3.5 Lo sviluppo pragmatico
3.5.1 Competenza pragmatica e ritardo linguistico
Sebbene gli aspetti comunicativi pragmatici rivestano un aspetto dominante nel primo sviluppo infantile, gli strumenti a disposizione e gli studi compara- tistici risultano minori rispetto alle valutazioni degli indici predittivi finora considerati. Ci`o nonostante, risulta fondamentale verificare se la difficolt`a nel linguaggio espressivo `e accompagnata anche da una carenza pervasiva nella comunicazione e dell’uso del linguaggio, che possono tradursi in una tendenza a mostrare una sorta di inadeguatezza alle richieste comunicative e conversazionali.
A tal proposito, il lavoro di Fey (1986) sugli atti comunicativi ha evi- denziato come soggetti che ancora non comunicano con il linguaggio, ma si sforzano di farlo con chi li circonda mostrano buone potenzialit`a comunicati- ve che possono fungere da supporto alla crescita del linguaggio funzionale. A questo gruppo di bambini si potrebbero associare i soggetti con ritardo lin- guistico temporaneo, o soggetti LB, che, come `e stato evidenziato in diversi contesti durante le valutazioni delle Studio 2 del presente lavoro, si rendono “particolarmente comprensibili”, tanto da destare poca preoccupazione nel genitore nel periodo immediatamente precedente l’esplosione ritardata del vocabolario espressivo. Il secondo gruppo di soggetti individuati da Fey si caratterizzano per una scarsa variet`a di atti comunicativi, formulano poche intenzioni, offrono ai loro interlocutori meno occasioni di farsi coinvolgere in interazioni e, di conseguenza, si presentano meno attivi nelle conversazioni. Questo secondo gruppo potrebbe identificarsi con i soggetti LT con ritardo persistente o, addirittura, con soggetti con diagnosi precoce di disprassia, i quali si mostrano particolarmente restii all’approccio comunicativo. Relati- vamente al ritardo linguistico, partendo da un’analisi della frequenza degli atti comunicativi in una sessione di gioco, gli studi di Yoder et al. (1998) e Chapman (2000) hanno evidenziato che in un soggetto che, nella fase di linguaggio emergente (18-24 mesi) produce meno di 10 atti comunicativi in 15 minuti (media di 0,6 al minuto) la performance va considerata al di sotto della soglia dello sviluppo normale, caratterizzata invece da una produzione media di 5 atti comunicativi al minuto. Contestualmente, lo studio di Hva- stja and Bonifacio (2009), descrive soggetti LT di 27 mesi che producono in media 1 atto comunicativo al minuto rispetto alla media di 5.
Per quanto riguarda il carattere qualitativo degli scambi e degli atti co- municativi, emergono interessanti incongruenze tra i soggetti LT e i soggetti con sviluppo tipico del linguaggio. Lo studio di Bonifacio et al. (2007) aveva riscontra che soggetti LT riportano, relativamente all’assertivit`a14, punteggi
14Per comodit`a di consultazione ripropongo le definizioni di “assertivit`a”e “resposi-
vit`a”. Con assertivit`a s’intende il fulcro dell’interazione nello scambio conversazionale caratterizzato da un’iniziativa spontanea da parte del bambino. L’adulto ha il compito di sintonizzarsi sui comportamenti comunicativi del bambino relativamente alla proposta di un argomento di interesse, al commento di oggetti, figure ed eventi, al formulare ri-
significativamente pi`u bassi rispetto al gruppo di controllo di pari et`a cro- nologica e non significativamente dissimili al gruppo di controllo con uguale dimensione del vocabolario. Relativamente alla responsivit`a, emergono ri- sultati significativamente pi`u bassi rispetto al gruppo di controllo con pari et`a cronologica. Al contempo, come ho avuto modo di evidenziare (cfr. Capitolo 1), le difficolt`a linguistiche determinate dal ritardo espressivo non prevedono necessariamente un’inadeguatezza nella comunicazione e nell’uso del linguaggio.
Gli studi di Fey (1986) e di Lahey (1988), ad esempio, avevano identi- ficato soggetti con deficit linguistici come comunicatori carenti rispetto ad un gruppo di controllo per et`a cronologica, ma confrontabili a bambini con un et`a cronologica inferiore. Riscontri simili sui pattern conversazionali di soggetti LT sono stati evidenziati da Paul and Elwood (1991) in un gruppo di 28 soggetti LT, dai 20 ai 33 mesi, analizzati durante una sessione di gioco spontaneo. I pattern conversazionali emersi rispecchiano 1/3 della produ- zione dei soggetti di controllo di pari et`a cronologica, sebbene in assenza di differenze negli input genitoriali. Lo studio `e stato poi ampliato con un rife- rimento ai pattern di attenzione condivisa (Paul and Shiffer, 1991) che, come ho gi`a evidenziato nel paragrafo dedicato alla sincronia dello sguardo con il tutore, riporta un quantitativo minore di iniziative rivolte alla creazione di un terreno comune rispetto ai soggetti di controllo di pari et`a cronologica, ma le interazioni risultano congruenti per regolarit`a e iniziativa nelle intera- zioni sociali in generale. Gli stessi risultati sono stati ottenuti da Rescorla and Merrin (1998) con soggetti LT valutati dai 24 ai 31 mesi confrontati con un gruppo di controllo di pari et`a cronologica, SSE e abilit`a non verbali. Sebbene il gruppo LT producesse un minor numero di atti comunicativi in- telligibili rispetto al gruppo di controllo, dal calcolo delle percentuali totali degli atti comunicativi i soggetti LT risultavano rispondere e mantenere il focus attentivo al pari dei soggetti di controllo.
