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Il primo réseau di Haussmann

Nel documento Demolizioni. Fare spazio alla città nuova (pagine 127-140)

Aristide Rougon s’abbatté su Parigi, subito dopo il Due Dicembre, col fiuto proprio degli uccelli da preda, che sentono di lontano l’odore dei campi di battaglia.1

Il primo réseau di Haussmann (fig. 47) non è proprio “di Haussmann”: tutti i progetti di cui è composto erano stati immaginati, decisi e in qualche caso iniziati prima che il Barone diventasse prefetto della Senna. Nel 1853 Haussmann fu chiamato da Napole- one III a sostituire il prefetto Berger. Vale la pena soffermarsi brevemente sulle ragioni che spinsero l’Imperatore a questa scelta. Haussmann stesso ce ne fornisce una quan- do, a proposito del vecchio prefetto, scrive: “Il precedente prefetto condivideva senza dubbio, l'opinione generale dell'epoca […] che bisogna amministrare una Comune, di qualsiasi importanza essa sia, come un buon padre di famiglia gestisce i suoi affari, seguendo le regole di economia, di prudenza e di risparmio che un semplice cittadino osserva nella sua vita privata. Ora, una grande città, soprattutto una capitale, deve mantenere il livello del ruolo che svolge nel paese. Quando questo paese è la Francia, quando la centralizzazione, che è la sua forza, ha fatto della capitale la testa e il cuore del suo corpo sociale, questa verrebbe meno alla sua missione se si attardasse sistema- ticamente sulla strada di una antiquata routine”2.

Al contrario, Haussmann manifestò apertamente la sua adesione all’ambizioso pro- getto politico di Luigi Bonaparte ancor prima che questi prendesse il nome di Napole- one III: fu lui ad organizzare a Bordeaux – dove all’epoca era prefetto – la grandiosa

1 É. Zola, La cuccagna (La Curée), A. Barion, Sesto San Giovanni-Milano 1929, p. 59. 2 “Cet édile des anciens jours partageait, sans aucun doute, l'opinion, très généralement répandue à cette époque […] qu'on doit administrer une commune, quelle qu'en soit l'importance, comme un bon père de famille gère ses propres affaires, c'est-à-dire d'après les règles de constante économie, de prudente réserve et de prévoyante thésaurisation, qu'observe un riche particulier dans sa vie privée. Or, une Grande Ville, une Capitale surtout, a le devoir de se tenir au niveau du rôle qu'elle joue dans le Pays; et quand ce Pays est la France; quand la centralisation, qui est le principe de sa force, a fait, de sa Capitale, la tête et le cœur tout à la fois du corps social, celle-ci manquerait à sa mission glorieuse, si, malgré tout, elle s’attardait systématiquement dans les voies d’une routine surannée.” G. E. Haussmann, Mèmoires du Baron Haussmann. 1853-1870. II -

accoglienza a quello che allora era il Presidente della Repubblica, dandogli occasione di pronunciare il famoso slogan “L’empire, c’est la paix!”. E non è certo un caso che la sera del 1 dicembre 1851 – la sera prima del colpo di Stato – Haussmann si trovasse ad un ricevimento alle Tuileries3.

Ma una ragione più sottile e più legata alla storia che stiamo raccontando, può essere rintracciata in rue de Rivoli. Abbiamo lasciato il nostro fil rouge all’inizio del 1852, impantanato nelle procedure burocratiche e afflitto dalla mancanza di risorse econo- miche. La fede di Haussmann nel nuovo regime, la sua sincera e totale condivisione degli obiettivi di Napoleone III su Parigi – oltre al suo proverbiale carattere energico – facevano di lui l’uomo ideale per ottenere l’appoggio dei privati cittadini ai Grands Travaux. Questo appoggio significava: contributo dei capitali privati. Rispetto a rue de Rivoli, avrebbe dovuto manifestarsi in due modi: nella costruzione – ancora in- completa – degli edifici porticati disegnati da Percier e Fontaine, e nella cessione a

l’amiable delle aree private comprese nel tracciato della strada che doveva ancora

essere aperto. In fondo, almeno in quel frangente in cui era necessario realizzare un progetto concepito da tempo, si trattava solo di essere abili nelle trattative e Haus- smann aveva in mano un’arma che senz’altro usò con abilità: il mito del plan d’ensem-

ble. Quel mito, lo abbiamo visto, poteva essere uno strumento potente per convincere

i privati cittadini della ferma intenzione dell’Imperatore di attuare un vasto piano di trasformazione del Vieux Paris: un piano che da un lato era inarrestabile e dall’altro era allettante. Come affermò Laquentin: “Allo scopo di portare la popolazione ricca a contribuire al Plan d'Ensemble, sono convinto che sarà sufficiente che l'amministra- zione dia l'impulso ai grandi lavori di trasformazione del centro di Parigi, per ottenere presto il contributo dei proprietari e per vedere questa trasformazione realizzata in pochi anni”4.

