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Commission des Monuments

Dei tagli profondi, molti dei quali sono strade magnifiche, solcano la città in tutte le direzioni… Dei monumenti, liberati da orrende catapecchie che le nascondevano, si mostrano per la prima volta in tutta la loro bellezza… Senza dubbio, il pensatore sente nascere in cuor suo la melanconia, nel vedere sparire quegli edifici, quei palaz- zi, quelle case in cui hanno vissuto le generazioni precedenti… Care memorie che si perdono in questo scompiglio universale, ma che fare?… La Parigi moderna sarebbe stata impossibile nella Parigi di un tempo.54

La conservazione non è nemica della modernità, ma è piuttosto una delle sue invenzioni.55

Dopo la Rivoluzione, la città diventò lo strumento per costruire e rappresentare la nuova identità collettiva, borghese/moderna. Questa nuova identità doveva prendere

il posto di quella vecchia: per questo sarebbe stato necessario demolire. Allo stesso

tempo, questa identità non voleva porsi fuori dalla Storia: per questo sarebbe stato necessario conservare. Ma alla fine del XVIII secolo non esistevano gli strumenti normativi – con tutto ciò che essi rappresentano – né per demolire, né per conservare. Le demolizioni si erano sempre fatte: pezzi vecchi delle città erano sempre stati demoliti per costruire nuovi pezzi. Lo si era sempre fatto serenamente. Con la Rivoluzione, demolire diventò un problema. Allo stesso modo, per capire cosa e come conservare ci volle giusto un secolo.

In questo paragrafo ci occuperemo della storia di una progressiva presa di coscienza: la storia dell’invenzione degli strumenti per conservare il patrimonio e con esso costruire una nuova identità.

Gli anni della Rivoluzione

Il periodo rivoluzionario si mostra diviso tra due atteggiamenti opposti: vandalismo distruttivo da un lato, desiderio di conservazione dall'altro. In seno alla società francese di quel periodo – e alle istituzioni che la rappresentavano –, quei due atteggiamenti convissero uno accanto all’altro, alla ricerca di un equilibrio.

Il problema del patrimonio emerse nel 1790, quando con tre decreti successivi lo Stato entrò in possesso dei beni della Corona, del clero e dei nobili emigrati56.

54 T. Gautier, prefazione a: E. Fournier, Paris démoli, Dentu, Parigi 1883. Traduzione nostra. 55 R. Koolhaas, Preservation is Overtaking Us, in “Future Anterior: Journal of Historic Preservation, History, Theory, and Criticism”, vol. 1, n. 2, autunno 2004, p. 1. Traduzione nostra.

Quell’immenso patrimonio – problematico, perché ereditato dall’Ancien Régime – racchiudeva in sé tre valori diversi57: un valore artistico (per il quale avrebbe dovuto

essere conservato), un valore simbolico (per il quale avrebbe dovuto essere distrutto) e un valore economico (per il quale avrebbe dovuto essere venduto). In una società che si stava riorganizzando dalle sue basi, l’azione in una direzione o in un’altra fu condotta in modo contraddittorio, disordinato e spontaneo dalle istituzioni, dai singoli cittadini e dal popolo nel suo complesso.

La Rivoluzione era iniziata con la demolizione della Bastiglia, avviata la notte stessa della sua presa da Pierre-François Palloy, un intraprendente cittadino che cavalcò l’onda emotiva della rivolta (fig. 25). Da un lato, quel tipo di azioni appariva senz’altro come legittimo e anzi doveroso, ma dall’altro costituiva un pericolo per il patrimonio di cui lo Stato era appena entrato in possesso.

Almeno inizialmente, si assiste ad una sorta di polarizzazione: da un lato, gli atti di vandalismo compiuti dal popolo, che mirava alla distruzione dei segni dell’Ancien Régime; dall’altro, le istituzioni, che si impongono il dovere morale di garantire la conservazione di queste opere che sono diventate un bene collettivo58. Per questo

motivo fu avviata l’azione centralizzata di tutela del patrimonio: per proteggere i beni dello Stato dai suoi stessi cittadini.

