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Il secondo réseau di Haussmann

Nel documento Demolizioni. Fare spazio alla città nuova (pagine 170-177)

C’è un brano, nel romanzo La curée di Émile Zola, che descrive i fatti di cui vogliamo occuparci in questo paragrafo con un’efficacia e una profondità che non sono parafrasabili. Conviene leggerlo per intero.

“Lo spettacolo dei tetti di Parigi mise Saccard di buon umore. […]

— Oh! Guarda, — disse Saccard [rivolgendosi alla moglie] — piovono monete d’oro su Parigi! […]

— È la colonna Vendôme che brilla, laggiù, non è vero?… Più a destra, c’è la Maideleine… Un bel quartiere, quello; c’è molto da fare laggiù!… Ah! Questa volta brucerà tutto! Vedi?… Sembra che quel quartiere stia bollendo nell’alambicco di un chimico. […]

— Sì, sì, ho detto bene, più di un quartiere si liquefarà e, sulle dita di quelli che accenderanno e alimenteranno il fuoco, resterà dell’oro. Com’è grande, e com’è immensa Parigi! Guarda com’è immensa e come dorme tranquilla! Sono ingenue queste grandi città! Non ha il minimo presentimento dell’esercito di picconi che, una bella mattina, l’attaccherà; certi palazzi di rue d’Anjou, non brillerebbero tanto nel tramonto, se sapessero di non avere più di tre o quattro anni di vita. […]

— Hanno già cominciato, — egli continuò. — Ma adesso è soltanto una miseria. Guarda laggiù, dalla parte delle Halles, hanno tagliato Parigi in quattro parti… E, con la mano distesa, aperta, che pareva tagliare come un coltellaccio, fece il gesto di dividere la città in quattro parti.

— Ti riferisci a rue de Rivoli e al nuovo corso che stanno aprendo? — chiese la moglie. — Si, la grande croisée de Paris, come dicono. Liberano il Louvre e il Municipio. Un giochetto da bambini che va giusto bene per mettere un po’ d’appetito nel pubblico… Quando il primo réseau sarà terminato, allora comincerà la giostra. Il secondo réseau perforerà la città da tutti i lati, per mettere in comunicazione la periferia con il primo

réseau. I monconi delle case agonizzeranno nel cemento… Guarda, segui la mia

mano. Dal boulevard du Temple alla barrière du Trône, un primo taglio; poi, da questa parte, un altro taglio dalla Maideleine al parc de Monceaux; e un terzo taglio in questo senso, un altro in quest’altro senso, un taglio laggiù, un altro più oltre, tagli dappertutto, Parigi tagliata a colpi di spada, con le vene aperte per nutrire centomila sterratori e muratori, attraversata da formidabili vie strategiche che pianteranno i fortini nel cuore dei vecchi rioni. […]

— Ci sarà un terzo réseau — continuò Saccard, dopo un breve silenzio, come parlando a se stesso; — ma quello è troppo lontano, non lo vedo bene. Non ne ho trovato che pochi indizi… Ma saremo nel campo aperto della pazzia sfrenata; sarà la cavalcata infernale dei milioni. Parigi sarà ubriacata e ammazzata!…”1.

Angelo Villa, nel suo testo su Parigi capitale, usa questo stesso brano per introdurre il suo racconto delle trasformazioni haussmanniane. Noi abbiamo scelto di inserirlo qui, ad introdurre il secondo réseau (fig. 65), per diversi motivi. Innanzitutto, il momento in cui Saccard si affacciò per guardare Parigi dall’alto, corrispondeva proprio a questa fase della trasformazione di Parigi. La scelta di Zola di collocare questa scena proprio in quel momento di passaggio è significativa e arguta: quello fu il momento in cui la trasformazione di Parigi fece un salto di scala che in un certo senso ne cambiò la natura (o ne fece apparire la vera natura). Saccard pronuncia questo discorso mentre guarda Parigi dall’alto, da una posizione che somiglia a quella di un generale che segue e dirige i movimenti delle truppe in battaglia dall’alto di una collina. Da lì, la città si mostra come un tutto e la sua trasformazione può assumere le sembianze di un piano, cioè di un progetto di città. Per redigere quel piano, Haussmann salì sulle torri costruite per fare la triangulation e guardò la città dalla stessa prospettiva di Saccard. Come scrive Harvey: “Le torri attraverso le quali procede la triangolazione di parigi, simboleggiavano un nuovo punto di vista sulla città nel suo insieme”2