Uno studio pi`u dettagliato sul carattere qualitativo dei pattern conver- sazionali viene fornito da Rescorla et al. (2001) analizzando 32 soggetti LT e 21 soggetti di controllo dell’et`a di 36 mesi, valutati in una sessione di gioco spontaneo con la madre. Dai risultati comparati della partecipazione alla conversazione, la performance dei soggetti LT risulta pari a quella del gruppo di controllo, sebbene le abilit`a stilistiche, calcolate su LME e IPSyn, fossero meno avanzate ed il totale dei turni conversazionali con i tutori fos-
chieste di aiuto, di azione, di attenzione riguardo ad un oggetto o ad un evento e al fare domande. Per quanto riguarda la controparte responsiva, il punto nodale dell’interazione nello scambio conversazionale si focalizza sull’iniziativa dell’adulto. In questa prospetti- va `e il bambino che deve sintonizzarsi sull’input linguistico dell’adulto e comprendere il significato di quanto gli viene comunicato per prendere il proprio turno conversaziona- le, rispondere a richieste e a domande, mantenere la contingenza del discorso per uno o pi`u scambi consecutivi sull’argomento proposto. I comportamenti assertivi e responsivi possono essere esibiti dal bambino con modalit`a verbale o non verbale (Bonifacio et al., 2012).
sero complessivamente inferiori rispetto al gruppo di controllo. Dal punto di vista qualitativo, i soggetti LT producevano un maggior quantitativo di enunciati asincroni, che introducevano, cio`e, dei nuovi topic, risultavano al pari dei soggetti di controllo nel ribadire un proprio topic, ma meno propensi a mantenerlo. Poich´e le madri dei soggetti LT erano pi`u propense a formula- re domande, `e chiara l’incongruenza tra la maggiore produzione di domande nel gruppo di controllo rispetto alla maggior produzione di enunciati di ri- sposta da parte del gruppo LT. I risultati totali, in relazione all’ulteriore suddivisione del gruppo LT in “continuing delayed”(CD) e LB, sulla base della LME a 36 mesi, sono riportati in Figura 3.3.
Figura 3.3: Three-group analysis for children: Topic, focus and utterance function.(Rescorla et al., 2001)p. 247
Come si evince, i gruppi non differiscono per numero di enunciati, pro- posta di topic, uso di imperativi, reazioni ad imperativi o riempitivi con- versazionali. In ogni caso, i soggetti LT producono un numero inferiore di domande e un numero inferiore di dichiarative rispetto al gruppo LB e al gruppo di controllo.
Per quanto riguarda la Figura 3.4, in cui viene proposto un confronto delle performance del tutor genitoriale, le performance delle madri dei sog- getti LT non differiscono dagli altri due gruppi se non per una maggiore produzione di domande, che si correla positivamente con il maggior numero di dichiarative contenenti risposte del gruppo LT.
Figura 3.4: Three-group analysis for mothers: Topic, focus and utterance function.(Rescorla et al., 2001)p. 246.
Dai dati presentati, si delinea ancora una volta il carattere di slittamento temporale piuttosto che atipico del ritardo linguistico. Tali risultati, sebbene indirettamente, evidenziano l’importanza di una valutazione che si focalizzi su tutte le componenti comunicative, da quella pi`u tipicamente linguistica a quella extra-linguistica, quali l’assertivit`a e la responsivit`a, proposte in quest’ultimo paragrafo. La progressione qui presentata, sebbene sommaria su diversi aspetti, ognuno dei quali meriterebbe sicuramente un’analisi pi`u approfondita, ha tuttavia delineato un quadro generale degli indici predit- tivi del ritardo linguistico in et`a piuttosto precoce. Ci`o significa che ci sono diversi segnali comunicativi che evidenziano il ritardo del linguaggio, gi`a a partire da una progressione temporalmente avanzata del babbling per pas- sare ad un livello di collaborazione nella costruzione degli atti comunicativi talvolta carente, all’interno di un margine temporale di valutazione fissato, non a caso, a 36 mesi, et`a considerata, come si `e pi`u volte ricordato, cut-off tra il ritardo linguistico ed il DSL.