Nell’attuazione del loro vasto piano, Napoleone III e Haussmann furono affiancati da un altro uomo: il banchiere Émile Pereire. Nei paragrafi dedicati al secondo réseau e all’apoteosi del debito pubblico, analizzeremo più in profondità i loro rapporti. Ora ci interessa il ruolo di protagonista che il banchiere interpretò nella storia di rue de Rivoli. Nel 1854 Émile Pereire e suo fratello Isaac fondarono la Compagnie Immo- bilière de Paris. In quel periodo Haussmann, che era prefetto della Senna da qualche mese, stava cercando di rilanciare i lavori di rue de Rivoli e trovò nei fratelli Pereire il sostegno di cui aveva bisogno. La Compagnie nasce come Societé de l’Hôtel et des immeubles de la rue de Rivoli. L’acquisizione dei terreni appartenenti allo Stato e alla città di Parigi sulla nuova rue de Rivoli, la costruzione su questi terreni del Grand

3 Secondo quanto riportato da Harvey, quella sera Haussmann fu invitato a presentarsi l’indomani mattina presto al ministro Persigny per riceve ordini. Vedi: D. Harvey, Paris, Capital

of Modernity, Routledge, Londra/New York 2003, p. 7.

4 “Afin d'y ramener et d'y fixer la population riche […] il suffira, j'en suis convaincu, que l'administration ait donné l'impulsion par des travaux indiquant qu'elle veut la régénération du centre de Paris, pour obtenir bientôt ce concours des propriétaires et pour voire cette régénération s'opérer en peu d’année.” Jacques Séraphin Lanquetin, presidente della Commission Municipale di Parigi dal 1850 al 1852, citato in P. Pinon, Atlas du Paris haussmannienne, Parigramme, Paris 2002, p. 22. Traduzione nostra.

Hôtel du Louvre e di tredici importanti immobili, furono le sue prime operazioni5.

Haussmann trattò personalmente con i fratelli Pereire la vendita di quei terreni che erano stati comprati da Napoleone e su cui, fino ad allora, nessuno aveva voluto investire. Il funzionamento del sistema dei Pereire è molto bene illustrato da questo primo esperimento. La decisione di raccogliere il capitale e avviare la costruzione degli spazi commerciali e degli appartamenti lungo rue de Rivoli fu presa con chiari intenti speculativi, in vista dell'Esposizione Universale del 1855. Il progetto origina- rio di spazi commerciali individuali da collocare sotto i portici fallì, così che i Pereire decisero di trasformare tutto lo spazio commerciale in un unico grande magazzino (fig. 48). Aperto nel 1855, il grande magazzino si rivelò un flop. I Pereire dovettero riorganizzare e ricapitalizzare l'impresa, che divenne produttiva solo nel 1861. In quei sei anni, i Pereire furono in grado di raccogliere i capitali necessari per pagare gli interessi sui capitali che erano stati impiegati per la costruzione del grande magaz- zino. “Se qualcuno, in qualsiasi momento prima del 1861, avesse dubitato dell'opera- zione e si fosse rifiutato di investire ulteriori capitali, i Pereire sarebbero stati in serie difficoltà. Invece, riuscirono a destreggiarsi nel breve periodo e a ad avere ragione nel lungo periodo”6. Haussmann – e per mezzo di lui Napoleone III – contribuirono

non poco al successo del Grands Magazins du Louvre. Il 18 novembre 1852, appena due settimane prima che fosse ristabilito l’impero (2 dicembre 1852), l’allora presi- dente Luigi Bonaparte aveva autorizzato l’istituzione del Crédit Mobilier, la banca di investimenti dei fratelli Pereire.7 Il 23 dicembre 1852, cinque settimane dopo la

nascita del Crédit Mobilier e tre settimane dopo la rinascita dell’Impero, fu emana- to il decreto8 che stabiliva per l’ennesima volta il prolungamento di rue de Rivoli. I

due episodi sono strettamente legati tra loro. I fratelli Pereire avevano creduto nel progetto di rue de Rivoli e l’Imperatore li ricompensò autorizzando la fondazione della loro banca (che a sua volta si “sdebitò” ampiamente prestando i capitali che in seguito finanziarono i Grands Travaux). Non solo: l’Imperatore sancì per l’ennesima, ma decisiva, volta che rue de Rivoli fosse completata: il Grands Magazins du Louvre