In effetti, il secondo réseau fu scritto come un piano unitario. A differenza del primo, il secondo réseau fu stabilito con un singolo provvedimento che comprendeva tutte le strade da aprire nel Vieux Paris. Questo provvedimento fu emanato il 3 maggio 1858: non si trattava né di una legge, né di un decreto, ma di una convenzione tra lo Stato e il Comune di Parigi, che stabilirono come dividersi i costi della realizzazione del secondo réseau.3 L’art. 1 conteneva l’elenco delle strade previste, divise in nove

gruppi, ciascuno corrispondente a un paragrafo. La lettura di questo elenco è disorientante e se si isola il disegno composto dalle strade del secondo réseau, la logica con cui furono tracciate appare impenetrabile. Eppure, Zola la rivela in modo molto semplice: “il secondo réseau perforerà la città da tutti i lati, per mettere in comunicazione la periferia con il primo réseau.” Come abbiamo già visto, “primo

réseau” significa “centro di Parigi”, l’area compresa tra l’arco dei grands boulevards

e la Senna, sulla rive droite. Si trattava adesso di connettere il centro di Parigi al resto della città. Se il primo réseau si era occupato di una parte specifica della città, il secondo si occupò della città nel suo complesso, della città come organismo unitario. O meglio: il secondo réseau si occupò di dare una nuova unità alla città nel suo complesso. Innanzitutto, il “piano” prevedeva (art. 9) il completamento della Grande Croisée sulla riva sinistra (boulevard Saint-Michel) e nella Cité (boulevard du Palais). Inoltre, affrontava due ordini di problemi: da un lato, la connessione delle grandi attrezzature (le stazioni, la Borsa, les Halles, la nuova Opéra) alla linea

1 É. Zola, La cuccagna (La Curée), A. Barion, Sesto San Giovanni-Milano 1929, pp. 98-101. 2 D. Harvey, Paris, Capital of Modernity, Routledge, Londra/New York 2003, p. 260. Traduzione nostra.

dei grands boulevards e/o alla Grande Croisée; dall’altro, comprendeva le nuove strade da aprire nell’area tra i grands boulevards e la linea dei Fermiers Généraux.4

Se questa era la logica d’insieme del secondo réseau, è importante sottolineare che non venne mai espressa in quanto tale, né da Haussmann,5 né tanto meno nel testo

della convenzione, dove appunto il “piano” veniva presentato spezzettato nei nove paragrafi dell’art.1.6 All’interno di questa implicita logica d’insieme, ogni paragrafo

aveva una propria finalità interna, cioè ogni singola strada o ogni singolo gruppo di strade si irraggiava a partire da un punto specifico, oppure connetteva due punti specifici.7 Ma, nel loro complesso, le nuove strade del secondo réseau sovrapposero

un nuovo disegno al disegno della vecchia città, facendo apparire di colpo una nuova struttura. Come scrive Villa: “Il rapporto tra nuovi interventi e città esistente è senza dubbio più complesso e diversificato che l’aver assunto alcuni fatti esistenti a terminali prospettici dei nuovi assi. […] La città ‘di progetto’ tende a una propria autonomia, che, se assume alcuni fatti della città esistente, tende a ignorare la città stessa nel suo insieme”8. Forse, più che “ignorare”, bisognerebbe dire “sfruttare”:

il Vieux Paris fu il materiale che Haussmann usò per costruire il Nouveau Paris, sovrapponendo un disegno completamente nuovo a una città dalla quale non avrebbe potuto prescindere. Quella sovrapposizione non aveva nulla di astratto, tant’è che lo strumento attraverso il quale fu realizzata fu la demolizione.

Se ogni paragrafo dell’art. 1 della convenzione del 3 maggio 1858 era una storia a sé, la loro azione combinata produsse degli effetti leggibili alla scala dell’intera città. Le nuove strade disegnarono le vie di fuga attraverso le quali si incanalarono le correnti dirette dal centro verso la periferia. Halbwachs mette in evidenza come la popolazione si mosse lungo quelle direttrici.9 Dal canto suo, Harvey sottolinea che attraverso il

4 A. Villa, Parigi, in: C. Aymonino, G. Fabbri, A. Villa, Le città capitali del XIX secolo, Officina Edizioni, Roma 1975, p. 123.

5 Haussmann parla diffusamente del secondo réseau nel capitolo delle sue Memoires intitolato “Il piano di Parigi”: G. E. Haussmann, Mèmoires du Baron Haussmann. 1853-1870. III -

Grands travaux de Paris, Victor-Havard, Parigi 1893, capitolo 3. Per una traduzione in italiano

dei passaggi salienti sul secondo réseau, vedi: E. F. Londei, La Parigi di Haussmann. La

trasformazione urbanistica di Parigi durante il secondo Impero, edizioni Kappa, Roma 1982, pp.

