inferiore alle 27 UDE (quasi il 50% in più della media italiana), grazie al contributo delle aziende emiliano-romagnole.

Oltre ai parametri dimensionali anche gli altri dati strutturali delineano un’agricoltu- ra settentrionale, in special modo quella occidentale, caratterizzata da una migliore dotazione strutturale e da una più accentuata dinamicità, a cui si contrappone un’agri- coltura meridionale molto più statica e meno dotata di mezzi. Nelle aree settentriona- li la dotazione di capitali, siano essi di esercizio, che di investimenti fissi lordi, è ben al di sopra del dato medio nazionale e dunque più elevata dei livelli registrati nella circoscrizione centrale ed ancora più in quella meridionale. Per avere una dimostra- zione del divario riscontrato basti osservare la dotazione di capitali (fondiario e di esercizio) presente nell’area Nord occidentale, pari complessivamente a circa 165.000 euro, e confrontarla con quella rilevata nell’Italia meridionale, limitata a meno di 46.000 euro, nemmeno il 30% del dato precedente. Peraltro, dai dati analiz- zati, non emerge alcuna tendenza ad una riduzione di tale distanza: a fronte di nuovi investimenti realizzati nelle aziende settentrionali di diverse migliaia di euro l’anno (precisamente, quasi 11.000 euro nelle aziende nord orientali e 8.000 euro in quelle occidentali) gli investimenti mediamente effettuati dalle aziende meridionali nel corso dell’esercizio, allo scopo di incrementare il capitale fondiario e di esercizio, ammontano a neanche 600 euro.

Naturalmente, la dotazione strutturale delle aziende agricole è strettamente correlata agli indirizzi produttivi praticati, da cui dipende anche l’impiego aziendale del fatto- re lavoro. Osservando ancora la Tabella 4.12, si rileva una rimarchevole presenza della zootecnia nelle circoscrizioni settentrionali, in pressoché tutte le regioni (se si escludono la Liguria e le Province autonome), con alcune situazioni davvero ragguar- devoli, come la Lombardia soprattutto, ma anche l’Emilia Romagna e il Veneto; vice- versa, sia nelle regioni centrali che in quelle meridionali, la zootecnia assume un peso limitato nell’ambito degli ordinamenti produttivi praticati. Solo la Sardegna presenta una dotazione di bestiame che va oltre la media nazionale, ma trattasi in questo caso di una zootecnia i cui tratti caratteristici sono ben lontani dagli allevamenti intensivi della pianura padana.

Gli ordinamenti produttivi praticati nei diversi contesti territoriali hanno evidente- mente una diretta conseguenza sull’impiego di manodopera. Rispetto al dato medio nazionale di 0,9 UL per azienda, l’impiego medio di lavoro aziendale sale a 1,2 UL nelle aziende Nord occidentali e a 1,0 UL in quelle nord orientali, quale effetto sia delle attività produttive esercitate in azienda, che della dimensione fisica ed economi- ca delle stesse aziende agricole. Riguardo alle restanti circoscrizioni, se le regioni centrali presentano un dato in linea con quello medio nazionale, in quelle meridiona- li l’impiego medio di lavoro scende a 0,7 UL per azienda. Inoltre, anche se in manie- ra contenuta, nelle regioni centrali ed in quelle nord orientali si rileva un maggiore incidenza di manodopera familiare, rispettivamente l’87 e l’85%, contro una media nazionale di quasi l’84%.

La fotografia dell’agricoltura italiana nel 2003, cosi come si delinea riportando all’uni- verso i dati del campione RICA causale, non risulta particolarmente differente da quel- la che si ottiene, applicando la stessa metodologia alla media campionaria 2001-02, frutto di una partecipazione volontaria delle aziende agricole alla rete RICA (tab 4.13).

Tab. 4.13 – Variazione % 2003/2001-02 dei dati strutturali delle aziende agricole secondo la RICA

SAU UBA ULT ULF Nuovi Investim. Capitale RLS

investim. fissi lordi esercizio

(ha) (n.) (n.) (n.) (euro) (euro) (euro) (UDE)