Il 13 ottobre 1790 Charles de Talleyrand59 intervenne nella seduta dell’Assemblea

Costituente affrontando il problema della conservazione delle opere d’arte, inserendo questo tema in un discorso più generale sull’istruzione pubblica. Nel suo intervento Talleyrand denunciò la diffusa attività iconoclasta che era in corso: “Infine, la commissione deve mettere sotto i vostri occhi una sorta di crimine che interessa il Dipartimento della Pubblica Istruzione: è giunta notizia da vari luoghi che preziosi monumenti sono stati saccheggiati o indegnamente danneggiati. I capolavori delle arti sono dei grandi mezzi di insegnamento, le loro qualità arricchiscono incessantemente le generazioni future. È la libertà che li fa dischiudere e germogliare, è quindi sotto il suo regno che devono essere conservati religiosamente, e l'Assemblea nazionale non potrà non stabilire su questo oggetto la sorveglianza attiva dei vari corpi amministrativi del regno”60.

Corona di Francia (decreto del 10 agosto 1790), del clero (decreto del 2 novembre 1790) e degli emigranti (decreto del 9 novembre 1790).

57 Sui diversi e contrastanti valori incarnati da un monumento, si veda il fondamentale contributo di Riegl, sebbene il ventaglio da lui offerto non sia esauriente: A. Riegl, Il culto

moderno dei monumenti. Il suo carattere e i suoi inizi, ed. it. a cura di Scarrocchia S., Nuova

Alfa Editoriale, Bologna 1990.

58 F. Rucker, Les origines de la conservation des monuments historiques en France (1790 –

1830), Thèse doctorat droit, Parigi 1913, p. 234

59 Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, comunemente chiamato Talleyrand, fu uno statista e diplomatico francese, nato nel 1754, morto nel 1838; occupò posizioni di potere politico per la maggior parte della sua vita e sotto tutti i regimi che si susseguirono in Francia in quel periodo. 60 “Enfin votre comité doit mettre sous vos yeux une sorte de délit qui intéresse le département de l'instruction publique : il lui est revenu de divers endroits que des monuments précieux

Talleyrand proclamò che i monumenti dovevano essere preservati in quanto strumenti per l’emancipazione sociale. Quest’affermazione, per noi banale, all’epoca non lo era affatto: si trattava di riconoscere ai monumenti dell’Ancien Régime il potere di istruire i cittadini che avevano abbattuto quel regime. Significava compiere un’operazione intellettuale non semplice: vedere il valore di un monumento al di là del suo essere un simbolo.

Il giorno stesso del discorso di Talleyrand, l’Assemblea Costituente incaricò i dipartimenti e il Comune di Parigi di redigere un inventario dei beni presenti sul loro territorio e di assicurarne la conservazione:

“3° [l'Assemblea] incarica i direttori dei dipartimenti di stabilire lo stato di fatto e di assicurare, con tutti i mezzi che saranno in loro potere, la conservazione dei monumenti, delle chiese e delle case diventati di dominio nazionale, che si trovano sotto le loro competenze; l’inventario dovrà essere trasmesso al comitato di alienazione;

4° [l'Assemblea] si impegna a prendersi cura dei molti monumenti dello stesso tipo che esistono a Parigi, di tutti i depositi di documenti, testi, carte e biblioteche. A tale scopo, il comune di Parigi si avvarrà della collaborazione di membri scelti di diverse accademie”61.

Un decreto del 23 ottobre 179062 attribuì congiuntamente al Comité d'aliénation e al

Comité ecclésiastique la conservazione dei monumenti di scienza e arte, da cui la for-

mazione di una prima commissione conosciuta con il nome di Commission des savants

ou des monuments, che in seguito divenne Commission des arts et monuments.

Un decreto della Convention del 18 ottobre 179263 manifesta l’intenzione di “prendere

conoscenza dei monumenti che devono essere conservati per la gloria delle scienze e sorvegliare la loro conservazione”.

avaient été pillés ou indignement dégradés. Les chefs-d'œuvre des arts sont de grands moyens d'instruction, dont le talent enrichit sans cesse les générations suivantes. C'est la liberté qui les fait éclore, c'est donc sous son règne qu'ils doivent être religieusement conservés, et l'Assemblée nationale ne saurait trop se hâter de fixer sur cet objet la surveillance active des différents corps administratifs du royaume”. Archives parlementaires, Tome 19: Du 16 septembre au 23 octobre 1790, Séance du mercredi 13 octobre 1790, au matin, p. 589. Traduzione nostra.

61 “3° [l’Assemblée] charge les directoires des départements de faire dresser l'état et de veiller, par tous les moyens qui seront en leur pouvoir, à la conservation des monuments des églises et maisons devenues domaines nationaux, qui se trouvent dans l'étendue de leur soumission ; et lesdits états seront remis au comité d'aliénation;

4° [l’Assemblée] commet au même soin, pour les nombreux monuments du même genre qui existent à Paris, pour tous les dépôts de chartes, titres, papiers et bibliothèques, la municipalité de cette ville qui s'associera, pour éclairer sa surveillance, des membres choisis des différentes academies”. Archives parlementaires, Tome 19: Du 16 septembre au 23 octobre 1790, Séance du

mercredi 13 octobre 1790, au matin, p. 593. Traduzione nostra.