213-217.

6 È significativo che l’intervento logicamente più importante da un punto di vista gerarchico – il completamento della Grande Croisée – fosse collocato nell’ultimo paragrafo: il “piano” può essere designato come tale solo a posteriori, in virtù degli effetti che produsse sulla città, più che in virtù di come fu scritto.

7 Paragrafo 1: place de la République; paragrafo 2: place de la Bastille-bois de Vincennes; paragrafo 3: gare de Saint-Lazare; paragrafo 4: Madelaine-piana di Monceau; paragrafo 5: place de l’Étoile; paragrafi 6 e 7: pont de l’Alma; paragrafo 8: avenue des Gobelins; paragrafo 9: completamento Grande Croisée.

8 A. Villa, Parigi, cit., p. 125.

9 Tutto il primo capitolo della ricerca di Halbwachs è dedicato proprio allo studio dei movimenti della popolazione lungo le nuove strade. Per un approfondimento su questo tema, si veda: M. Halbwachs, Les expropriations et les prix des terrains à Paris (1860-1900), Paris, Cornély (Société nouvelle de libraire et d’édition),1909. Ai movimenti descritti da Halbwachs, di allontanamento della popolazione dai vecchi quartieri centrali verso i nuovi quartieri periferici,

movimento delle attività produttive lungo quelle stesse direttrici furono realizzati anche importanti obiettivi di ordine sociale: “L’evidente desiderio di Haussmann di liberare Parigi dalla sua base industriale e dalla classe operaia, quindi di trasformarla in un non-rivoluzionario bastione di sostegno dell’ordine borghese, era un obbiettivo troppo grande da raggiungere in una sola generazione (infatti, fu completato solo negli ultimi anni del ventesimo secolo). Eppure combattè a tal punto l’industria pesante, l’industria inquinante e perfino quella leggera, che la de-industrializzazione della gran parte del centro della città nel 1870 era un fatto compiuto”10 .

Le nuove strade resero possibili questi movimenti, dando loro letteralmente una forma e stabilendo relazioni precise tra il Vieux Paris e il Nouveau11.

Come scrive Villa: “È dunque entro l’intreccio tra il nuovo sistema dei tracciati stradali imperniati sulle attrezzature e i caratteri funzionali preesistenti, che è possibile comprendere il ruolo dei lavori haussmanniani nella trasformazione dell’area centrale parigina […]. La collocazione delle nuove attrezzature tende a confermare caratteri esistenti: la nuova Opéra è posta sul boulevard des Capucines, non distante dalla sede precedente […]; le Halles di Baltard sono sul luogo ‘storico’ dei mercati parigini”12.

La struttura del Nouveau Paris, fondata attraverso il secondo réseau, deve essere valutata entro questo binomio: conferma dei singoli caratteri del Vieux Paris, ma rottura della sua struttura morfologica complessiva. Il centro di Parigi fu ristabilito là dove era sempre stato, così il mercato, l’area degli intrattenimenti (dove nel corso del XIX secolo ai teatri si affiancheranno i grandi magazzini) e le aree produttive. Ma queste attrezzature furono inquadrate in una nuova struttura.13 La soluzione di

questa contraddizione fu risolta violentemente, attraverso le demolizioni. Non a caso

si accompagnò un fenomeno di addensamento dei vecchi quartieri stessi: “I vecchi occupanti che, non essendo in grado di accedere ai nuovi alloggi edificati, si adeguano a vivere nelle vecchie abitazioni, infittendo la densità dei quartieri ove tale edilizia resta.” (A. Villa, Parigi, cit., p. 138. Vedi anche i due interessanti disegni figg. 82 e 83).

10 D. Harvey, Paris, cit., p. 149. Traduzione nostra.

11 “Un gran numero di attività industriali insediate nei nuovi quartieri [al di là della linea dei Fermiers Generaux, cioè fuori da quelli che allora erano i confini del Comune di Parigi] è dato dalla trasposizione e dall’ingrandimento di attività già esercitate entro la vecchia città, e tale spostamento avviene a partire dai quartieri centrali verso l’esterno, secondo assi grossolanamente radiali e per piccoli salti successivi. In questo senso, è comprensibile la maggiore industrializzazione del settore nord-est, proprio per i caratteri già esistenti nei corrispondenti quartieri centrali.” (A. Villa, Parigi, cit., p. 149).

