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Inizio della Seconda Repubblica

vaste palais”) in cui il popolo potesse riconoscersi (“les splendeurs d'un grand peuple”). Al centro del secondo meccanismo c’era il lavoro: i simboli dovevano innanzitutto essere costruiti così che, attraverso il lavoro di alcuni operai, tutti i lavoratori potessero riconoscersi nell’opera. Pur essendo costruita da pochi, la città doveva essere costruita per tutti. Napoleone III, ben consapevole del suo ruolo istituzionale, seppe usare (anche) questi meccanismi per trasformare Parigi.

Merruau4, che non condivideva affatto lo spirito socialista del Governo provvisorio5, fornisce una sua personale interpretazione dei fatti: “Attraverso i lavori pubblici, si volevano creare dei cantieri multipli di demolizioni e costruzioni allo scopo di dare lavoro ad esperti operai appartenenti alle numerose imprese che si occupano di costruzioni. L'idea era giusta. Bisognava a tutti i costi eliminare questa grande quantità di imprese nazionali che comprendevano una parte della Guardia nazionale, al soldo dello Stato e che alcuni agitatori preparavano all'insurrezione.

A questo scopo si cercò qualche grande progetto di pubblica utilità concepito già da lungo tempo, che potesse colpire l'immaginazione, soddisfare l'orgoglio dei parigini e sollecitare lo spirito d'impresa. Si pensò ad un prolungamento della Rue de Rivoli, e il 3 maggio se ne decretò la pubblica utilità”6.

Le parole di Merruau fanno pensare che il Governo provvisorio potesse avere obiettivi politici diversi da quelli che sembrano trasparire dalla lettura del primo decreto sul Louvre: a differenza della Monarchia di Luglio, che aveva visto nei cantieri un pericolo da scongiurare, la Seconda Repubblica vide in quegli stessi cantieri un possibile strumento per tenere sotto controllo il potenziale rivoluzionario degli operai. In altre parole, la Seconda Repubblica poteva fare quel che per la Monarchia di Luglio era semplicemente inconcepibile: assorbire nei suoi meccanismi la pressione politica degli operai.

Quel che nelle parole del Governo provvisorio era esaltato come il potere retorico della Repubblica, nelle parole di Merruau diventa il suo potere repressivo. In ogni caso, che lo slancio socialista fosse sincero o che nascondesse una volontà autoritaria, anche questo ennesimo tentativo di raccogliere il fil rouge fallì: l’idea di fare dei cantieri del Louvre e di rue de Rivoli due giganteschi ateliers nationaux fu vanificata dalla decisione del governo

4 Segretario generale della prefettura della Senna dal 1848 al 1852, scrisse delle memorie che oggi sono una delle fonti più preziose per gli studi su di quel periodo: C. Merruau, cit.

5 A commento del primo decreto sul Louvre, scrisse: “Malgré ces flatteries envers le Souverain qu’on s’était donné sous le nom de Peuple, on ne parvint point à émouvoir l’opinion en faveur d’une œuvre qui peut être le luxe et l’orgueil d’une nation florissante, ma qui ne saurait plaire à la foule animée seulement pas des instincts envieux, grossiers et desctructeurs.” C. Merruau, cit., p. 149.

6 “On aurait voulu créer, par des travaux publics, des ateliers multipliés de démolitions et de reconstructions, qui eussent eu pour effet de ramener au travail les ouvriers capables appartenant aux très nombreuses industries qui se rattachent au bâtiment. La pensée était juste. Il fallait à tout prix dissoudre cette armée des atelier nationaux, qui comprenait une partie de la Garde nationale, qui se perpétuait dans l’oisiveté soldée par l’État, et que des agitateurs préparaient pour l’insurrection.

Dans ce but, on chercha quelque grand projet d’utilité publique déjà conçu depuis longtemps, qui put frapper les imaginations, satisfaire l’orgueil parisien et exciter l’esprit d’entreprise. On songea au prolongement de la rue de Rivoli et, le 3 mai, on en déclara par un décret d’utilité publique.”

di sciogliere completamente gli ateliers nationaux7. Proprio questa decisione fece sorgere le barricate del 23 giugno.

L’insurrezione di giugno fece dimenticare i decreti del 23 marzo e del 3 maggio e il progetto fu nuovamente abbandonato. Ma come sempre in questa storia – e forse non solo in questa – anche i fallimenti possono segnare un passo in avanti. Nel decreto di rue de Rivoli era stato inserito l’art. 3 che sanciva: “La città di Parigi è autorizzata ad acquisire tutte le proprietà destinate alla demolizione, a venderne quelle parti poste al di fuori dell'allineamento e a lottizzarle per costruire case ben areate”8.