62 “Décret sur la désignation de ceux à vendre immédiatement, leur administration jusqu'à la vente, les créanciers particuliers des différentes maisons et l'indemnité de la dîme inféodée “ del 23 octobre 1790.

63 “Decret portant reunion des commissions etablies pour la conservation des monumens des arts et des sciences” del 18 ottobre 1792.

L’Exposé succinct che la Commissione dei Monumenti pubblica verso la fine del 1793 riassume la sua missione: «Salvare i monumenti delle arti dalle mani dell'ignoranza e della malignità, [...] e impedire le vendite sconsiderate che avrebbero derubato la Nazione64».

La Commissione dei Monumenti era composta da artisti e studiosi divisi in dieci sezioni (ciascuna dedicata a una specialità) in base ai loro gusti e alle loro conoscenze; il suo incarico era redigere l’inventario dei beni della Nazione. Compito non facile, non solo per l’enorme quantità ed eterogeneità dei beni da inventariare, ma anche perché da un lato mancavano sia i criteri da utilizzare e dall’altro bisognava decidere cosa inventariare.

La Commissione dei Monumenti stabilì le norme da applicare in tutto il paese in quattro “istruzioni”, pubblicate tra il novembre 1790 e luglio 179165. Queste istruzioni

avevano il compito di guidare:

- la conservazione di oggetti di belle arti, alle arti meccaniche, alle scienze naturali - la catalogazione delle biblioteche

- l'inventario di monumenti, dipinti, sculture, ecc.

Mentre queste quattro istruzioni gettarono le basi di una metodologia d’inventariazione generale, apparve per la prima volta la nozione di monuments historiques, usata da Louis Aubin Millin, antiquario naturalista, il quale presentò il 9 dicembre 1790 all’Assemblea un progetto di conservazione della memoria dei monumenti nazionali da realizzare attraverso la loro rappresentazione grafica prima della distruzione66.

Mentre lo Stato muoveva i primi passi verso la conservazione del patrimonio, persistevano, dall’altro lato, le ingiunzioni disposte dai rappresentanti del popolo, tra cui, ad esempio, quella di Barère de Vieuzac del 10 aprile 1790, il quale scrive: “Al di fuori di Versailles, che deve essere preservato, gli altri castelli reali non sono altro che monumenti gotici, degradati dal tempo e costosi per la loro manutenzione non necessaria. Il carattere di costosa inutilità è particolarmente presente per i castelli di Madrid, La Muette, Vincennes. Per quanto riguarda Vincennes, ci sono già offerte per l'acquisizione. L'odiosa destinazione che il potere arbitrario aveva dato a questa antica residenza dei nostri re vi impone il dovere di ordinare la vendita immediata e

64 “Sauver des mains de l’ignorance et la malignité les monuments des arts, et […] en prévenir les ventes inconsidérées qui en auraient dépouillé la Nation”. Exposé succinct des travaux de la

Commission des monuments depuis son établissement en novembre 1790, 3 frimaire II.

65 Le quattro istruzioni furono pubblicate il 22 novembre 1790, 20 marzo 1791, 15 maggio 1791 e 1 luglio 1791.

66 “Antiquités nationales ou Recueil de monumens pour servir à l'histoire générale et

particulière de l'empire françois, tels que tombeaux, inscriptions, statues, vitraux, fresques, etc. ; tirés des Abbaïes, Monastères, Châteaux et autres lieux devenus Domaines Nationaux. Par Aubin-Louis Millin. Présenté à l'assemblée nationale et accueilli favorablement par elle le 9 Décembre 1790”. Questo testo è una sorta di enciclopedia dei monumenti confiscati alla Chiesa,

con registri e tavole descrittive che illustrano gli edifici, riportando dettagli della loro decorazione e delle loro iscrizioni.

la distruzione che ne consegue”67.

L’anno 1792 appare particolarmente significativo nella dialettica demolire-conservare. Parallelamente alla radicalizzazione delle posizioni politiche che poi condussero al Terrore, sembra che le istituzioni abbiano introiettato le posizioni iconoclaste che fino ad allora avevano combattuto.