12 Ivi, pp. 139-140.

13 Da questo punto di vista, Haussmann non fece altro che consolidare fenomeni già in atto. Una interessante prova di questo fatto è fornita da Adeline Daumard, la quale riferisce che la striscia compresa tra rue Saint-Denis e rue Saint-Martin era originariamente destinata al commercio al minuto e legato all’artigianato, attività che non si ritrovano più in quell’area dopo la realizzazione dei boulevards de Strasbourg e de Sébastopol. Ma quelle attività – sostiene la Daumard – erano entrate in crisi già prima che fossero avviati i lavori dei due boulevards, cioè già a partire dagli anni’30, quando il centro commerciale della capitale si spostò verso ovest, che diventò la sede del commercio di lusso. Vedi: A. Daumard, Maisons de Paris et propriétaires

parisiens au XIX siècle. 1809-1880, Cujas, Parigi 1965, p. 141; vedi anche: A. Villa, Parigi, cit.,

nel testo di Villa si fa riferimento all’Opéra e alle Halles: a quelle due attrezzature furono legate le due strade diagonali più dirompenti del secondo réseau.

Rue de Turbigo (fig. 54), che inizia proprio alle Halles, è una delle tre strade che compongono il primo paragrafo dell’art. 1; avenue de l’Opéra (figg. 66-69) ha una storia travagliata: fu completata durante la Terza Repubblica, ma il suo seme fu piantato con il secondo réseau, quando furono decise le rues de Rouen (oggi Auber) e Halévy (paragrafo 3) e fu stabilito che il nuovo teatro sarebbe sorto in quel punto della città. La posizione della nuova Opéra non era scontata. Un interessante disegno pubblicato sulla Revue Municipale del 10 giugno 1858 (fig. 70)14 (un mese dopo la

convenzione del secondo réseau), mostra due ipotesi alternative: da una parte quella realizzata, dall’altra la proposta avanzata dall’architetto Barnout nel 1856. Anche questa proposta prevedeva di fondare l’Opéra lungo boulevard des Capucines, ma un po’ più a est. In questo modo, la strada che avrebbe collegato il nuovo teatro a place de la Comédie Française sarebbe risultata parallela a rue de Richelieu. Ma questo tracciato alternativo non solo non avrebbe consentito di collegare direttamente il Louvre alla gare de Saint-Lazare (attraverso il nuovo percorso di avenue de l’Opéra, rue de Rouen e rue du Havre), ma soprattutto si sarebbe mimetizzato nel tessuto esistente di quella parte di città, mancando l’obiettivo principale: fornire alla città una nuova struttura.

Scrive Villa, a proposito di rue de Turbigo: “mentre i tracciati dell’ovest [soprattutto avenue de l’Opéra] tendono a trasformare le attrezzature (nuove o esistenti) da fatti singoli a elementi di un sistema continuo, la rue de Turbigo è solo un tracciato che attraversa il settore est, verso le nuove Halles”15. Ma sembra sottovalutare la portata

di questo “semplice” attraversamento. Con quel tracciato diagonale, la sua “semplice” esistenza fu sufficiente a rompere la struttura di quella parte di città e ad introdurre un nuovo orizzonte, che si estese fino ai grands boulevards (place de la République) e poi ancora oltre. E quella rottura non fu solo di carattere astratto-geometrico, perché si concretizzò nelle demolizioni, che in rue de Turbigo assunsero un duplice significato: simbolico ed economico. Come scrisse Haussmann con grande soddisfazione: “rue Turbigo fece sparire Rue Transnonain dalla carta di Parigi!"16. Quella strada era stata

il teatro di un massacro compiuto dall’esercito di Luigi Filippo il 15 aprile 1834, durante la repressione di una rivolta. Per punire un lancio dalle finestre di oggetti contro la truppa, l’esercito entrò di notte nell’edificio al n. 12 di rue Transnonain17

uccidendo tutti gli abitanti che vi dormivano, compresi donne e bambini (fig. 71). L’episodio lasciò un’impressione profonda nei parigini e Haussmann si compiacque per aver cancellato il segno che teneva acceso il ricordo di quella repressione cruenta. Da un punto di vista economico, poi, Rue de Turbigo fu l’espressione della simbiosi tra

14 Questo disegno è pubblicato in: E. F. Londei, cit., p. 128. 15 A. Villa, Parigi, cit., p. 136.

16 “L’achèvement de la rue de Turbigo fit disparaître la rue Transnonsin de la carte de Paris!” (G. E. Haussmann, Mèmoires, III, cit., p. 54).