Giustamente, Merruau9 e Darin10 sottolineano il valore quasi sovversivo dell’articolo 3 del decreto del 3 maggio 1848 che, di fatto, spostò ulteriormente il confine tra i diritti pubblici e i diritti privati stabilito dalla legge del 3 maggio 1841. L’articolo, infatti, guardava al di là dei lotti mozzati dal tracciato della strada e spingeva il concetto stesso di utilità pubblica ben al di là del suo sedime: non si trattava più soltanto di aprire una strada e di sistemarne i bordi, ma di intervenire nella lottizzazione dei terreni confinanti con essa, in funzione di una migliore aerazione degli edifici. Di più: l’articolo 3 stabiliva che il Comune aveva la facoltà di acquisire tutte le aree toccate dalla strada, a prescindere dalla loro estensione, cioè anche qualora fosse stato possibile costruirvi edifici ben aerati. Di più ancora: stabiliva che, dopo averli acquisiti, il Comune poteva rivendere quei terreni. Con questo piccolo articolo inserito in una legge che riguardava una strada specifica, si fece strada un concetto che sarebbe stato pienamente colto dal decreto “relatif aux rues de Paris” del 26 marzo 1852: le istituzioni si arrogarono il diritto di speculare sulla città. Anche se il decreto del 3 maggio non ebbe effetto immediato, altri due dei suoi articoli influenzarono il futuro di rue de Rivoli e, più in generale, di tutta la città. L’articolo 1 stabiliva che la nuova strada avrebbe seguito il tracciato immaginato da Rambuteau: la strada monumentale di collegamento diretto tra il Louvre, l’Hôtel de Ville e place de la Bastille fu definitivamente sostituita con la meno retorica continuazione del tratto di rue de Rivoli già realizzato da Napoleone. Con l’articolo 5, inoltre, fu stabilito che le speculazioni

7 Il governo che verso la metà di giugno del 1848 sciolse gli ateliers nationaux non era lo stesso governo che li aveva istituiti il 27 febbraio. Nati da un’idea di Louis Blanc, gli ateliers

nationaux erano imprese finanziate dallo Stato per distribuire lavoro. Per finanziarle fu istituita

la famosa tassa dei 45 centesimi che mise gli operai e i contadini, Parigi e la campagna, gli uni contro gli altri: come scrive Marx, questa tassa “colpiva anzitutto la classe dei contadini, cioè la grande maggioranza del popolo francese. Essi dovettero pagare le spese della rivoluzione di febbraio e da essi la controrivoluzione trasse le sue forze principali. L'imposta dei 45 centesimi era una questione di vita o di morte per il contadino francese; egli ne fece una questione di vita o di morte per la repubblica. Da questo momento la repubblica fu per il contadino francese l'imposta dei 45 centesimi, e nel proletariato parigino egli vide lo scialacquatore che se la spassava a sue spese.” (K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Editori Riuniti, Roma 1973, p. 125).

8 “La ville de Paris est autorisée à acquérir en totalité toutes les propriétés qui seront atteintes par le percement, et à vendre les portions qui resteront en dehors des alignements, en les lotissant, pour la construction de maisons d'habitation bien aérées.” Traduzione nostra.

9 C. Merruau, cit., p. 78.

10 M. Darin, Rivoli: entre Rue et Jardin, in: P. Pinon (a cura di), Les traversées de Paris, Editions du Moniteur, Paris 1989, p. 158.

pubbliche sarebbero state finanziate dai privati cittadini attraverso il meccanismo delle obbligazioni. Come vedremo, Haussmann farà tesoro di questo strumento.

Proprio riferendosi al finanziamento privato dei lavori pubblici, Merruau manifestò il suo scetticismo commentando: “Tutto questo era scritto e commentato da tutti i giornali, ma invano. In quel momento del 1848, nessun capitale avrebbe corso il rischio di essere scambiato con obbligazioni municipali, o di intraprendere lavori produttivi a lungo termine come la costruzione di case ad affitti elevati”11. Secondo il segretario della Prefettura, al di là dell’insurrezione di giugno, il progetto di rue de Rivoli concepito all’inizio della Seconda Repubblica era destinato a fallire per mancanza di fiducia dei cittadini nelle istituzioni che si proponevano di guidare la trasformazione della città.