Un parere del Consiglio Generale del comune di Parigi, dell’agosto 1792 dichiara: “Tutti i cittadini che esercitano un commercio devono essere obbligati a distruggere o far distruggere, entro un periodo di quindici giorni, i segni, le figure e gli emblemi che ricordano al popolo il tempo della schiavitù sotto la quale è stato per troppo tempo. Tutti i proprietari o gli inquilini delle case sono obbligati, sempre nell’arco di quindici giorni, a far sparire dalle pareti delle loro case : le armi, i fiori di giglio, le statue, i busti, infine tutto ciò che può essere considerato come gli onori conferiti a un individuo, Libertà e Uguaglianza sono ora gli unici idoli degni dell'omaggio del popolo francese”68.

E ancora nello stesso documento: “Il Consiglio Generale, considerando che, incaricato dai suoi concittadini di stabilire la libertà, uno dei suoi primi compiti è quello di far sparire, agli occhi di un popolo libero, tutti gli emblemi che ripercorrono schiavitù, tutti quei monumenti che ancora insultano la sovranità nazionale, considerando che nessuna speranza dovrebbe essere lasciata a questi individui che hanno ancora la follia di credere nella possibilità di una controrivoluzione e la restaurazione delle Bastille. Ordina il seguente: Le porte Saint-Denis e Saint-Martin, emblemi del dispotismo, saranno demolite nel più breve tempo possibile”69.

67 “En dehors de Versailles qui doit être conservé, les autres châteaux royaux ne sont plus que des monuments gothiques, dégradés par le temps et dispendieux par suite d'un entretien inutile. Les caractères d'inutilité dispendieuse conviennent surtout aux châteaux de Madrid, La Muette, Vincennes. Quant à Vincennes, il y a déjà des offres pour l'acquisition. L'odieuse destination que le pouvoir arbitraire avait donnée à cette ancienne demeure de nos rois vous impose le devoir d'en ordonner la vente immédiate et la destruction qui doit en être la suite (...)”. Barrère de Vieuzac Bertrand. Rapport de M. Barrère de Vieuzac, au nom du comité des domaines, sur l'aliénation

des domaines de la couronne, lors de la séance du 10 avril 1790, in: Archives Parlementaires de

1787 à 1860 - Première série (1787-1799) Tome XII - Du 2 mars au 14 avril 1790. Paris: Librairie Administrative P. Dupont, 1881. pp. 633-642.

68 “Tous les citoyens exerçant un négoce seront tenus, dans le délai de quinze jours, de détruire ou de faire détruire les enseignes, figures et tous emblèmes qui rappelleraient au peuple le temps d’esclavage sous lequel il a gémi pendant trop longtemps.Tous les propriétaires ou locataires de maisons sont tenus, aussi dans le délai de quinze jours, de faire disparaître de dessus les murs de leurs maisons les armes, fleurs de lis, statues, bustes, enfin tout ce qui ne peut être considéré que comme des honneurs rendus à un individu, la Liberté et l’Égalité étant désormais les seules idoles dignes des hommages du peuple français”. Arrêté de 1792 de la Commune de Paris. Trad. dell’autore.

Cfr. Louis Réau, Histoire du vandalisme, Ed. Robert Laffont, Paris 1994; Philippe-Joseph- Benjamin Buchez Histoire Parlementaire de la Révolution française, ou Journal des Assemblées

Nationales, depuis 1789 jusqu'en 1815, contenant la narration des évènements... précédée d'une introduction sur l'histoire de France jusqu'à la convocation des Etats généraux, 1835.

69 “Le Conseil général, considérant que, chargé par ses concitoyens d'établir la liberté, un de ses premiers devoirs est de faire disparaître, aux yeux d'un peuple libre, tous les emblèmes qui retracent l'esclavage, tous ces monuments qui insultent encore à la souveraineté nationale,

L’11 agosto del 1792, per decreto si ordina la rimozione delle statue dei re e la loro sostituzione con statue della libertà70.

La dicotomia demolire-conservare emerge chiaramente in due decreti emanati dall'Assemblea Nazionale, ad un mese di distanza uno dall’altro.