Valle d'Aosta -6,1 -5,2 -24,0 -28,7 -29,9 -5,5 -12,0 -6,8 Piemonte 9,0 35,7 -8,4 -12,6 72,5 41,6 30,3 19,6 Lombardia 20,2 122,8 7,2 -11,4 17,3 97,9 65,4 67,2 P.a. Trento 22,0 10,4 -11,9 -9,8 -27,0 -6,4 -2,1 4,3 P.a. Bolzano 16,0 2,2 -6,1 4,2 -44,4 -16,6 -1,3 8,6 Veneto 40,9 54,0 2,8 -4,2 87,1 26,6 63,3 36,0 Friuli V. G. 2,8 28,2 0,5 -0,2 -13,8 23,6 -9,1 11,5 Liguria 4,7 -19,8 -34,4 -33,5 40,2 -7,9 -3,6 -2,5 Emilia-Romagna 13,9 48,1 1,8 4,4 62,4 10,9 -3,6 -1,5 Toscana 0,3 93,1 -7,3 -12,9 -21,6 22,7 42,5 16,6 Marche 10,2 81,1 -8,2 -10,9 60,2 -2,7 21,1 15,3 Umbria -0,8 53,3 -24,7 -29,0 46,8 -1,9 10,2 6,8 Lazio -5,5 18,9 -13,3 -18,0 6,7 7,6 27,4 12,2 Abruzzo -15,7 10,6 -18,2 -20,2 -22,7 61,5 -6,0 -2,4 Molise -11,1 -1,5 -28,5 -31,4 -18,5 8,0 -19,2 -1,8 Campania -2,6 43,4 -13,3 -14,7 56,9 28,7 16,3 16,3 Calabria 9,5 -12,7 -16,7 -19,0 52,1 22,7 9,9 5,8 Puglia 3,7 24,2 -17,0 -11,6 -4,7 3,5 0,5 9,1 Basilicata -6,6 42,2 -17,0 -20,6 82,2 69,9 28,7 17,6 Sicilia -8,6 10,9 -27,0 -29,2 -39,7 -3,4 -1,4 -5,2 Sardegna 13,3 22,9 1,2 -8,5 31,3 -6,1 12,2 6,0 Nord-Ovest 14,1 96,0 -5,7 -15,1 40,4 60,3 47,9 45,8 Nord-Est 21,0 47,4 0,5 -0,3 47,0 12,6 20,5 11,3 Centro -1,7 47,5 -13,0 -17,2 -4,1 18,1 24,8 11,5 Sud e Isole 0,8 22,6 -17,5 -19,0 5,8 8,6 5,9 6,3 Italia 7,1 60,0 -10,7 -13,9 31,8 19,9 24,0 16,7

In media si può affermare che il passaggio al campione casuale, e la conseguente

inclusione di aziende di grandi dimensioni33, porta, nell’universo agricolo, ad un

generale incremento di quasi tutti i parametri strutturali, con l’esclusione dell’impie- go del fattore lavoro. È interessante rilevare, tuttavia, come tali incrementi appaiano molto più contenuti rispetto a quanto rilevato dal confronto 2003 vs 2001-02 effettua- to senza ricorrere al riporto all’universo e commentato al paragrafo 4.2.

In particolare, a livello di media nazionale, gli elementi strutturali che mostrano un incremento più elevato sono la dotazione di bestiame, che aumenta del 60%, ed i capitali aziendali, cresciuti del 24% quello di esercizio e di quasi il 20% quello fon- diario; anche i nuovi investimenti, quelli cioè realizzati nel corso dell’esercizio con- tabile, crescono nel campione casuale 2003 di quasi 1/3. Riguardo ai parametri dimensionali SAU e RLS il quadro delineato dai dati del campione casuale RICA 2003 riportati all’universo indicano una crescita molto più contenuta rispetto alla situazione rilevata a partire dai dati medi 2001 e 2002. Per questi indicatori la cresci- ta riscontrata è limitata ad un +7% per la dotazione di terra aziendale e ad un +16,7% in termini di dimensione economica.

Ad una lettura particolareggiata delle variazioni dei dati strutturali registrate a livello territoriale con il passaggio al campione casuale 2003 si rilevano alcune interessanti considerazioni di carattere generale. In primo luogo gli incrementi registrati a livello nazionale per la consistenza media di bestiame e di capitali, compresi i nuovi investi- menti, sono sostanzialmente presenti in tutte le circoscrizioni, così come sono pure comuni le contrazioni registrate in azienda nell’impiego di forza lavoro. Secondariamente: gli scostamenti più rilevanti si registrano solo in corrispondenza di alcuni parametri strutturali, nello specifico, il numero di UBA e la dotazione di capi- tale di esercizio. Per gli altri parametri, in special modo per l’impiego di fattore lavo- ro (totale e familiare) e per la dimensione fisica aziendale, le differenze sono conte- nute in una variazione massima del 20% rispetto al dato medio 2001-2002. Altra ulte- riore considerazione è quella relativa alla constatazione che le differenziazioni mag- giori si rilevano in coincidenza della circoscrizione Nord occidentale, nella quale gioca un ruolo importante la Lombardia; per le altre circoscrizioni, specialmente per quella meridionale, gli scostamenti rilevati dal confronto dei dati riportati all’univer- so dell’esercizio 2003 con quelli medi degli esercizi 2001 e 2002, risultano essere molto più contenuti.