In questo quadro scoraggiante, il 10 e 11 dicembre 1848 si tennero le elezioni presidenziali. Carlo Luigi Napoleone Bonaparte12 vinse con più del 70% delle preferenze13 e il 20 dicembre giurò sulla Costituzione. Sotto la sua guida14, il duplice progetto di riunione delle Tuileries con il Louvre e di prolungamento di rue de Rivoli venne raccolto per l’ennesima volta. Appena assunta la più alta carica dello Stato, Luigi Bonaparte fece elaborare dalla prefettura un piano economico per realizzarlo15. Ma si profilarono subito all’orizzonte i conflitti istituzionali incrociati che avrebbero caratterizzato tutta la breve vita della Seconda Repubblica fino al colpo di stato di Luigi Bonaparte. Merruau descrive perfettamente questo conflitto che assunse l’aspetto di una contrattazione: “Il Governo doveva trattare non solo con la città di Parigi, che in un certo modo era alle sue dipendenze, ma anche con l'Assemblea Nazionale, da cui a sua volta dipendeva. Questi due poteri erano difficili da mettere d'accordo: l'Assemblea sentiva verso Parigi quel sentimento di invidia che spesso impedisce ai dipartimenti di riconoscere come valore nazionale le meraviglie dell'arte e dell'architettura di cui la capitale è orgogliosa; la Municipalità parigina temeva di essere svantaggiata economicamente nella ripartizione delle spese”16. Il conflitto tra

11 “Tout cela était écrit, proclamé, commenté par les journaux, mais, vain. A ce moment, de l’année 1848, aucun capital ne se serait aventuré à s’échanger contre des obligations municipales ou à s’engager dans des travaux productif à long terme, comme la construction de maisons à gros loyers.” C. Merruau, cit., p. 78. Traduzione nostra.

12 Carlo Luigi Napoleone Bonaparte dovette al suo nome buona parte della sua fortuna. Non a caso, egli si faceva chiamare Louis-Napoléon Bonaparte, mentre Marx preferì negargli il nome di suo zio Napoleone e usò chiamarlo semplicemente Luigi Bonaparte. In questa tesi, condividiamo la scelta di Marx.

13 Percentuale corrispondente a 5.572.834 voti.

14 Il braccio operativo del nuovo Presidente fu monsieur Berger, nominato Prefetto della Senna il giorno stesso del giuramento di Luigi Bonaparte. Vedi: A. Morizet, Du vieux Paris au Paris

moderne, Infolio éditions, Gollion, 2014, p. 227.

15 All’inizio del 1849 rue de Rivoli si fermava all’altezza di rue de Rohan. Il progetto elaborato dalla prefettura prevedeva di prolungarla fino a place de l’Oratoire e, parallelamente, di

completare l’ala nord delle Tuileries. Le spese furono valutate in 6,38 milioni per le acquisizioni dei terreni per il completamento del Louvre, 23 milioni per le relative costruzioni e 3,12 milioni per le acquisizioni dei terreni per il prolungamento di rue de Rivoli. C. Merruau, cit., p. 150. 16 “Le Gouvernement avait à traiter non pas seulement avec la ville de Paris qui était, dans une certaine mesure, placée sous sa dépendance, mais encore avec l’Assemblée nationale, de qui il dépendait à son tour. ces deux puissances étaient difficiles à mettre d’accord: l’Assemblée

Parigi e la Francia che fin dal 1789 era stato principalmente ideologico17 e che durante la Seconda Repubblica assunse i connotati di un più prosaico conflitto economico, per noi è estremamente rilevante: dietro quel conflitto si nasconde il problema – non semplice da risolvere – di quale e quanto estesa possa essere la base territoriale dei simboli che la Repubblica intendeva costruire nella sua capitale. Non a caso l’empasse fu superata quando il governo decise di sottoporre all’Assemblea il progetto Louvre/Rivoli insieme al progetto di una vasta rete ferroviaria nazionale. Agli occhi della provincia, le spese per Parigi potevano essere accettabili solo a patto che la capitale diventasse fisicamente il centro nevralgico della nazione. Da quel momento in poi le ferrovie divennero lo strumento con cui realizzare l’unità nazionale e il sistema stazioni-boulevards divenne lo strumento con cui legare Parigi alla Francia18.