5 Sutcliffe citato in A. Villa, Parigi, in: C. Aymonino, G. Fabbri, A. Villa, Le città capitali

del XIX secolo, Officina Edizioni, Roma 1975, pp. 119-120. Alcuni estratti dei rapporti della

Compagnie Immobilière, relativi alle sue operzioni nel mercato immobiliare parigino, sono pubblicati in: M. Halbwachs, Les expropriations et les prix des terrains à Paris (1860-1900), Paris, Cornély (Société nouvelle de libraire et d’édition),1909, appendice III. Una parte di questi rapporti è pubblicata in italiano in: A. Villa, Parigi, in: C. Aymonino, G. Fabbri, A. Villa, Le

città capitali del XIX secolo, Officina Edizioni, Roma 1975.

6 D. Harvey, Paris, cit., p. 120.

7 F. Choisel, La Deuxième République et le Second Empire au jour le jour, chronologie érudite

détaillée, Paris, CNRS Editions, 2015, pp. 193-194.

8 Questo decreto, scritto dopo che il Grands Magazins du Louvre erano stati costruiti con il portico di Percier e Fontaine, decretò, tra le altre cose, che il portico fosse proseguito fino a place du Louvre (oltre l’angolo nord-orientale del vecchio Louvre), mentre in precedenza era stato deciso che si sarebbe dovuto fermare all’altezza del passage Delorme (all’angolo nord-occidentale del vecchio Louvre). Per dar seguito a quanto stabilito dal decreto, furono demoliti tre edifici che erano già stati costruiti senza il portico più a est del passage Delorme. Per il testo completo del decreto del 23 dicembre 1852, vedi l’appendice “Leggi e decreti”.

si trovò così ad essere affacciato sulla strada principale di Parigi, che fu completata proprio nel 1861.

L’espressione scelta da Harvey per descrivere il pericolo corso dai Pereire prima del 1861 è particolarmente significativa: il loro successo fu assicurato dal fatto che nes- suno dubitò della loro possibilità di successo. Il mito del plan d’ensemble era stato fondato per lo stesso scopo.

Il legame tra Napoleone III, i Pereire e Haussmann fu tale, che Girard ha potuto de- scrivere in questi termini l’incarico del Prefetto: “La sua missione è chiara: realizzare per la capitale, quello che il Credit Mobilier ha realizzato nell'economia generale: de- gli interventi massivi e rapidi. Il Credito è messo al servizio della trasformazione della città, così indispensabile come lo era la realizzazione della ferrovie”9.

Questo episodio legato alla realizzazione di rue de Rivoli è uno dei tanti episodi del primo réseau, il primo gruppo di progetti portati a compimento da Haussmann: un gruppo contemporaneamente coerente ed eterogeneo10. Coerente perché aveva un uni-

co obiettivo: l’individuazione del centro del Nouveau Paris. Eterogeneo perché questo elemento venne diviso in tanti progetti, sanciti con decreti distinti, emanati in tempi diversi. Nel capitolo “Questioni formali” ci occuperemo del ruolo essenziale svolto dal primo réseau all’interno della più generale trasformazione di Parigi realizzata da Haussmann. Ora vogliamo occuparci di altri due episodi: il primo riguarda un altro tratto di rue de Rivoli, il secondo boulevard de Sébastopol.

La storia della trasformazione di Parigi è costellata di cose non dette. Nessuno dei protagonisti fornisce spiegazioni e nessuno studioso si pone domande su punti che sono fondamentali, non tanto (o non solo) da un punto di vista teorico o storico, ma da un punto di vista pratico, perché quei punti si sono tradotti direttamente nella forma della città. Uno è quello relativo all’orientamento “sbagliato” dei boulevards de Strasbourg/de Sébastopol, che affronteremo nel paragrafo “Questioni formali”. Un altro riguarda la Butte Saint-Jacques, la collinetta che sorgeva all’incrocio tra i due bracci della Grande Croisée, di cui ci occupiamo subito.

9 L. Girard, La politique des traveaux publiques sous le Second Empire, Librerie Armand Colin, Paris 1952, p. 116. Traduzione nostra.