17 Per una descrizione dell’edificio, si veda: https://www.histoire-image.org/de/etudes/rue- transnonain-maison-paris-louis-philippe.

la logica compositiva del Nouveau Paris e la logica della speculazione. Quel taglio in diagonale, geometricamente incompatibile con il disegno delle proprietà, “costrinse” ad espropriare i ritagli delle aree al di fuori del sedime della strada sui quali non sarebbe stato possibile costruire degli edifici “salubri” (fig. 72). La società Petit et C.ie che si aggiudicò la concessione dei lavori – e con essa il diritto di espropriare le aree in vece del Comune – sfruttò la facoltà di accorpare le vecchie proprietà e di suddividerle secondo una logica del tutto nuova, consentita dalla legge del 26 marzo 1852. In questo modo riuscì a diversificare al massimo la sua offerta di prodotti immobiliari, mettendo sul mercato dal singolo lotto corrispondente ad una vecchia proprietà all’isolato accorpato, dal singolo terreno libero ad un isolato interamente costruito.

Se avenue de l’Opéra e rue de Turbigo furono disegnate per rispondere ciascuna ad esigenze (o desideri) rintracciabili alla piccola scala, nel loro insieme produssero effetti leggibili alla grande scala. Le due strade sono tra loro divaricate: muovendosi lungo quei tracciati, le funzioni che un tempo stavano una accanto all’altra nel centro della città, si ritrovarono nettamente separate tra est e ovest. L’allontanamento delle varie attività dal centro verso la periferia corrispose anche ad un loro allontanamento reciproco, strumentale alla progressiva specializzazione delle aree, ciascuna secondo la propria vocazione e nel fine comune di un aumento della rendita fondiaria. Come scrive Villa: “Già nei valori del suolo è possibile vedere la profonda diversità che via via si definisce, con l’esecuzione dei lavori, tra i due settori dell’area centrale [settori est e ovest della riva destra] e soprattutto come la differenza dei valori del suolo riguarda non solo i terreni posti lungo i nuovi assi stradali, ma i quartieri nel loro insieme”18. Negli anni 1860-1865 nei quartieri del settore ovest (I e II arr.) si registra

un valore medio di 465-570 Fr/mq, mentre nei quartieri del settore est (III e IV arr.) il valore medio è di 291-600 Fr/mq. Nel periodo 1865-1870, quando gli effetti della trasformazione si erano ormai dispiegati completamente, i valori si polarizzarono: 740-1100 Fr/mq a ovest, 405-608 Fr/mq a est. Se invece di osservare i dati medi relativi ad interi arrondissements, valutiamo i prezzi delle aree collocate lungo i nuovi boulevards, la forbice si allarga ulteriormente: 1380-1570 Fr/mq lungo avenue de l?Opéra, 600 Fr/mq lungo rue de Turbigo19. “In sintesi, se i nuovi interventi hanno

prodotto un innalzamento del valore dei suoli, rilevabile, evidentemente, soprattutto lungo i nuovi assi, tale valore è funzione non tanto del nuovo tracciato in sé, quanto dell’area urbana entro cui si colloca e del ‘significato’ che questo assume rispetto all’area stessa”20.

18 A. Villa, Parigi,, cit., p. 136.

19 Vedi: ivi, p. 136, dove si analizzano i dati raccolti in: M. Halbwachs, Les expropriations

et les prix des terrains à Paris (1860-1900), Paris, Cornély (Société nouvelle de libraire et

d’édition),1909, capitolo III, paragrafo III.

20 A. Villa, Parigi, cit., p. 136. Più che sottolineare le diversità tra un quartiere e l’altro, Harvey pone l’accento sulle differenze tra le aree affacciate sui nuovi boulevards e le strade interne ai vecchi quartieri non trasformati: D. Harvey, Paris, cit., p. 137.

L’innalzamento dei valori immobiliari fu la benzina con cui fu alimentata la macchina della speculazione edilizia, la quale a sua volta rese possibile la trasformazione di Parigi. Come mostrano le vicende di avenue de l’Opéra e di rue de Turbigo, le esigenze del Nouveau Paris conversero con gli interessi del capitale. Il “piano” fu disegnato per essere realizzato in quel luogo e in quel momento, un hic et nunc che si riflette specularmente nei meccanismi della speculazione edilizia. Nel brano citato nell’incipit, Zola dice che la trasformazione di Parigi avrebbe prodotto – quasi magicamente – dell’oro; ma che questo oro non sarebbe stato distribuito tra tutti: “rimarrà attaccato alle dita di chi accenderà e alimenterà il fuoco”. Parigi avrebbe arricchito solo chi avesse preso attivamente parte alla sua trasformazione. In altri

Nel documento Demolizioni. Fare spazio alla città nuova (pagine 170-177)