Dopo questa trattativa durata quasi un anno, il 16 ottobre 184919 lo Stato stanziò 6 milioni di franchi per acquistare (e demolire) gli edifici che ancora separavano le Tuileries dal Louvre, mentre il Comune si incaricò di prolungare rue de Rivoli fino a rue de la Bibliothèque, all’estremità occidentale di place de l’Oratoire20 (fig. 33). Fu deciso di riprendere la costruzione degli edifici fiancheggianti il lato nord di rue de Rivoli, ma senza il portico previsto da Percier e Fontaine21. Sul lato opposto della strada, il 5 giugno 1851

ressentait presque tout entière, à l’égard de Paris, cette disposition jalouse qui empêche souvent les départements de reconnaitre ce qu’il y a de national dans les merveilles de l’architecture et des arts dont s’enorgueillit la capitale; la Municipalité parisienne éprouvait la crainte de se voir trop mal partagée dans la répartition de la dépense.” Ivi, p. 151. Traduzione nostra.

17 Sui conflitti tra la capitale industriale e la provincia agricola vedi: K. Marx, Le lotte di classe

in Francia, cit.; K. Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, Editori Riuniti, Roma 1997; P. Nora

(a cura di), Les lieux de mémoire, tomo 1: Conflits et partages, Édition Gallimard, Parigi, 1984- 1992.

18 Del resto, il valore non solo pratico delle infrastrutture non fu certo scoperto allora. 19 Un riferimento alla legge promulgata dall’Assemblea legislativa il 16 ottobre 1849 è contenuto nel testo della legge del 12 marzo 1852. Vedi: L. Lazare, F. Lazare, Dictionnaire

administratif et historique des rues et des monuments de Paris, Imprimerie de Morris et C.ie,

Parigi 1855, p. 493. Il testo integrale della legge del 12 marzo 1852 compare nel prossimo paragrafo di questa tesi.

20 Il prolungamento era stato deciso qualche giorno prima con la legge del 4 ottobre 1849 che stabiliva: “La rue de Rivoli sera prolongée de la rue de Rohan à la rue de la Bibliothèque. Les propriétés particulières situées sur l'emplacement destiné au prolongement de lad. rue seront acquises au compte de la Ville de Paris.” Vedi: L. Lazare, F. Lazare, Dictionnaire administratif et

historique des rues et des monuments de Paris, Imprimerie de Morris et C.ie, Parigi 1855, p. 677.

La spesa prevista per il prolungamento di rue de Rivoli era di 3,12 milioni (C. Merruau, cit., p. 153).

21 La Commission Municipale decise che non avendo più davanti a sé lo spazio aperto dei Jardins des Tuileries, ma la massa della nuova ala nord del complesso Tuileries-Louvre, il portico sarebbe risultato troppo angusto, oltre che costoso da costruire. Ma questa scelta fu rinnegata poco tempo dopo: il 23 dicembre 1852, appena un mese dopo il plebiscito che ristabilì l’Impero, fu deciso di demolire i tre edifici che erano appena stati costruiti senza il portico e di far proseguire il sistema disegnato da Percier e Fontaine fino a rue du Louvre. Vedi: M. Darin,

Rivoli: entre Rue et Jardin, in: P. Pinon (a cura di), Les traversées de Paris, Editions du Moniteur,

Paris 1989, p. 159. Il testo integrale del decreto del 23 dicembre 1852 è pubblicato in: A. Alphand (dir.), Recueil des Lettres Patentes, Ordonnances royales, Décrets et arrêtés préfectoraux

fu ripresa la costruzione dell’ala nord del complesso, secondo il progetto dell’architetto Visconti22 (fig. 34). Per la realizzazione di questi progetti, si poté far leva sulla facoltà di esproprio stabilita dalla legge sugli alloggi insalubri approvata il 13 aprile 1850.

L’apertura di rue de Rivoli nel corpo del Vieux Paris procedette dunque da ovest verso est espropriando, demolendo e poi costruendo un pezzettino alla volta: troppo lentamente23. Per imprimerle una nuova velocità, il Presidente Luigi Bonaparte decise di comportarsi come si fa quando si vuole scavare una galleria in una montagna: aprì un secondo cantiere al capo opposto della strada, per poter procedere contemporaneamente anche da est verso ovest. Il 23 maggio 1850 fu decretata l’apertura del cantiere intorno all’Hôtel de Ville24. Spesso la realizzazione di un progetto dipende dalla sua capacità di farsi portatore di molteplici obiettivi. In questo caso, l’isolamento dell’Hôtel de Ville e la costruzione di una caserma si affiancarono all’obiettivo del prolungamento di rue de Rivoli. Ragioni legate alla sicurezza spinsero in questa direzione. L’Hôtel de Ville era circondato da edifici così vicini che dalle finestre di uno di essi era facile vedere (e sparare) all’interno dei saloni del palazzo25 (fig. 35): il municipio sorgeva nel cuore di un quartiere protagonista di tutte le rivoluzioni, di cui fu sempre il vero obiettivo primario. Come scrisse Merruau: “tutti gli uomini che vogliono sostituirsi al governo corrono all'Hôtel de Ville, sebbene in tempi normali non vi risiedano né i sovrani né i presidenti ne l'assemblea nazionale”26. Per assicurarsi il dominio anche simbolico della capitale, Luigi Bonaparte trasformò l’Hôtel de Ville in una fortezza isolata, affiancata da una caserma: ancora una volta, come era già successo in rue de la Ferronerie e in place du Carrousel, le demolizioni furono intraprese come gesti di auto-difesa del potere e dei suoi simboli.