10 Elemento fondamentale del primo réseau era la Grande Croisée. Il suo braccio est-ovest era rue de Rivoli, mentre il braccio nord-sud era costituito da boulevard de Strasbourg (già realizzato all’arrivo di Haussmann), boulevard Sébastopol, boulevard du Palais sull’isola della Cité e poi boulevard Saint-Michel. Intorno alla Grande Croisée e ad essa più o meno direttamente connessi, c’erano i lavori nell’area del Louvre (costruzione dell’ala nord delle Tuileries e demolizioni in place de Carrousel), l’apertura di avenue Victoria, la creazione di place du Châtelet, la costruzione del nuovo mercato delle Halles. Oltre a questi progetti, tutti sulla rive droite – dove doveva essere ristabilito il centro della capitale –, il primo réseau comprendeva boulevard Saint-Germain che, insieme al già menzionato boulevard Saint-Michel, formava una sorta di Petit Croisée sulla rive

gauche. Nelle sue memorie, Haussmann parla in dettaglio, sebbene in modo particolarmente

confuso, del primo réseau, riportando anche un tendenzioso rendiconto delle spese. Vedi: G. E. Haussmann, Mèmoires, III, cit., in particolare cap. 1 pp. 18-29 e cap. 2 pp. 39-53 e pp. 59-64.

Il racconto dello stesso Haussmann del suo esordio alla prefettura inizia così: “Mi fu facile far accettare la necessità di realizzare il rilievo generale di Parigi, perché c'e- rano alcuni errori dovuti al fatto che i progetti erano stati studiati su piante prive di informazioni altimetriche. Per esempio, quando si aprì il prolungamento della rue de Rivoli, dal passaggio Delorme alla piazza dell'Hôtel de Ville, si incontrò nell'ultima porzione, l'ostacolo della collina Sainte-Jacques-la-Boucherie, che non si poteva supe- rare se non al prezzo di lavori imprevisti e molto onerosi”11.

Come sappiamo, all’arrivo di Haussmann alla prefettura, i lavori per la realizzazione di rue de Rivoli erano divisi in due cantieri: uno nei pressi dell’Hôtel de Ville e l’altro nei pressi del Louvre. I due cantieri avrebbero dovuto procedere uno verso l’altro e incontrarsi a metà strada, nei pressi della Tour Saint-Jacques. Ma lì, dice Haussmann, incontrarono un ostacolo imprevisto: la collina sulla cui sommità si trovava appunto la Tour Saint-Jacques. Haussmann attribuisce questo imprevisto al fatto che il pro- getto di rue de Rivoli era stato disegnato sulla base di piante che non contenevano nessuna informazione altimetrica: secondo Haussmann, quella collina non poteva essere vista, perché non era nei disegni (sic!). Questa circostanza incresciosa, aiutò Haussmann a convincere l’Imperatore della necessità di effettuare il rilievo genera- le di Parigi. Questo episodio, quindi, sarebbe all’origine di quella triangulation che abbiamo visto accompagnare la nascita del mito del plan d’ensemble: questa è una prima cosa interessante da notare.

Il racconto di Haussmann continua: “In effetti non bastava praticare lo scavo pro- fondo molti metri, necessario per il passaggio della nuova strada; bisognava collegar- la con le vecchie strade preesistenti e mettere a livello tutto il quartiere degli Arcis, molto popoloso e molto commerciale, vista la vicinanza con le Halles e demolire senza eccezione le numerose case presenti. Per di più bisognava ricostruire il Pont Notre-Dame, le cui rampe erano troppo alte per potervi accedere facilmente dalla rue Saint-Martin abbassata; ed anche modificare le banchine delle rive destra e si- nistra, modificare anche il rilievo della via della Cité e anche del Petit-Pont! Quanto alla Tour Saint-Jacques-la-Boucherie, piazzata in cima alla collina, era indispensabi- le modificarla dalle fondamenta”12.

11 “Il me fut d’autan […] facile de faire admettre la nécessité [di realizzare il rilievo generale di Parigi], qu’on avait pour exemple des mécomptes auxquels on s’expose en adoptant des projets étudiés, à la légère, sur des plans dépourvus des cotes d’altitude […]. Quand on ouvrit le prolongement de la rue de Rivoli, du Passage Delorme à la Place de l’Hôtel de Ville, on rencontra, dans la dernier portion, l’obstacle de la butte Sainte-Jacques-la-Boucherie, dont on ne pouvait avoir raison qu’au prix de travaux imprévus, entraînant des conséquences très onéreuses.” Ivi, p. 16. Traduzione nostra.