Nel primo, del 14 agosto 1792, si decise la distruzione di monumenti, considerati resti del feudalesimo: “L'Assemblea Nazionale, considerando che i sacri principi di Libertà e Uguaglianza non permettono ai monumenti di orgoglio, pregiudizio e tirannia di essere lasciati più a lungo sotto gli occhi del popolo francese; considerando che il bronzo di questi monumenti, convertiti in cannoni, servirà utilmente nella difesa della Patria, decreta: Articolo primo: tutte le statue, i bassorilievi e altri monumenti in bronzo, sollevati nei luoghi pubblici, saranno rimossi dalla cura dei rappresentanti dei comuni che si prenderanno cura della loro conservazione provvisoria. Articolo secondo: i rappresentanti del comune di Parigi convertiranno senza indugio gli oggetti elencati nell'Articolo 1 in cannoni.»71.

La distruzione delle opere d'arte venne stigmatizzata dal deputato Reboul, membro della Commissione incaricato di inventariare i mobili della corona, il quale protestò contro la fusione delle statue reali e rispose a coloro che volevano fabbricare cannoni: innanzitutto “l'operazione non sembra redditizia”, ma soprattutto “distruggere le statue, non è, come è stato detto, distruggere il dispotismo, è distruggere i monumenti eretti attraverso le arti e che rendono onore alle arti. Artisti di tutte le nazioni studieranno la loro arte di fronte alle statue di Nerone e Caligola, che sono state strappate dalle mani di Goti e Vandali. Vi chiedo se un popolo che ha l'amore per la libertà possa voler imitare la condotta dei Goti e dei Vandali72”.

Il 16 settembre 1792, su proposta del comitato di educazione pubblica, seguita da un'azione pressante da parte della Commissione Monumenti, la stessa Assemblea Nazionale emanò un decreto che, almeno in linea di principio, tentò una mediazione tra le due posizioni estreme, stabilendo “che nel consegnare alla distruzione i monumenti

considérant qu'il ne faut laisser aucun espoir à ces individus qui ont encore la démence de croire à la possibilité d'une contre-révolution et au rétablissement des bastilles. Arrête ce qui suit : Les portes Saint-Denis et Saint-Martin, emblèmes du despotisme, seront, dans le plus bref délai, démolies”. Arrêté de 1792 de la Commune de Paris. Traduzione nostra.

70 Cfr. E. Fureix, Iconoclasme et révolutions: de 1789 à nos jours, Cézerieux, Champ Vallon 2014.

71 “L'Assemblée nationale, considérant que les principes sacrés de la Liberté et de l'Égalité ne permettent point de laisser plus longtemps sous les yeux du peuple français les monuments élevés à l'orgueil, aux préjugés et à la tyrannie ; Considérant que le bronze de ces monuments, converti en canons, servira utilement à la défense de la Patrie, décrète:

Article premier: Toutes les statues, bas-reliefs et autres monuments en bronze, élevés sur les places publiques, seront enlevés par les soins des représentants des communes qui veilleront à leur conservation provisoire.

Article deux: Les représentants de la Commune de Paris feront sans délai convertir en bouches à feu les objets énumérés à l'article premier.”

72 L. Trenard Le vandalisme révolutionnaire dans les départements septentrionaux, in Alain Lottin, Église, Vie Religieuse Et Révolution Dans La France Du Nord, p. 165-184

che richiamano i ricordi del dispotismo, è importante preservare i capolavori delle arti, tanto degne di occupare il tempo libero e di abbellire il territorio di un popolo libero”73.

Il 19 settembre il ministro dell’Interno Roland emanò un decreto74 per il trasporto

nel deposito del Louvre di tutte le opere d’arte delle dimore reali e degli altri edifici nazionali75.

L’altalena demolizione-conservazione continua nel 1793, quando, al fine di proteggere i capolavori della scultura, viene emanato un decreto che recita: “la Convenzione Nazionale decreta che chi è colpevole di aver mutilato o rotto i capolavori della scultura nel giardino delle Tuileries, e in altri luoghi pubblici appartenenti alla Repubblica, sarà punito con due anni di detenzione”76. Un altro decreto del 6 giugno77 dello stesso

anno tutela i monumenti nazionali: la Convenzione Nazionale decreta la punizione di due anni di detenzione contro chiunque degradi i monumenti delle arti che dipendono dalla proprietà nazionale.

Queste disposizioni per la protezione dei monumenti pubblici contro atti dolosi furono poi inseriti nel codice penale del 1810.

Ma, parallelamente, un decreto del 1 agosto 1793 dichiara che le tombe e i mausolei dei re, presenti nella chiesa dell'abbazia di Saint-Denis, nei templi e in altri luoghi, in tutta l'estensione della Repubblica, saranno distrutti il 10 agosto. La distruzione delle tombe dei re ed in particolare dei Borbone sepolti nella Basilica di Saint Denis