I lavori intorno all’Hôtel de Ville furono decisi anche in vista dell’apertura di rue de Rivoli: quando furono realizzate le prime demolizioni, il progetto del tracciato della strada non esisteva ancora. Merruau sostiene che all’epoca il tema del percorso di rue de Rivoli non fosse nemmeno stato affrontato. Sul tavolo esistevano almeno tre diverse possibilità e l’indecisione era dovuta a difficili questioni geometriche, al coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale e a problemi di carattere economico27. Rimandiamo al paragrafo

22 In seguito alla morte di Visconti, a partire dal 1 febbraio 1853 i lavori furono seguiti dall’architetto Lefuel.

23 Merruau descrive in dettaglio i passaggi burocratici che furono compiuti per poter avviare, nel marzo del 1849, non già la realizzazione dell’intero tratto previsto di rue de Rivoli (fino a place de l’Oratoire), ma solo di metà (fino a rue Froidmanteau, poi chiamata rue de Musée e visibile nella fig. 108, che corre in direzione nord-sud poco più a est del vecchio Louvre), cioè di circa 100 dei circa 200 metri previsti. C. Merruau, cit., pp. 155-156. Nella sua interezza, rue de Rivoli è lunga circa 3 Km.

24 Per il testo completo del decreto, vedi l’appendice “leggi e decreti”. 25 C. Merruau, cit., p. 157.

26 “Tous les hommes qui veulent se substituer au gouvernement courent à l’Hôtel de Ville, [sebbene lì] ne siégent en temps régulier ni les souverains, ni les présidents de la république, ni les assemblées nationales.” C. Merruau, cit., p. 44. Traduzione nostra.

Vedi anche: J. Rougerie, Paris des barricades, un espace populaire, in: P. Pinon (a cura di), Les

traversées de Paris, Editions du Moniteur, Paris 1989, pp. 46-54, che contiene anche alcune

interessanti piante delle barricate sorte a Parigi durante le diverse rivoluzioni. 27 C. Merruau, cit., pp. 159-163.

”Questioni formali” l’analisi da un punto di vista strettamente architettonico dei tre tracciati alternativi, mentre ora è importante soffermarsi sulle questioni economiche. Merruau racconta un aneddoto significativo avvenuto verso l’inizio di agosto del 1851: “Un giorno, […] M. Ameédée Berger28 ed io […] vedemmo arrivare il Prefetto preoccupato e irritato. Veniva dall'Eliseo; l'avevano chiamato ad un consiglio dei ministri presieduto dal Principe;gli avevano fatto capire che bisognava al più presto fer intraprendere alla città le grandi spese necessarie per il passaggio di Rue de Rivoli attraverso quartieri popolosi e commerciali per congiungere il Louvre all’Hôtel de Ville”29. Il Prefetto era pensieroso e irritato perché il Presidente gli aveva annunciato la sua intenzione di spendere. Come Rambuteau, Berger era prudente e parsimonioso. Nelle sue memorie e non senza sarcasmo, Haussmann lo descrisse così: “Questo consigliere d'altri tempi condivideva senza dubbio l'opinione, molto diffusa all'epoca […] che bisognava amministrare un comune, di qualsiasi importanza, come un buon padre di famiglia gestisce i suoi affari, cioè con le regole di economia, di prudenza e di previdenza che un ricco cittadino osserva nella sua vita privata”30. Quel giorno il Presidente mise il Prefetto di fronte all’evidenza dei fatti: gli obiettivi stabiliti dal decreto del 23 maggio 1850 non erano stati ancora realizzati perché erano mancati i fondi. E probabilmente per questo stesso motivo non era ancora stata compiuta la scelta tra