12 “En effet, il ne suffisant pas d’y pratiquer la tranchée, de plusieurs mètres de profondeur qu’exigeait le passage de la nouvelle voie. Il fallait raccorder avec-celle-ci les anciennes rues qu’elle coupait, et, pour cela, déniveler tout un quartier, celui des Arcis, rendu très populeux, très marchand, par la voisinage des Halles; partant, démolir, sans aucune exception, les nombreuses maisons qui s’y pressaient. Bien plus, il fallait reconstruire le Pont Notre-Dame, dont les rampes étaient déjà trop ardues, afin qu’on y pût accéder aisément de la rue Saint-Martin abaissée; comme aussi, remanier, sur les deux rives du fleuve, les quais adjacents, et modifier le relief de la rue de la Cité, voire même du Petit-Pont! Quant à la Tour Saint-Jacques-la-Boucherie, plantée sur le point culminant de la butte, il était indispensable de la reprendre, de l’allonger en sous-œuvre.”

Haussmann elenca le opere – decisamente consistenti – che furono necessarie per su- perare l’ostacolo improvvisamente apparso sul percorso di rue de Rivoli13.

Ma né qui, né in seguito, Haussmann spiega in che senso la collina di Saint-Jacques fosse un ostacolo, né perché fosse necessario abbassare la quota di rue de Rivoli e, di conseguenza, rasare tutta la collina. Queste omissioni ci insospettiscono. In realtà, la collina di Saint-Jacques era alta solo circa due metri e la sua base era di circa due- cento metri: la collina di Saint-Jacques non era una collina (fig. 49). Se rue de Rivoli l’avesse scavalcata passandoci sopra, le rampe per salire e scendere avrebbero avuto un’inclinazione circa dell’uno per cento: del tutto impercettibili. L’ostacolo imprevi- sto, semplicemente non era un ostacolo.14

Se la collina di Saint-Jacques non era una collina, cos’altro fu, se non una scusa? Se il superamento dell’ostacolo rese necessarie tutte quelle demolizioni, cos’altro fu il superamento dell’ostacolo, se non una scusa per demolire?

Il rapporto tra la realtà dei fatti e il mito del plan d’ensemble acquisisce spessore. Il mito nacque per nascondere il fatto che il piano prevedeva la demolizione del Vieux Paris. Per essere credibile, il mito aveva bisogno di essere supportato da fatti ogget- tivi: questo fu lo scopo della triangulation di Haussmann. Ma i fatti oggettivi, come l’altezza della collina di Saint-Jacques, erano in realtà fatti di per sé trascurabili. Quei fatti diventavano essenziali solo in vista di un obiettivo: la demolizione del Vieux Pa- ris. Ma – è impostante non essere ambigui su questo punto – la demolizione del Vieux Paris era un fatto serio. Per quanto la demolizione della collina di Saint-Jacques non fosse necessaria, la trasformazione radicale di quella parte di città era di vitale impor- tanza per la trasformazione più complessiva di Parigi.

Nel paragrafo “Questioni formali” avremo modo di collocare la trasformazione di questa parte di città nel quadro complessivo a cui appartiene. Ora dobbiamo descrive- re la trasformazione di cui fu oggetto il quartiere des Arcis (fig. 50). Più che radere al suolo l’intero quartiere, Haussmann rasò il suolo dell’intero quartiere. Tutto lo spazio compreso tra l’Hôtel de Ville (a est), rue des Lavandières (a ovest), la Senna (a sud) e la futura rue de Rivoli (a nord) fu sgomberato15. Si trattava di un’area di circa 200x500

metri, in cui abitavano circa 13.000 persone in circa 350 edifici16. Nel 1856, dopo le

Ivi, pp. 16-17. Traduzione nostra.

13 Haussmann riporta in dettaglio i conti relativi alla realizzazione di questi lavori: ivi, p. 21. 14 Per rendersi conto di questo fatto, è sufficiente osservare la pianta orografica di Parigi realizzata da Théodore Vacquer oppure, ancor più semplicemente, guardare le sottofondazioni della Tour Saint-Jacques (che si trovava sulla sommità della collina), realizzate da Haussmann e ancora perfettamente visibili: sono alte circa due metri. La pianta di Théodore Vacquer è conservata presso la Bibliothéque Historique de la Ville de Paris con la cote Ms 223 e una sua

Nel documento Demolizioni. Fare spazio alla città nuova (pagine 127-140)